mercoledì 31 dicembre 2008

BUON 2009, NAPOLI

Cara Napoli,

quest'anno per te e' stato davvero difficile.
Sei finita su tutti i giornali e in tutte le trasmissioni televisive del pianeta per gli orribili scenari da inferno dantesco, relativi alla vergognosa ed infinita emergenza rifiuti.
Oltre alle reali difficolta' materiali, hai dovuto sopportare il fango gettato su di te senza pudore, da tutti i media internazionali, fango che ben presto si e' trasformato in sabbie mobili, dalle quali stai con tutto il tuo sforzo, cercando di uscire, tentando di vedere ancora una fievole luce, indicatrice di un nuovo sentiero da percorrere.
Anche quest'anno hai dovuto piangere i morti ammazzati dalla camorra. Sei divenuta il simbolo del malaffare, della violenza organizzata, del crimine efferato, senza scrupoli, senza coscienza.
Su tali drammatiche scene di quotidiana decadenza, sono nati dei filoni narrativi che hanno avuto il merito ed il coraggio di porre in modo diretto, crudo, il roboante effetto di denuncia contro tali nefandezze ma che al tempo stesso hanno innescato inconsapevolemnte, un volano di ulteriore e crepuscolare decadimento per la citta' e l'intera regione.
Tali bubboni hanno messo da parte, sottacendole, altre tue quotidiane e ordinarie mancanze.
Il lavoro, le infrastrutture, lo stato di abbandono delle periferie, il degrado piu' o meno diffuso, il livello dei servizi quasi da terzo mondo. Non a caso sei ulteriormente scivolata in basso, nella classifica che misura il livello della qualita' della vita percepita. Tu insieme alle altre province campane, del resto, non hai mai fatto parte della zona alta di questa graduatoria, a testimonianza che i problemi di cui soffri, sono malesseri diventati ahime', cronici, radicati, atavici.
In questa parte finale dell'anno poi, anche le vicende relative alla condotta dei tuoi amministratori, non ti hanno messo in buona luce.
Scandali, dimissioni, arresti, avvisi di custodia cautelare, sono diventati lo scenario dominante delle tue giornate, uno scenario che va ad aggiungersi alla gia' pesante situazione economica. La crisi infatti, qui e' percepita in modo maggiore, proprio perche' tra i tuoi cittadini, e' ampia la percentuale di quelli piu' deboli, quindi piu' esposti.
Eppure a me fa piacere ricordarti per la tua bellezza, il tuo fascino inimitabile, la tua secolare storia, la tua ricca cultura, la tua grandezza fatta anche dalle tue molteplici contraddizioni.
A San Valentino ti scrissi come un innamorato, oggi mi rivolgo a te come un figlio.
Si perche' tu mia cara Napoli, mi hai dato i natali, io sono legato a te, come un tuo pargolo.
Per me tu sei, anche se invecchiata ed acciaccata, la mamma piu' bella del mondo.
Tanti auguri, Napoli. Buon 2009!

domenica 28 dicembre 2008

IERVOLINO: CAPODANNO COL BOTTO

Natale e' un momento di riflessione, di pausa, di meritato riposo.
Si pensa a mangiare il panettone, a giocare a tombola con gli amici, a consultare gli oroscopi, magari godendosi qualche giorno di vacanza lontano dalla propria casa.
Anche i nostri "amati" politici in questo periodo si concedono una pausa per così dire meritata... dopo un anno di grosse "fatiche".
Eppure c'e' un personaggio politico, una donna, che in questi giorni sta lavorando in modo incessante. Lei e' Rosa Russo Iervolino, il Sindaco di Napoli.
Il suo e' un lavoro di cucito, di snervanti trattative, da realizzare in un brevissimo lasso di tempo.
Frenetici, continui, sono i suoi spostamenti nella capitale, dai vertici del partito - a sua volta spaccato da Di Pietro e indebolito anche dalle vicende abruzzesi - per riferire circa questa sua estenuante partita a scacchi, nel tentativo di rimettere al giusto posto tutti i tasselli di un puzzle inprovvisamente frantumatosi.
C'e' da organizzare in tempi record, l'ennesimo rimpasto alla giunta. Entro marted' 30 dovra' essere presentata la nuova squadra, "dimagrita" nei suoi componenti. Pare che questa volta il Sindaco abbia pensato a nomi illustri del mondo della cultura e della societa' civile napoletana.
Si parla dell'economista Francesco Boccia, del filosofo Eugenio Mazzarella, del Presidente della fondazione Banco di Napoli, Adriano Gianolla, della sociologa Enrica Amaturo, della sindacalista Anna Rea, del giuslavorista Mario Rusciano.
Il Sindaco ha lavorato alacremente per sparare i suoi botti di fine anno. Chissa' se il botto non lo fara' lei, nel caso non riuscisse ad avere questa agognata fiducia.
Se i magistrati si sono concessi pochi giorni di pausa nell'inchiesta napoletana che riguardava l'imprenditore Romeo attualmente in carcere e coinvolgeva parte dei suoi assessori, il Sindaco e' andata avanti nel suo quasi utopistico progetto di far rimanere a galla una giunta consiliare che ormai fa acqua da tutte le parti.
Anche se riuscira' nel suo intento, ormai politicamente, la citta' non la segue piu'.
Lei avra' sicuramente le mani candide ma al tempo stesso i suoi occhi sono accecati anzi, bendati, per non riuscire a scorgere la distanza tra il palazzo e l'umore della citta'.
Napoli vuole voltar pagina. E' stanca di questi politici ormai desueti per la citta'. Il Sindaco vuole percorrere questa strada solitaria, quasi romantica, per dimostarere al mondo intero la sua estraneita' alle brutte vicende che hanno gettato altro fango sull'amministrazione cittadina.
Servira' la sua caparbieta' per coprire il fallimento di un'intera classe dirigente?
E' possibile che non riesca a capacitarsene?
Significativa, folkloristica ma forse inutile l'iniziativa delle associazioni dei consumatori, pubblicizzata anche su facebook che grideranno il loro sdegno il 31 dicembre sotto Palazzo San Giacomo, gettando in aria le loro scarpe in segno di protesta.
Io per questo sindaco, non prenderei freddo ai piedi.

mercoledì 24 dicembre 2008

E' NATALE! REGALIAMOCI UN SORRISO


E' arrivato il Natale!
E' giunto veloce, piu' veloce del solito, consentendoci pero' un momento di fugace riflessione.
Tutti corriamo, siamo compressi dai nostri ritmi incessanti, dalle nostre quotidiane arrabbiature.
Quest' anno poi, tutto ci sembra meno coinvolgente, piu' distante, meno vissuto.
Le feste giungono in un momento difficile. Ognuno, salvo eccezioni, ha fatto delle rinunce.
Proprio per tali motivi, di questo Natale dovremmo scoprire i suoi valori piu' autentici, genuini.
La famiglia, le persone a cui teniamo, gli amici quelli autentici, tutti coloro che per un attimo ci hanno permesso di sorridere.
Si, perche' il sorriso e' fondamentale nella nostra vita. Ultimamente pare, sia un'espressione del nostro viso, una luce del nostro sguardo non piu' prodotta da tutti noi. In giro c'e' tanta tristezza, tanta aggressivita', spesso prodotta dalle stesse persone per così dire, piu' fortunate.
Sorridere e' aprirsi all'altro in modo positivo cercando di creare rapidamente una sana empatia.
Sorridere e' un modo di farsi scivolare velocemente da dosso un torto subito, una critica affrettata.
Illuminare il nostro sguardo, da luce a chi ci sta accanto, proiettando verso l'esterno un senso di serenita'. A volte questa e' difficile trovarla, ci sembra smarrita ma incupirci in lugubrazioni introspettive, certo non ci fa risolvere il problema.
Sorridere e' un modo per sdramatizzare, coprendole, situazioni anche complesse.
Solitamente, chi non ha piu' nulla, di certo non perde il suo sorriso, sua fonte di richezza.
E' Natale. Oltre ai regali piu' o meno costosi che ci scambieremo in base alle nostre possibilita', regaliamoci un sorriso. Faremo il regalo piu' bello alle persone che sono intorno a noi.
Buon Natale a tutti.
Sorrisi,
Angelo

sabato 20 dicembre 2008

CASAL DI PRINCIPE. NON SOLO GOMORRA


Questo video mostra un altro volto di Casal di Principe.

Certo, si potrebbe vedere soltanto il tentativo diretto di pubblicizzare la mia azienda.

Cio' non si puo nascondere. Ma c'e' anche la mia volonta' di lanciare un altro messaggio.

Un messaggio di ottimismo per un territorio che non vuole perdere la speranza di un cambiamento.

C'e' anche la volonta' di infondere una diversa immagine per l'intera regione, fin troppo vituperata ultimamente.

Non dobbiamo perdere il coraggio di condannare cio' che di marcio esiste nel territorio.

Dobbiamo altresì infondere messaggi di positivita' e speranza.

Questo video ha anche questo obiettivo. Propagare il riscatto di una terra.

Casal di Principe non e' solo gomorra

giovedì 18 dicembre 2008

SINDACO, FACCIA UN PASSO INDIETRO

Napoli si trova nuovamente al centro delle cronache. Questa volta sono i provvedimenti giudiziari piombati su palazzo San Giacomo a tenere banco. Le Istituzioni cittadine tremano.
Storie di appalti truccati, condizionamenti sulle gare di assegnazione dei lavori, tangenti, turbative d'asta.
Al momento ci sono 13 ordinanze di custodia cautelare ed un arresto che riguarda il titolare della ditta appaltatrice, Alfredo Romeo, titolare della Glogal Service, ditta che aveva una grossa ingerenza nella manutenzione del patrimonio pubblico, a livello non solo locale.
Sulla fosca vicenda napoletana tutte le parti politiche e sociali della citta' e non solo, esprimono la propria opinione. Io ritengo di farlo da questo spazio.
Spero che l’ultima parola rimanga alla Iervolino, nel senso che il Sindaco debba rispondere solo alla propria coscienza, senza interferenze che potrebbero provenire dalla sua stessa corrente.
Lei e’ una donna intelligente, esperta, al di sopra di ogni sospetto. Afferma di avere le mani pulite, assolutamente candide. Credo nella sua buona fede. La vicenda non la tocca. Non per questo la deve rendere avulsa, asettica, dal contesto in cui e’ scivolata la citta’.
Lei dovrebbe capire che e’ giunto il momento di fare un passo indietro. Cio' non significherebbe gettare la spugna. Non si tradurrebbe in un abbandono o nel tradimento della propria giunta.
Lei dovrebbe capire, e lei lo sa, che una fase politica e’ finita, purtroppo in malo modo.
Il Sindaco dovrebbe avere il coraggio di voltar pagina, annunciando le sue dimissioni e sciogliendo la giunta. Dovrebbe compiere questo gesto, come ultimo nobile atto verso la sua Napoli.
Lo dovrebbe fare proprio per l’onesta del suo lavoro, per l' impegno sempre prodotto per questa citta’. Intestardirsi in modo orgoglioso a continuare, farne una questione personale, potrebbe risultare controproducente per l'immagine sua, del suo partito e della citta'.
Dovrebbe compiere uno sforzo interiore, introspettivo, non vedendosi esclusivamente una rappresentante delle Istituzioni, appartenente ad una precisa parte politica ma ricordandosi di essere prima di tutto, una cittadina napoletana.
Per l’amore della sua citta’, dovrebbe lasciare. Questa decisione non sarebbe vista come una sconfitta ma come un gesto di saggezza. Sicuramente un'alta testimonianza di democrazia.
La giustizia deve fare il suo corso. E' necessario che il Sindaco si assuma una grossa responsabilita' politica per permettere alla sfera penale di poter agire piu' liberamente.
Sarebbe triste e fin troppo strumentale poi, appellarsi a teoremi costruiti su passive strumentalizzazione personali e sterili vittimismi moralistici, per giustificare la conseguente sconfitta inappellabile di tutta la sua corrente, nel caso, molto propabile, che l'azione giudiziaria prevalesse su quella politica.
Il suo gesto farebbe assumere a tutti grandissime responsabilita’. Non solo stimolerebbe maggiormente le donne e gli uomini onesti e laboriosi della sua parte politica che credono ancora nel proprio lavoro e che vogliono ancora impegnarsi per questo territorio.
Il suo passo indietro provocherebbe la definitiva presa di coscienza del peso e del valore dei suoi avversari che non e’ detto siano realmente pronti ad affronare questo cambio epocale.
Politicamente, storicamente, bisogna porre un fine a questa esperienza, arrivata al suo capolinea ahime', in un modo non proprio esemplare.

