giovedì 31 dicembre 2009

BUON 2010!

Addio 2009, anno da dimenticare.

Crisi economica, scontro politico, disastri naturali, tensioni internazionali.
Qui a Napoli ed in Campania, lo scenario e' stato ancora piu' triste. Non a caso, tutte le province della regione, hanno perso posizioni circa la qualita' della vita.
Per quanto mi riguarda e' stato un anno molto difficile, scarno di soddisfazioni, nonostante i tanti sacrifici.
Ma chi mi conosce sa benissimo che proprio nelle difficolta', ritrovo la mia forza.
Ringrazio tutti coloro hanno seguito questo blog, animandolo con i propri commenti.

A tutti, un augurio sincero, per un sereno e prospero 2010!

martedì 29 dicembre 2009

NEGLI OCCHI DEI NAPOLETANI IL SOLITO FUMO "ARTISTICO"

Si avvicina la fine dell'anno. A tenere banco in citta' e' il flop per l'installazione delle mongolfiere artistiche in Piazza del Plebiscito, da parte dell'artista tedesco Carsten Nicolai, chiamato per l'occasione in citta', dal direttore del museo Madre, Eduardo Cicelyn.
Le mongolfiere dopo pochi giorni sono state smontate per motivi di sicurezza, anche se a detta della casa prodruttrice, la Airstar, i palloni avevano resistito in altre circostanze, a sollecitazioni ambientali estreme.
Per gli amministratori locali, il fallimento dell'operazione e' da attribuire soltanto al vandalismo dei soliti dementi che potevano attentare all'opera, aggredendola. Ma i politici di questa citta', non erano a conoscenza dell' "esuberanza" di alcuni dei loro concittadini? Eppure, anche per altre discutibili rappresentazioni di arte post-moderna, come la "Montagna di sale" di Mimmo Palladino o i "Teschi" di Rebecca Horn, le opere vennero ampiamente vandalizzate, mettendo in discussione la stessa valenza di portare l'arte nelle piazze in questa citta', considerando anche i notevoli costi che questi allestimenti, hanno sempre richiesto - si parla per l'ultima rappresentazione di circa 500.000 euro, cifra improponibile se si considera l'attuale crisi economica globale e specifica della citta'.
I palloni a detta degli organizzatori, saranno sostituiti da grosse bocche di fumo, dei vulcani di luce che simboleggeranno l'attivita' eruttiva del Vesuvio, simbolo inconfondibile di questa citta'.
Ritengo che il fumo che partira' da questi giganteschi cilindri, una sorta di grossi recipienti per caldarroste, rappresentera' appieno, il fumo che i politici locali per anni ci hanno gettato negli occhi, narcotizzandoci, annunciando al mondo intero un avvenuto rinascimento - teorema Bassoliniano - che a alla fine si e' rivelato un pesante flop, ben piu' grave rispetto all'eccentricita' episodica, forse scellerata, di semplici e leggiadre mongolfiere.


venerdì 25 dicembre 2009

E' NATALE

Vi giro una poesia che mio figlio Giuseppe, 8 anni, in IV elementare, ha imparato per Natale.

E' NATALE

E' Natale ogni volta che sorridi ad un fratello e gli tendi la mano.

E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.

E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella poverta' fisica e spirituale.

E' Natale ogni volta che riconosci i tuoi limiti e le tue debolezze.

E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

http://www.youtube.com/watch?v=8jEnTSQStGE

mercoledì 23 dicembre 2009

NATALE: BUONI PROPOSITI E CRUDA REALTA'

E' Natale. Dobbiamo impegnarci ad essere tutti piu' buoni. E' d'obbligo esserlo sempre, in questo periodo di sacra festa, rappresentata dalla nativita' di Cristo, il primo e piu' importante figlio di "migranti" nato in forma per così dire "precaria".
Dovremmo lasciare da parte i nostri rancori, dimenticare i torti subiti, cancellare dalla nostra mente coloro i quali ci hanno ferito con le loro azioni ed i loro giudizi spesso affrettati. Dovremmo essere tutti propositivi, divenendo improvvisamnete, spontanei dispensatori di sentimenti amorevoli.
Nell'anno che verra', dovremmo impegnarci tutti di piu' nel conseguimento di tale obiettivo. Anche i nostri rappresentanti politici ed istituzionali hanno chiesto di farlo, esortandoci a lasciare da parte sterili separitismi ed effimere contrapposizioni ideologiche, ed anche le semplici ma spesso animate discussioni da bar. Loro per primi, nel luccichio dei loro salotti, nella "modestia" della loro condizione sociale, ciascuno nelle proprie letterine a Babbo Natale, hanno promesso di impegnarsi in tal senso, come buon auspicio di fine anno.
Tutti uniti amorevolmente, senza odio, in una sorta di gigantesco girotondo virtuale, animati soltanto da un innato senzo di fraterna appartenenza, ad uno Stato divenuto d'improvviso, modello di comprovata integrazione interclassista, multietnica e policonfessionale.
Ciascuno dovrebbe cercare il dialogo - termine molto usato di questi tempi - con l'altro, specie se di opinioni dissimili dalle proprie. Ognuno dovrebbe contribuire a stemperare quel clima - altro concetto gettonatissimo - diventato incadescente ed a rischio implosione.
Propagare amore a iosa, senza limiti e tentennamenti. Amore come volano di riproduzione del bene, della serenita' e della prosperita' sociale.
Bella come letterina di intenti natalizi, densa di buoni propositi figli di un finto buonismo ma molto difficile da proporre a chi passera' questo Natale nella digrazia di un licenziamento, nell'insicurezza del proprio futuro, nella quasi certa incertezza del proprio tormentato avvenire.
Penso ai dipendenti Fiat di Termini Imerese e Pomigliano d'Arco, a tutti i cassintegrati che vedranno recesso definitivamente il loro rapporto lavorativo, alle tante piccole aziende che non supererranno la crisi, alle migliaia di precari cronici, a coloro i quali gia' da tempo hanno perso il lavoro.
Per costoro, sara' di certo, un brutto Natale. Riusciranno a dispensare amore, a prescindere?



lunedì 21 dicembre 2009

NAPOLI: L'ENNESSIMA BOCCIATURA

L'anno sta per finire, è tempo di bilanci. Quelli del meridione ed in particolar modo della Campania e di Napoli, sono inesorabilmente negativi. In tempo di crisi il divario tra Nord e Sud si accresce. Le distanze ataviche diventano ahimè. abissali.
I dati del Sole 24 ore sulla qualità della vita delle province italiane sono come al solito spietate nella loro cruda veridicità. Alle province del Sud, la solita maglia nera.
Il mezzogiorno, pur avendo un terzo della popolazione nazionale, contribuisce a mala pena ad un quarto del prodotto interno lordo. Se pensiamo che la Campania e Napoli, sono tra i territori a maggior concentrazione demografica - circa un decimo di quella italiana - si intuisce coma la più grande fetta di povertà del Paese, si accumuli per l'appunto in questo territorio.
Miseria, disoccupazione, marginalità, degrado sociale, economia sommersa, illegalità diffusa, sono gli unici indicatori in permanente crescita.
Napoli, dopo Roma e Milano, è la terza metropoli d'Italia, nonchè principale porto del Mediterraneo. I dati emersi in tal senso, appaiono ancor più mortificanti. Questa città sofferente e il suo hinterland malsano, restano una grande area disordinata, fragile, frastornata, dalle potenzialità mai espresse, dalle aspettative ormai deluse, ridotte al lumicino.
Per molti analisti economici, il peggio è passato. Di solito, dopo una crisi, le aree notoriamente forti si riprendono più rapidamente rispetto alle zone deboli che, con molta probabilità, annegheranno per sempre.
Il Sud può davvero diventrare "chimerico" volano di sviluppo per l'intero Paese, o sarà sempre un'ingombrante zavorra di cui disfarsi?

martedì 15 dicembre 2009

TARTAGLIA: UN FOLLE ARMATO DA DI PIETRO. A ME FA RIDERE

Il gesto sconsiderato e deprecabile commesso da un insano di mente, Massimo Tartaglia, alla conclusione del discorso di Berlusconi tenutosi a Piazza del Duomo a Milano - la scorta ha grosse responsabilita' - e' un atto di gravita' assoluta che ancora una volta getta fango sul paese. Al tempo stesso, da respiro al Premier ed alla sua maggioranza spesso divisa e sotto pressione.
Questa volta non e' stata una calamita' naturale come il terremoto in abruzzo, a "distrarre" l'opinione pubblica da quelli che rimangono problemi drammatici ed insoluti all'interno del nostro Paese e nemmeno l'attivita' per cosi dire "privata" del nostro Presidente del Consiglio.
Questa volta e' stata la mano di uno squilibrato da anni in psicoterapia a far riavvicinare le parti politiche da tempo in permanente scontro. Si parlava da giorni di porre fine ad una dialettica infuocata fatta di reciproche accuse al vetriolo. Piu' volte il Capo dello Stato e' intervenuto per raffreddare gli animi arroventati. Lo stesso Fini, spesso non ha condiviso la linea del Premier. Tutti hanno avuto responsabilita' notevoli, senza distinguo di provenienza politica e ruolo istituzionale. Anche il Premier non si e' per niente tirato indietro in questo braccio di ferro istituzionale, basti pensare il suo ultimo discorso fatto in Germania.
Il clima si era fatto incandescente. La crisi faceva sentire ancora i suoi effetti sulle famiglie e le imprese, nonostante si sbandierava il solito incrollabile ottimismo. I vari tentativi del Governo di procedere al varo di leggi che salvaguardassero indirettamente il Premier nei suoi numerosi procedimenti penali, non piaceva ne' all'opposizione e neanche ad una grossa parte di cittadini che liberamente e pacificamente hanno dimostrato in piazza.
Sicuramente benzina sul fuoco e' stata gettata anche da trasmissioni di approfondimento che hanno dato ampio spazio ad una spettacolarizzazione di delicate attivita' processuali che coinvolgevano la figura di Berlusconi.
Ma da qui a pensare che nello specifico, l'azione inconsulta di una persona squilibrata, possa essere vista come il disegno anarchico di una frangia eversiva presente nel Paese, per me e' una gratuita e pilotata esagerazione politico-mediataca.
Sicuramente l'attenzione deve rimanere sempre alta intorno alla figura di un capo di governo, e di tutte le altre cariche istituzionali, soprattutto in questo particolare momento storico, ci mancherebbe.
Ma vedere nel gesto di Tartaglia, la realizzazione di un complotto sovversivo che riporterebbe la nazione in un periodo buio, un atto di terrorismo ardito da frange rivoluzionarie con la regia di esponenti dell'opposizione, individuati nella figura di Antonio Di Pietro, a me fa ridere.
Speriamo almeno che la gravita' indiscutibile di tale atto inconsulto, serva davvero da sprone sia per ricompattare la maggioranza che per infondere un clima piu' sereno nel Paese, al di la' di formali e a volte ipocriti e bigotti buonismi di facciata.


