mercoledì 31 ottobre 2012

VOTO IN SICILIA: UN CAMPANELLO D'ALLARME

Il voto siciliano mette in chiaro principalmente tre cose: l'astensionismo, l'ascesa del M5S e l'ingovernabilita'.
La gran parte del popolo siciliano di destra, non si reca alle urne, sentendosi orfano di una valida coalizione rappresentativa, ormai frantumata, divisa e allo sbando. Il "laboratorio" siciliano propone una nuova coalizione, quella in cui c'e' l'alleanza tra PD e UDC, forzatura politica che puo' esistere in Sicilia, abituata ad ammucchiate clientelari ma che sara' difficile da riproporre a livello nazionale. 
Il m5s si conferma realta' emergente, movimento che tutti continuano a vedere come forza anti-politica a cui viene dato poco credito ma che, pian piano, in tanti iniziano a intravedere come necessario interlocutore politico.
Il neo-governatore Crocetta, non potra' legiferare senza l'appoggio degli altri partiti, in un territorio stremato dalla crisi a da lustri di sprechi istituzionali-autonomisti.
Se le elezioni amministrative in Sicilia, dovevano rappresentare una cartina di tornasole per l'appuntamento della prossima primavera nel Paese, di certo non possiamo stare tranquilli. L'incertezza e' notevole.
Nel PD ci saranno le primarie dall'esito molto incerto. Caos totale nel PDL, in piena guerra tra bande. Berlusconi ha finito di essere collante di una forza variegata, il suo illusionismo mediatico non produce piu' effetto. Casini sta alla finestra, non sapendo con chi allearsi. Vendola vede sminuito il suo carisma di oratore intellettuale, Di Pietro a sua volta, si trova a gestire imbarazzanti situazioni interne relative all'amministrazione dei fondi del partito.
Fino ad aprile, ci saranno altri scandali, altre ruberie della casta. Speriamo ci sia alemeno un piu' equo sistema elettorale.
Gli elettori volteranno le spalle alla politica o abbracceranno il nuovo che avanza?

domenica 28 ottobre 2012

BERLUSCONI: UN SUICIDIO IN DIRETTA

C'e' chi si suicida gettandosi da un ponte.

C'e' chi la fa finita ingerendo barbiturici.

C'e' chi adopera un revolver come passaggio ad altra vita.

Taluni, sono piu' platealmente teatrali nella realizzazione del proprio gesto estremo. Organizzano interviste a reti unificate per dichiarare pubblicamente, la propria volonta' di non ritirarsi dalla scena politica.
Ognuno e' libero di scegliere serenamente la propria fine. Amen!



lunedì 22 ottobre 2012

LA FINE DELLA DESTRA AVVENNE NEL 2009


Così scrivevo nel marzo del 2009. Cio' che presagivo ahime', si e' realizzato.

In Italia non esiste piu' una destra politica di riferimento. Finito Berlusconi e continuate le ruberie anche tra coloro i quali gridavano "Roma ladrona", una parte politica del Paese si e' dissolta. Caso unico nel panorama politico internazionale, l'Italia al momento, non ha piu' una prospettiva politica a destra. Tutti i big o presunti tali, facenti parte di questa corrente, cercano di riciclarsi verso il centro, verso quell'anima moderata di ispirazione cattolico-liberale che a mio parere puo' ritenersi, nel caso italiano, una sorta di insalata russa o per essere piu' precisi, una fetida minestra riscaldata, proposta agli elettori per cercare di non scomparire del tutto.

Questo era il mio post.

Buona lettura!

lunedì 15 ottobre 2012

SCIOGLIMENTO CHIRURGICO

La Lega in Lombardia ritorna ad essere forcaiola. Abbandona le scope e riprende i cappi. Ma che faccia di bronzo bisogna avere a fare della questione morale una bandiera, un modus vivendi, dopo che i suoi piu' alti dirigenti rubavano dalle casse del partito per appagare i propri desideri personali.
Certo, si dira' che e' stato fatto un ripulisti nei vertici del partito e che rubare in proprio, e' cosa molto diversa che comprare voti dalla mala, nello specifico l'ndragheta calabrese. 
Pero' improvvisamnete, ci si rende conto che al nord la mafia esiste, dopo che per bocca di Maroni, la malavita organizzata era un fenomeno del tutto sconosciuto oltre il Po.
Ma l'Expo di Milano del 2015, chi lo dovrebbe finanziare, visto che ormai il Paese e' in bancarotta? La movida della capitale economica del Paese, da chi veramente e' gestita?
Meglio dire le cose come stanno. Negli ambienti leghisti, ci si e' resi conti che il PDL e' allo sfascio. Berlusconi ormai, rappresenta il passato. Il centro-destra uscira' sconfitto alle prossime elezioni. Piu' conveniente allora, disfarsi quanto prima dei vecchi alleati, costringendoli a rassegnare le dimissioni, con conseguente scioglimento del Consiglio Regionale.
Ognuno per i fatti propri e "nemici" come prima. Meglio che si calmino le acque sulla Lombardia e che le attenzioni del Paese cambino direzione, spostandosi magari su territori per cosi dire, antropologicamente predisposti a subire questo tipo di clamore mediatico. Sul nord, non si deve fare rumore!
Il problema deve rimanere circoscritto in alcune aree del Paese. Se si aprissero tutti gli armadi per davvero,  troppi scheletri ne uscirebbero e lo spread inizierebbe a salire.