lunedì 15 dicembre 2008

IL NAPOLI VOLA. LA CITTA' RESTA A TERRA

Con la netta vittoria sul Lecce e la concomitante sconfitta del Milan subita dalla Juventus, il Napoli si posiziona al 3° posto della classifica di serie A. Gli azzurri sono a tutti gli effetti accreditati al raggiungimento di un posizionamento in Champion.
Se si pensa che solo 4 anni or sono, la squadra militava in serie C, tali successi sembrano avere del miracoloso.
Invece no. La Squadra e' stata presa per mano da un nuovo presidente, Aurelio De Laurentiis che ha investito in questa citta' all'indomani del fallimento della precedente societa' sportiva, non ricevendo di certo un regalo, come al solito capita in questi casi. La nuova societa' fu acquistata nel 2004 per 31 milioni di euro, senza che vi fossero ne' una sede sociale, ne' i campi dove potersi allenare.
Il presidente si e' affidato a due uomini fondamentali per il rilancio tecnico.
Uno e' Reja. L'allenatore e' arrivato dopo la breve e sfortunata esperienza di Ventura. Tecnico non appariscente ma pragmatico e razionale. Un uomo concreto. Un friulano schivo ma testardo, fin troppo per il suo credo tattico, ma adatto alla piazza napoletana, facile ai surriscaldamenti e alle repentine depressioni.
Ma il vero stratega di tale ascesa e' stato il Direttore Generale Pierpaolo Marino, gia' presente nello staff del Napoli, ai tempi del primo scudetto.
Mago del mercato, abilissimo scopritore di giovani talenti. Marino oltre a competenze specifiche, ha assicurato un grosso apporto alla societa', per la sua conoscenza dell'ambiente partenopeo.
Il Direttore ha spesso fatto da filtro, intercettando e smussando gli umori della stampa e della tifoseria; al tempo stesso ha agito da collante tra la squadra e la proprieta', a volte un po' "istrionica" nelle sue dichiarazioni.
Il Napoli e' cresciuto notevolmente. I talenti scoperti lo scorso anno come Hamsik, Lavezzi, Gargano, Santacroce, oggi sono delle realta'. Nuovi acquisti come Denis e soprattutto Maggio, si sono rivelati delle piacevoli certezze.
Al momento la squadra concede a noi napoletani ed alla citta', episodiche dosi di dignita', orgoglio e allegria ma, in nessun modo, ne puo' determinare il riscatto. Anzi, ne evidenzia le contraddizioni, i ritardi, crudi ed inequivocabili indicatori di questo triste momento crepuscolare.
Vera managerialita', programmazione, organizzazione, bilancio in ordine, scelte di uomini determinanti, conquista di risultati, sono capisaldi ormai sconosciuti in citta'.
Napoli si trascina nella sua agonia. Non si ha il coraggio di voltar pagina, di iniziare da zero.
Ma pur volendo osare, ci sarebbero dei "de laurentiis" della politica, di qualsiasi colore, dotati di personalita' di spessore e di competenze qualificate per consentire questo decollo?

domenica 14 dicembre 2008

TELETHON 2008. AIUTIAMO CHI SOFFRE

Questo Natale non si preannuncia felice per tutti.
Nonostante il periodo di crisi, dovremmo guardare chi patisce altre sofferenze e aprire i nostri cuori per dare ad altri una speranza.
Come ogni anno Telethon raccoglie fondi per la ricerca, contro la distrofia muscolare ed altre malattie genetiche.
La nobile iniziativa, giunge alla sua 19/ma edizione.
Quest'anno aiutare le persone meno fortunate, ha un significato ancora maggiore.
Donare nonostante le difficolta', rende il nostro gesto piu' importante.
Dinanzi a drammi umani ed esistenziali così profondi, gli altri problemi passano in secondo piano.
Per tale motivo sosteniamo la raccolta, anche con un piccolo contributo, simbolico ma prezioso.
Daremo speranza a chi forse l'ha persa.
Daremo un sorriso a chi lo cerca da tempo.
Daremo forza a chi combatte contro un male e spesso si sente perduto.
Daremo sostegno a chi con la ricerca tenta di alleviare o sconfiggere questi mali.
Posso dire con orgoglio che Napoli nonostante le sue difficolta', e' tra le citta' piu' generose.
Cerchiamo quest'anno, di esserlo tutti di piu'.
Per seguire la maratona iniziata venerdì, ci si puo' collegare con i canali della Rai, secondo il palinsesto di programmazione, i 3 canali radio-Rai e per la prima volta anche tramite web, cliccando il sito www.youtelethon.it
Chiaramente importantissimi gli sms con cui si puo' donare soli 2 euro, al numero 48548.
Per tutte le altre informazioni basta andare su Google, scrivendo telethon 2008.
Aiutiamo la ricerca.
Tutti i nostri piccoli aiuti, diventeranno un grande e prezioso gesto di solidarieta'!

giovedì 11 dicembre 2008

LASCIAMO CUOCERE IL POLPO NELLA SUA ACQUA

Chi mi segue sa che gli argomenti che tratto, non sono solo attinenti alla sfera politica.
Gli accadimenti di questi ultimi giorni in Campania pero', riguardanti gli amministratori locali, non possono essere sottaciuti.
Nella regione si vive un brutto momento. Non e' solo l'effetto della crisi economica. In Campania si stanno dissolvendo nel nulla i principali riferimenti politici che da lustri governano il territorio.
Inchieste giudiziarie, dimissioni repentine, frettolosi reimpasti, accuse intestine, tradimenti inaspettati, contrapposizioni laceranti, sono il contesto di uno scenario diventato cupo, con nello sfondo una classe dirigente e governante, impegnata in un duro muro contro muro, senza esclusione di colpi.
I leader nazionali del centro-sinistra glissano sulla questione, facendo orecchie da mercante ma indirettamente, ne accentuano le spaccature. L'opposizione vuole le dimissioni. Lo vogliono molte associazioni del territorio e la stragande maggioranza della popolazione. Anche la Curia locale, per la prima volta, fa sentire un certo distacco verso gli attuali governanti.
Anch'io ero di questo parere. Dico ero, poiche' mi sono reso conto che cio' e' un auspicio impossibile da realizzare. Anzi, questa spasmodica ricerca di dimissioni, rafforza il senso di inamovibilita' di chi vuole proseguire ad oltranza, fino all'ultimo giorno del proprio mandato che ahime', e' ancora lontano.
La questione manco a dirlo e' politica ma assume connotazioni sociologiche. Chi ha guidato il territorio per decenni si sente legittimato ad esserne l'unico artefice, nel bene o nel male. Il resto non conta.
Io proporrei allora, come si dice a Napoli, di lasciar cuocere " o purpo rinta l'accua soia" nel senso di far accentuare questa triste agonia, con una lenta "cottura politica" senza aggiungere condimento alcuno, come si fa per il polipo, per far ammorbidire lentamente la rigida nervatura tentacolare che questi mestieranti della casta hanno proteso da anni sul territorio, blindando la quasi totalita' degli enti e delle amministrazioni locali.
Bisognerebbe trovare un pentolone gigantesco dove immergere vecchi e nuovi volti di questa immobilizzante corrente politica, ormai desueta per il territorio. Far cuocere nel loro brodo, politici, imprenditori, borghesia eletta, intellettuali schierati che hanno avuto l'unico obbiettivo di conquistare un sempre maggior potere personale, con l'espediente dell'affarismo dirigista, divenuto sistema.
Come il governo Prodi, implose con il botto tipico delle pentole a pressione, il governo locale lo fara' con una cottura piu' lunga, dove il rumore del pippiar della pentola, non sara' altro che il lamento della loro sconfitta.

mercoledì 10 dicembre 2008

C'E' DIOSSINA E DIOSSINA

Come al solito, il nostro Paese da prova di masochismo mediatico.
I grossi rischi per la presenza di diossina nella carne di miaiale e in parte anche in quella bovina, proveniente dai ridenti, verdeggianti ed incontaminati pascoli dell'Irlanda, passono in secondo piano, trovano poco spazio nei telegiornali e nei quotidiani non occupano le prime pagine.
Si parla solo di crisi, quindi privarsi di qualche cotechino a Natale e' una rinuncia non proprio sofferta.
Gli organismi di controllo sanitario nazionale, affermano che non c'e' nulla che possa far temere circa le nostre abitudini culinarie. Nessun allarme. Le stesse autorita' sanitarie affermano che qualora si consumassero parti contaminate, i rischi sono nulli, poiche' se ne dovrebbe fare un'assunzione costante per un periodo di 40 anni continuati. Si aggiunge che tutti i prodotti derivati dal suino, sono nella quasi totalita' italiani.
Appunto c'e' un quasi. Secondo dati ufficiali della Comunita' Europea infatti, l'Italia solo dal 1° settembre ad oggi, ha importato 1.467 tonnelate di suino irlandese. Dove e' finita tutta questa carne? Sono stati prodotti solo bocconcini di carne per cani? E se così fosse, non dovremmo comunque preoccuparci per i nostri amici a quattro zampe?
Sempre secondo questi dati, la sola Emilia Romagna sempre dal 1° settembre, ha importato 225 tonnelate, destinate a sei grossi stabilimenti di trasformazione. Una parte del prodotto ancora nelle celle frigorifere e' stata sottoposta a sequestro. La rimanente dov'e' finita?
Con molta pacatezza espressiva - nel mio cuore c'e' una rabbia irrefrenabile - faccio notare che quando ci furono i casi di diossina nella mozzarella campana, in special modo in quella aversana, successe la fine del mondo. Una vera apocalisse.
Titoloni sui giornali, prime pagine di settimanali nazionali ed internazionali, interi telegiornali, edizioni speciali, approfondimenti televisivi, tavole rotonde, dibattiti, simposi, conferenze, veri e propri casi diplomatici con paesi come Cina e Francia, demonizzavano la nostra mozzarella, dipingendola come il prodotto piu' inquinato al mondo, colpendo un'economia di settore, di nicchia, con una specificita' territoriale unica.
Erano i giorni dell'emergenza rifiuti. Si avvicinava il periodo Pasquale. Gomorra era il romanzo piu' letto al mondo. Quale spot piu' cinico e masochistico ma di grande richiamo, poteva propagare l'informazione prima nazionale e poi mondiale per diffondere incertezza verso i consumatori e indirettamente mettere in ginocchio un intero comparto produttivo in tutta la sua filiera e con tutto il suo indotto? La diossina nella mozzarella, come la risultante dei comportamenti deviati delle organizzazioni malavitose e lo scarso senso civico di noi cittadini campani.
Il messaggio ebbe ripercussioni devastanti. Dalla mozzarella - per la quale pare si morisse folgorati all'istante o se si era fortunati di tumore, dopo un mese - a tutti i prodotti alimentari campani il passaggio fu breve. Al nord furono immortalate, con tanta enfasi rassicurante, le scritte che i commercianti del comparto alimentare esponevano al di fuori dei loro esercizi che recitavano: "non vendiamo prodotti campani".
Faccio notare un particolare, invitandovi ad una attenta riflessione.
La mozzarella d.o.p. campana, per bonta' sua, e' un prodotto inconfondibile per sapore, forma, colore, consistenza. Non necessiterebbe, per assurdo, nemmeno del bollino di controllo che ne indichi la precisa provenienza. E' unica al mondo. Di eguali non ne esistono. Punto.
Molto diverso il discorso per il suino.
Lo puoi trovare nella forma di insaccato. Prosciutti crudi e cotti freschi o stagionati, salami, coppe, capicolli, lardo, pancette dolci o affumicate, mortadelle tradizionali o farcite, wrustel classici o a fette
Lo puoi assaporare sottoforma di scatolame, come carne bollita in gelatina.
Ne puoi mangiare le sue parti fresche, trite, congelate o lavorate. Costate, salsicce, locene, braciole, tracchie, sugna, zampe, muso, guanciale.
Ne puoi gustare la sua prelibattezza nei precotti sottovuoto, cotechini e zamponi che non e' detto che si debbano mangiare o servire nei ristoranti solo a Natale.
Si dira', il prodotto ha un'etichetta, c'e da fidarsi ciecamente del prorpio negoziante. Anche del banconista del grande centro commerciale?
Una cosa e' certa: del maiale non si butta via niente. Prorpio di questi tempi bisognerebbe disfarsene?