domenica 13 dicembre 2009

YES WE CAN...CONTINUE THE WAR

A Copenaghen i grandi del pianeta si impantanano sulle decisioni da prendere in merito al clima.
E' atteso l'arrivo del presidente degli Stati Uniti, Barak Obama.
Nel frattempo, l'uomo piu' potente al mondo, il messia del tanto atteso cambiamento, ha ritirato il premio Nobel per la pace in una cerimonia tenutasi ad Oslo.
Mai tale prestigiosa onoreficenza ha creato tanto disarmante imbarazzo in colui che la riceve.
Obama di fatti, ha deciso di inviare altri 30.000 soldati nell'infinita guerra in Afghanistan, molti dei quali, non faranno piu' ritorno in patria.
Durante l'ultimo periodo di amministrazione Bush, si sarebbe gridato allo scandalo. Trasmissioni di approfondimento socio-politico, avrebbero dedicato tantissime ore sull'inutilita' di una guerra persa in partenza per la tipologia dell'ingaggio e l'impenetrabilita' del territorio - per questo motivo gia' si parla di nuovo Vietnam - Tale scelta sarebbe stata considerata scriteriata o quanto meno un vile espediente per arricchire l'industria delle armi, sicuro volano di crescita economica.
Le principali citta' dell'occidente sarebbero state invase da decine di cortei arcobaleno, organizzati da pseudo-pacifisti no-global, dove nel nome della pace si sarebbero bruciate tantissime bandiere americane precedentemente contrassegnate con una svastica nel centro.
All'improvviso con Obama, la guerra diventa giusta, utile, necessaria. Al conflitto viene data una motivizione positiva, un ruolo cruciale nella ricerca della pace. Detto da un appena insignito Nobel per la pace, sembra quasi di stare su scherzi a parte.
Lontano appare il periodo delle promesse elettorali, quando sembrava che il destino del mondo dovesse davvero cambiare - la parola change era assai ricorrente.
Lontano e' il tempo delle oratorie pubbliche, dove brulicanti masse oceaniche di convenuti esclamavano all'unisono con il candidato democratico alla Casa Bianca, quello che poi divenne lo "spot" dell'intera campagna elettorale: "yes we can".
Oggi ci troviamo di fronte alla cruda realta' di una scelta forse inevitabile ma che cozza contro la forzata creazione di un'icona pacifista.
La guerra e' sempre guerra, solo che quando la fanno uomini della cosiddetta sinistra progressista come D'Alema, socialisti liberal come Clinton o Blair, democratici sognatori come Kennedy o Obama, allora essa diventa espediente necessario per giungere alla pace.
Oggi potremmo cinicamente ribattezzare lo slogan elettorale con un'altra frase: "yes we can...continue the war".

giovedì 10 dicembre 2009

SAN GREGORIO ARMENO: NATALE NAPOLETANO

Il Natale e' alle porte, l'atmosfera di festa inizia a sentirsi nell'aria.
A Napoli in questo periodo e' d'obbligo fare una passeggiata negli stretti ed angusti vicoli di San Gregorio Armeno, nel cuore del centro storico, nei pressi di due chiese di notevole interesse artistico ed architettonico, quella di San Lorenzo Maggiore e quella dei Gerolomini.
Nel percorrere questi dedali quasi impenetrabili, essi stessi somiglianti a paesaggi presepiali, si ammirano le meravigliose creazioni dei maestri artigiani, tradizionale appuntamento che richiama in citta' tantissimi visitatori, anche stranieri.
Il presepe, in questo spaccato di storia napoletana, raffigura la Napoli settecentesca, con i suoi vicoli, le sue taverne, gli abiti tipici e le attivita' dell'epoca. Le varie rappresentazioni dei maestri della terracotta napoletana, rivisitano l'evento biblico della natalita', impreziosendolo con elementi tipici partenopei.
Anch' io oggi mi ci sono recato, in compagnia di mia moglie, per assaporare da vicino quest'aria di festa. Parcheggiata la moto nei pressi dell' inizio del percorso espositivo, abbiamo camminato tra le bancarelle piene di pastori, corni e pulcinella, immersi tra gli odori di mandorle tostate e dell'incenso liberato dai barattoli di latta bucherellati, da queste parti considerati infallibili deterrenti per il malocchio.
Tra le varie botteghe artigiane, ci siamo intrattenuti in quella dei maestri Giuseppe e Marco Ferrigno, antica famiglia di maestri del pastore in terracotta, presenti in citta' dal 1836. Qui tradizione ed innovazione si fondono in modo omogeneo. Il papa' Giuseppe, da poco scomparso, ha tramandato al figlio Marco tutta la sua arte ed il suo genio; costui, coadiuvato dal cugino Salvatore, l'ha mantenuta integra, arricchendola di un pizzico di freschezza, nel rispetto rigoroso di una tradizione realizzativa che fa fede agli stessi elementi presenti da oltre 150 anni: la terracotta, il legno e le rinomate sete di S. Leucio.
Il Natale napoletano a San Gregorio, e' firmato Ferrigno.

mercoledì 9 dicembre 2009

LA VERA PIZZA E' SOLO QUELLA NAPOLETANA

Finalmente la pizza napoletana sta per ricevere un ambitissimo riconiscimento dalla Comunita' Europea: il marchio SGT - specialita' tradizionale garantita, un riconoscimento di notevole ricaduta positiva per tutta l'Italia ma di enorme soddisfazione per gli addetti ai lavori campani e in primo luogo napoletani.
La richiesta ufficiale risale al 2004 ma per una serie di lungaggini burocratiche e la schierata opposizione di alcuni stati membri, in primis la Germania e la Polonia, si e' dovuto aspettare solo la fine di quest' anno per arrivare a tale risultato. I pizzaioli napoletani, scaramanticamente non festeggiano ancora, in attesa della completa ufficialita'.
Per anni, nei miei viaggi all'estero, soffrivo nel vedere le scritte "vera pizza napoletana" al di fuori dei locali di ristorazione sparsi nelle varie parti del pianeta anche quando, nella stragande maggioranza dei casi, non si trattava nemmeno di ristoratori di origine napoletana, trapiantatisi lontano dal loro paese di origine.
Ma anche in Italia, spesso ho mangiato in delle pizzerie, dove ti propongono la vera pizza napoletana in modo sfacciato per non dire imbarazzante. Delle vere e proprie croste di farina bruciata senza sapore, anemiche sfoglie insipide, di certo non preparate da autentici maestri pizzaioli, spesso cotte in forni elettrici, prive di qualsiasi lontana somiglianza a quella che e' la regina delle pizze: la margherita.
Si sa, il brand made in Naples, attira molto l'attenzione dei turisti e dei consumatori e quindi, la pietanza per antonomasia all'ombra del Vesuvio, e' stata sempre veicolo di affari per gli imprenditori della ristorazione, che spesso hanno commesso veri e propri abusi fregiandosi di quell'indicazione "vera pizza napoletana", nella scritta della tabella commerciale del proprio locale, usurpando un vero simbolo della cultura partenopea.
Speriamo che adesso si intensifichino i controlli per il rispetto di questo marchio, anche in Italia. Certo sara' un po' difficile imbattersi in farine ed olii extra-vergine completamente nostrani, visto che circa il 50% e' di importazione, in autentica mozzarella di bufala d.o.p. e in pomodori san marzano veraci, visto che almeno il 20% di questo prodotto in scatola, e' ufficialmente e legalmente cinese.
Io almeno, ho un vantaggio: da napoletano, so dove andare a mangiare quella preparata a regola d'arte.

lunedì 7 dicembre 2009

L'ONDA VIOLA NON BASTA

La manifestazione di sabato 5 dicembre ha sicuramente un significato enorme. Per la prima volta si e' riunita in modo spontaneo, con il semplice tam tam della rete, una gran quantita' di persone che in modo assolutamente pacifico, hanno voluto dimostrare in modo schietto e diretto il loro dissenzo contro il Premier, soprattutto riguardo la sua situazione processuale e l'ormai sfacciato e palese tentativo di risolvere per strada legislativa, i suoi annali contenziosi.
In coincidenza, si e' inserita la questione Spatuzza, le dichiarazioni del boss che in sede processuale ha iniziato a confessare presunti coinvolgimenti di Berlusconi in vicende di mafia.
Ritengo che inevitabilmente, dopo la fine della prima Repubblica e la scomparsa di tutti i maggiori partiti dell'epoca, la mafia vedesse nel nascente partito di Forza Italia, un nuovo riferimento politco-territoriale. Da qui a dire che Berlusconi sia il mandante delle stragi dove persero la vita Falcone e Borsellino, penso il passo sia enorme se non addirittura farneticante.
Quindi, queste congetture a dir poco fantascientifiche, non fanno che rinforzare lo stesso Berlusconi che le strumentalizzera' ad arte. Ancora una volta, il Cavaliere non ha come avversari leader politici di livello, ma solamente una piazza sfarzosamente urlante e poco piu'.
Per i maligni poi, che vedono l'arresto dei due super boss latitanti avvenuto nello stesso giorno del corteo a Roma, uno catturato a Milano e l'altro in Sicilia, una strana coincidenza, quasi uno "sfizio" dello stesso governo di rispondere alla piazza con i fatti, penso che sia una tesi sterile e irriguardosa per chi la mafia la conbatte dal basso, affrontando tutti i rischi del caso.
Faccio notare che il super latitante Bernardo Provenzano, ricercato da oltre 40 anni, fu catturato il giorno seguente la vittoria di Prodi nelle elezioni dell'aprile 2006.
La cosa piu' evidente che emerge e' che il Paese rimane in una sorta di vuoto politico. Da un lato, una maggioranza spesso divisa, succube dei diktat schizzofrenici della Lega, con molti elettori di destra che non si riconoscono piu' nel PDL, partito di un solo uomo, sempre piu', uomo solo.
Dall'altra, un'opposizione ancora inconsistente, debole, sfibrata, senza veri leaders, espressione di un PD che in poco piu' due anni, e' nato, morto, risuscitato. Si e' passati dall' "yes we can" di Veltroniana memoria all'evanescente rissosita' piu' che altro televisiva dell'abatino Franceschini, ai tentativi di reidizione ulivista di Bersani che pare trovino molta contrarieta' nelle diverse anime del PD, senza dimenticare la forte personalita' di Di Pietro, piu' limitante che corroborante.
E poi? C'e' l'UDC di Casini, partito che se corre da solo, praticamente non vale nulla e il nuovo partito di Rutelli, in pratica solo uno strumento di raccolta fondi elettorale.
I cortei servono, ma non bastano, lo sanno sia Moretti che Grillo.

sabato 5 dicembre 2009

CON MIO FIGLIO ALLO STADIO

Giuseppe di 8 anni, il primo dei miei due figli, non vede l'ora: domani andra' allo stadio con il suo papa'.
In bassa stagione, avendo meno lavoro in agriturismo, ho deciso di accontentare questo suo desiderio. Non e' la prima volta che va a vedere la partita ma e' come se lo fosse, tanta la sua l'eccitazione.
Lui a differenza di tanti suoi amichetti che tifano per le big del campionato, e' tifosissimo del Napoli, come il suo papa'. Quando in settimana tornai a casa mostrandogli i biglietti acquistati, i suoi occhietti vispi brillavano dalla gioia.
Lui e' felice di vedere da vicino le gesta di Hamsik, Lavezzi e compagni; di ammirare lo sventolio di sciarpe e bandiere azzurre all'interno di uno stadio quasi sempre gremito di tifosi; di dirigere il suo sguardo verso quel prato verde di gioco visto soltanto attraverso la televisione.
Sara' felice anche di godersi piu' tempo il suo papa'. Approfittero' di questo breve ponte dell'Immacolata, per stare piu' vicino alla mia famiglia, alla quale ultimamente, ho dedicato poco tempo.
Nella vita il lavoro non e' tutto, specie se diventa fonte di stress e di distanza dai tuoi cari.
La vita fino adesso mi ha sempre sorriso. E' giusto che doni sempre, a chi mi e' vicino, la stessa sensazione.