mercoledì 10 ottobre 2012

LA POLITICA VA COMMISSARIATA

La macchina burocratica, ha bisogno della politica?  Mi spiego. Un organismo amministrativo, sia centrale che periferico per funzionare al meglio, necesiterebbe esclusivamente di professionisti seri e preparati; perche' tali compiti allora, dovrebbero essere svolti da figure provenienti dalla politica? D'altronde oggi in Italia, c'e' un governo tecnico, fatto da persone che prima, ufficialmente, non si interessavano di politica a tempo pieno, guida tecnica che, per molti degli stessi leaders politici attuali, dovrebbe essere mantenuta anche dopo la scadenza naturale di questa legislatura. Che senso ha allora insistere sul trovare una nuova via politica per il Paese, visto che e' ormai conclamata la propensione quasi genetica dei nostri amministratori ad usare la cosa pubblica per interesse personale?
In questo momento storico, in Italia servirebbe soprattutto di pulizia, di epurazione, non il perpetuarsi di un dramma,  in cui si e' trasformata la politica, in cui si cercano nuovi attori figuranti ma i registi ed i produttori restano gli stessi.
La corruzione e' ormai dilagante. Dopo 20 anni da tangentopoli, nulla e' cambiato in questo Paese.
Se si mettesse la lente d'ingrandimento su ogni amministrazione, si scoprirebbero dappertutto ruberie e sprechi, cattive gestioni e sperpero del danaro pubblico. Quando si arriva ad un colpevole, tanti altri la fanno franca, perche' e' impossibile controllare a fondo ogni ente pubblico, ogni amministrazione territoriale.
Molti concordano nel ritenere il cosiddetto "modello Caserta" - la militarizzazione del territorio per finalita' di lotta alle organizzazioni di stampo mafioso - uno strategico strumento con cui lo Stato combatte l'illegalita'.
Data la perdurante corruzione esistente nella politica, la dilagante abitudine di molti amministratori di servirsi del danaro pubblico per arricchimento personale, la conclamata commistione tra politica e malavita, perche' non allargare in modo esteso e capillare la militarizzazione anche nella gestione delle amministrazioni sia centrali che periferiche? E' peggiore un regime militare (non di tipo sud-americano ma una forma di commissariamento prolungato della pubblica amministrazione) o una democrazia solo virtuale ma in realta' espressione del clientelismo di casta e dell'affarismo mafioso?
A Reggio Calabria, primo capoluogo di provincia ad essere commissariato, non e' calato il coprifuoco come accadeva tempo fa a Tripoli, per intenderci. La vita continua.