lunedì 8 dicembre 2008

SI FACCIA PULIZIA

A Napoli, la Iervolino non molla.
Anche se ormai i cittadini non vogliono piu' questa amministrazione, lei va avanti per la sua strada. Accusa i media di una campagna denigratoria, come se l'informazione dovesse essere obbligata a sottacere cio' che sta accadendo nel palazzo. Nel frattempo e' attendista, sperando che passi acqua sotto i ponti. Ma oggi il fiume e' gonfio, ingrossato, straripante e puo' far danni.
Il Sindaco afferma che ufficialmente non e' indagata, anche se oggi esserlo non produce grossi effetti. Ci sarebbero altri magistrati che indagherebbero su i suoi indaganti, in una lotta titanica tra procure tipica di questi ultimi tempi, prassi che sta dissolvendo la figura stessa di quest'organo istituzionale, mettendo in discussione la sua autorevolezza.
Ci fu un uomo che oso' sfidare i poteri forti. Quest' uomo rispondeva al nome di Agostino Cordova. Anche questo magistrato coraggioso e leale, fu epurato per "incompatibilita' ambientale".
Il Sindaco sostiene che la delegittimazione, qualora ci fosse, dovrebbe avvenire in Consiglio Comunale.
Ma come potrebbe accadere cio'? I suoi consiglieri, espressione manifesta di un forte potere di casta, dovrebbero sfiduciare il loro numero uno? E la stessa cosa, potrebbe mai accadere alla Regione? Gli uomini di Bassolino, potrebbero mai defenestrare il proprio monarca?
Da tempo gli amministratori campani invocano una presa di posizione del loro leader Veltroni. Ma il Segretario nazionale, vive una fase di ridimensionamento sia personale che politico.
Come farebbe a dirimere l'ingarbugliata matassa campana? Proprio lui che in campagna elettorale, da queste parti non si avvicino' neppure, per l'improponibilita' dei suoi rappresentanti, considerati come "ulcere" che consumavano la vitalita' del neonato partito. Veltroni, anche per la vicenda Villari, apparirebbe ancor piu' indebolito, di fronte a dei vecchi marpioni mestieranti, vere icone della politica campana.
Penso che la delegittimazione istituzionale sia impossibile da attuarsi. Nel caso avvenisse, gli accusatori di caino, diventerebbero dei giuda della casta, all'ombra del Vesuvio. Per loro poi, quale futuro si potrebbe prospettare? Sia al Comune che alla Regione, i leader farebbero come Sansone: la loro resa, provocherebbe la "morte politica" di tutti i filistei.
Ritengo, tuttavia, che i tempi siano maturi per scoperchiare il pentolone della politica locale, i cui vapori maleodoranti, sono fatti di clientelismo, nepotismo, affarismo dirigista.
La citta' aveva altre priorita'. Eliminati i rifiuti dalle strade, ora occorre fare pulizia nei palazzi della politica.

giovedì 4 dicembre 2008

NAPOLI. IL PALAZZO TREMA

Napoli sta sprofondando nelle tenebre. Non si tratta soltanto degli effetti della crisi generale.
Non e' la spazzatura ad andare in prima pagina o la criminalita' organizzata con i suoi eccidi.
La citta' improvvisamente, vede accentuate le sue difficolta', i suoi atavici ritardi.
Questa volta e' la politica che mostra le sue crepe, i suoi limiti, forme espressive di un "crepuscolare barocco clientelare".
Anche il Presidente della Repubblica Napolitano, in visita nel capoluogo, ammonisce gli amministratori locali a fare una forte autocritica. Spesso l'attuale classe dirigente alla guida del territorio da lustri, ha strumentalizzato disagi cronici per nascondere, quasi occultandoli, i propri fallimenti ordinari. Le emergenze straordinarie sono stati bubboni che hanno coperto altre magagne.
Bassolino nel 94 gridava al neo-rinascimento. Gli intellettuali dell'epoca, oggi spariti dalla citta', gli fecero da cassa di risonanza. Si parlo' di miracolo, mostrando al mondo intero una sola parte della citta'.
Oggi il Governatore e' chiamato a rispondere in giudizio. I tempi del processo come si poteva ipotizzare, vista la statura dell'indagato, stanno accumulando ritardi notevoli.
Nel frattempo la Sanita' regionale- vero motore della propagazione clientelare - e' sull'orlo del commissariamento, con ospedali che rischiano la chiusura.
Il sindaco Iervolino si trova nel pieno di una bufera politico-amministrativa. Il Comune e' sottoposto a diverse inchieste giudiziarie. Una di queste, probabilmente, e' stata la causa del suicidio del consigliere Nugnes del PD. Si ipotizza un suo coinvolgimento nei disordini contro la riapertura della discarica di Pianura ad inizio anno. Lo stesso consigliere sarebbe coinvolto in un'altra inchiesta da oparte della Dda nel settore della viabilita', dalle ripercussioni piu' clamorose, con concrete ipotesi di turbativa d'asta.
In questo scenario, assumono una certa logica, le dimissioni dell'assessore al bilancio Cardillo, proprio alla vigilia della stesura del consuntivo di fine anno. Probabilmente l'assessore era al corrente di cosa stesse emergendo, come ad esempio la vicenda di circa 30.000 immobili di proprieta' dell'amministrazione (anche esercizi commerciali) che non versavano un solo euro nelle casse del Comune.
Questo clima fosco e losco sta determinando anche una frizione tra le diverse correnti del PD locale. L'assessore regionale al turismo, Velardi, uomo di Bassolino, chiede il voto anticipato al Comune, proponendo addirittura una ipotetica lista civica.
L'atmosfera che si respira e' un mix tra il fuggi-fuggi generale e lo scontro fratricida.
Intanto il Sindaco rimane imperturbabile, inamovibile.
In modo schizzofrenico organizza reimpasti. Ma forse, il tempo e' scaduto.
Le crepe del palazzo si sono fatte profonde.
Iniziano a sentirsi i primi scricchiolii di un crollo imminente, definitivo.

martedì 2 dicembre 2008

OBAMA, DA SOGNATORE A DECISIONISTA

Molti si sforzavano di pensare che l'11 settembre fosse un ricordo lontano e Osama Ben Laden un incubo dissolto nel nulla. Invece ancora una volta, si e' dimostrato che questo e' il nuovo male sociale del terzo millennio, vera minaccia alla prosperita' del pianeta e alla salvaguardia della liberta'.
L'attacco terrorista in India, ne e' la conferma. Si e' voluto attaccare un paese in forte crescita economica, un paese dove e' radicata la tradizione anglosassone, un paese dove da tempo nonostante ci fosse la presenza di una forte componente multiculturale indigena, si stavano compiendo dei grossi progressi verso una fase di integrazione interetnica. Questa volta si e' voluto attaccare in un momento di delicata congiuntura internazionale e soprattutto in una fase storica rappresentata da un notevole cambiamento politico, caratterizzato dalla nuova investitura presidenziale americana.
Anzi, si e' approfittato al massimo del momento di debole forza decisionale degli Stati Uniti, in questa fase di traghettamento dalla vecchia alla nuova presidenza, una cosa sulla quale ho sempre nutrito dubbi.
Il paese piu' forte al mondo non dovrebbe avere queste lunghe "pause di potere". Obama ufficialmente si insediera' agli inizi di gennaio. Era ipotizzabile un attacco in questo periodo ed in questa fase di crisi mondiale. Questa particolare prassi nelle istituzioni americane, la si puo' evidenziare nel lessico convenzionale usato dalla neo eletta Segretario di Stato, Hillary Clinton, che rivolgendosi a Barak Obama nel suo discorso di insediamento, adopera il termine " president elect ", un Presidente eletto ma non ancora in carica.
Purtroppo a tutte le "convenzionali" interpretazioni dei teoremi stragisti, si aggiunge per l'appunto, la delicatissima congiuntura economica. Questa crisi e' ancor piu' usata come arma dai terroristi. Un tempo si facevano attentati per fermare lo sviluppo. Oggi se ne continuano a compiere per accentuarne la momentanea ma profonda debolezza.
Combattere il terrorismo quindi, oggi e' un'esigenza anche economica oltre che culturale e democratica. Per tale motivazione, tutti le democrazie economicamente evolute si devono sentire sempre piu' unite in questa battaglia. Non si possono lasciare soli gli Stati Uniti nel sobbarcarsi questo onere.
Anche le modalita' della strage, assumano nuovi contorni e danno vita a nuove preoccupazioni.
Un attacco globale, portato con un diverso tipo di modalita', piu' vicino a quello della guerriglia. Fino ad oggi i terroristi si "immolavano" convinti di pagare con il loro sacrificio la conquista della pace eterna. In questa mostruosa devianza, chiaramente erano sapientemente indrottinati da teorici del male che fin dalla tenera eta' modificavano il loro acerbo pensiero, dirigendo e plasmando le menti degli adepti verso questo disegno di morte.
Oggi abbiamo visto che questi ragazzi dalla faccia pulita e dai lineamenti gentili, diventano veri esecutori materiali attivi. Uccidono con modalita' partecipative, con un ingaggio che possiamo quasi definire militaresco, spesso scegliendo e distinguendo le loro vittime.
Questo apre a nuovi scenari anche per quanto concerne l'organizzazione anti-terroristica. Non ci saranno piu' obiettivi sensibili. Gli attacchi essendo provocati da folti gruppi di fuoco dinamicamente operativi, saranno piu' difficili da prevedere e soprattutto circoscrivere.
Per tali considerazioni, oggi la risposta al terrorismo fondamentalista dovra' avvenire in modo ancor piu' sinergico e conresponsabile da parte di tutti i paesi democratici evoluti.
Gli Stati Uniti oggi sono chiamati a dare risposte importanti e a farlo anche in fretta.
Ancora una volta, l'America rispondera' con una strategia di paese e non con una logica partitica.
La scelta della Clinton e tutta la squadra di governo disegnata da Obama, sicuramente andranno in questa direzione, rendendo piu' decisionista lo spirito del nuovo presidente.