Che bella vittoria! Io e Giuseppe, c'eravamo.

mercoledì 2 dicembre 2009

BERLUSCONI-FINI-BOSSI: IL GOVERNO LITIGA, IL SUD ARRANCA

Il Paese barcolla, il caos e' totale. Il Governo viene messo in discussione dalla sua stessa maggioranza. Il Presidente della Camera Fini, da tempo ed anche per il suo nuovo ruolo istituzionale, prende le distanze da Berlusconi. La Lega ribadisce, di tenere il cavaliere in suo pugno e di fatto ci riesce. Dall'altra parte il vuoto. Il PD e i suoi alleati, si dividono su tutto.
Si organizza la giornata contro il Premier, per il prossimo 5 dicembre. Con quali finalita' e soprattutto con quali conseguenze?
Ci sara' il solito scontro di cifre sull'affluenza in piazza e gli effimeri dibattiti in rete. E poi?
Nulla cambiera'. Il Premier rimarra' al suo posto, con i suoi processi che a breve cesseranno per effetto legislativo. Il Paese restera' con i suoi irrisolti problemi.
L'economia non riparte, nonostante gia' si vedano a iosa, scenari surreali propinati nelle tv di regime, di vacanze tropicali per le prossime festivita' natalizie.
Adesso esplode il problema Fiat a Termini Imerese, mentre viene sottaciuto quello di Pomigliano. Marchionni da tempo, ha deciso di puntare per quanto riguarda il know-how sul mercato americano che al momento continua la sua irrefrenabile crisi, con un dollaro di nuovo ai minimi storici, con una guerra in Afghanistan ormai eterna, nonostante il Nobel per la pace ad Obama - onoreficenza quanto mai scomoda e a questo punto discutibile.
Per la produzione effettiva, si vuole continuare a delocalizzare. La Fiat viene aiutata per l'ennesima volta dallo Stato, cioe' da tutti noi, con l'ennesima somministrazione di "metadone" ad un drogato cronico ed irrecuperabile. Si e' visto pero', che per il passato, nei periodi di vacche grasse, i suoi azionisti di maggioranza, dirottavano gli utili in paradisi fiscali, ottimizzando al meglio gli aiuti governativi. Quando poi c'e' da affrontare la crisi, la dirigenza decide di licenziare o delocalizzare la produzione, impoverendo di fatto l'economia interna, quella proveniente dal reddito delle famiglie.
Il sud e i suoi ritardi, acuitisi con la crisi, d'improvviso diventano ingombranti, quasi insopportabili per un nord che a sua volta inizia a conoscere inevitabilmente, la contrazione.
La Lega, che io definisco " Il Partito di Sinistra-Nazionalista" (un partito territoriale con principi della destra conservatrice che dilaga con il voto di frustrazione delle classi operaie) ormai e' una forza politica insofferente, infastidita. Domani stesso firmerebbe per la chiusura di Termini Imerese. Mai come adesso, il sud e' una vera palla al piede.
Si vuole costruire il Ponte sullo Stretto per unire architettonicamente l'Italia, per soddisfare derive autoglorificanti e populiste ma si chiudono gli occhi dinanzi a quelle che resteranno distanze pressocche' impossibili da colmare. E non si parli genericamente di mafia. Quella e' diffusa a livello nazionale, specie nel ricco e opulento nord. Oggi lo Stato sta ottenendo risultati strabilianti nella lotta alla mafia al sud. Ma quali alternative si danno alla popolazione?
La Lega ribadisce che gli stabilimenti Fiat debbano rimanere escusivamente in un territorio con infrastrutture gia' esistenti, quindi esclusivamente al nord. Perche' allora non si oppone all'idea del Ponte sullo Stretto? O questo servirebbe esclusivamente a far transitare i villeggianti estivi?
Di fatto tutti cercano di portare acqua al proprio mulino ma, nessuno ha il coraggio di osare (aprendo una vera crisi). Si preferisce rimanere ancorati alla propria poltrona che nel caso della Lega, nonostante i venti di federalismo separatista, oggi sono quelle luccicanti dei salotti romani, una Roma che da quando loro governano, non e' piu' ladrona.





domenica 29 novembre 2009

ARBUSTUM, 6 ANNI DI ATTIVITA'...NELL'INDIFFERENZA

Era il 30 novembre 2003, quando in una stupenda domenica di sole, iniziava ufficialmente, contro lo scetticismo di tutti, la mia avventura imprenditoriale. Concretizzavo il sogno coltivato da tempo, trasformare la mia casa di campagna, in luogo ameno aperto al pubblico. Nasceva Arbustum.
Nel corso di questi anni, ho dovuto affrontare tante difficolta', mille peripezie, la mancanza di un seppur minimo supporto operativo alla mia attivita'. L'azienda non ha mai avuto quella visibilita' che meritava, nonostante i miei ripetuti sforzi di propagarne la conoscenza, con i limitati mezzi a mia disposizione; visibilita' ancor piu' necessaria, vista la sua ubicazione.
Non ho mai avuto al mio fianco, il sostegno delle istituzioni locali e territoriali, nonostante nel mio piccolo, con la mia attivita', contribuissi indirettamente, a dare un'immagine diversa di Casal di Principe, rispetto a quella univoca e demonizzante irradiata dai media che fanno di quest' area, l'epicentro di ogni malaffare, una terra senza speranza. Ci si dimentica che in questo territorio, vivono ed operano tante persone per bene che purtroppo devono combattere anche contro una generalizzata e crescente diffidenza.
Colpevolmente silente, anche la carta stampata, a cui ripetutamente ho girato le mie richieste di attenzione, una sorta di s.o.s. di chi opera in trincea.
Nel corso di questi anni tuttavia, ho ricevuto piccoli ma preziosissimi attestati di merito alla mia scelta coraggiosa, testimonianze giunte attraverso la rete, spazio che anch' io ho adoperato per cercare una certa visibilita' - facebook mi sta aiutando molto.
Prove di sostegno, vicinanza, amicizia, di interesse specifico, di mera curiosita', di effettivo apprezzamento alla mia attivita', tutte espressioni di solidarieta' alla mia iniziativa per me gratificanti dal punto di vista umano ma, ahime', insufficienti affinche' la mia impresa avesse quell'attenzione che credo, senza presunzione, meritasse.
Nonostante tutto, resto ottimista, non potrei fare altrimenti, sconfesserei me stesso.
Un grazie sentito a chi mi ha sostenuto in questi anni ed a tutti coloro che continuano a ritenere Arbustum, luogo ideale per trascorrere il loro tempo libero.

giovedì 26 novembre 2009

IL PEGGIO E' DAVVERO PASSATO?

Ad un anno dallo scoppio della crisi, la piu' dura dal 1929, come e' messa l'economia mondiale e quella nei nostri confini?
Dopo l'iniezione di capitali da parte delle banche centrali, espediente che di per se ha sconfitto materialmente la politica liberista, sancendone la sua fine, il sistema pare ancora arenato in una melmosa palude.
L'economia reale e' ancora ferma. La disoccupazione cresce, poiche' tante imprese non sono riuscite a superare il guado. Il debito pubblico delle economie dei paesi sviluppati non rallenta, quello statunitense addirittura aumenta, nonostante Obama, di 10 punti.
In Italia gli indici sono ancora preoccupanti, nonostante si dica che il peggio e' passato. Si e' portati ad affermare che i dati sono migliori degli altri paesi industrializzati nel decremento, solo che si dimentica che i nostri indicatori prima della crisi erano quelli piu' bassi. Quindi peggioriamo meno degli altri paesi industrializzati, solo perche' eravamo gia' in ritardo nei loro confronti.
La speculazione pero' non si ferma, basta pensare l'anomala crescita del prezzo dei metalli e del petrolio, nonostante la domanda degli stessi sia ancora molto bassa. Le banche infatti, rinfrancate dalle ricapitalizzazioni, utilizzano queste risorse fresche a costi vicino allo zero, prevalentemente verso quei titoli gassosi, gli stessi che hanno provacato l'esplosione di quella che era una grossa bolla speculativa basata sull'elargizione di un credito senza freni. Ancora una volta vediamo quale sia la differenza abissale tra economia finanziaria e quella reale.
In Italia, il sistema bancario e' uscito indenne dalla bufera, non tanto per le doti traumaturgiche del nostro governo ma perche' storicamente, nel nostro paese, c'erano due variabili fortemente caratterizzanti la vita degli istituti di credito. Da un lato un'alta propensione al risparmio delle famiglie, disintegrato durante quest'anno; dall'altro una bassissima propensione degli istitui bancari a concedere credito. Le nostre sono sempre state banche accumulatrici di ricchezza e non distributrici di credito.
Adesso pero', il sistema dovrebbe ripartire. Le famiglie sono allo stremo, le imprese pure. I soldi sono proprio finiti. Il Governo si limita a frenare le perdite, a tagliare le spese - perche' non si aboliscono le province? - ma non viene dato slancio all'economia. Fin quando non si fara' una coraggiosa manovra congiunta a favore delle imprese e delle famiglie, il sistema economico non prendera' il suo normale corso. Non ci si puo' piu' affidare a palliativi effimeri ed ingannevoli per far cassa e nemmeno a misure presocche' simboliche e mortificanti, per rinfrancare chi ha bisogno.
C'e' il rischio che le piazze non siano piu' occupate da chiassosi giullari o intellettuali girotondini. Questa volta, sara' il popolo a far sentire la sua voce.

martedì 24 novembre 2009

LE RONDE A NAPOLI? ANCHE NELLE FOGNE

Si parla tanto di sicurezza, di spiegamento di ronde. Qui a Napoli, ne servirebbero interi reggimenti. L'ipotesi e' per tale motivo, alquanto improponibile.
In modo ironico, ne suggerii il loro utilizzo anche a mare, dopo gli episodi dell'estate scorsa accaduti nelle acque del golfo. Certo pero', il sottosuolo, ha riservato da sempre, minacce ben piu' pericolose.
L'inizio della settimana e' stato caratterizzato da due colpi eseguiti da professionisti "underground", abili topi di fogna, sbucati dal sottosuolo. Solo una settimana or sono, un altro colpo fu portato a termine ai danni di una nota gioielleria, nell'elegante via dei Mille.
Ci troviamo dinanzi a vere "talpe ammaestrate" che si muovono ad occhi chiusi e con estrema destrezza nei cunicoli fognari della citta'. Delinquenti professionisti che non solo utilizzano i dedali sotterranei gia' presenti ma ne realizzano dei nuovi, per colpire i loro obiettivi in modo sempre piu' chirurgico.
Nello specifico, e' stato dapprima svaligiato un negozio della Hogan, nella centralissima via Filangieri, salotto buono della citta'. Questi Arsenio Lupin dei cunicoli, hanno addirittura coperto le vetrine con dei normali teli bianchi adoperati durante i nuovi allestimenti, agendo in assoluta liberta', con tanto di luce accese.
L'altro colpo e' stato commesso ai danni di una filiale del Monte dei Paschi di Siena, nella zona della stazione. I banditi sbucati dal sottosuolo, immobilizzati i dipendenti ed i clienti, hanno rastrellato un bottino di "soli" 13.000 euro, pochini per una banca ma si sa, da queste parti la crisi e' piu' sentita...
Visto che il Sindaco Iervolino e' anche Commissario per il sottosuolo, potrebbe trovare degli espedienti per "derattizzare" i labirinti sotteranei della citta', per debellare questa invasione di "topi" professionisti.
Forse pero', sarebbe peggio: i "ratti" scapperebbero in superficie e li, della loro specie, c'e' ne sono gia' tanti...



