mercoledì 30 marzo 2011

VENDESI VILLA, VISTA MARE, SU TERRITORIO MARTORIATO

Il Premier tele-venditore, ha compiuto l'ennesimo incantesimo. Oggi, volato a Lampedusa, ha affermato che in 60 ore, l'isola tornera' un vero e proprio paradiso terreste, l'atollo cristallino in mezzo al Mediterraneo che il mondo ci invidia!
Davvero bravo il nostro Presidente, in quella che ancor oggi resta la sua arte piu' sopraffina: illudere, ingannandolo, un popolo di pecore sempre piu' affamato e bisognoso.
Per suggellare la sua magia, ha perfino acquistato una villa, la piu' bella dell'isola, chiaramente. Come suo solito, ha ipnotizzato i suoi interlocutori, concentrando l'impatto mediatico sull'isola siciliana, facendo passare in secondo ordine, cio' che stava succedendo a Montecitorio, dove ancora una volta, i suoi "sarti" legislatori, stavano modellando una legge per i suoi bisogni di imputato.
Come recitava Battisti, come puo' uno scoglio arginare il mare? Puo' con la sua strategica promessa, l'ennesima, fermare il corso della storia? Il nord-Africa vive un terremoto culturale. Cio' che stiamo assistendo, e' solo l'inizio di uno stravolgimento generazionale che portera' centinaia di migliaia di stranieri a lasciare i loro territori di origine.
Cosa accadra' domani? Come si controlleranno i flussi? Dove saranno portati i migranti, visto che i paesi europei non si interessano del problema?
Penso che Berlusconi, sara' costretto nel breve periodo, ad acquistare tante nuove dimore, specie al sud, visto che si e' capito che il flusso dei migranti sara' l'ennesimo problema meridionale. A tal proposito, significative sono state le dimissioni del Sottosegretario agli Interni Mantovano, pugliese di origine, dopo la decisione di inviare in Puglia, un numero di stranieri molto superiore rispetto a quello stabilito.
Suggerisco al Presidente del Consiglio, di trovare su internet, anche qualche bella dimora a Napoli, magari sulla collina di Posillipo da dove si ammira Capri.
Per la Pasqua ormai alle porte, la citta' sara' nuovamente sepolta dalla monnezza. Anche all'ombra del Vesuvio, le disdette piovono a valanga. Mai come in questo momento, il mattone per Berlusconi, diventa davvero un bene di "rifugio"...