lunedì 8 ottobre 2012

L'ASFITTICA LITANIA DELLA POLITICA

I partiti continuano a illudersi di poter illudere gli elettori. Non passa giorno che non si sentano dichiarazioni d'intenti tese al cambiamento, allo svecchiamento, alla rottamazione delle vecchie nomenclature, al favorire il merito, le donne, i giovani. Per non parlare poi, del richiamo alla morale, all'etica, al decoro, alla lotta alle ruberie ed agli sprechi.
Il problema e' che a propagare ad iosa tale volume di chiacchere sterili, di bla bla bla gia' ascoltati per anni, sono gli stessi politici responsabili dello sfascio. Vogliono rinnovare ma loro non si ritirano.
A destra, in piena confusione ed in caduta verticale nei consensi, sono alla ricerca di un nuovo leader. Berlusconi pare si sia reso "disponibile" a non presentarsi per il bene del centro-destra, del Paese e perche' no, per l'andamento delle sue azioni... Una destra che  tornera' ad avere piu' anime e forse anche piu' simboli.
A sinistra non sanno chi sara' il nuovo leader. Renzi piace di piu' agli avversari del PD che non ai suoi militanti. Rappresenta il nuovo perche' lo dice la sua carta d'identita', ma non emoziona ed i suoi discorsi in maniche di camicia (in questo imita il suo avversario Bersani) sembrano spot simili a quelli che propongono i saldi alla Rinascente.
Vendola va per la sua strada, mostrando coerenza ma la sua oratoria rimmarra' per l'ennesima volta fine a se stessa, cosi come rimarranno vani i tentativi di spallata istituzionale portati dal "ruvido" Di Pietro.
Casini cerca perennemente alleati. Pare che sia finito il suo innamoramento per il PD. Il suo ondeggiare da pendolo, nelle ultime ore lo starebbe riavvicinando ai moderati del centro-destra qualora il Cavaliere decidesse davvero di ritirarsi ( voi ci credete?).
Spuntano chiaramente nuovi partiti e movimenti. Tremonti e Sgarbi ne hanno fondato dei nuovi. Montezemolo sta sempre li pronto ad appoggiare una qualche lista di moderati presi dalla cosiddetta societa' civile ( meglio dire una societa' indebitata senza prospettive e speranza) schierati a favore della riconferma di Monti.  
Circa la  Lega non mi pronuncio. Continuo a considerarla un'accezione surreale di natura fantastica.
I politici parlano, parlano. Parlano tra loro, ormai. La loro asfittica litania, e' il farneticare prodotto da individui assenti e distanti, a cui nessuno da piu' ascolto.
Il Paese vive da troppo tempo una stasi determinista e l'assoluta mancanza di decisionismo e dirigismo nella politica. Per troppo tempo l'elettore e' stato considerato un soggetto passivo, recettivo, una semplice scheda da infilare nell' urna. La deriva sociale e' assai vicina. Cosi come e' prossima una rivoluzione culturale. Una rivoluzione civica e civile contro il sistema, contro la casta e i privilegi, contro gli abusi e le ruberie dei politici
La grande onda che sommergera' questo flautolento corpo in decomposizione rappresentato dai partiti tradizionali, e' prossima.
Fermare il nuovo che avanza, e' sempre piu' difficile.

lunedì 1 ottobre 2012

UN PAESE SENZA CORAGGIO

I nostri politici sono diventati d'improvviso dei candidi moralizzatori. Tutti fanno a gara per presentare una legge contro le ruberie della casta. Certo, non tutti rubano, non tutti potevano sapere cosa facesse il collega di turno, ma di sicuro e' quanto mai postumo il loro patetico tentativo di rifarsi una verginita' perduta, di redimersi davanti ai cittadini. Molto raro poi, l'uso delle dimissioni a prescindere, in Italia viste come ammissione di colpa e non come assunzione di responsabilita' dinanzi agli elettori. Al contrario, abbiamo spesso assistito al rifugio nelle istituzioni, come garanzia di liberta' dalle patrie galere.
Il vento pero' sta cambiando. Nei politici, la  paura di essere spazzati via, e' cresciuta a dismisura nell'ultimo periodo. Il loro rinnovato agitarsi e' l'ennesimo tentativo per poter rimanere incollati alle loro poltrone. Di qui i loro appelli ai ripulisti interni, all'azzeramento delle nomenclature scomode, all'allontanamento delle mele marce, dimenticando che in Parlamento siedono ancora circa 100 tra indagati o inquisiti.
Un altro fattore che accomuna al momento,  la gran parte dei partiti, e' la fiducia incondizionata verso Monti. Ma come si fa a non capire che nessuno ha piu' il coraggio di metterci la faccia? Il professore, sebbene scomodo, fa il lavoro sporco che loro non potrebbero fare, perche' ormai da lustri non hanno fatto nulla per il Paese, facendolo scivolare in una forma di immobilismo decisionale.
Un dato e' certo: la crisi colpisce tutti, ma la lentezza e la dilagante corruzione e corruttibilita' delle nostre amministrazioni centrali e periferiche, e' un caso tutto italiano, se ci riferiamo ai paesi per cosi dire evoluti.
In Europa incendia la protesta. In Italia invece, assistiamo passivi e silenti al nostro progressivo declinio.
C'e' piu' rassegnazione che rabbia.
Il nostro infatti, e' un Paese in cui e' assai difficile poter ipotizzare una rivoluzione, anche solo culturale. Storicamente abbiamo subito in silenzio. E' un Paese che non riesce a trovare ne' colpe ne' colpevoli, che non processa mai sé stesso. Un Paese che ha vinto una guerra cambiando l'alleato di turno. Che fa pace con un dittatore (Gheddafi) e poi ne bombarda il territorio, per non essere da meno alle grandi potenze europee. Un Paese senza spina dorsale, che si genuflette all'uomo forte del momento, si chiami Craxi, Berlusconi o Mussolini, ma che gli gira le spalle alla prima tempesta. Una Nazione di nepotismi, caste e clientele, di compromessi storici e ammucchiate pentapartitiche, di bustarelle e raccomandati, dove per vedersi assicurato il pane, si va dal parroco o dal capo zona.
Per tale motivo, e' molto difficile affidarsi al nuovo che avanza, aprirsi ad altri interlocutori, a rompere con gli schemi pregressi, a trovare il coraggio di cambiare.