lunedì 23 novembre 2009

TALENTI PART-TIME

Si parla tanto di valorizzazione dei talenti, di individuazione del merito.
Poi vediamo che le migliori intelligenze del paese emigrano, cercando altrove la propria realizzazione professionale, per non rimanere parchegghiati part-time a vita, in un call-center.
L'Italia e' una nazione in forte difficolta', non solo per la crisi del suo costume e il suo irrefrenabile dissolvimento di valori. E' anche un paese fortemente indebitato che non puo' al pari di altre economie sviluppate fronteggiare la crisi con delle radicali ripartenze.
Viviamo una fase caratterizzata anche da un profondo mutamento delle relazioni socio-comportamentali. La continua erosione del mercato, la contrazione dell'economia hanno creato un ulteriore crescita della disoccupazione. Il fenomeno e' sicuramente mondiale, ma forse in Italia ci sono altre complessita' specifiche.
Da un lato non c'e' mai stata una particolareggiata preparazione tecnico-professionale, fenomeno che non ha mai prodotto giovani figure perfettamente autosufficienti all'inserimento nel mondo lavorativo, senza gravare ulteriormente sui costi dell'impresa. Dall'altro un numero di laureati elevatisssimo, tantissimi dottori che si sono dovuti adattare a tipologie di inserimento lavorativo sicuramente non appaganti da un punto di vista della realizzazione personale o che spesso rimangono per anni imprigionati in meccanismi di casta baronale, venendo sfruttati da navigati professionisti, senza nessun tipo di retribuzione.
Con lo scoppio della crisi, i trentenni da poco usciti dal guscio familiare ne hanno dovuto far rientro, molti ultraquarantenni hanno d'improvviso viste dissolte le proprie aspettative.
La realizzazione individuale ed economica resta per molti, ancora utopia.
Ai nostri politici, interessa davvero il talento?
Un popolo pensante, non e' mai stato un sicuro alleato dei suoi governanti.





venerdì 20 novembre 2009

CENTINAIA DI COMUNI A RISCHIO COMMISSARIAMENTO

La data del 31-12-2009 si avvicina inesorabilmente. Per la fine dell'anno tutti i comuni della Campania, per Decrero governativo, devono raggiungere il 25% di racolta differenziata, pena il commissariamento.
Tale soglia oggi pare davvero lontana, specie nei grossi comuni, per non parlare di citta' come Napoli e Caserta, dove non si arriva nemmeno al 20%. La media dell'intera regione sfiora soltanto il 17%. Centinaia di comuni, sono a rischio commissariamento.
Bertolaso e' stato chiaro. L'ipotesi di un nuovo collasso nella raccolta e' costante. Pericolo che diventa realmente ipotizzabile, se si pensa all'ingente disavanzo delle ditte preposte alla raccolta, che vantano enormi crediti verso le amministrazioni cittadine. Solo Napoli e la sua provincia, si trovano con circa 130 milioni di debiti.
La sporcizia dalle strade e' stata scongiurata, almeno per qualche anno. Pero' il sistema adoperato e' sempre quello dell'individuazione di grossi invasi che inghiotteranno milioni di tonnellate di tal quale, non risolvendo di fatto l'evoluzione nel sistema della raccolta.
La differenziata quindi, non decolla, soprattutto per lo scarso senzo civico della cittadinanaza.
Il Governo avra' il coraggio di commissariare centinaia di comuni per la fine dell'anno? E chi vigilera' sull'effettivo raggiungimento di tali parametri? Quando partira' la realizzazionme degli altri inceneritori individuati, oltre quello di Acerra che con ogni probabilita', dovra' per forza maggiore bruciare anche scarti non differenziati per evitare un collassamento del territorio? Su tale questione, non sapremo mai abbastanza.
In regione gli schieramenti politici, si stanno logorando per l'individuazione dei candidati per le prossime elezioni governative del prossimo marzo. Forse per quella data, tanti comuni del territorio, non avranno una propria amministrazione operante, a causa del sopraggiunto commissariamento.


martedì 17 novembre 2009

COME E' LONTANO IL PREDELLINO

Si iniziano a sentire mormorii elettorali. Se in questo momento si andasse a votare, sarebbe certa la riconferma di Berlusconi a Palazzo Chigi? Siamo sicuri che tutte le anime di questa mastodontica e complessa macchina chiamata PDL, dove una sola persona possiede le chiavi di accensione, seguirebbe fino alla morte politica il suo leader?
La vita politica, sociale, mediatica del Paese si e' arenata nella melmosa palude delle beghe processuali del Premier. Tale persistente ed immutabile scenario ha portato la gente a disaffezionarsi alla politica, strumento che se adoperato sapientemente, dovrebbe essere a servizio dell'interesse della collettivita'.
Gli stessi simpatizzanti di Berlusconi, dopo 15 anni dalla sua discesa in campo, iniziano ad intuire che essendo stato il Presidente del Consiglio un eccellente imprenditore, e' stato altresì un abile venditore, in primo luogo di se stesso.
Il primo ad accorgersene e' stato il leader dell'UDC, Casini, che in modo irremovibile, prese da lui le distanze. Adesso anche Fini, spesso non sta accettando i dictat del capo e non solo per il suo ruolo istituzionale. Qualcosa sta cambiando, si avvertono i primi scricchiolii all'interno della maggioranza che di fatto, pur contando su ampi numeri, diverse volte e' stata battuta in Parlamento.
La gente e' stufa. La ripresa economica piu' volte annunciata, sembra ancora l'alba di un giorno lontano. Lontano come quel 18 novembre 2007, quando Berlusconi in Piazza San Babila a Milano, sale sul predellino per annunciare la nascita del PDL, il Popolo delle Liberta'.
Ma questo popolo, populisticamente ipnotizzato nel pensiero, mediaticamente indottrinato nel suo sapere, di quali liberta' puo' ancora godere, se l'indipendenza e l'autosufficienza economica per molti restano ahime', soltanto utopistiche chimere? O forse si credeva che dietro l'angolo, si celasse l'ennesima minaccia comunista?
Oggi si accusa la magistratura di tenere in ostaggio la democrazia. Ritengo che la vera schiavitu' che noi tutti subiamo, sia questa sterile ed infinita contrapposizione tra berlusconismo e anti-berlusconismo, una vera e propria sindrome di Stoccolma che non solo ha impoverito il valore autentico della politica ma, principalmente, l'autonomia soggettiva dei singoli individui, diventati inermi spettatori di una societa' decadente.



sabato 14 novembre 2009

IL PDL SI E' INCARTATO

La snervante partita a scacchi tra i vertici del partito e il candidato in pectore alle prossime regionali in Campania, Nicola Cosentino, sta determinando una pericolosa enpasse decisionale e politica. Di tale questione ne ho già parlato in tempi non sospetti.
Per l'ennesima volta, l'elettorato è vittima impotente delle beghe o presunte tali, dei vertici di partito, dirigenti che si presume dovrebbero essere completamente liberi di pensare solo ed esclusivamente alle sorti dei cittadini che, in questa regione, sono allo stremo in quanto oppressi dal malaffare, inghiottiti dal degrado e dall'abbandono, infangati nella dignità, sviliti nella speranza.
La candidatura in questione (che poi è stata una sorta di autoproclamazione) è maturata altresì in ritardo. In modo ingenuamente superficiale si è pensato che l'uscente, discusso e non rieleggibile Bassolino, spianasse la strada ad un trionfale successo della destra.
Teorema errato, quanto meno presuntuoso, vista anche la ferma convinzione da parte degli ex alleati centristi dell'UDC di correre da soli.
E adesso? Si troverà un autorevole sostituto di Cosentino? Le seconde linee, individuate nelle figure di Caldoro e Viespoli, sono davvero all'altezza di questo delicato compito?
Il Pdl in Campania, anche nel caso della scelta vincente di Cesaro alla Provincia (sulla quale ribadisco il mio no-comment) ha sempre preferito una figura politica.
Ritengo che oggi, considerato il tragico scenario in cui versa la Campania, sommersa tra l'altro da un pauroso disavanzo economico, sarebbe stato preferibile puntare sulle qualità umane e programmatiche di un vero leader della società civile, piuttosto che inseguire schizzofreniche e spesso opache clientele.
In politica, è importante contare i voti. A volte però, sarebbe più opportuno radiografarne la provenienza.

giovedì 12 novembre 2009

SAVIANO: DALL'INFERNO ALLA BELLEZZA

Roberto Saviano ritorna da Fazio e come suo solito, sfonda lo schermo ipnotizzando i telespettatori, catturando l'attenzione di chi lo ascolta, in modo viscerale.
Nel suo racconto adopera il suo lessico abituale, crudo, diretto, sempre incisivo, toccante, penetrante, in una esposizione fatta di pause calcolate, cadenzate da una gestualita' controllata e supportate da una indovinata scenografia, tali da avvicinare il suo monologo piu' a quello di un navigato attore tragico che a quello di un narratore di eventi di cronaca.
Nello specifico, la serata si incentra sul valore della parola che, nella sua forma scritta, diventa veicolo di brutale penetrazione delle coscienze e di elevazione delle stesse.
La narrativa quindi, vista come strumento di denuncia e di vibrante scuotimento dell'interiorita' critica che, per tale motivo, assume una connotazione dirompente e "sovversiva" essendo adoperata come espediente atto a frantumare omertosi muri di silenzio.
Il titolo della trasmissione e': dall'inferno alla bellezza.
L'autore vuole sottolineare che da un lato esistono la liberta' e la bellezza per chi scrive e per chi vive; dall'altro, e' presente il loro contrario, la loro negazione.
Ritengo purtroppo che oggi, con una propagazione mediatica capillare, istantanea, diretta, susciti maggior eco la descrizione di allucinanti contesti infernali che l'individuazione tra essi, di minuscoli frammenti di bellezza che, per tale motivo, rischiano di rimanere soltanto delle piccole stelle senza cielo.

lunedì 9 novembre 2009

VENT'ANNI DOPO IL MURO

Venti anni fa cadeva il muro di Berlino. La svolta fu epocale. Il comunismo, di fatto, si dissolse.
Dopo i primi scricchiolii causati dalla nuova ondata di cambiamento democratico voluto da Gorbaciov nell'ex Unione Sovietica e le battaglie per per i diritti dei lavoratori in Polonia compiute dal movimento sindacalista di Solidarnosc, l'improvviso ma da tanto tempo atteso abbattimento del muro, divenne realta'.
La Germania divenne unita, la cortina tra i blocchi svanì. Iniziava una nuova fase storica, sociale, culturale ed ideologica. La liberta' individuale e l'autonomia dei singoli soggetti arrivava in paesi dove era, fino a quel momento, un semplice miraggio.
Il socialismo reale di fatto finiva. L'economia di mercato si apriva a nuove latitudini.
Dopo venti anni, vanno fatte alcune considerazioni.
La Germania pare abbia definitivamente metabolizzato tale mutamento. Soprattutto le nuove generazioni, si sentono perfettamente integrate in un unico stato. Lo sforzo di accollarsi il cugino povero, pare sia finito.
Eppure, in questo preciso momento storico, fatto di esasperata globalizzazione, di transizione geo-politica e di forte incertezza economica e finanziaria, all'indomani di una delle piu' lunghe e profonde crisi dei mercati dal 1929 a questa parte, il vecchio modello statalista, incontra ancora qualche nostalgico, specie se si considera che tutti i maggiori interventi per far fronte alla crisi, da parte delle maggiori potenze industriali, sono stati orientati all'estensione dell'interventismo centralista.
Oggi per fortuna ricordiamo la caduta di un simbolo di separazione e di limitazione della liberta' individuale. Purtroppo pero', viviamo una fase storica in cui non si stanno edificando, anche simbolicamente, modelli di crescita e sviluppo alternativo. Il liberismo sfrenato e' definitivamente scomparso. Il dirigismo statalista e' stato sostituito da forme di imperialismo geo-politico, basti vedere la Russia di Putin e il ruolo assunto dalla Cina. I sogni di illimitato sviluppo sono svaniti. Le bolle speculative dissolte nel nulla. Viviamo una duratura fase di cinico realismo quotidiano.
L'edificazione di muri (oggi se ne costruisce uno a Israele e l'altro tra Stati Uniti e Mexico) creava contrapposizioni ideologiche. L'abbattimento di essi ha garantito la liberta' soggettiva dei singoli. Non ha ancora pero' assicurato un costante, diffuso ed equamente distribuito benessere.


domenica 8 novembre 2009

FIORE D'AUTUNNO

Nubi plumbee si riaddensano minacciose.
Ombre cupe dissolte da tempo, riappaiono d'improvviso.
Il vento gelido mi schiaffeggia il viso ma non mi scuote.
Il tempo spietato scorre inesorabile, con i suoi ritmi, le sue regole.
Il grano e' stato raccolto, il mosto a breve sara' vino.
La fiamma e' accesa nel camino, la foglia si colora di ruggine.
La pioggia riprende copiosa, incessante, persistente.
Il torrente diventa impetuoso fiume rigonfio.
Il sentiero e' nuovamente impervio, viscido, melmoso.