lunedì 28 marzo 2011

LA PECULIARITA' DELLA CRISI DI UN PAESE IN SVENDITA

La crisi libica e la tanto temuta invasione di immigrati a Lampedusa, calamita l'attenzione dei media in modo pressoche' univoco. E' il caso di dire: piove sul bagnato.
L'Italia, deve fronteggiare questa nuova emergenza epocale, mentre la sua situazione interna non sembra dare segnali di miglioramento. La crisi economica continua, in modo inesorabile, anche se pare, non faccia piu' notizia.
Molte imprese sono al collasso, i consumi sono fermi, la disoccupazione aumenta, il debito pubblico continua a crescere, così come l'indebitamento delle famiglie, giunte ormai alla soglia della poverta'. Le casse delle amministrazione locali sono in rosso, a breve molti beni pubblici saranno svenduti.
Il sistema Italia si e' inceppato. Si dira': tutte le economie occidentali sono in sofferenza. Vero, ma in Italia c'e' un altro fenomeno che nel medio periodo, fara' sentire le sue conseguenze.
La mia, volutamente, e' una forte provocazione ma non puo' definirsi del tutto infondata.
Mi riferisco agli ottimi risultati che il Governo sta compiendo contro le mafie. In modo incessante, lo Stato sta infliggendo duri colpi alle organizzazioni malavitose. Era ora! Ma se al tempo stesso, non si pongono le basi per una crescita economica alternativa, a breve assisteremo ad una forma di progressiva ed inesorabile desertificazione produttiva.
Prendiamo il modello Caserta, imposto dal Ministro Maroni. Ingenti sono stati i sequestri di patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali locali. Ma quando si chiude, un cantiere edile in odore di camorra, un grande centro commerciale, una discoteca, dei terreni agricoli, una grande quantita' di occupati, siano essi regolari o semplici lavoratori a nero, perdono la loro occupazione, andando immediatamente ad aumentare la percentuale di inoccupati, quindi ad accrescere il livello di poverta' presente nel territorio.
Ultimamente, molta attenzione, si sta ponendo sulla Lombardia, regione notoriamente sviluppata nella quale tuttavia, in modo ormai consolidato, la n'drangheta fa affari tramite l'avallo della politica, da circa trenta anni, sodalizio che di certo non ha impoverito il territorio. La cosa ha destato molto clamore, scosso l'opinione pubblica, preoccupato notevolmente l'amministrazione locale, la quale pare fin troppo infastidita dal polverone sollevato. Se si iniziasse a mettere sotto la lente di ingrandimento anche l'opulento nord, le ripercussioni sarebbero davvero preoccupanti per l'intero Paese.
Ma oggi, in Italia, chi realmente ha ancora la forza e la possibilita' di fare investimenti, con capitali cash? Anche la madre di tutte le fabriche, la Fiat, a breve diventera' americana. La Parmalat sta per diventare francese. Tutte le aziende, medio-piccole, per così dire pulite ed oneste, sono indebitate, molte di esse saranno destinate a cessare la propria attivita'. Le ditte straniere non investono per la presenza delle organizzazioni mafiose. Se queste ultime, iniziano ad essere contrastate in modo serio dallo Stato, chi continuera' a mantenere in vita il sistema economico italiano?
Ripeto, la mia e' un'analisi volutamente provocatoria, ma in parte sintetizza la peculiarita' del nostro sistema economico. Basta ricordare che lo scorso anno, nella manovra finaziaria, rientrarono almeno 95 miliardi di euro tenuti all'estero, un toccasana per il Governo ma su la cui provenienza e' meglio non aver indagato.
L'economia sana e' in ginocchio. L'economia malsana e' contrastata. Il sistema Paese, non sa come uscirne.



giovedì 24 marzo 2011

CENTRALE ATOMICA DEL GARIGLIANO: SI FACCIA CHIAREZZA

Gli occhi del mondo sono rivolti verso la Libia, scenario dell'ultimo conflitto dalle dimensioni planetarie. Gia' sembrano sfumare alla mente, le immagini apocalittiche del terremoto giapponese e delle sue catastrofiche conseguenze.
Oggi le notizie corrono in rete ad una velocita' spaventosa, restano impresse solo quelle che davvero scutono le coscienze. Tutto scorre freneticamente, in modo vertiginoso, diventando "vecchio" dopo poche ore.
Notizie apparentemente minori ma al tempo stesso, di notevole impatto, restano invece sottaciute, proprio perche' non riescono ad essere imbavagliate dalla rete, per un fattore di casualita' o per strategica scelta.
E' il caso di cio' che sta avvenendo sul Garigliano, nella centrale atomica dismessa, argomento di forte attualita' dopo la sciagura avvenuta nel paese del sol levante.
Su tale questione, gia' ne parlai nel passato ottobre. Da settimane si vedono grossi movimenti intorno alla centrale, oggetto di lavori interni, per mettere a definitiva dimora una grande quantita' di scorie nucleari. Su tali interventi, c'e' un assoluto e preoccupante mistero. A nessuno e' permesso di entrare per visionare cio' che realmente sta accadendo all'interno del complesso nucleare.
La popolazione locale, vorrebbe una maggior informazione in merito. Solo qualche giorno or sono, c'e' stato il serio rischio di allagamento della centrale, con tutti i pericolosi rischi del caso, per lo straripamento del fiume Garigliano, a seguito delle abbondanti piogge. Anche di questo minaccioso accadimento, stranamente, non se ne e' parlato piu' di tanto.
A livello nazionale si e' deciso di sospendere la decisione in merito alla realizzazione di nuove centrali atomiche. Nulla ahime' si conosce, circa la sorte di quelle in disuso, nello specifico di quella che insiste sul territorio di Sessa Aurunca.
Penso che la popolazione campana, nello specifico quella casertana, abbia gia' dato in termini di qualita' dell'ambiente.
Si faccia chiarezza, alla luce del sole!