sabato 29 novembre 2008

ARBUSTUM: LA CASAL DI PRINCIPE MENO CONOSCIUTA

Il 30 novembre 2003, realizzavo un sogno.
Su terreni di famiglia e con capitali personali trasformavo la mia casa di campagna in azienda aperta al pubblico. Nasceva Arbustum, azienda agrituristica, che compie cinque anni di attivita'.
Casal di Principe ha il suo agriturismo, diventato in breve tempo, vero fiore all'occhiello dell'intero comprensorio aversano.
Per anni la mia villa era stata ritrovo di allegre scampagnate dei miei amici napoletani.
Napoli, citta' dove sono nato e dove vivo tutt'ora, improvvisamente mi appariva stretta, caotica, con i suoi ritmi incessanti tipici delle metropoli.
Dottore in Scienze Politiche, amante dei viaggi, mi avvicino alla campagna aversana, rimanendone affascinato. La mia casa in campagna per anni stata luogo di evasione, svago, riflessione, diventa la mia attivita' economica.
Arbustum rappresenta l'amore per questa terra dalle antichi origini, cuore della Campania Felix, trovandosi morfologicamente in un letto naturalmente fertile, tra due zone vulcaniche, il Vesuvio ad Est ed i Campi Flegrei ad Ovest, bocche di fuoco che per millenni hanno donato a questa terra, humus prezioso.
Arbustum e' la testimonianza attiva di chi crede ancora in questo territorio ed opera con impegno silenzioso e costante per far si che esso non perda la speranza per un futuro di cambiamento.
Nel corso di questi anni, migliaia di clienti hanno scelto Arbustum come luogo ameno per trascorrere in spensieratezza il loro tempo libero.
Famiglie del comprensorio aversano, da Caserta, dalla non lontana Napoli, hanno premiato la mia azienda con la loro presenza.
Anche gli americani della vicina Base di Gricignano, hanno visto in Arbustum la loro "country house", diventando assidui frequentatori, gustando la genuinita' dei piatti preparati in azienda in un ambiente rustico e familiare.
In quest'ultimo periodo, l'azienda ha dovuto fronteggiare non solo le conseguenze della crisi economica ma la recrudescenza dei fenomeni malavitosi, sui quali pero' si e' determinato un accanimento mediatico eccessivamente univoco, dalle venature antropologiche, tale da oscurare di fatto, le tante realta' positive del territorio.
Arbustum, per tali considerazioni, in questo momento storico, rappresenta ancor di piu' la parte sana di Casal di Principe, quella purtroppo meno conosciuta che chiede con forza di mostrarsi per la sua bonta'.

giovedì 27 novembre 2008

SENZA SPERANZA NON C'E' FUTURO

La crisi ci attanaglia. La crisi ci circonda. La crisi ci rende pessimisti, riducendo la nostra percezione del futuro.
Tutti auspicano provvedimenti immediati, risolutori, miracolosi e che soprattutto non scontentino nessuno.
In Italia viene sottolineato come il nostro sistema bancario sia ancora solido, come l'economia reale pur se ferma e in ritardo rispetto agli altri paesi europei, non e' ancora compromessa da questa onda di incontrollato tracollo globale.
Vengono auspicate intese bipartizan, dove vengano garantiti gli interessi di tutte le categorie. E' questo il problema. Proprio in questa fase di forte crisi come si fara' a salvare tutti? Quali categorie privilegiare, quali favorire di meno?
Si invocano interventi straordinari, eccezionali ma soprattutto repentini. Si vuole puntare a grossi investimenti nelle infrastrutture, in un paese che a riguardo, ha ancora tratti di ferrovia risalenti al periodo monarchico. Puntare alle grandi opere, quando ce ne sono una miriadi di incompiute o di realizzate e subito dopo abbandonate.
Si vuole intervenire direttamente su una parte del PIL prodotto, dove questo e' tra i piu' bassi dei paesi industrializzati gia' in tempi "normali" e dove lo stesso serve in prima analisi a tamponare l'emorragica presenza di uno storico debito pubblico, tra i piu' alti dei paesi industriali.
Si vuole puntare sulla capacita' di reazione del paese, una caratteristica da molti considerata insita nel bagaglio culturale nazionale, anche se una sola volta in tutta la storia economica italiana, si e' verificato un periodo di boom economico record, a cavallo tra gli anni 50' e 60'. E si perche' per risalire la china non servono dei passettini ma un vero e prorio balzo, un altro miracolo economico.
Nel dopo guerra si partiva dalla distruzione. Si doveva creare l'economia. Oggi bisogna convertirla, adattarla alle esigenze del momento, sganciarla possibilmente dai meccanismi di correlazione internazionali.
L'Italia nonostante le enormi difficolta' ha comunque delle caratteristiche peculiari che altri paesi non hanno. Le altre economie del mondo ce le riconoscono. Noi in Italia, ne dovremmo essere piu' consapevoli. Dovremmo puntare su alcune "italianità" e farne sistema.
La crisi e' diffusa. Sicuramente maggiore ne e' la sua percezione. Oggi l'economia finanziaria(la borsa) e' la prova evidente che l'aspetto umorale diventa preminente e che i suoi riflessi possono influenzare un'economia reale gia' contratta.
Oggi in Italia viene addirittura considerato inopportuno parlare di ottimismo. Da molti viene considerato quasi un'offesa alla dignita' umana.
Ma la crisi economica non si deve tramutare in una crisi dell'io.
La vulnerabilita' dei numeri non deve compromottere quella della sfera soggettiva.
Se un uomo non ha piu' speranza, la societa' non ha piu' futuro.
Anche il "yes we can" di Obama, non e' stato un meccanismo propagatore di speranza?
Proprio in questo momento di crisi diffusa, ognuno dovrebbe credere maggiormente nelle proprie capacita', opporsi fortemente a questa diffusione oscurantista dai tratti sociologici, diventando protagonista del proprio domani.


martedì 25 novembre 2008

CAMPANIA: SCACCHIERA DELLA POLITICA NAZIONALE

La Campania e' stata nella storia della politica italiana, una regione che ha sempre prestato sue illustri figure politiche alla Nazione.
La regione ha fornito al Paese tre Presidenti della Repubblica, vari Presidenti del Consiglio, una quantita' enorme di Ministri e Sottosegretari, nonche' alte figure nel Consiglio dell'Ordine della Magistratura.
La Campania oggi e' Villari. La Campania e' anche Bassolino. La Campania e' stata Mastella.
Sappiamo il notevole contributo che l'On. Clemente da Ceppaloni, uno dei tanti leader storici dell'ex Dc, abbia dato con il suo Udeur alla vittoria di Prodi nel 2006. Per un pugno di voti, il Professore di Bologna, riuscì a governare per due anni il Paese, spesso con il solo voto dei Senatori a vita.
Allo stesso modo sappiamo come l'ex Ministro della Giustizia sia stato determinante per la caduta del Governo di centro-sinistra, mettendo fine alla stagione dell'Ulivo.
Si e' dovuto ricorrere in fretta ad organizzare una nuovo partito da opporre al centro-destra.
Nasce il PD, si genera pero' in modo disarmonico, unendo la vecchia anima del PCI divenuta poi PDS, DS, con quella piu' a sinistra della Democrazia Cristiana, traghettata nel PPI e poi nella Margherita. L'importante era far dimenticare velocemente Prodi.
Veltroni e' stato incoronato nuovo leader di un nuovo partito, dove di nuovo c'e' solo il nome.
Veltroni nelle primarie, si tiene lontano dalla Campania. La Regione attraversava il suo momento peggiore. Era in piena emergenza rifiuti. Il suo Governatore, Bassolino, vero stratega incontrastato della politica campana era improponibile nei nuovi organigramma del partito.
In cambio del suo "congelamento" Bassolino riesce a ottenere la candidatura della consorte Carloni al Senato, missione riuscita agevolmente.
Veltroni commette anche l'errore di estromettere per ragioni di svecchiamento, un altro pezzo da novanta campano, un uomo storico della politica regionale e nazionale: Ciriaco De Mita da Nusco che ritorna sotto lo scudo crociato di Casini, creando subito grosse emorragie interne al PD.
Queste cose, sicuramente non saranno state dimenticate dal Governatore e dal suo fedele amico D'Alema, vera mente e regista del neonato partito. Nel bene o nel male, Bassolino ha portato alla sinistra italiana milioni di voti, sia nella sua precedente attivita' di sindacalista che poi in quella di amministratore unico e incontrastato del territorio campano da circa vent'anni.
Oggi la questione Villari, Senatore del PD, puo' assumere delle sfaccettature molteplici a livello nazionale ma anche a quello regionale.
Veltroni esce ulteriormente indebolito dalla vicenda della vigilanza Rai. Si e' accentuata la spaccatura con l'IDV, sono emerse tutte le divisioni tra la corrente veltroniana e quella dalemiana. Al silenzioso imbarazzo di Veltroni nell'accettare la nomina di Zavoli, il quale comunque ha dichiarato che non potra' aspettare in eterno, segue lo strategico silenzio di D'alema che vede accrescere indirettamente la sua figura di unico leader carismatico.
Questo momento di incertezza del PD a livello nazionale puo' invece ravvivare il partito a livello regionale.
Ritengo che Villari indubbiamente, abbia visto aumentare il suo peso politico e ne e' consapevole.
In un momento in cui in Campania, il centro-sinistra sta scomparendo sommerso dai suoi ripetuti scandali, dove non ci sono figure emergenti nel panorama regionale, considerando che anche il Sindaco di Napoli, Iervolino, e' a fine mandato, dove Pecoraro Scanio lo cercano a chi l'ha visto, dove il chiasso di Caruso e' stato sostituito dalla giularita' delirante di Grillo, dove il partito a livello locale ha in Iannuzzi un Segretario eletto per auto-proclamazione, dopo oltre un mese dalle primarie per allontanare i dubbi di brogli a danno del Presidente della Provincia di Caserta De Franciscis, dove tutti gridano ad una accettatta colonizzazione berlusconiana anche negli ambienti della sinistra, una vicenda come quella di Villari puo' far scatenare nuove alchimie strategiche, puo' determinare un nuovo risveglio politico in una parte ormai spenta della politica regionale.
Credo che queste cose non siano sfuggite di vista ad una persona sveglia come il Governatore, ne' all'amico D'Alema che in Campania gode sempre di un altissimo consenso.
Chissa' se Villari non stia pensando le stesse cose in chiave prospettica o per assurdo non stia eseguendo degli "ordini di scuderia"...
Per assurdo, una vicenda che ha messo in ridicolo il partito a livello nazionale, puo' far trovare a quello regionale nuova linfa.
La Campania, ancora una volta, e' crocevia strategico nella politica nazionale.