Eppure inaspettata, una luce mi e' apparsa,
fiore tardivo d'autunno che si alimenta di tiepido sole.
Cerco di presevarla come una gemma delicata.
Aspetto la sua schiusura, come un bimbo impaziente il dono da scartare,
una piccola testuggine il mare profondo in cui nuotare.
Le attese sono snervanti ma fanno capire l'essenza di cio' che cerco.
L'attesa mi aiuta a riflettere, a rigenerare la mia solare indole creatrice.
Esplorando il mio io nascosto, mi accorgo che questa luce era vicino a me da tempo.

Vorrei da lei, essere nuovamente irradiato.

giovedì 5 novembre 2009

CROCIFISSO: SIMBOLO IRRINUNCIABILE DI UNA SOCIETA' DECADENTE

La sentenza della corte europea di Stasburgo che invita a eliminare il simbolo del crocifisso dalle aule scolastiche, crea un terremoto negli ambienti del Vaticano e grosse polemiche nei palazzi della politica.
Viviamo in Italia anche questo paradosso.
Un paese travolto dal malaffare, dalla corruzione, dove escort e transessuali diventano frequentazioni stabili dei nostri politici, argomento di approfondimento dei media, accettazione sociologica di una societa' in mutamento crepuscolarmente catarsico, dove pero' il crocifisso diventa non solo il simbolo irrinunciabile di un credo a questo punto imposto, ma quasi una forma di icona culturale che dovrebbe condizionare le coscienze, specie quelle dei giovani alunni in eta' ancora acerba.
Una societa' quindi, in crisi di valori, imbarazzata dal suo declino culturale che pero' non vuole rinunciare ai suoi simboli, non accetta di perdere i suoi riferimenti di grottesco rifugio etico. Una societa' dove imperversa sempre piu' una limitata moralita' bigotta, figlia appunto di un cristianesimo dove tutto puo' essere cancellato nel silenzioso segreto di un confessionale.
C'e' chi come molti politici, giustifica questa contrarieta' alla sentenza, come un tentativo di cancellare una tradizione non solo religiosa ma nazionalisticamente italica, come se il crocifisso fosse equiparato al panettone, alla pasta, alla Ferrari.
Ritengo che in un'epoca di globalizzazione non solo economica ma sopratutto interculturale, multietnica e policonfessionale, e' giusto che chi entra in un edificio pubblico, anche se nel paese in cui ha sede la capitale della chiesa cattolica, non debba incontrare simboli di questa e di nessun altra religione, per essere piu' liberamente indotto a seguire, nel caso lo voglia, quella che ritiene piu' vicino alla propria coscienza di individuo, praticandola nei luoghi di culto preposti.

lunedì 2 novembre 2009

PDL CAMPANIA: LENTEZZA DECISIONALE

I giorni passano, la decisione non arriva. Il PDL deve scegliere il suo candidato alla corsa in regione Campania per le elezioni del prossimo marzo. La questione sta diventando molto complessa, si sta perdendo nei meandri di una battaglia navale interminabile. Le correnti sono divise, l'incertezza e' dominante. Molti dimenticano che nelle 13 regioni (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria) dove si rinnovera' il consiglio, solo 2 (Lombardia e Veneto) sono in mano al centro-destra. Il voto acquista un'importanza notevole. Il quadro politico, nonostante la diffusione di sondaggi che evidenziano il gradimento per l'operato del Governo, e' in continuio mutamento. Molti elettori di destra come me, non sempre condividono la politica del Premier e sicuramente non sempre apprezzano le sue scelte. L'astensionismo(da me praticato alle passate elezioni europee) potrebbe diffondersi anche qui in Campania, se la destra non puntasse su di una candidatura davvero autorevole.
Si sbaglia se si pensa che siccome Bassolino e' uscente e non rieleggibile, non lasciando di certo un bel ricordo del suo operato, la battaglia sia gia' vinta. Il PD si e' riorganizzato, nei suoi vertici nazionale e regionali, e' pronto a dar battaglia e il fatto che anche Bassolino non sia piu' candidabile, indirettamente da nuovamente al partito una maggiore serenita'.
Dall'altra parte sono circolati tanti nomi. Quello di Cosentino sembra aver sbaragliato tutti. La Carfagna, nonostante svolga un ruolo di Ministro della Repubblica, sembra acerba per addentrarsi nelle sabbie mobili del territorio. Caldoro, ex-socialista, politico di maggior esperienza, non pare godi di grossa fiducia all'interno della corrente di centro-destra campana. Fini, anche su indicazioni e suggerimenti del conterraneo Bocchino, preme su Berlusconi per imporre Viespoli, ex-AN come suo delfino. Lettieri, Presidente degli industriali, pare abbia risposto: no grazie. L'ipotesi dell'outsider Bertolaso, al momento pare rimanere appunto, un'ipotesi.
Cosentino gode di molto consenso ma dobbiamo vedere se questo basti. Lui si e' trovato a guidare l'ex partito di FI in regione, anche in contrasto con i Martusciello(oggi spariti dallo scenario politico locale) dopo la sorona sconfitta alla presidenza della provincia di Caserta. Berlusconi non poteva gettare a mare un patrimonio di voti, consenso e potere a livello locale. Quindi la sua sconfitta fu premiata con una promozione. Poi, nelle passate elezioni nazionali, con la nuova regola della candidatura dall'alto, Cosentino si trovo' proiettato in cima alle liste, ottenendo un'infinita' di preferenze, coincise poi, con la sua nomina a Sottosegretario dell'Economia. Ma sul probabile candidato a Governatore ci sono molte ombre.
Il partito, nella figura di Berlusconi, se la sentira' di puntare su questo candidato, per le sue ambizioni di vittoria?

venerdì 30 ottobre 2009

NAPOLI, UNA CITTA' IN GUERRA

Questo video, risalente all'11 maggio scorso - da quella data altro sangue ha macchiato la citta' - mostra come a Napoli si continui a morire in modo tremendamente cruento.
La morte diventa triste consuetudine, abitudine alla disperazione, familiare convivenza con l'inferno. Napoli e' questa. Non illudiamoci: i mandolini all'ombra del Vesuvio, non sono tornati.
La citta' e' in catarsi, in un crepuscolo senza fine. La gente non ha piu' voglia di reagire, di gridare il proprio sdegno, di riscattare la propria dignita'. Si chiudono gli occhi, non piu' per la vergogna ma ahime', per la paura.
Gli abitanti di questa citta' sono ormai ipnotizzati dal degrado, diventando animali selvatici di una giungla senza regole. In molti dall'esterno, vedono questo comportamento come un atteggiamento meschino e vigliacco.
La Polizia ha permesso la diffusione del video in questione, con l'intento di ottenere un aiuto dalla collettivita'. Gli inquirenti sperano che questo non sia l'ennesimo eccidio nell'indifferenza.
Pur protetti dall'anonimato, perche' i cittadini dovrebbero fare gli eroi, diventando d'improvviso i moralizzatori delle coscienze, i pastori delle pecorelle smarrite? Quasi sempre, gli eroi restano infelicemente soli.
Da queste parti lo Stato, nonostante le notevoli campagne mediatiche incentrate sulla percezione di una ritrovata sicurezza, non riesce ad essere capillarmente presente. I "dedali" dell'illegalita', i "meandri" del malaffare sono ancora numerosi, fitti, spesso impenetrabili.
Per ogni soldato armato fino ai denti, messo a presidiare gli angoli della citta, spesso in "simbolici" e "scenografici" posti di blocco, c'e' un contrabbandiere che vende sigarette a soli 20 metri da lui.
Piu' che una citta' metropolitana, direi che Napoli e' un grande bronx senza quartiere.
Come mai in citta' non sono spuntate le ronde? Poiche' Napoli, non e' una tranquilla cittadina della provincia del nord-est, dove possono impiegare il loro tempo libero dei simpatici pensionati.
Napoli e' una citta' in guerra, piu' vicina agli scenari violenti di Mogadiscio o Bagdad.
Tutti sognano una citta' diversa, dove avvertire nuovamente il sano brusio della gente.
Oggi Napoli e' una citta' muta, silente, impaurita dal sibilo assordante dei colpi di pistola.

lunedì 26 ottobre 2009

GRANDE FRATELLO: "LA CASA" IN UN CONTENITORE VUOTO

Ci risiamo, inizia la nuova edizione del Grande Fratello, arrivata al suo anno X. Per l'occasione, presentazione in pompa magna, con tutti i personaggi che hanno fatto, e bene si, la storia della televisione italiana negli ultimi 10 anni, in barba alla televisione di contenuto o in unica alternativa ad essa.
Tutti attaccati allo schermo per ficcare il naso nella casa, per spiare la vita di perfetti sconosciuti che faranno a gara (di pochezza) pur di farsi notare, recitando una parte che tutto e', furche' naturale, pur di diventare nel breve, noti interpreti del nostro tempo, ingranaggi di un carrozzone mediatico, dove un'attenta regia, realizza la sublimazione dell'apparenza del nulla.
Quest'anno l'edizione durera' piu' a lungo, una vera odissea, un calvario di aggiornamenti, commenti, dibattiti che non fanno che riflettere la pochezza di una tv, sempre piu' specchio sociale di un'epoca, ahime', crepuscolare.
Ormai - purtroppo- questo programma fa parte del tessuto mediatico nazionale, fatto di strilla, volgarita', eccessi. Una tv, diventata contenitore vuoto, strumento di immedesimazione collettiva e autoriconoscimento della propria limitatezza. Un vuoto che abbraccia diversificati strati della societa', che prende persone con diverso reddito ed istruzione, differente livello culturale.
La televisione come distrattore delle masse, focalizzatore di interessi secondari, utili a far apparire soave e leggiadro un periodo tristemente delicato. Al tempo stesso uno strumento di propaganda interventista e di decisionismo populista.
La tv da sempre riflette ed interagisce con la societa' del momento. Se da alcuni anni, programmi come il Grande Fratello, La Fattoria, l'Isola dei Famosi, sono diventati modelli sociologici di riferimento, vuol dire che la societa in cui viviamo accetta questi modelli, considerandoli creature del proprio tempo.
Il Grande Fratello, rappresenta appieno, l'effimero sottoprodotto di un'epoca, espressione mediatica di un vuoto sociale.

sabato 24 ottobre 2009

UN PAESE SUL BARATRO

Povera Italia. Un paese sempre piu' sommerso dagli scandali, dal malaffare, in un fitto coacerbo di convivenze clientelari ed affaristiche, dove l'abuso e la corruzione diventano norma, abitudine, parti stabilmente costitutive del tessuto nazionale, trasformatosi in una casbah senza regole, in una giungla dove comanda il piu' forte.
Un paese affondato nel debito, dove si e' persa sempre piu' la competitivita' e soprattutto la reale cognizione di quanto ormai sia diventato incolmabile il nostro ritardo.
In questo paese il merito non esiste, viene offeso ed offuscato, a volte diventa un elemento addirittura scomodo per emergere.
Un paese dove vanno avanti i mediocri, gli allineati, i silenziosi, tutti colori i quali sono piu' facilemente plasmabili e assoggettabili alle logiche del sistema, dove i caparbi, i coraggiosi i culturalmente dotati vengono messi da parte, poiche' visti come pericolosi idealisti.
Un paese dove il dialogo, il confronto, lo scambio di idee, valori e principi non viene piu' adoperato, dove imperversa invece lo scontro, il rumore, la contrapposizione violenta di personalismi ed individualismi asfittici.
In questo paese il peccato diventa racconto nel confessionale, il vizio diventa costume, assurgendosi a forma preminente della societa', parte portante e contraddistintiva dell'epoca che viviamo, elemento di cronicizzato dibattito e riduttivo approfondimento socio-mediatico.
Un paese dove chi decide e' sempre piu' lontano da chi le decisioni le subisce, in una forma sempre piu' passiva e meno partecipativa, dove il concetto di liberta' si e' allargato a dismisura, anteponendo pero' l'interesse corporativo e di casta a quello del singolo individuo che rimane inerme spettatore di una farsa divenuta drammaticamente disdicevole.
Povera Italia, un paese sul baratro.