sabato 19 marzo 2011

ODISSEA ALL'ALBA. DOMANI SARA' ANCORA NOTTE FONDA

E' guerra nel cuore del mediterraneo. Partito l'attacco contro Gheddafi. L'ONU ha avallato la missione. Il suo nome: Odissea all'alba.
Protagonista indiscusso dell'avvio delle ostilita', e' stato il Presidente francese Sarkozy. La Francia, agli occhi del mondo, ha assunto formalmente la decisione dell'inizio dello scontro, riappropriandosi della proverbiale grandeur, ultimamente sbiadita.
Obama, dal canto suo, ha tenuto volutamente un atteggiamento piu' coperto, dando al tempo stesso, la completa disponibilita' alla regia della missione, speriamo quanto piu' breve possibile. Gli USA, hanno al tempo stesso, gli occhi aperti su cio' che sta accadendo piu' a oriente ( Yemen, Bahrain, Arabia Saudita), in uno scenario in continuo ed incandescente fermento.
Inghilterra, Canada e Italia, collaboreranno alla causa. Il ruolo dell'Italia, come al solito, appare non del tutto chiaro. E' stato assicurato il completo appoggio logistico, non quello di ingaggio. Si vedra'. La politica interna nel nostro Paese appare come al solito divisa, con la Lega Nord contraria ( il Governo al momento non ha la maggioranza in politica estera) e la sinistra improvvisamente riscopertasi interventista ( Di Pietro, per mero calcolo, alla fine e' divenuto guerrafondaio). Questa volta si parla di inevitabile sostegno alla causa del "Risorgimento islamico". In tal caso, la guerra ai pacifisti italiani appare giusta, appropriata, come giusto sembra essere diventato il concetto di esportazione della democrazia con le bombe, chiaramente divenute molto piu' "intelligenti".
Ritengo che le guerre siano tutte da evitare. Faccio notare che contro i crimini perpetuati dal dittatore Saddam, il mondo della sinistra fu molto contrario ad occupare l'Iraq. Oggi invece, solo per il fatto che Berlusconi ha avvicinato le sue labbra, alla mano del leader libico (errore piu' formale che sostanziale) tutti vedono necessario l'intervento.
Comunque vadano le cose, la posizione dell'Italia e' indebolita. Economicamente, l'inevitabile aumento del greggio e la scontata fibrillazione delle borse dei prossimi giorni, avranno nel nostro Paese conseguenze piu' incisive che altrove. Strategicamente, ci accodiamo ad una missione non avendone il controllo (come consuetudine). Agli arabi appariremo come gli abituali voltafaccia ed inoltre, come conseguenza piu' diretta ed immediata, per la nostra contiguita' geografica saremo invasi da migliaia di profughi che, con ogni probabilita', sarebbero rimasti in quei territori, se la risoluzione avesse avuto una piega esclusivamente diplomatica.
Inoltre, l'innessco di una guerra di dimensioni internazionali, diventera' una miccia incontrollata, un reale fenomeno emulativo, in territori interessati da un improvviso ed epocale fermento generazionale, quindi culturale. E' il caso di dire: brucia il deserto.
In questo scenario così confuso, incerto, fragile, il nostro domani sara' ancora notte fonda.