venerdì 21 novembre 2008

INTELLETTUALI CAMPANI: ELOGIO DELLA DECADENZA

Napoli e la Campania hanno visto negli ultimi anni aumentare le loro difficolta'.
L'emergenza rifiuti - non completamente scongiurata - e quella della criminalita' organizzata, non sono che punte di un iceberg fatto di abbandono, degrado, poverta', impoverimento socio-culturale, mala-politica.
Spesso, in modo cinico, strategico, queste difficolta' sono state adoperate ad arte dagli amministratori locali, per occultare i loro fallimenti ordinari, come conseguenza di una eccezionale straordinarieta'.
Da tempo pero' questo territorio non reagisce. Fisiologicamente poi, il popolo campano e' portato ad un atteggiamento di "autoflagellazione", accentuando così in modo cinico, i suoi problemi, in una forma di autorappresentazione che sfocia in masochismo esistenziale.
Da tempo la classe imprenditoriale trova solo ostacoli nel suo sviluppo.
Da tempo la borghesia e gli intellettuali hanno abbandonato il territorio. I pochi rimasti non contribuiscono a predisporne il riscatto ma ne accentuano la decadenza, con una testimonianza ed un impegno sociale che esalta questo disfacimento.
Invece di fare da traino per far reagire la societa', al contrario ne sanciscono il crepuscolo, evidenziandone i limiti , divenuti anche grazie alle loro testimonianze, epressione di un humus decadente, dalle connotazioni antropologiche.
Il mondo della cultura campano si e' trasformato in un amplificatore dei media convenzionali, dove la cronaca finisce di essere elemento di denuncia e diventa spettacolo. In questo spettacolo pero' non vengono proiettati i fallimenti degli attuali amministratori, divenuti ormai, vera "casta dinastica". Abusi, consulenze, concussioni e ladrocinii non vengono trasformati in opere letterarie.
Gli intellettuali quindi, non riuscendo ad imporre propri elementi di elevazione sociale fanno da eco a quegli interpreti estemporanei che da semplici protagonisti della realta', sono diventati narratori della stessa. Da Saviano alla giornalista Capacchione - a breve uscira' un suo libro sulla camorra - passando per il p.m. Cantone, la cronaca diventa narrativa. Questa poi si trasforma in una sorta di "mitologia" della devianza. A breve, dato il suo propagarsi inflazionato, diventera' folklore o come si usa dire oggi, glamour. Si perdera' il valore della denuncia, aumentera' quello del costume - indicativa e' la diffusione di dvd falsi sul film Gomorra, realizzati dalla stesse organizzazioni malavitose -.
Il problema quindi non e' l'opera meritoria e coraggiosa degli autori di questo nuovo filone narrativo ma il fatto che la societa' e la cultura non reagiscono proponendo autonomi modelli alternativi.
Per intenderci, e' indicativo che non ci sia uno scrittore, un saggista, un filosofo di spessore che esalti le gesta di un magistrato ma che quest'ultimo diventi oratore di se stesso.
Oggi tutti fanno a gara ad esternare il marcio, non rendendosi conto che in questa maniera diventeremo tutti - propositori e riceventi il messaggio - attori di una glorificazione celebrativa di un periodo di decadenza, compromettendo seriamente le attrattive positivita' del territorio, testimonianze storiche-artistiche-paesaggistiche di raro splendore ma anche gli eccellenti esempi di imprenditoria e artigianato locale, unicita' invidiate nel mondo che oggi sono oscurate da questo modello di cultura, volutamente crepuscolare.

martedì 18 novembre 2008

IL FANNULLONE E' DI SINISTRA? PER ME E' PAGNOTTISTA

Ancora grandi polemiche intorno al Governo. Questa volta non sono ne' le battute del Premier a tenere banco, ne' i discorsi della Gelmini. L'imputato e' Brunetta.
Secondo quanto afferma il Ministro, chiamato con il preciso compito di far lavorare una volta per tutte gli imboscati, a suo dire i fannulloni hanno una precisa provienenza politica: la sinistra.
Apriti cielo. Gli animi diventano roventi. Come al solitio scende in campo il sindacato.
In assenza di una sinistra degna di questo nome, il sindacato per l'ennesima volta, si fa portavoce e tutore degli interessi di una precisa parte del Paese. Epifani da del bugiardo a Brunetta, difendendo gli statali.
Vorrei esporre delle considerazioni. Da quando c'e' Brunetta, si e' verificato un calo nell'allontanamento dal servizio di circa il 40% in Italia. Per incanto i lavoratori pubblici sono diventati degli impiegati modello, non chiedendo permessi e soprattutto non si ammalano, evidenziando la loro sana e robusta costituzione.
Si dira' che i lavoratori sono costretti a svolgere il loro servizio anche da malati; fino ad oggi mi pare che non ci sia stata nessuna denuncia per attentato alla incolumita' personale.
Andrebbe al tempo stesso evidenziato l'orientamento elettorale del pubblico impiego. Ritengo che specie in quest'ultimo decennio, i lavoratori statali di certo, non hanno votato a destra. Ma si sa, in questi casi il voto e' segreto...
Va inoltre sottolineato come l'impiegato pubblico, sia esso di vecchia assunzione o di recente nomina, alle dipendenze dirette dello Stato o ancor di piu' negli enti locali, entra in una logica fisiologicamente clientelare. Si appoggia una parte politica non in virtu' di esigenze di rappresentanza ma in un'ottica appartenenza.
In regioni "dinasticamente" a sinistra come la Campania o ultimamente a destra come la Sicilia, si sostiene chi comanda. Questa forma di imbarazzante deriva "scambista" ha accentuato questi comportamenti non proprio ortodossi dei dipendenti. L'impiegato assicura un certo "gettito" elettorale, il dirigente preposto ad un eventuale controllo, chiude gli occhi su condotte non esemplari dei suoi subalterni. Si genera così una forma di naturale rilassamento dove controllato e controllore diventano inevitabilmente complici dell'imboscamento.
Per tali motivi, il pubblico dipendente non lo possiamo definire ne' romanticamente a destra, ne' impegnatamente a sinistra. Il dipendente pubblico in prima analisi e' pagnottista. Segue in modo sfacciatamente trasformista, chi garantisce il suo essere fannullone.
Certo non si possono fare generalizzazioni indiscriminate. Anche tra gli statali ci sono professionisti seri, preziosi esempi di laboriosita'. Allo stesso modo quindi, dovrebbero essere sfatati altri luoghi comuni, secondo cui ad esempio, il mondo dell'imprenditoria privata e' caratterizzato da una forte propensione all'evasione.
La coerenza va mantenuta sempre.

domenica 16 novembre 2008

PUNTARE SULLE INFRASTRUTTURE: ORMAI E' TARDI

L'ISTAT afferma che l'Italia non cresce. Ma va, non ce ne eravamo accorti...
la produzione e' ferma da tempo, anzi decresce. La gente non ha piu' soldi. L'Italia e' messa peggio degli altri paesi europei, con una crescita negativa negli ultimi sei mesi e con proiezioni future peggiori degli altri paesi europei.
Il G7 diventato G8, si trasforma in G20. Venti grande potenze, ma dov'e' tale grandezza? Eccetto i paesi emergenti dell'Asia, la Russia, il "resuscitato" Brasile, questa grandezza io non la vedo. Tutte le vecchie potenze economiche piangono.
Queste stesse potenze nel frattempo, hanno pianificato programmi energetici fanta-futuristi. Tuttavia ad oggi, si affidano ancora tendenzialmente al petrolio. Il prezzo del greggio intanto, e' arrivato ai minimi storici, segno che la domanda e' davvero contratta.
Le borse assorbono questi umori, crollando in abissi tenebrosi, imprigionate dal loro stesso meccanismo speculativo. In tale buio finanziario, trascinano le banche di tutto il pianeta. Le imprese hanno enormi difficolta' a trovare credito; senza esso, nel breve, saranno costrette a chiudere. Il proletariato tornera' ad essere massa inoccupata. Cio' determinera' un ulteriore contrazione nella domanda e fara' scomparire del tutto la propensione al risparmio.
Come ricetta per uscire dalla crisi, tutti i paesi ora puntano sulle nazionalizzazioni. Siano essi liberisti o filo-statalisti, non sanno far altro che proporre l'emissione di nuovi soldi. Immettere denaro "finto" nell'economia reale che a questo punto diventa un sistema virtuale.
In Italia questa nazionalizzazione si tradurra' in allargamento delle grandi opere. Ma dove recimolare i soldi? Dovranno essere tagliate altre spese. Nella pubblica amministrazione abbiamo gia' visto cosa e' accaduto. Tagliare nella sanita'? Berlusconi passerebbe per carnifice. Alzare la soglia dell'eta' pensionabile? Un esercito di lavoratori bloccerebbe il paese, guidato da un sindacato divenuto organo insurrezionale. Abbassare le risorse delle forze dell'ordine? Il settore e' gia' allo stremo. Aumentare le tasse? Prodi l'ha fatto con i noti risultati.
Rilanciare le grandi opere. Per anni ci si e' opposti al Ponte sullo Stretto, alla Tav, all'edilizia popolare. Ambientalisti dell'ultima ora, vedevano nei programmi di governo forme di autorizzata devastazione del territorio, in cui sarebbero state favorite grossi lobbi affariste(con il placet delle mafie locali) collegate al potere politico. Una parte considerevole del Paese, espressione della politica del no, dell'immobilismo ostruzionista non ha voluto che fosse alimentato questo volano di sviluppo.
Oggi tutti ritornano sui propri passi e in modo per così dire bipartizan, cercano di riaccenedere un meccanismo interrotto. Adesso pero' e' troppo tardi. I soldi sono proprio finiti.
Per vederli, bisognera' fabbricarli.

giovedì 13 novembre 2008

BLOCCO ALITALIA: ANCHE GRILLO RESTA A TERRA

Il paese e' nel caos. Tutti protestano. Dovunque si sciopera.
La congiuntura avversa e' mondiale. L'anno prossimo in America, probabilmente sara' pignorato il 30% delle case. Oltre 100.000 persone perderanno il lavoro nella sola New York.
In Germania la BMW prospetta licenziamenti. Anche il costo del petrolio e' sceso notevolmente, sintomo che la produzione si sta davvero fermando.
In Italia si dira': ma il costo alla pompa non scende. Appunto, l'Italia.
Qui si vive un altro scenario. Si continuano a fare nostalgiche battaglie ideologiche. La paralisi oltre che economica e' anche politica, nel senso che la politica e' paralizzata in una logica di scontro sterile, fazioso, campanilistico che fa dell'Italia un paese di ridotte prospettive.
La protesta diventa effimera arma di rappresentazione e sopravvivenza corporativa, non valido strumento di elevazione sociale.
La vicenda Alitalia e' emblematica. Dopo decenni di permissivismo parassita e assistenzialismo centralizzato(comunque pagato da noi contribuenti) improvvisamente ci accorgiamo che i dipendenti della principale compagnia di bandiera rinunciamo mal volentieri ai privilegi che hanno maturato nel corso di questi lustri. Si dira' che il Governo non ha voluto vendere ai francesi per questioni elettorali. Siamo d'accordo. Si dira' che il premier ha voluto svendere la compagnia ai suoi amici. Siamo d'accordo.
Dovremmo essere anche d'accordo sulla deriva politica del sindacato, sulla sua frammentazione. Non solo non si e' avuto un atteggiamento unanime da parte delle maggiori sigle ma alla fine le stesse, sono rimaste vittime di individualismi corporativi di categoria, che non hanno fatto che intasare un gia' caotica vertenza. In questo momento storico, l'Alitalia e' piu' che mai espressione di una nazione che non decolla.
In così tanta e diffusa protesta, viene ridimensionato anche il ruolo di Grillo, come unico e incontrastato sensibilizzatore di massa.
A distanza di un anno, il creatore del Vaffaday non riceve il consenso iniziale. Soprattutto non e' l'unico a urlare in questo paese. Anzi, quando cerca di accodarsi alla protesta, come e' accaduto a Bologna per la riforma(taglio) Gelmini, viene messo "gentilemente" da parte. La gente e' stufa anche di lui, comico tribuno divenuto giullare di piazza, con la pretesa di esserne l'unico a calcarne la scena.
Gli italiani si sono resi conto che il suo messaggio era veritiero, meno la sua condotta.
Gridava lo svecchiamento della politica, per proporre poi, lui sessantenne, liste civiche alle ultime elezioni. Urlava gli abusi del potere in modo volgarmente moralizzatore, per poi essere impietosamente delegittimato dall'ex Ministro delle Finanze Visco che rendeva pubblici le sue fiscali evasioni per circa 4.000.000 milioni di euro.
Le folle titaniche che riusciva a muovere con il suo verbo non lo hanno seguito nel momento principale della sua battaglia: il referendum.
Il masaniello della rete, nonostante la rete, non fa piu' proseliti.