giovedì 22 ottobre 2009

CEPPALONI CONNECTION: ENNESIMO SCANDALO IN CAMPANIA

Bufera politica in Campania. La Presidente del Consiglio Regionale Sandra Lonardo e suo marito, Clemente Mastella, neo euro-parlamentare del Pdl, sono stati iscritti nel registro degli indagati. Per entrambi, anche il divieto di dimora in tutto il territorio regionale, un provvedimento non solo coercitivo ma altamente simbolico.
Il provvedimento della Procura di Napoli, ha raggiunto 63 soggetti che a vario titolo sono stati accusati di diversi reati, riconducibili all'asociazione a delinquere, finalizzata alla truffa aggravata ed all'abuso d'ufficio.
Il "sistema Mastella" ruotava intorno alla sanita', da sempre in Campania vera fucina di voti, potere, clientela. Ben 655 i nomi segnalati dal partito, trovati nei file dell'ex Direttore dell'ARPAC, ora arrestato. I soggetti ottenute nomine, promozioni, assegnazioni di appalti, consulenze, avrebbero dovuto far crescere a dismisura il consenso del partito.
Un partito quello di Mastella, come sappiamo, in continua fluttuazione tra destra e sinistra, con imbarazzante disinvoltura e disarmante faccia tosta.
Questo ennesimo scandalo scoppia alla vigilia di una campagna elettorale per il futuro rinnovo alla Regione. Da un lato il PD, oltre i suoi problemi di vertice, deve trovare qui in Campania - dove tra l'altro si sono scoperte pericolse convivenze con la criminalita' organizzata - un nuovo nome dopo l'epopea Bassoliniana. Dall'altro, il PDL dovra' scegliere uno sfidante al di sopra di ogni sospetto, sul quale non gravino ombre e negative ingerenze.
Quale sara' il destino di noi campani? Quali i politici per il territorio? Qui purtroppo, piu' che altrove, la politica e' finita da tempo.
Forse dopo l'ennesimo scandalo nel territorio, e' arrivato il momento in cui i militari oltre che ad essere impiegati per strada per stanare i pericolosi camorristi, dovrebbero stabilmente occupare gli uffici pubblici, per sostituirsi ai funzionari corrotti e corruttori.


martedì 20 ottobre 2009

IN UNA CITTA' POVERA, MUORE UN POVERO BIMBO

Giunsero da Capo Verde, per sfuggire alla fame. La madre, Manuela Rodrigues, e' in fin di vita; il suo piccolo, Elvis, di soli 6 anni, ha trovato la morte per le esalazioni tossiche sprigionate da un braciere.
L'improvviso calo delle temperature, ha causato la prima vittima tra i disagiati che vivono in citta'. Questa volta, non e' una baracca a far da scenario alla tragedia ma una piccola abitazione di circa 20 mq. nel popolare quartiere Sanita', a cui l'Enel da poco aveva interrotto la fornitura, per sopraggiunta morosita'.
La madre di Elvis, perso il lavoro come colf, viveva di espedienti. Non si era mai rivolta ai servizi sociali per il timore che le sottraessero il bambino. La storia di Manuela rappresenta in modo cruento, la disperazione in cui versano tanti sfortunati in questa citta'. Chi e' povero, specie se non regolare, si nasconde, vive nel silenzio la sua esistenza ai margini.
Napoli resta la citta' dei contrasti, delle potenzialita' inespresse. In un momento in cui si parla di progetto metropolitano, di aggiudicazione dell'Expo del 2012, del Forum delle colture del 2013, questi tristi avvenimenti fanno capire che da queste parti la poverta' e' ancora diffusa e non solo per i tanti migranti che giungono in citta' con l'illusione di aver raggiunto l'Eden.
A Napoli, piu' che in altre parti del Paese, si sono sapientemente celati i lati negativi, gli storici ritardi, divenuti sgradevoli stereotipi convenzionali. La citta' ha vissuto prima l'epopea del propagandistico "rinascimento" Bassoliniano, messo in scena da una schiera di intellettuali asserviti al potere. Poi, dopo lo scandalo munnezza, si e' passati al meticoloso "lifting" mediatico operato dal Premier Berlusconi che ha mostrato al mondo intero una Napoli nel solo formato cartolina.
In entrambi i casi, si e' accuratamente evitato di parlare dei mali della citta', dei suoi diseredati, dei suoi ghetti abbandonati, delle sue periferie degradate. Tali tristi e mortificanti scenari, sono considerati semplice polvere da occultare velocemente sotto il tappeto buono di una casa che ahime', e' rimasta sporca.
Per tale motivo, Napoli, resta una citta' povera.

venerdì 16 ottobre 2009

POLITICA MEDIATICA: SOCIOLOGIA DELLA DECADENZA

Il Paese e' ipnotizzato, narcotizzato dai fumi e dalle esalazioni mediatiche, tossici miasmi nauseabondi che fanno dello scontro e della contrapposizione, il loro volano di propagazione.
Da un lato c'e' il Presidente del Consiglio che populisticamente urla il suo vittimismo, fatto di congiure, complotti, ardite trame destabilizzanti di matrice comunista.
Dall'altro vi e' un'opposizione che invece di trovare la forza di compattarsi, resta sfibrata, confusa nella sue linee strategiche e programmatiche ma che nell'antiberlusconismo trova improvvisa coesione, linfa rigenerante e ancora di salvezza del suo manifesto e progressivo crepuscolo.
Da una parte imperversa la politica degli spot, degli annunci di stampo commerciale, dove un'attenta regia irradia ad arte la sua luce, creando suggestioni emozionali finalizzate alla costruzione di un surreale eldorado.
Dall'altra si contrappone un'opposizione, i cui rappresentanti, nel corso di questi ultimi anni, hanno fatto proprio un linguaggio piu' vicino all'intellettualismo salottiero, piuttosto che il crudo e diretto lessico dei militanti di piazza.
Nel loro contrapporsi al "dittatore nepotista", sono caduti nel tranello creato ad arte di perdersi nella sterile demonizzazione personale attinente la vita privata del Premier, non focalizzando l'attenzione sulle scelte, i limiti e gli errori del politico-statista.
Alla fine questo contrapporsi asfittico, piu' vicino ad una volgare soap-opera, ha impoverito le nostre coscienze, generando una dialettica assai mediocre, dove la limitata forma prende il sopravvento sulla totale mancanza di idee e contenuti.

martedì 13 ottobre 2009

VIGILESSA AGGREDITA: ENNESSIMA VERGOGNA

Oggi nella centralissima Piazza del Gesu', una vigilessa ha subito la furia devastante di tre donne, di cui due minorenni, che erano state fermate poiche' in sella ad un motorino, privo di targa e senza casco. In citta' ormai, l'anarchia regna sovrana.
Non e' la prima volta che cio' accade. Spesso i vigili a Napoli, restano vittime di tali deplorevoli comportamenti criminali.
L'agente municipale che ha riportato la frattura del setto nasale, e' stata ricoveroata in ospedale. La violenza e' proseguita anche presso il drappello della polizia municipale dove le tre donne, in preda ad un vero raptus, hanno causato ingenti devastazioni.
Si parla tanto di questione meridionale, di interventi per il sud, di pianaficazioni economiche pro-mezzoggiorno.
Penso che il grave ritardo che offende tale territorio, disarticolandolo dal resto della Nazione, non sia altro che una atavica e ciclopica distanza culturale, che avvicina il sud ahime', piu' alla vicina Africa che non al vecchio continente.
Fin quando a queste latitudini, il semaforo resta un colorato addobbo urbano, la cintura e il casco vengono considerati forme di vessazione fisica, il bollino blu sulle auto una semplice affrancatura, il contrabbando di sigarette una forma di supplementare introito oltre il sussidio di disoccupazione, non si andra' mai da nessuna parte. Non servono le task force di militari armati fino ai denti a presidiare le strade contro i pericolosi latitanti, se poi "normali" cittadini aggrediscono gli agenti della polizia municipale nell'espletamento delle loro funzioni.
L'aggressione alla vigilessa, e' l'ennesima vergogna per una citta' in cui regna decadente, l'indifferenza.


venerdì 9 ottobre 2009

OBAMA: NOBEL MERITATO CON QUALCHE NEO

Forse inaspettato, sicuramente meritato, fortemente significativo, il premio Nobel per la pace conferito al neo Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, onoreficenza conferita con giudizio unanime.
Premiato il suo assiduo impegno profuso nel disarmo nucleare, portato avanti con costante opera diplomatica.
Dietro questo nobile traguardo, viene altresì riconosciuta la volonta' del Presidente di riavvicinare i popoli attraverso una nuova intesa interculturale, multietnica e policonfessionale. La figura del Presidente, la sua storia, il suo indiscusso carisma, simboleggiano ed impersonificano, tali peculiarita'.
La sua stessa nomina, e' stata sintesi e rappresentazione materiale del nuovo sogno americano, avendo in se tutti i presupposti per poter vedere finalmente attuato tale ambizioso ed epocale obiettivo.
Obama tuttavia, e' salito alla ribalta, in un momento storico denso di traversie e per questo motivo, particolarmente delicato. Si e' insediato alla Casa Bianca all'indomani dello scoppio della crisi economica piu' devastante dal lontabno 1929. Ha dovuto affrontare le conseguenze del logorante conflitto Iracheno e del perdurare ormai cronicizzato, di quello Afghano.
Obama ha cercato di cambiar strategia, puntando maggiormente alla diplomazia che allo scontro.
Molto ancora c'e' da fare in tal senso, ma il solco del cambiamento, e' stato tracciato.
Il Nobel gli conferisce molto onore e prestigio ma al tempo stesso, anche maggiori responsabilita'.
Il presidente degli Stati Uniti deve affrontare il problema interno relativo al nuovo piano sanitario. Alcuni ostacoli si intravedono in tal senso. Forse gli impegni e le promesse fatte in campagna elettorale, non potranno essere rispettati nel breve. La garanzia di una sanita' accessibile a tutti, non e' ancora praticabile in forma estesa.
Un' altra questione mai affrontata, neanche in campagna elettorale, e' il mantenimento della pena di morte in molti stati della confederazione. Il Presidente di un paese che si batte per il disarmo nucleare, dovrebbe altresi' sposare tale nobile battaglia.
Poi c'e' la questione Tibet. Da alcuni giorni si e' venuti a conoscenza che nella prossima visita ufficiale del Presidente americano in Cina, verra' evitata qualsiasi forma di contatto con il Dalai Lama. Se nei giorni scorsi, per Obama cio' rappresentava innanzitutto una palese forma di smisurata sudditanza verso il gigante asiatico, oggi in virtu' dell'assegnazione dell'importante onoreficenza e della concomitante presenza del leader spirituale ad Washington, sembra ancor piu' imbarazzante il fatto che il vincitore di un Nobel per la pace, eviti di incontrarne un altro.


giovedì 8 ottobre 2009

IDA DI MARTINO: LA VOCE DELLA CITTA'