mercoledì 16 marzo 2011

L'UNITA' CHE DIVIDE

Si festeggia il 150° dell'Unita' d'Italia, una celebrazione poco sentita nel Paese. Si e' cercato in tutti i modi di creare un senso di condivisione e di appartenenza con risultati quanto mai discutibili. Ne parlai gia' a suo tempo. L'anniversario poi, capita in un momento storico assai difficile, con una situazione economica davvero preoccupante e con un quadro politico fragile, incerto. In questo scenario così instabile, il Paese si trova a fronteggiare una spaccatura intestina, a subire i dic-tat della Lega Nord che, dall'alto del suo potere al nord, non condivide questo clima di unita', rivelando in modo palese, la sua mai ripudiata matrice separatista.
Al sud, condividiamo questo momento storico così importante per la Nazione ma, di certo, non siamo portati a festeggiare piu' di tanto, ricordando a chi non lo sapesse (quanti padani conoscono la storia del Regno di Napoli?) i primati raggiunti dal meridione in quel periodo.
Il sud era un territorio florido, ricco di cultura, animato da strabilianti iniziative che coinvolgevano tutti i settori della societa' civile, in un volano di diffuso e capillare arricchimento generale. Vi invito a visionare questi tre filmati: 1, 2, 3.
La storia purtroppo ha preso un altro corso e nessuno mai veramente, per alchemico calcolo o per cinica convenienza, ha cercato di cambiarlo. Un sud, derubato delle sue ricchezze e reso perennemente affamato, svantaggiato, indebolito, evidentemente conviene a tanti.
Il nord oggi, vede il meridione come una vera palla al piede, una ingombrante zavorra per l'intero Paese. Per troppo tempo, abbiamo poi dovuto subire i tanti discorsi fatti di luoghi comuni sulla nostra incapacita' di sconfiggere le mafie e la nostra propensione quasi "genetica" a convivere con esse. Anche questa leggenda e' stata ormai sfatata. Tutti, oggi, sono a conoscenza dell'intreccio tra politica ed affari nell'opulento nord, divenuto anche a quelle latitudini, saldo e consolidato sistema economico.
Il mezzoggiorno, ricordando i suoi fasti, partecipa con difficolta' a questo giorno di celebrazione, evocato piu' che altro come l'avvenuta colonizzazione dei Savoia, inizio irreversibile del suo continuo, progressivo ed incessante decadimento. L'atavica questione meridionale si e' trasformata in una piaga di matrice antropologica. Il sud puo' solo leccarsi le ferite, non avendo piu' la forza, ne' la necessaria capacita' di reagire.
Preferisco concludere, ricordando un pensiero di Wolfang Goethe, espresso dopo un suo viaggio in Italia. Visitando Napoli ed il Regno delle 2 Sicilie, rammentando le meraviglie ammirate, disse: " Tutti coloro erano felici di stare in quei luoghi... basta che quell'immagine, rimanga nel mio spirito " .


lunedì 14 marzo 2011

TRAGEDIA IN GIAPPONE: SCIACALAGGIO DEMAGOGICO

Non se ne puo' piu'. Basta! Anche la drammatica tragedia del terremoto giapponese, diventa nel nostro Paese, argomento di sterile contrapposizione politica, ennesimo esempio di rissoso contradditorio fine a se stesso.
Da un po' di tempo, chi segue questo blog, ha potuto notare che ho preso molta distanza dall'attuale Governo, pur avendo votato PDL nel 2008, non condividendone piu' la politica e, soprattutto, non sopportando piu' l'imbarazzante figura del Premier, divenuto vera zavorra per l'esecutivo. Sul Premier, non scrivero' piu', anche perche' mi sono stufato di scendere in ridicoli battibecchi da questo spazio, dovendo poi per giunta, vedermi etichettato come un "ossessionato" da Berlusconi. Per fortuna ho ben altro a cui pensare.
Tornando all'argomento del post, sono nauseato di come la sinistra italiana, stia facendo l'ennesimo sciacallaggio demagogico sulla disgrazia giapponese, una forma di vera e propria guerra santa al nucleare! Si parla ormai solo di centrali, di atomo, scorie, fusione, noccioli che un giorno fondono, l'altro tengono. Scienziati, fisici nucleari, attivisti verdi, esponenti del W.W.F. , ecologisti, sostenitori della green energy, soliti intellettuali, l'immancabile Saviano, intervengono a raffica in ogni tipo di trasmissione radio-televisiva. Tutti prendono le distanze dal Governo, criticano le scelte adottate, ma non ancora attuate, in materia di politica energetica, per l'ipotesi di allargamento al nucleare nel nostro Paese.
Non si piangono le vittime. Si cerca solo di fare proseliti politici, come se si fosse dato gia' inizio alla costruzione di una centrale atomica (chiaramente obsoleta o ancora peggio, acquistata di seconda mano da un paese sottosviluppato) sulle falde dell'Etna o all'interno del cratere del Vesuvio, le cui scorie siano gia' oggetto di traffici illeciti gestiti dalle mafie locali.
La sinistra, in emorragica ed irreversibile crisi di consenso, teme o per meglio dire, infonde timore, come se in Italia si possa ripetere cio' che accaduto in Giappone. Si prefigurano scenari danteschi, catastrofi apocalittiche, soprattutto si da per scontata a prescindere, la totale impreparazione futuribile e potenziale delle nostre autorita' a gestire un cataclisma, come se questo dovesse per forza avvenire, dopo la costruzione scellerata di centrali gia' giudicate inidonee. I politici ed i giornalisti di sinistra schierati, con un certo sarcasmo, asseriscono che le radiazioni prima di consumarti il midollo, non ti chiedono quale tessera di partito hai, dando per scontato, quasi imminente, il disastro.
Questi esponenti dimenticano che le centrali atomiche francesi, distano davvero poco dai nostri confini. Tutti continuano ad ostinarsi a voler essere schiavi del petrolio, a rimanere succubi dei paesi medio-orientali in una fase di forte instabilita', con conseguenze poco rassicuranti circa il prezzo del barile.
Costoro, soprattutto, si ostinano a credere, ad illudersi, di poter vivere soltanto con la forza del vento o perche' baciati dal sole. Strano davvero: di solito gli sciacalli, non riescono a sognare.


