venerdì 13 ottobre 2023

PERIODO BLU. DOVE IL COLORE FA RIMA CON IL DOLORE


Dopo il Covid pensavamo che il peggio fosse superato.
Pensavamo che  nulla potesse essere  barattato con la liberta' e che la liberta'  fosse il valore  supremo, assoluto, imprescindibile.
Di fronte alla privazione della liberta', susseguita a breve tempo dall'obbligo vaccinale, ci illudevamo che, passata la "tempesta" le nostre vite avessero avuto nel breve periodo, un ritorno alla normalita'.
 
E poi, cosa e' accaduto realmente? Davvero si e' tornati a come eravamo? Davvero e' ripresa la nostra vita in modo regolare?
I nostri rapporti, le nostre relazioni abituali, il nostro approcciarci al prossimo e' lo stesso di quello che avevamo abitualmente prima?
Ritengo assolutamente di no.
 
Le difficolta' sociali, economiche ahime', sono rimaste, forse si sono anche a loro modo accentuate. Lo stato di emergenza, di allerta, e' stato sdoganato per tutta una serie di altre criticita', facendo diventare permante quel senso di cronica incertezza, di propagato terrore, di mediatico allarme che, a questo punto, possono ritenersi ciniche forme di una pianificata strategia sociologica del nostro tempo. Nella paura, le masse sono molto piu' influenzabili e quindi molto piu' gestibili e, alla lunga, si innamorano dei propri carnefici.
 
Cio' ovviamente ha contribuito in modo definitivo a mutare la percezione che si riceve tra le persone. Ma soprattutto sono le persone ad essere cambiate. Gli sguardi sono diversi. I pochi sorrisi sono soltanto di apparenza. Tutti sono assolutamente piu' aggressivi, arroganti, saccenti, spocchiosi, distanti. L'egoismo diventa la norma. Il prossimo non esiste.
 
Si aspettava con ansia al tempo del Covid di ritornare ad avere quel contatto umano a noi tanto caro e abituale. Ma forse gia' all'epoca, non si era avuta la giusta percezione di vivere in una societa' fatta da individui plasticamente vicini ma intimamente distanti. Un insieme di soggetti che formalmente e materialmente insieme, a contatto gli uni con gli altri, pensavano illudendosi, di allontanare gli spettri della solitudine che in tanti interioremente, gia' percepivano in modo importante.
 
Invece ci siamo trovati immersi in una societa' molto piu' incazzata, impaziente, stressata dove l'individualismo, l'egoismo, l'utilitarismo sono divenuti caratteri dominanti del vivere quotidiano e dove chi ha, possiede, gode di uno stato di grande agiatezza e' sempre piu esibizionista e vive in una assoluta forma di sfacciato edonismo e chi, al contrario, vive ai margini, in difficolta', in disagio e' sprofondato in preoccupanti forme depressive anche latenti e quindi non realmente percepite, o in pericolose derive aggressive, alla lunga devastanti.
 
Una societa' sempre piu' malata, ma sempre meno capace di riconoscere, accettare e porre rimedio al suo disagio, perche' fatta da individui sempre piu' isolati, meno comunicanti su argomentazioni e concetti sani e di spessore, nonostante ci sia una comunicazione tra gli stessi molto piu' capillare, continua e diffusa sulle varie piattaforme social ma dove nel contempo, il livello delle argomentazioni tra gli stessi, dei messaggi proposti, verte su contenuti progressivamente e  irreversibilmente  scadenti.
In questo interscambio connettivo,  ciascuno nell'altro, cerca uno specchio  al proprio io.  Uno specchio su cui ritrovare riflessa la propria immagine,  un'immagine ahime', sempre piu' vuota,  fragile, effimera.
 
Se si potesse rappresentare artisticamente il periodo che stiamo vivendo, senza dubbio potremmo definirlo come il periodo BLU del Maestro Pablo Picasso, dove il colore...fa rima con il dolore...Nessuna descrizione della foto disponibile.