lunedì 10 novembre 2008

CAMPANIA: QUI DI OBAMA NEANCHE L'OMBRA

E' una fase storica in cui tutti gridano, urlano, tendono al cambiamento. Per noi campani, quando girera' il vento?
La regione e' ferma, immobilizzata dai suoi atavaci problemi, dai suoi eccessivi contrasti, divisa com'e' tra grandi potenzialita' e pesanti limiti della sua classe dirigente.
Da anni si condannano gli intellettuali e la borghesia di aver abbandonato il territorio. I pochi rimasti non ne hanno determinato il riscatto ma al contrario, accentuato il suo ritardo, decantandone la decadenza.
Per anni la politica locale ha annunciato con il suono delle trombe, programmi tesi ad un'inversione di tendenza. Si e' addirittura proclamato un "contagioso rinascimento", cosa forse avvenuta soltanto nelle menti fantasiose dei nostri amministratori. Costoro hanno costruito una politica fatta di spot, sapientemente veicolati da professionisti della comunicazione che hanno presentato il territorio come il salotto buono di una nobile dimora antica. Non e' stata fatta vedere alcuna traccia di polvere e soprattutto si e' nascosto il resto della casa, ormai decadente.
E' stata la politica del "taglio dei nastri". E' stata la politica della demagogia, espediente che alla lunga si ritorce contro chi la utilizza, quando alla parola non segue l'azione.
Nell'ultimo periodo poi, l'abilita' o piu' sfacciatamente l'astuzia dei nostri amministratori, e' stata quella di nascondersi dietro l'aggravarsi delle emergenze, fenomeni divenuti cronici.
Prima quella dei rifiuti, dove sono emerse responasabilita' dirette di chi governa il territorio, poi quella della criminalita' organizzata, con la recrudescenza dei suoi fenomeni, hanno consentito ai politici locali di celare, quasi occultare i loro fallimenti. Le loro incapacita' a gestire l'ordinario come conseguenza diretta di una eccezionale straordinarieta'.
Anche l'opposizione ha perso del tempo prezioso. Si e' agito soltanto in un' ottica del facile consenso. Non si e' determinata ne' una reale alternativa politica, ne' un diffuso risveglio sociale.
Al tempo stesso, col passare dei lustri, gli attuali amministratori hanno propagato la loro influenza in modo capillare, ramificato, determinando in modo naturalmente organico, un esteso sistema clientelare.
I governanti locali andranno via per fine mandato, non per scelta elettorale. La svolta sara' storica, non politica. Non ci sara' nessun vento di rinnovamento a spazzar via un'aria divenuta ormai putrida.
L'amministrazione locale e' come un malato terminale. Si aspetta la sua fine naturale.
Nessuno ha il coraggio di staccare la spina, pur sapendo che sarebbe la via meno dolorosa.

venerdì 7 novembre 2008

METTIAMO I PIEDI PER TERRA

Nella vita ci sono tanti momenti che aspettiamo con ansia, con trepidazione, a cui poi diamo enorme aspettativa.
Quando ci avviciniamo alla maggiore eta', attendiamo quel giorno come un momento di profondo cambiamento della nostra persona. Pensiamo improvvisamente, che in un attimo la nostra vita possa prendere un nuovo corso, che tutto cio' che circonda lo inizeremo a guardare con un'ottica diversa.
Anche quando ci sposiamo, viviamo un momento magico, irripetibile. L'amore, la simbiosi con la persona che ci sta accanto in quel momento, ci da forza, ci rende euforicamente ottimisti, ci permette di mettere da parte qualsiasi esitazione dinanzi ad un evento che sicuramente provochera' un mutamento nella nostra vita.
Anche la nascita di un figlio ci provoca tanta emozione. Soprattutto le mamme, ma anche i papa' attendono quel momento come la massima gioia di una vita: allargare la famiglia.
Raggiunti questi tanto attesi desideri, improvvisamente ci rendiamo conto che insieme alla gioia, aumentano le nostre responsabilita', il nostro impegno verso cio' che ci circonda. Alla felicita' segue un momento di riflessione, di maggiore ponderazione delle cose.
Dal sogno realizzato, ci svegliamo mettendo i piedi per terra e vedendo spesso una realta' che e' piu' complessa di come noi l'abbiamo ipotizzata.
Quel momento tanto agognato ci appare, quasi mettendoci timore, nel suo aspetto nascosto, nel suo lato che non conosciamo o quanto meno mai immaginato. Dobbiamo comunque affrontarlo, poiche' ora fa parte della nostro presente, della nostra vita.

Con Obama, oggi il mondo vive un sogno. Da tanto tempo si e' atteso questo cambiamento.
Da un lato c'e' un uomo solo che ha voluto ciecamente che cio' si avverasse.
Dall'altro una moltitudine di persone che ha spinto in questa direzione, sperando l'avverarsi di una tanto attesa utopia.
Finalmente il momento e' arrivato. C'e tanta aspettativa. L'eccitazione e' palpabile.
Bisogna adesso mettere i piedi per terra, affrontare la dura realta' delle cose e capire che l'avverarsi di un desiderio tanto atteso, non e' la fine di un percorso ma solo il primo gradino di una lunga scala da superare.

mercoledì 5 novembre 2008

OBAMA - KAY RUSH - IL SOGNO

Il sogno americano riparte.
Riparte dalle macerie di una scellerata politica Bush che ha sperperato ingenti risorse (almeno 3.000 miliardi di dollari) in un'ostinata politica di esportazione della democrazia con l'uso delle armi.
Riparte contando le migliaia di vittime dell'infinito conflitto iracheno, di gran lunga superiori a quello delle torri gemelle (dramma dai risvolti molto nebulosi).
Riparte in un momento di grossa crisi economica interna ed internazionale, causata proprio da irresponasabili logiche finanziarie e speculative degli USA che hanno determinato conseguenze carastrofiche in tutto il mondo.
Riparte con spirito maggiormente coeso. La vittoria di Obama e' anche questo.
Riflette le variegate convivenze della cultura americana, un popolo che con Obama mette da parte le vecchie divisioni di classe e di razza, un popolo che dalle diversita' trova armonie riequilibranti.
Obama, prende per mano la sua gente, e di queste diversita' anche sociali e politiche, non solo di razza, ne da un messaggio di aggregante cambiamento.
Obama non e' stato votato solo dagli afro-americani. E' stato votato in modo trasversale, da tutti coloro che credono ancora nella forza degli Stati Uniti, come paese di riferimento nel mondo.

In riferimento alla giornata (nottata da noi) elettorale e mio obbligo fare i complimenti alla sempre attenta professionalita' di Kay Rush, giornalista e speaker di Radio Monte Carlo che ha curato lo speciale "IL RUSH FINALE" su RMC, in collaborazione con Blogosfere.
Kay, rappresenta in pieno la poliedricita' interculturale del popolo americano.
Per le sue origini americano-giapponesi - oggi definito "meticciato"- per la sua vita di battaglie e conquiste sociali, per il suo interfacciarsi con le diverse tradizioni e abitudini dei popoli, dovuto alla sua professione e ad i suoi hobby che la portano a girare per il mondo, per il suo aprirsi al nuovo - lei e' sempre stata un'antesignana del rinnovamento - per il suo credere nelle qualita' interiori delle persone a prescindere da stereotipati meccanismi relazionali.
Per tutto cio', lei impersona il modello di societa' americana, esaltandone la sua dimensione cosmopolita, riducendone i suoi contrasti, cosa che Obama cerca di proporre in una dimensione globale.
Ieri ha arricchito di notevoli contenuti lo special di RMC con la sua navigata esperienza radiofonica, la preparazione, la qualita' e la comunicativa dei suoi ospiti, dando inoltre a noi blogger la possibilita' di vivere in modo attivo e diretto i momenti di un cambiamento epocale.
Obama, materializza un sogno.
Kay Rush, ce ne ha reso partecipi.

domenica 2 novembre 2008

IL NUOVO SOGNO AMERICANO

Gli Stati Uniti il 4 Novembre possono cambiare il destino del mondo.
La decisa vittoria di Obama puo' dare inizio ad un "rinascimento" nel modo di interpretare la politica e l'economia nel mondo. La rivoluzione americana puo' partire nuovamnte.
Obama non rappresenta solo il candidato "nero" che si insedia alla Casa Bianca.
Su tale questione si e' fatta troppa dietrologia spicciola, si e' consumata una stereotipata questione socio-culturale.
Obama prima di tutto, essendo un candidato democratico, rappresenta la giusta logica dell'alternanza, cosa che negli Stati Uniti e' sempre stato sinonimo di sano e rigenerante riequilibrio politico -istituzionale.
Obama ha poi delle qualita' intrinsiche, proprie. E' una figura politica fuori dall'establishment convenzionale, cosa ad esempio che apparteneva alla Clinton. Lui non solo e' riuscito a sconfiggerla, ridimensionandola, ma al tempo stesso non ha creato fratture con il suo ambiente, ricevendo dai suoi stessi rivali di partito, un ulteriore appoggio prezioso.
Obama e' un candidato giovane, cosa importante in un paese dove cio' non rappresenta un limite ma una risorsa.
Nonostante cio' possiede doti comunicative che rappresentano una rottura con i soliti schemi precostituiti. Nulla di ideologico, ma una naturale leadership basata sul carisma comunicativo che gli consentono di avere una forte propensione al dialogo, all'ascolto. Gli Stati Uniti, dopo un periodo di politica aggressiva anche nella comunicazione, necessitano di una guida maggiormente predisposta al confronto, alla diplomazia. Mccain forse perdera' anche per questo, non identificava una svolta completa rispetto la politica dannosa esercitata dall'era Bush.
Per tali fattori, Obama e' risultato gradito anche ai cosiddetti indipendenti (anche conservatori) grosse figure di riferimento della societa' americana che si schierano non in virtu' di limitate logiche di appartenenza ma che appoggiano in modo acritico, la figura maggiormente rappresentativa per il loro paese, in un determinato contesto storico.
L'America per lustri ha rappresentato un modello di riferimento culturale, economico e politico.
Oggi pero', il mito americano e' crollato, sepolto dai suoi stessi eccessi.
Con la vittoria di Obama, puo' rinascere il sogno americano.
Il mondo e' alla finestra.

sabato 1 novembre 2008

NON PARLATE DI 68

Molti sostengono che l'attuale insofferenza sociale e le sue estrinsecazioni di piazza, possano portare alla mente il periodo della protesta per antonomasia: il 68.
Io sono di diverso avviso.
Anche allora si viveva una fase di cambiamento. Era pero' un periodo di trasformazione propositiva, creativa, radicale, contagiosa. Nella societa' mutavano tante cose.
La classe operaia vedeva acquisiti diritti prima sconosciuti.
La donna si emancipava(scopriva le gambe indossando la minigonna) rivedendo il suo ruolo nella societa'.
Gli studenti finivano di essere "massa passiva", diventando soggetti pensanti.
Le influenze culturali provenienti dall'estero, cambiavano i costumi nel loro insieme.
Era avvertito un "magma di cambiamento" in tutti gli strati della societa', mettendo contro in modo fortemente critico, due diverse generazioni.
Anche all'epoca la contestazione partì dal mondo universitario. Il pretesto fu l'opposizione alla guerra. In particolar modo si protestava contro la guerra in Vietnam, sottacendo in parte, l'invasione Sovietica in mezza Europa dell'est.
Il pullulare pulsante dell'animo giovanile fu anche allora veicolato in un contesto politico. Non era ancora l'epoca degli anni di piombo ma in quel periodo si determino' quella marcata divisione tra sentimento giovanile di destra e di sinistra.
Anche oggi assistiamo ad un cambiamento, caratterizzato pero' da una fase di regressione e decadenza, sia economica che sociale.
Gli eccessi della globalizzazione umiliano l'autonomia dei singoli. La crisi pero' e' anche culturale.
Vengono meno modelli di riferimento. La politica non svolge piu' un ruolo costruttivo per il paese. I partiti ne sono il loro specchio opaco, creando sterile scontro, non sana partecipazione attiva.
Il sindacato vede sminuito il suo ruolo, diventa a sua volta un macchinoso ingranaggio del Paese.
L'informazione diventata estesa, diffusa, capillare, si propaga pero' in un'ottica commerciale, annullando quel suo ruolo asettico e neutrale.
Tutto cio' porta ad un indebolimento dell'immagine dello Stato, come Istituzione primaria.
Scendere in piazza oggi non e' testimonianza di un cambiamento. E' solo un modo per urlare il proprio disagio. E' un fenomeno di protesta sociale indotto. La rappresentazione veicolata, di un vuoto ideologico e culturale che colpisce in questo momento storico, ampi strati della societa'.
Per tali motivi, oggi non ci troviamo dinanzi ad un altro 68.