Cara Ida,
ritorno ad ascoltare la tua voce,
suono elegante che si irradia in citta'.
Ogni mattina mi offri il tuo "caffé",
una pregiata miscela di vivacita' napoletana
impreziosita da gemme di vellutata cadenza anglosassone.
Puntuali ed interessanti i tuoi approfondimenti,
sapienti, sobri, al tempo stesso ironici, i tuoi commenti.
Notevole la tua professionalita', la conoscenza del mondo che ti circonda.
Smisurata e' la sensibilita' che traspare in tutto cio' che fai.
Da te mi ero un po' allontanato ma,
come vedi, alla fine son tornato.
Ho scelto nuovamente le tue "frequenze"
per rendere piu' armoniosa la mia giornata.
Con te ho polemizzato, a volte mi son scontrato,
pero' rimane in me presente il ricordo della tua vicinanza, del tuo sostegno,
nel credere in quello che facevo.
La citta' ha la sua radio, tu ne sei la voce.

mercoledì 7 ottobre 2009

NAPOLI E' DI NUOVO "NA CARTA SPORCA"

Lentamente, ma in maniera continua e costante, l'immondizia ritorna a far capolino tra le strade della citta'. Ieri il quotidiano Roma di Napoli, mostrava un dossier su come e' ridotto il salotto buono della citta' e in quale stato versano le vie del belvedere cittadino.
Se ci spostiamo nell'hinterland, la situazione e' ancora peggiore. Cumuli di immondizia fanno orrenda mostra di se. Gli assi viari di collegamento tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, strade che percorro ogni giorno in auto, sono vere discariche a cielo aperto. Tutte le aree di sosta, si sono trasformate in terrificanti sversatoi.
Di questi scenari non si sa piu' notizia. Il messaggio che deve passare e' che l'emergenza rifiuti e' alle spalle. Fare rumore su queste tematiche, in questo momento, non serve a nessuno. Il Governo asserisce di aver compiuto un miracolo, le amministrazioni locali, ritornate a gestire l'ordinario, non possono gia' dichiarare tale stato di imbarazzante difficolta'.
Senza ombra di dubbio, va stigmatizzato il comportamento assolutamente incivile da parte della cittadinanza. Al tempo stesso, molte ombre rimangono sull'effettiva uscita dall'emergenza.
Riusciranno i comuni campani a raggiungere il 25% di differenziata entro la fine dell'anno in corso, pena il commissariamento? A che punto si trova in essere la fase progettuale in merito agli altri termovalorizzatori dichiarati dal Commissario di Governo Guido Bertolaso, nello specifico, quello di Santa Maria la Fossa nel casertano, quello nella citta' di Salerno e quello che dovrebbe sorgere nella zona orientale di Napoli?
Inoltre, la situazione potrebbe diventare nuovamente drammatica, se con ogni probabilita', migliaia di lavoratori del comparto, non vedranno rinnovato il loro contratto per fine anno. A distanza di oltre un anno dal rientro dell'emergenza, nuovi inquietanti scenari pare stiano incombendo sul territorio.
Quello che certo e' che Bertolaso ha dichiarato epressamente di voler concludere il suo compito alla Protezione civile, chiedendo il pensionamento a fine anno.
Il Premier e' parso molto contrariato di cio', ma lui ora, dopo la bocciatura del lodo Alfano, ha ben altro a cui pensare.

lunedì 5 ottobre 2009

DE LAURENTIIS-NAPOLI: IL FILM E' HORROR

Il Napoli ancora una volta esce sconfitto da una trasferta. Dopo l'esordio sfavorevole a Palermo, si e' perso a Genoa, a Milano con l'Inter e ieri all'Olimpico con i giallorossi guidati da un Totti in grande spolvero. I giocatori mostrano palesemente scarsa personalita'. La squadra non ha un'anima.
La classifica parla chiaro. Gli azzurri hanno solo 7 punti e peggio ancora, la difesa e' la piu' battuta da inizio campionato. Paura, incertezza, sconcerto, sono gli elementi che dominano lo stato d'animo degli calciatori. Il caos e' totale.
De Laurentiis che ha investito altri 52 milioni di euro per questa stagione - evidentemente spesi male - e' tornato di fretta e furia la settimana scorsa da Los Angeles, dove era impegnato con la sua produzione, ed ha iniziato a far piazza pulita.
Il primo ad essere stato allontanato e' stato il Dg Marino. A lui la colpa di non aver acquistato giocatori da Napoli. Imminente l'esonero del tecnico Donadoni, lo stesso tecnico chiamato a sostituire Reja - cosa che poteva essere evitata - sul finire del campionato scorso.
De Laurentiis, non e' esente da colpe comunque. Forse, proprio la sua invadente personalita', accresce questo stato di totale confusione.
Perche' il Presidente non fece concludere la stagione al friulano, magari congedando anche il direttore generale a giugno? Se voleva davvero iniziare un nuovo ciclo, come afferma, non era piu' utile farlo a stagione conclusa? Fino ad inizio campionato, non e' stato lo stesso presidente a congratularsi con Marino per i giocatori portati a Napoli?
Parliamo di Quagliarella, Campagnaro, Cigarini, De Santis, Zuniga, giocatori che fecero molto bene nella passata stagione.
Evidentemente le sconfitte scottano, l'immagine di una squadra perdente forse, non sono il massimo per un uomo che fa della comunicazione, un elemento di primo ordine.
Ci dimentichiamo pero' quanti limiti ha la gestione De Laurentiis. La squadra non ha una vera e propria sede sociale. Si e' stipulato un contratto di fitto con una struttura recettiva sita a Castelvolturno, nel casertano, non facendo vivere la citta' ai calciatori.
Non si e' puntato alla costruzione di un settore giovanile degno di questo nome. Si e' imposto ai tesserati un lungo periodo di silenzio stampa, mortificando la professione di tanti addetti ai lavori e non permettendo ai tifosi di conoscere l'umore dei calciatori. Spesso inoltre, il presidente non ha saputo usare i modi e i tempi giusti per le sue sfuriate, di presidente padrone, dimenticando che lo stesso Marino era costretto a calarsi nei panni di pompiere.
Penso che De laurentiis confonda troppo spesso il mondo del calcio con quello del cinema.
A noi napoletani voleva rappresentare un film d'avventura, dove a mo' di Rambo o Indiana Jones, i calciatori al suono del ciak, avrebbero dovuto con le loro gesta riscattare il destino di un'intera citta'.
Penso che dopo oltre cinque anni di "riprese", il film proposto a noi tifosi, stia diventando un horror di basso profilo da proporre solo in seconda visione.

giovedì 1 ottobre 2009

IL POTERE DISTORCE LA REALTA'

Oggi parlare contro Berlusconi e' diventata una moda, un passatempo, un sistema comunicativo sterile, asfittico, piu' attento all'audience che non all'analisi approfondita dell'opera del Governo.
Non vorrei quindi, dare l'immagine di parlare contro il Premier per un senso di antipatia a prescindere o perche' sia motivato da un pensiero politico in antitesi al suo. Non vorrei imitare e fare da eco alla sinistra italiana - quella che rimane nel Paese - e non avendo argomenti validi da proporre, limitarmi e soffermarmi su cio' che fa parte della sua sfera privata - anche se ultimamente pare, essa abbia raggiunto un profilo alquanto basso.
Chi mi conosce sa che nel passato l'ho votato e sono sceso in politica nel suo movimento.
Penso pero', si stia esagerando nel dare un'immagina univoca e fuorviante di un paese dove tutto va bene, dove le difficolta' non esistono, dove tutto deve essere tenuto in una sorta di limbo paradisiaco, di rigenerante eldorado, di artefatto reality.
I problemi esistono, anzi, sono aumentati. I posti di lavoro si continuano a perdere, la ripresa promessa, almeno al sud, non sembra essere ancora partita. Ma, nell'ottica di un sano e al tempo stesso mortificante e bigotto ottimismo, non si deveno argomentare questioni negative. Tali tematiche vanno celate, occultate, sapientemente sminuite.
Stessa cosa per la munnezza. Qui nell'hinterland napoletano e soprattutto in quello casertano, ce n'e' ancora a tonnellate, ma le immagini di questi inferni apocalittici dimenticati, di certo non vengono mostrate.
Nell'immaginario collettivo, deve passare l'effetto della cartolina. Penso che tutte le persone di buon senso, armate di spirito critico autonomo, concordino nell'affermare che questo tipo di messaggio irradiato ad arte con una sapiente regia, offenda chi abbia ancora un minimo di dignita'.
Non ne faccio una questione politica di nessun colore. Anche a noi napoletani, ci fu propinata la genesi di un nuovo rinascimento. Era l'epoca del G7, del 94. Napoli beneficio' di un intervento di make-up radicale. Nella realta', furono puntati i riflettori sul salotto buono di una casa vecchia, dove gli specchi opachi furono tirati a lucido repentinamente, la polvere rimase sotto i tappeti pieni di muffa e per non sentire lo scricchiolio del suo imminente tracollo, furono organizzate feste di piazza con musici e saltibanchi di notevole richiamo.
Tutti sostennero il miracolo. La cosiddetta borghesia intellettuale, poi fuggita dalla citta', ne divenne il volano. Essa non era altro che una elite di dotti e ammaestrati servitori del potere, chiamati ad occupare i salotti di sua maesta' Bassolino, irradiandone la sua presunta ed opinabile opera grandiosa, anche grazie alla presenza di un'informazione locale molto plasmata.
Chi detiene il potere, lo usa a suo piacimento, spesso distorcendo la realta' esistente. Per far cio' non serve avere la proprieta' dei mezzi di comunicazione, basta creare una ramificata, omertosa, clientelare lobby di acquiescienze.



lunedì 28 settembre 2009

CAMPANIA: IL RITARDO E' CULTURALE

Tutti i politici si prostano al capezzale del sud. Bastera'?
La questione meridionale, di vetusta memoria, tiene banco. In Campania ancor di piu'.
La data del prossimo appuntamento elettorale si avvicina. C'e' grosso fermento nel territorio.
I big del Governo, specie i campani d'origine, numerosi accorrono dal "malato". Tutti pare, abbiano la ricetta giusta per la rinascita - sperando non sia un altro virtuale rinascimento.
Perfino Tremonti, ha lanciato sue tesi su come invertire una rotta infelice, senza ritorno.
Il problema e' che piu' che una nave in tempesta, la Campania sembra un treno(carico di rifiuti) che percorre lentamente un binario morto.
Si parla di ricostruire una classe dirigente, di riformare l'intera macchina organizzativa della regione.
Costoro, mi riferisco all'attuale opposizione regionale, maggioranza nel Governo, cosa hanno fatto per rappresentare in questi lustri, un'alternativa valida all'incontrastato dominio Bassoliniano?
Sento dalle cronache locali, che il dubbio amletico del Presidente Berlusconi, sia su chi puntare per la corsa alle amministrative qui in Regione. Tra pochi giorni, il Premier si pronuncera'. Salvo sorprese dell'ultima ora, la scelta cadra' con ogni probabilita', tra Il Ministro Mara Carfagna e il Sottosegretario Nicola Cosentino. No comment!
Da queste parti, si guida l'auto ancora senza cintura, la moto senza casco, si passa al semaforo con il rosso, non si riesce a fare la differenziata e si usano le arie di sosta sugli assi viari come discariche a cielo aperto - anche se la televisione non ci fa vedere cio'.
L'arretratezza del sud, penso sia una questione culturale. Ecco, appunto: la scelta di chi dovrebbe governare questo teritorio, dovrebbe rappresentare una svolta culturale. I nomi su elencati, a mio modesto avviso, non rappresentano questo tipo di rivoluzione.