giovedì 10 marzo 2011

ELEZIONI A NAPOLI. I CANDIDATI NON ENTUSIASMANO

Cercasi aspirante Sindaco, disperatamente! Il toto amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale ha avuto il suo inizio, tra mille polemiche e molti interrogativi.
Il PD, dopo il vergognoso fallimento delle primarie, ora punta tutto sul Prefetto Mario Morcone. Avuto il placet dei vertici romani, del Commissario di partito, Andrea Orlando, ancora in citta' dopo la vicenda Cozzolino e quello della Iervolino, non piu' "dimissionata", il centro-sinistra punta su di un burocrate, originario di Caserta, poco conosciuto in citta'.
Ma il clima nel centro-sinistra non e' sereno, tutt'altro. La corrente, ancora una volta e' divisa, frantumata. Gli orfani di Bassolino con ogni probabilita', consegneranno la citta' alla destra, non per reali meriti conquistati sul campo, bensì per le proprie lotte intestine.
De Magistris, IDV, infatti, continua a voler correre da solo, spaccando la coalizione. La sua e' quasi una sfida allo stesso PD, piu' che una sensata candidatura.
Stessa cosa fa l'UDC, che nella nuova alleanza del Terzo Polo, con FLI, API e MPA, candida a sua volta una altro esponente della societa' civile, il Rettore dell'Universita' di Salerno, Raimondo Pasquino, a sua volta, personaggio poco noto in citta'.
A destra il clima non e' diverso. Sfumata la candidatura della Carfagna, ostile al capogruppo Nicola Cosentino (oggi ha inizio il suo processo), il PDL punta sull'ex Presidente degli industriali napoletani, Gianni Lettieri, una personalita' molto gradita al Premier ma che cio' nonostante, non convince appieno.
Anche su questa indicazione infatti, il consenso non e' unanime. La bocciatura proviene proprio dal mondo dell'impresa che Lettieri ha guidato per anni. L'ex Presidente di Confindustria, D'Amato, ad esempio, ritiene Lettieri una scelta non positiva per la citta'. Secondo D'Amato, la citta' e' pronta ad avere un rappresentante che provenga dalla societa' civile. Lettieri tuttavia, e' un industriale che non ha creato sviluppo in citta' ma che per il passato, e' stato molto abile a concludere esclusivamente, affari per le sue aziende.
C'e' stata anche l'autocandidatura quanto mai discutibile, dell'inossidabile Clemente Mastella, figura storica della politica Campana, ormai al crepuscolo. Penso che siano pochi i beneventani residenti a Napoli per permettere all'ex-guardasigilli di aggiudicarsi la poltrona di Sindaco. Per Mastella, e' piu' facile arrivare direttamente a Strasburgo, con i voti della sua Ceppaloni che sedersi a Palazzo San Giacomo. Interessante la sfida nella sfida con De Magistris, l'allora magistrato che lo costrinse alle dimissioni.
Gli altri condendenti di una sfida che si preannuncia molto rovente, sono Raffaele Di Monda, del PIN, in pratica uno sconosciuto, e Roberto Fico, del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, un altro candidato che portera' erosione alla sinistra.
Dopo l'estenuante emergenza rifiuti e i tanti grandi progetti inattesi, Napoli pretende una svolta. La cittadinanza si e' allontanata dalla politica. I candidati scesi in campo, non sembra portino il tanto atteso entusiasmo.