giovedì 30 ottobre 2008

DOPPI AUGURI A DIEGO MARADONA

Finalmente! Per Maradona si aprono le porte della nazionale argentina come selezionatore.
Si realizza un sogno sempre dichiarato per el Pibe de Oro che alla nazionale del suo paese ha dato tanto, riuscendo come tutti ricordano, a conquistare un titolo mondiale nell'86, praticamente da solo.
La nomina capita proprio nel giorno antecedente il suo compleanno, oggi 30 ottobre. Qundi, per lui sara' sicuramente uno dei regali piu' belli mai ricevuti.
Maradona nella vita e' stato un personaggio che ha sempre accettato sfide difficili. Ha sempre superato prove dure sul campo, quasi impossibili nella vita.
La nomina come selezionatore rappresenta un'altra scommessa, per un uomo che si sente positivamente reattivo quando deve mettersi in discussione.
Di Maradona ricordo sempre le gesta sportive, i colpi del fuoriclasse. Metto da parte le sue debolezze, in quanto limiti di qualsiasi persona umana. In molti si sono accaniti su i suoi lati oscuri, sulle sue fragilita'. Io voglio ricordare solo il Maradona sportivo. Gia' su questo blog(nella categoria pubblic. sul Roma - 9 marzo) ho cercato di ricordare il Maradona del campo, genio insuperabile a volte, incompreso.
L'attuale nazionale e' gia' un bel gruppo, dove spicca la stella di Messi, nuovo idolo del Barcellona, una formazione composta da tanti giovani parte dei quali ha gia' fatto bene conquistando il titolo Olimpico in Cina, cosa che alla Federazione Argentina accade per la seconda edizione consegutiva.
Maradona non ha esperienze come tecnico. Cio' alimentera' un forte scetticismo nell'ambiente, specie tra i suoi tanti denigratori.
Lui pero', sara' in grado di trasferire al gruppo quell'ulteriore dose di entusiasmo, infondendo all'intero ambiente quella contagiosa ma sana esaltazione che a volte sono l'elemento in piu' per poter raggiungere obiettivi difficili.
Un in bocca al lupo a Diego, un fuoriclasse che ha dato tanto a Napoli, consentendo un parziale riscatto sociale della citta', mai avvenuto completamente.
Oggi il Napoli e' nuovamente in vetta al campionato. A Diego fara' solamente piacere.

martedì 28 ottobre 2008

VELTRONI LEADER DI UN POPOLO NON COESO

Nel nostro Paese la politica, intesa come volano propagatore di fulgido impegno comunicativo verso la gente, sta vivendo una fase di forte sterelita'.
In Italia viviamo purtroppo una contrapposizione asettica della politica, non come confronto anche duro tra le correnti ma come costante e magnetico oscillare di un pendolo fatto di ripetitiva monotonia dialettica.
La comparsa di Berlusconi nel bene o nel male, ha rappresentato il nuovo.
Gli avversari hanno commesso l'errore fin troppo ripetuto di confrontarsi sul piano personale, alimentando lo scontro che e' divenuto scontro ideologico-antindividualista; non hanno mai risposto con la criticita' dell'argomentazione, ma con il cieco accanimento contro il singolo.
La globalizzazione e i suoi negativi risvolti hanno fatto il resto.
In tempi di ristrettezza economica, gli animi si surriscaldono e l'avversario politico non viene giudicato per i suoi demeriti ma condannato per le sue ricchezze, agi e benessere che gia' appartenevano al Berlusconi imprenditore a che adesso vengono ad essere inquadrati come un mondo fin troppo luccicante che stona con la drammaticita' sociale vissuta nel Paese.
Quando c'erano le vacche grasse, durante il periodo del penta partito, tutti andavano d'accordo. Lo Stato era così fittiziamente coeso, che fini' per non essere piu' visibile, alimentando la spinta anarchica del terrorismo. Era l'epoca degli anni di piombo.
Oggi lo Stato e' visibile ma altrettando debole , così com'e' diviso in blocchi di potere-pensiero.
Da un lato c'e' un solo leader che comanda, dall'altro un ammsso non coeso di uomini, pensieri, strategie che si alimentano in una logica precisa: la demolizione dell'avversario, non inteso come forza politica ma come l'uomo, il simbolo che la governa.
Tutto cio' si trascina da troppo tempo ormai, sgretolando il senso della politica, divenuta rappresentazione asettica ed evanescente, non piu' risorsa ed impegno concreto per il Paese.
In Veltroni si intravedevano dei barlumi di novita', di proposta alternativa, di nuova idea di progetto. Improvvisamente si e' scelta la piazza, giustificandola col fatto che anche Berlusconi l'ha cavalcata.
Ma qui c'e' l'errore. Il "populista" Berlusconi deve apparire nella piazza, per ricevere da essa, la benedizione nazional-popolare. Veltroni invece, ora prudente ed aperto al confronto, poi massiminalista alla testa di un popolo rumoroso ma non coeso, cerca di intercettare l'entusiasmo di una massa frantumata, vuota, interiormente assente, per ritrovare l'effimero brivido del consenso partecipativo.
Ma chi fa opposizione non deve fare la conta dei presenti, ma puntare sul contenuto degli argomenti. Questi pero', provengono da un variegato ed evanescente mondo di una parte della societa', quello che resta della sinistra, oggi improvvisamnete spaesata, smarrita perche' divenuta orfana di alcuni punti di riferimento.
Lui potra' inteccetarla, non rappresentarla nella sua interezza. Non potra' mai renderla unitaria anzi, a breve, questa stessa fetta di societa' gli si ritorcera' contro, condannando questo suo incedere incostante, palesemente plurirappresentativo.

sabato 25 ottobre 2008

VELTRONI RESUSCITA LA SINISTRA. SOLO BASSOLINO E' ASSENTE

Veltroni raduna il Partito Democratico.
Tutto il mondo della sinistra, in questo appello, cerca di trovare se stessa.
A Roma, in un pomeriggio d'autunno diventato caldo, confluiscono identita' diverse. Il PD cerca di intercettarle.
Col pretesto della riforma dell'istruzione, partigiani, movimenti omosessuali, operai, sindacati, universitari, liceali, alunni delle scuole primarie, precari arrabbiati, estremisti, dipietristi, improvvisamente lasciano da parte le loro singole soggettivita' confluendo compatti verso un unico obiettivo: l'antiberlusconismo.
Ancora una volta la sinistra italiana, un mix di catto-comunismo trasformista, influenze liberal e spasmodica ricerca di una moderna entita' socialista, si trova riunita non per tracciare linee di cambiamento ma per accentuare, strumentalizzandola, la divisione di classe presente nel Paese.
Non idee, ma protesta. Nel fare cio', figli e nipoti di Berlinguer, non potendo arrivare alla sua cultura comunicativa, sono abilissimi.
All'appello manca Bassolino.
Il Governatore non solo non fa sentire la sua vicinanza ma si dichiara non favorevole a queste iniziative, a suo avviso strumentali.
Lui ha altro a cui pensare. Tra processi relativi al periodo dell'emergenza rifiuti, nuove inchieste della Procura su trasferimenti di somme ad un parlamentare DS, il macigno rappresentato dalla sanita' campana a limite del collasso.
Nonostante i suoi errori, lascera' un vuoto istituzionale e politico devastante.
L'era Bassoliniana volge a termine e con essa un'epopea clientelare che per molti ha rappresentato la materializzazione di un eldorado.
A Roma invece, i nuovi dirigenti del PD ex DS che da Bassolino hanno ricevuto nel corso di lustri milioni di voti, hanno voltato le spalle al Governatore, fin dai tempi della grottesca sceneggiata delle primarie.
Il PD e' anche questo. Partito che oscura malesseri interni, alla pari dei campi rom nascosti dall'ex Sindaco di Roma, cavalcando i variegati malumori del paese provenienti anche da coloro che non si riconoscono nel " Democratico Partito ".

giovedì 23 ottobre 2008

L'ISTRUZIONE: SPECCHIO DI UNA SOCIETA' MUTATA

Venti di protesta. Rigurgiti insurrezionali. Ancora una volta, l'autunno e' caldo.
La riforma nella Pubblica Istruzione, partita nel "tagliare" la scuola primaria, diventa oggetto di scontro sociale nelle Universita' con l'immensa gioia del governo ombra che finalmente riesce a vedere qualche raggio di luce, partecipando alla vita attiva del Paese.
Gli studenti fondamentalmente, sono preoccupati per il loro futuro, stanchi del dover vivere pensando alla giornata. Sono gli stessi studenti, gli stessi esponenti di quella tramontata pseudo sinistra, che qualche settimana fa, argomentavano con un bagliore di intrinseca soddisfazione interiore, la fine del modello capitalista, il crollo del sistema economico di stampo liberale.
Il crollo di un mondo globale, che avrebbe dovuto accoglire loro stessi, un domani, una volta diventati dottori. Questi stessi giovani, spesso vedevano nell'estero, soprattutto negli Stati Uniti, l'eldorado per la loro realizzazione.
Da un lato quindi, si vomitano sentenze troppo affrettate sulla caduta di un sistema economico (capitalismo) che a dispetto di quello politico (comunismo) continuera' ad esistere; dall'altro si richiede al paese Italia, il mantenimento di un 'istruzione nazionalizzata e statalista.
Si accusa infatti il Governo di sostenere misure in tal senso per le banche, non per le universita'. Ma i futuri dottori, in quali aziende si andrebbero ad occupare un domani, se queste non riescono piu' a sopravvivere perche' le banche non danno loro fiducia? O si desidera un paese ancor piu' ingolfato da intellettuali impegnati, narratori liberal, opinionisti radical-chic che profetizzano la disperazione e il degrado della nazione in cui vivono?
Nessuno si e' mai domandato, se in questo periodo di grosso cambiamento socio-economico, anche l'approccio all'istruzione non debba essere riveduto e corretto.
Una volta le intelligenze dal sud emigravano al nord. Poi si iniziarono a superare i confini nazionali. Domani, i nostri cervelli dove si dovranno dirigere se secondo la gran parte di essi e' il sistema mondiale ad essere mutato?
La scuola e' un diritto primario. L'universita' e' una scelta ponderata che a volte viene fatta troppo alla leggera. Nessuno si domanda perche' l'Italia e' il paese tra quelli sviluppati, dove c'e' il piu' basso numero di laureati rispetto al numero degli iscritti. Tutto cio' accadrebbe solo per l'inefficienza della struttura universitaria? Anch'io oltre venti anni or sono, frequentavo i corsi di Scienze Politiche a Napoli nei cinematografi. All'epoca pero' non c'era ne' Ballaro', ne' Anno Zero...
Penso si dovrebbero introdurre, alla pari delle facolta' scientifiche, test di ammissione alle universita' umanistiche, proprio per garantire un insegnamento migliore a chi e' piu' meritevole.
Il figlio dell'operaio come quello del professionista hanno diritto a diventare dottori, se ne sono davvero capaci.