venerdì 25 settembre 2009

POLITICA E INFORMAZIONE: IL LIVELLO E' DAVVERO BASSO

AnnoZero ha dimostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, che la politica in Italia e' finita da tempo e che l'informazione sia diventata uno strumento di lotta, di scontro fratricida e non piu' un elemento di corretta analisi della realta' che ci circonda. Imperversa il gossip, sotto forma di una "real-fiction" esasperata, dove i contenuti propinati sono davvero squallidi, volgari, offensivi, sicuramente lontani da quelle che sono le vere problematiche del Paese. La democrazia non sara' in pericolo, l'informazione non e' da regime, sicuramente la cultura al momento, e' di un profilo spaventosamente basso.
Ora piu' che mai, allontanarsi da questa politica e non rimanere coinvolti in questa guerra tra testate giornalistiche, e' una vera forma di elevazione socio-culturale, un modo per riappropriarsi dell'autonoma soggettivita' individuale.
Diventare apolitici quindi, non e' una manifestazione di insubordinazione comportamentale, ma un' espressione di liberta' ed indipendenza cognitiva.
Un quadro politico-istituzionale, degno di questo nome, manca di fatto nel Paese. Noi inermi cittadini, siamo subissati da messaggi fuorvianti, frenetici, parziali, interessati, che ci portano a stravolgere il nostro senso critico. Contiamo solo perche' contati come votanti e, per tale motivo, sottoposti quotidianamente, a qualsiasi tipo di subdolo condizionamento.
In questa precisa fase storica - dove tribuni diventano giullari di piazza o pseudo intellettuali girotondini - caratterizzata da un appiattimento culturale e da un'omologazione del pensiero, essere apolitico e' l'unica forma costruttiva di disobbedienza sociale. Non partecipare a tale contrapposizione sterile, diventa una manifestazione di corretto ed evoluto dissenzo.
Al sottoscritto, come a tanti italiani, non interessa sapere se i nostri politici vanno a mignotte e se quando lo fanno, adoperano stupefacenti.
Lo scontro sterile, ripetitivo, quasi ipnotico su tali questioni di basso e rozzo profilo, a cui siamo sottoposti con estenuante insistenza, non interessa davvero piu' a nessuno. La rissa e' necessaria soltanto a chi deve battere l'avversario con l'insulto o a chi deve conquistare un buon risultato nei dati di ascolto, puntando alla chiassosita' della forma e non al valore del contenuto.
I problemi nel Paese sono ben altri. La distanza tra essi e chi li dovrebbe risolvere, sta diventando ahime', siderale.

mercoledì 23 settembre 2009

LA CITTA' SPROFONDA, NON SOLO PER I CROLLI

Quando piove a Napoli, i cittadini tremano. Come infatti, le piogge dei giorni scorsi, hanno ancora una volta fatto ingenti danni in citta'.
Crolli hanno interessato il centro storico, la zona dei quartieri spagnoli, per fortuna senza conseguenze per gli abitanti. In questa zona, Napoli e' una gruviera, un dedalo di viuzze sospese su cavita' naturali di tufo. Il tutto e' il caso di dire, si mantiene impedi per miracolo. Gia' lo scorso anno, nel luglio 2008 piu' esattamente, ci fu un grave cedimento nella stessa area, uno stabile danneggiato dal terremoto del 1980 crollo', venne giu', sgretolandosi su stesso. Ancora una volta, per solo caso, non ci furono vittime.
In queste ultime ore, la citta' fa sentire altri scricchiolii. Molti centri medici specialistici convenzionati chiudono i battenti, perche' non rimborsati dalla regione - il comparto come si sa e' sotto commissariamento - Migliaia di malati non ricevono delicate cure specialistiche, vedendo messa a serio rischio la propria salute.
Protestano anche i dipendenti del Consorzio Unico creato dal Commissario all'emergenza rifiuti. Per loro non e' garantito l'assorbimento nelle diverse ditte di smaltimento locale e a dicembre potrebbero perdere definitivamente il lavoro. Si minacciano azioni di rappresaglia e disagi per l'ordine pubblico e si rischia a breve, di veder compromesso il regolare smaltimento di rifiuti.
Sullo stesso sistema di raccolta, aleggiano ancora molti dubbi, primo tra tutti, quello di riuscire ad arrivare ad una soglia del 25% di raccolta differenziata, per tutti i comuni del territorio campano, pena il commissariamento degli stessi.
Se aggiungiamo le incerte sorti dello stabilimento Fiat di Pomigliano, quello dell'Atitech di Capodichino e le migliaia di tagli fatti tra i precari della scuola, possiamo ben dire che la citta' sta per sprofondare davvero.

domenica 20 settembre 2009

MARADONA, SOLO BRICIOLE ALL'ERARIO

Sabato 19 settembre, la Guardia di Finanza ha compiuto un blitz nell'Hotel Palace di Merano, luogo in cui Diego Armando Maradona si sta sottoponendo all'ennesimo trattamento di cura dimagrante e disintossicante, cercando anche di dimenticare in fretta, le batoste subite dalla nazionale argentina nelle ultime uscite per le qualificazuioni ai mondiali del Sudafrica, del prossimo anno.
I militari sono entrati direttamente nella stanza occupata dal pibe e dalla sua compagna, chiedendo al fuoriclasse di visionare le carte relative al suo contezioso, e di consegnare le uniche cose di valore che Diego aveva al suo seguito: gli orecchini di diamanti, di un valore stimato, inferiore ai 5.000 euro.
Maradona ha un lungo contezioso con il fisco italiano, risalente agli anni '80, periodo in cui militava in forza al Calcio Napoli. Con gli interessi calcolati, dovrebbe ridare allo Stato, circa 37 milioni di euro. Gia' nel 2006, in occasione di un suo ritorno a Napoli, per una partita di beneficenza, le Fiamme Gialle sequestrarono a Maradona due Rolex, per l'ammontare di circa 11.000 euro.
Mi chiedo: l'azione della Guardia di Finanza, puo' definirsi esemplare? Perche' non prendere provvidementi piu' rigidi- anche l'arresto- quando l'argentino mette piede in Italia?
Perche' non trovare la formula di risalire ai beni posseduti dal campione in Argentina - se ne possiede ancora - recuperando in modo piu' copiscuo l'ammontare della cifra evasa?
Penso che questa azione della Finanza, di carattere sicuramente dimostrativo, abbia una finalita' piu' scenografica e persecutoria, ma non certo risarcitoria per l'Erario, a cui ritornano soltanto briciole.
Per altri evasori illustri, non e' stato di certo adoperato lo stesso trattamento ma, forse, si sono ottenuti migliori risultati.


giovedì 17 settembre 2009

FOLKLORE PARTENOPEO A STRASBURGO

Sorprendente, insolita, inaspettata, spiazzante performance all'euro Parlamento di Strasburgo.
Protagonista di tale episodio e' stato il rappresentante del PDL Enzo Rivellini, napoletano.
Durante l'importante seduta, incentrata sulla reilezione del Presidente - nello specifico il portoghese Barroso e' riuscito a confermare la sua carica- il nostro rappresentante si e' esibito in una particolare audizione, tutta "recitata", e' il caso di dirlo, in dialetto napoletano.
L'accaduto ha causato sconcerto tra i presenti, imbarazzo negli altri delegati italiani e un vero e prorpio panico per i traduttori ufficiali che chiaramente, non riuscivano a comprendere il discorso del nostro europarlamentare.
Lo scopo di Rivellini, era quello di mettere al centro dell'attenzione, le problematiche ataviche che affliggono il sud d'Italia, territorio di strategica importanza nel bacino del mediterraneo, vera cerniera nelle relazioni sia tra Europa ed Africa che tra est ed ovest del vecchio continente - nello specifico anch'io sottolineavo da questo spazio, le grandi potenzialita' inespresse di Napoli, la citta' piu' importante a queste latitudini -
Rivellini nella sua uscita sottolinea le difficolta' che sta attraversando questo lembo d'Europa, gia' fortemente arrettrato rispetto alla restante parte d'Italia e che oggi vede in modo piu' profondo ed irreversibile, acuirsi le conseguenze della crisi economica globale.
Addirittura nella sua conclusione, il rappresentante del PDL, adopera una sorta di avvertimanto, quasi una minaccia. Il malcontento cronico della popolazione presente nel sud, paragonato ad una pioggerella - in napoletano, "na' schizzichiata" - potrebbe a breve, trasformarsi in un diluvio, una tempesta - tradotto, "nu' pata pata 'e ll'aqua" -
Penso che il delirante o quanto meno fokloristico discorso a mo' di masaniello, fatto da Rivellini, sia davvero una performance folkloristica, molto piu' appropriata se fosse stata messa in scena all'ultima festa di Piedigrotta da poco conclusa in citta' ( il duo Rivellini - Elthon John non sarebbe stato niente male).
Ci si dimentica che la questione meridionale, ormai e' parte della storia contemporanea.
Dal 1861, data dell'Unita' d'Italia, si parla di questo ritardo presente nel Paese, di questa doppia economia nazionale, divenuto ormai una questione antropologica.
La Cassa per il Mezzogiorno, le miriadi di interventi nazionali ed europei fatti in tal senso, non sono serviti a niente. Il sud resta per sua stessa volonta', un coacervo di clientelismo e malaffare, di nepotismo campanilistico ed immobilismo socio-culturale, dove l'assistenzialismo profuso a pioggia non ha permesso alla popolazione di diventare imprenditrice di se stessa.
Spesso si attribuisce alla piaga purulenta rappresentata dalla mafia, ogni ritardo nel decollo di questo territorio. Si e' dimostrato che la mafia e' presente dappertutto. Restano invece, incontrovertibili, le lentezze che affliggono il meridione.

lunedì 14 settembre 2009

RAI, TV DI REGIME

Domani sera, sarebbe dovuto tornare in onda il programma di Floris, Ballaro', sulla terza rete RAI.
L'oggetto della trasmissione, era la ricostruzione in Abruzzo, ma soprattutto il gradimento del Governo da parte degli italiani e se, come ha affermato lo stesso Premier, lui e' stato il miglior Presidente del Consiglio, in 150 anni di storia dall'unita' d'Italia. Il programma invece, e' stato congelato all'ultimo momento, con la scusante che andava in onda nella stessa sera - ma alla RAI non esiste un palinsesto? - uno speciale di Porta a Porta, dove anche il mansueto ma piu' "allineato" Vespa, poneva come argomento, l'intervento del Governo in terra di Abruzzo, esaltandone pero' l'aspetto quasi "miracolistico" della ricostruzione lampo di una mega baraccopoli - questo e' il termine esatto per indicare delle provvisorie abitazioni in legno - per circa 30.000 sfollati.
Come poteva coesistere in una stessa serata, sulla tv pubblica, un programma incentrato sulla presunta ma a questo punto assai discutibile, superiorita' del Premier, ed un altro che tesseva l'elogio al suo operato in una forma di palese e schierato assist glorificante?
Dopo la gia' avvenuta sospensione di Report, condotta dalla bravissima ma scomoda Milena Gabanelli, con la motivazione della mancata copertura legale garantita ai giornalisti - un modo subdolo ma raffinato per non arrivare alla vera cancellazione del programma, espediente tipico delle dittature - come si puo' ormai nascondere alla collettivita', che la RAI ha smesso di essere un servizio di informazione pubblica ed e' diventato un ulteriore strumento di indotta, ipnotica, veicolazione cognitiva ed un mezzo di indottrinamento appiattito delle masse?
Ormai per avere una informazione plurima, indipendente, sicuramente libera, la si puo' ottenere solo accedendo alla rete. Per tale motivo, noi blogger, stiamo diventando un po' un problema per i nostri governanti, poiche' siamo piccoli ma infinitamente numerosi, liberi e soprattutto non sottoposti a nessun padrone.
Oggi, forse, un ottimo cronista non e' piu' completamente libero.