martedì 24 gennaio 2023

LA7. QUANDO LA "MILITANZA ARMATA" E' FUORI DAL TEMPO

 

A La7, nel salottino (per pochi intimi) della #Gruber va in scena l'estenuante tentativo di ribaltamento della realta', nel caso specifico, sul nuovo disegno di legge in merito all'uso delle intercettazioni.
Un dibattito senza contraddittorio (stasera c'era anche #Floris a dare sostegno) dove si getta fango da sempre sulla Destra e oggi ancor di piu', visto che la Destra e' al Governo.
Sono patetici, surreali, distanti dalla realta'.
 
Il loro non e' giornalismo ma una forma di "MILITANZA ARMATA" a mezzo schermo, dove l'uso cinico della parola e' adoperato per fare vittime, produrre danno al "nemico politico", un bersaglio da abbattere in ogni modo.
La loro e' una missione. Certosina, instancabile, costante.
Un impegno, una fede, un mantra.
Si tace o si accenna a malapena agli scandali della sinistra a Bruxelles, alle vicende delle cooperative di Soumahoro.
 
Molti mi chiedono perche' io continui a vedere questo tipo di trasmissioni. Le seguo per vedere, analizzare, carpire il modo in cui fa giornalismo, comunicazione, informazione deviata la sinistra, adoperando a suo piacimento questo tipo di soggetti, ridotti al ruolo di servitori del sistema, un sistema che finalmente, ha fatto il suo tempo, perche' E' FUORI DAL TEMPO.
 
Il giudice supremo resta il popolo.
Con il suo voto. Con i suoi ascolti.
E non c'e' da meravigliarsi se oggi, La7, e' al suo minimo storico di ascolti in tutti i suoi programmi

martedì 17 gennaio 2023

I SOCIAL SPECCHIO DELL'IO

 Nessuna descrizione della foto disponibile.
La spettacolarizzazione dell'arresto di Messina Denaro come quella di tutte le principali notizie che si susseguono nella vita quotidiana, non e' data da una sapiente regia che decide a freddo che il pubblico debba essere suggestionato, influenzato, "narcotizzato" dal susseguirsi ripetitivo delle immagini messe in Tv o sui social. La eco ipnotica che tali fenomeni producono sulla collettivita' sulle coscienze dei singoli e la loro spettacolarizzazione, e' data da noi stessi. Poiche' siamo noi fruitori, a fare da cassa di risonanza. Una risonanza spesso passiva, compulsiva, standardizzata, omologata.
 
Viviamo in epoca social. Siamo esposti quotidianamente a cio' che la rete ci rimanda, in tutte le sue forme, tramite tutte le sue piattaforme. E' un fenomeno di aggregazione a distanza che ci unisce e ci rende partecipi del quotidiano. Ma cio' che avviene nella realta', viene poi rilanciato dalle singole interpretazioni dei fruitori, a loro volta influenzati da chi ha piu' voce in capitolo nella rete. L'informazione a quel punto, diventa suggestione. La notizia, spettacolo. L'analisi dell'avvenimento, business mediatico (stessa cosa avvenuta per il Covid).
 
Giornalisti, opinionisti, conduttori televisivi, narratori, politici, sociologi, (virologi al tempo del Covid) influencer, rilanciano la realta', la quotidianita', confezionandola dal loro punto di vista. A quel punto si creano i "partiti del pensiero e dell'opinione" sulle questioni in oggetto.
Ciascuno dei fruitori, si sceglie il partito in cui meglio viene rappresentato il proprio io, difendendo le sue tesi e facendolo diventare il suo riferimento principe in rete, come quello assoluto.
Il dogma del pensiero che non ammette contraddittorio. E' verdetto. E' sentenza.
 
Ma se tutto cio' non esistesse, se vivessimo come un tempo, con soli 2 o 3 canali televisivi, il pensiero delle persone, lo spirito critico, l'orientamento politico, il giudizio dei singoli sulla societa', il gusto e le preferenze sarebbero stati diversi? Senza i social le persone sarebbero piu' ricche di valori, piu' povere o sarebbero le stesse?
 
Prendiamo ad esempio 2 fenomeni nazional popolari: il Campionato di calcio e il Festival di Sanremo.
Si seguiva il calcio un tempo in modo ugualmente morboso. Le "canzonette" Sanremesi riunivano a decine le persone nelle case di chi per primo fu in possesso di un televisore. Come oggi, tutti gli appassionati, aspettavano "morbosamente" la kermesse.
I social quindi, a mio avviso, non fanno cambiare di tanto l'atteggiamento delle persone verso il contesto sociale in cui si vive, ma lo alterano, lo dopano, rendono dipendente il fruitore, una sorta pulsione indotta e incontrollata in cui ciascuno si sente spinto a dire la sua. Social che, con maggior probabilita', per non dire con certezza, possono essere piu' incisivi e influenti sui piu' giovani o su chi non abbia una elevato livello di scolarizzazione.
 
Ritengo che in un'epoca decadente, dal punto di vista culturale, di valori e ahime' economico, i social rappresentino al meglio lo specchio della realta'. Una realta' in cui il rapporto umano diretto e' sempre piu' labile come normale relazione interpersonale. Una realta' quindi sempre piu' virtuale, in cui bisogna ritrovarsi, per ritrovare l'altro, come immagine riflessa del proprio io (spesso vuoto)...