martedì 21 ottobre 2008

LA CRISI C'E'. LA SINISTRA NO

La sinistra non trova piu' se stessa. Bertinotti compare in Tv per cercare di rianimarla.
Dopo la cocente sconfitta elettorale e la scomparsa dal Parlamento Italiano, si lecca ancora le ferite, non riuscendo a intuire che il muro di Berlino e' caduto anche in Italia.
Non riesce a trovare piu' una dimensione all'interno del Paese, lontana dalla politica attiva, dal sindacato che nel tempo l'ha esautorata, dai lavoratori che da essa si sono sentiti traditi, dalla piazza che rivendica lotte sociali in piena e libera autonomia apartitica.
Non riuscendosi a dare spiegazioni, a sua volta condanna il Prodi pensiero e il Prodi Governo, quando se andiamo a ritroso nel tempo, fu la prima a sostenere questo anomalo raggruppamento di forze, l'ammasso di partiti e correnti dalla diversa natura, in un'ottica non alternativa alle destre ma in unico spirito anti-Berlusconiano. Nelle sue rivendicazioni, la sinistra perde l'obbiettivo principale della sua storia, l'emancipazione del proletariato e diventa una forza politica schierata contro un unico uomo.
L'Ulivo non era altro che la realizzazione di questa vasta e informe macchina cerca voti, priva di idee innovatrici, con il solo obbiettivo di sconfiggere, demonizzandolo, l'avversario.
Quando Prodi cade, finisce anche un'idea politica ma la sinistra non sa ancora una volta interpretare le esigenze del Paese, commettendo il suo ultimo errore, quello di confluire verso il movimento ecologista, abbandonando i suoi vecchi simboli, dandosi nuove cromaticita', cosa che ha fatto perdere ancor di piu' il contatto con il suo fedele elettorato.
Al tempo stesso la sinistra ha preso le distanze anche dal nuovo ed ambizioso progetto del PD in cui confluivano tanti dei suoi ex leader, cugini e fratelli di tante battaglie che cercavano di creare un partito piu' moderno ed europeista.
Bertinotti a La 7 si compiaceva della crisi del modello liberale. Criticava la scelta di convergere verso forme di nazionalizzazioni forzate, da sempre osteggiate dai puristi del capitalismo. Tutto vero a livello di teorie economiste del xx secolo.
Oggi pero' le cose sono cambiate. Gli stessi governi socialisti, un neo-socialismo a cui ora lui cerca di far convergere cosa resta della frantumata sinistra, lo stesso moderato socialismo a cui vorrebbe convergere il PD, hanno applicato negli ultimi anni questi tipi di politiche dalla natura per così dire piu' liberale. Lo hanno fatto la Spagna di Zapatero, L'Inghilterra al tempo di Blair, la stessa Germania di Angela Mercker. In tutti questi grandi paesi, l'economia interna non si e' propagata per una rigida applicazione di teorie marxiste, ma per una grande apertura ad un'economia liberale e di mercato, con una grande coperazione tra pubblico e privato.
Anche la Cina lo ha capito. Solo Bertinotti crede ancora nella rivoluzione.



lunedì 20 ottobre 2008

MEDIA "COMMERCIALI", FINE DELL'INFORMAZIONE

Negli ultimi tempi i media sono sempre piu' specchio di una societa' accecata da meri fini commerciali.
Le tristi vicende relative ai drammi vissuti in Campania ne sono la testimoninaza piu' evidente.
Per oltre un anno, tutti gli organi d'informazione locale, nazionale ed internazionale hanno sfruttato per un proprio tornaconto commerciale i disastri perpetuati nella regione.
Prima le vicende relativi ai rifiuti presenti in gran parte della regione, poi i drammatici episodi di criminalita' organizzata nel casertano, hanno accentrato l'attenzione su tale tematiche, in modo ripetutamente monotematico.
Ci si e' resi conto, che infangare ulteriormente il territorio, mortificare senza ritegno la popolazione presente - senza mai fare dei giusti distinguo - "tirava" molto, aumentava i dati di ascolto, focalizzava l'attenzione dei fruitori il messaggio. Ci si e' perfino meravigliati che il Santo Padre, ieri a Pompei, non abbia fatto a sua volta un Suo intervento sul tema.
Sicuramente a spingere in tal senso i media e' stata la coincidente rappresentazione narrativa del marcio presente nel territorio, fatto di malavita organizzata, clientelismo politico, corruzione diffusa.
Si e' creata una sorta di velata complicita' tra i vettori dell'informazione sempre piu' orientati all'ascolto e non alla pluralita' della notizia e la presunta ma non certo plausibile narrativa neo-realista, i cui interpreti hanno assecondato maggiormente esigenze populiste e presenzialiste creando una sorta di mitologismo letterario, di natura antropologica, su un determinato territorio.
Si e' creato quindi un intreccio confuso, tra informazione, narrazione e reale realta' degli eventi che e' sfociata in un'irradiazione "mononeurotica" delle notizie.
Il territorio e' stato ucciso dal cancrenarsi della malavita organizzata.
La sua resurrezione al momento, e' stata resa vana dall'incaponimento dei media che, per scopi commerciali, hanno dato fine all'esistenza di un' informazione varia e pluritematica, sottacendo quanto vi sia ancora di buono in questa terra.

sabato 18 ottobre 2008

NAPOLI, RIFERIMENTO CULTURALE DEL MEDITERRANEO

Napoli si conferma riferimento culturale del Mediterraneo e centro di attrazione degli appassionati dell'arte.
Per la prima volta viene inaugurata a Napoli, nel Real Museo di Capodimonte, un'esposizione delle opere di LOUISE BOURGEOIS, artista finemente provocatoria, tra le piu' importanti interpreti dell'arte scultorea dell'epoca contemporanea, espressione di un estremo, provocatorio, inquieto surrealismo.
L'artista francese nata a Parigi nel 1913, si trasferisce a New York dove inizia la sua carriera artistica, nella quale realizza una vastissima produzione, usando tecniche e materiali alternativi, mai pero' allontanandosi da quello che e' il suo filone permanente: la creazione di forme scultoree.
L'esposizione di Capodimonte comprende circa sessanta opere, le quali interagiscono in un unisono artistico, con dipinti ed altre collezioni permanenti del Museo, creando un unicum d'arte basato sul contrasto tra la classicita' delle opere antiche - specie quelle del 600' napoletano che in Luca Giordano hanno il suo massimo interprete - e il dinamismo mutevole dell'arte contemporanea.
Tale "forzata" convivenza e' tesa ad accentuare la pluralita' dimensionale dell'artista ed il suo interfacciarsi all'opera tramite l'applicazione di molteplici tecniche, materiali e soluzioni realizzative, compreso l'utilizzo di "linguaggi" grafici a noi piu' recenti.
Nella scultrice e' chiara l'influenza del surrealismo estremo che si realizza al meglio nelle sue grandi opere in ferro.
Tra esse spicca l'ELOGIO al RAGNO, " animale protettivo che mangia le zanzare, viste come portatrici di malattie. Quindi il ragno diventa un essere positivo, profusore di bene ed allegraia con un ruolo importante simile a quello svolto dalla madre, vista come chioccia ".
La mostra e' stata realizzata con il contributo della Sovrintendenza della citta' di Napoli, lo studio Louis Bourgeois, promossa dal Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, con l'egida della Regione Campania, della Provincia di Napoli ed il Comune di Napoli.
Per ulteriori informazioni : www.museo-capodimonte.it
Ci tenevo a sottolineare l'iniziativa, per la sua unicita' e per ribadire la naturale vocazione di Napoli, citta' mai doma, che riesce a trovare in ogni momento della sua tormentata storia, energie inaspettate ed inesauribili, fulgida e vibrante testimonianza della sua antichissima vocazione artistica e culturale.

giovedì 16 ottobre 2008

POLITICA CAMPANA: CERCASI LEADER

Il Pdl campano, si appresta al varo del partito regionale.
La riunificazione del centro-destra non sara' indolore e mettera' subito in luce la mancanza di una coesa vocazione unitaria.
La Campania uscira' a breve dal dominio incontrastato dell'epopea Bassoliniana. Il Governatore non sara' piu' eleggibile. Nel bene e nel male il leader della sinistra, diventata sinistra-centro, lascera' un vuoto istituzionale, sia nella sua corrente che tra le forze a lui avverse.
Avverra' quindi, un ricambio generazionale piu' per motivazioni storiche che per reali metamorfosi politiche.
Le ultime elezioni politiche infatti, hanno si sancito in modo netto l'avanzare del Pdl anche in Campania ma, questo partito o movimento come abitualmente sovviene indicarlo, verra' ad essere privo di alcune peculiari caratteristiche.
Si evidenzieranno le difficolta' a smussare le spinte verticiste che sempre hanno contraddistinto le forze del centro-destra campano, creando un vuoto relazionale con le basi.
Al partito manchera' quella connotazione trasversale, risultando sommatoria di vecchi dirigismi locali ed espressione di logiche campaniliste.
Manchera' poi, l'individuazione di un vero leader. I big campani del centro-destra, sono da anni lontani dalla realta' del territorio, dalle esigenze della cittadinanza, imborghesiti nei loro uffici governativi o nel luccichio dei salotti romani.
La stessa scelta dei responsabili territoriali e' sempre stata caratterizzata da lotte intestine tra le diverse correnti locali, che si riproporanno anche per l'organigramma del futuro Pdl campano.
La politica campana nel suo insieme, negli ultimi anni, ha perso del tempo prezioso, mascherando la sua impreparazione dietro l'estremizzazione drammatica del malessere del territorio.
Dapprima l'infinita emergenza rifiuti, poi la piaga della criminalita' organizzata, invece di essere stimolo per la rinascita di una sana e contagiosa dialettica, sono divenuti strazianti lamenti di impotenza, forse, un utile paravento per nascondere l'incapacita' reattiva della politica locale, piu' attenta alla ricerca del facile consenso che alla creazione di strumenti, soluzioni ed idee di cambiamento.

martedì 14 ottobre 2008

CODICE INTERNET

Da qualche giorno ho aderito anch' io a Codice Internet. (www.codiceinternet.it)
L'obbiettivo e' sviluppare ulteriormente la rete in Italia, specie al sud.
Viviamo un momento di appiattimento dell'informazione.
Il confronto sulle diverse tematiche, e' diventato scontro sterile tra gli opposti schieramenti.
Realta' ed argomenti interessanti vengono sottaciuti o veicolati per meri interessi commerciali.
Con lo sviluppo di internet, ciascuno diventa protagonista, interagendo liberamente con gli altri.
Ognuno e' partecipe in prima persona, diventando vettore d'informazione alternativa.
La rete diventa un veicolo di abbattimento sociale e di incontro interculturale.
Ciascun soggetto partecipante e' fonte preziosa di arricchimento dell'insieme.
In Italia vige ancora un vetusto, baronale, ordine dei giornalisti, altra espressione di casta.
Su emittenti private e quotidiani locali, si fa incetta di giornalisti di mediocre livello culturale.
Nella reta al contrario ci sono tanti liberi utenti preparati e ricchi di idee.
Idee ed argomentazioni che spesso vengono "spiate" dagli stessi quotati giornalisti.
La rete con i suoi blogger, e' diventato a tutti gli effetti, un sistema alternativo di informazione.
Codice Internet, e' un contenitore che ne puo' solo aumentare la sua capillare diffusione.
Iscriviti anche tu, diventa partecipe e protagonista del mondo che ti circonda.