domenica 6 marzo 2011

LA DEMOCRAZIA NON PUO' PIU' ESSERE ESPORTATA

La guerra civile in Libia segna di fatto, un trapasso epocale. La popolazione, come e' gia' accaduto in Tunisia ed in Egitto, cerca di rovesciare il regime. In quei territori, si vive un fermento di rivolta teso a sovvertire usi e costumi consolidati nei secoli.
Da una ribellione verso l'aumento dei generi di prima necessita', come accaduto in Tunisia, ben presto la sommossa popolare e' diventato uno strumento di sofferto e sanguinario mutamento culturale.
In Libia, lo scontro e' diventato rovente. E' in corso una vera e propria guerra intestina, sulla quale le notizie sono molto frammentarie, contraddittorie e completamente controllate dal regime.
Gheddafi continua a sostenere la tesi della deriva fondamentalista come causa delle insurrezioni interne. Al Qaida secondo il leader libico, e' pronta a mettere le mani sulla Libia e sull'intero Maghreb.
Di sicuro, a quelle latitudini, c'e' la richiesta diffusa da parte di una popolazione vessata da lustri, di poter vivere piu' liberamente, in base a principi e regole democratiche proprie dei paesi occidentali. Piu' che Ben Laden, i dittatori arabi temono la rete e "l'erudimento" che essa puo' offrire alle giovani generazioni, sempre piu' desiderose di vivere come i propri coetanei d'occidente. Il vero nemico da sconfiggere, porta il nome di Facebook, Twitter, Google, un nemico silente, invisibile ma capillarmente diffuso.
La comunita' internazionale intanto, sta alla finestra, spettatrice intimorita di un cambiamento così repentino ed enormemente vasto per dimensioni territoriali. Come affrontare questa crisi nord-africana? Adoperare ancore le armi, con un nuovo ed estenuante conflitto, per esportare (l'ennesima volta) la democrazia attraverso la guerra? Sarebbe questa, una scelta saggia, in un contesto economico globale gia' così fragile ed incerto?
Penso che come oggi, noi occidentali, stiamo pagando le conseguenze per l'improvvisa, rapida e smisurata crescita economica dei paesi asiatici, un domani, a noi assai vicino, potremmo subire sulla nostra pelle le ripercussioni di questo repentino, brusco ma forse fin troppo atteso sconvolgimento culturale.
Per tale motivo ritengo che, in questo contesto storico, la democrazia non possa essere esportata ma sara' eventualmente, una conquista assai sofferta da parte delle popolazioni locali.

mercoledì 2 marzo 2011

LA IERVOLINO AL CAPOLINEA

Dopo una lunga ed estenuante agonia, si scioglie il Consiglio Comunale di Napoli. 31 consiglieri infatti, hanno firmato le dimissioni.
La Iervolino gia' a fine mandato, resta sola e, suo malgrado, dovra' abbandonare prematuramente. Non sono serviti i vari rimpasti riparatori, effettuati con cadenza periodica, durante la sua amministrazione. A nulla valsero le richieste di dimissioni pressanti, fatte al primo cittadino, all'indomani dello scandalo Romeo. Con ogni probabilita', arrivera' a breve un Commissario, l'ennesimo!
Almeno si conoscera' ufficialmente quale sia il bilancio di cassa, onere che molto spesso ha fatto vacillare la giunta.
La citta' e' allo sbando, inerme, smarrita, abbandonata al suo destino. L'emergenza rifiuti, mai risolta completamente, e' sempre pronta a riesplodere nella sua drammaticita'. La differenziata non decolla, non vengono individuate nuove discariche, ne' tanto meno presentato il progetto del termovalorizzatore cittadino.
La criminalita' resta una piaga endemica, coinvolgendo sempre di piu' i giovanissimi che, come unica alternativa, non trovano di meglio che delinquere.
La disoccupazione raggiunge livelli emorragici. In citta', il manto stradale e' un vero colabrodo, le piogge di questi giorni, lo rendono ancor piu' pericoloso. L'inquinamento atmosferico, altro problema spesso sottaciuto, permane costantemente elevato. I servizi offerti alla cittadinanza, non sono dei migliori. Restano grandi opere incompiute, le riqualificazioni di Bagnoli e quella della zona orientale. Non a caso, Napoli nel 2010, e' stata giudicata ultima tra le province italiane.
La cittadinanza non reagisce, pare aver smarrito il suo proverbiale orgoglio. Silente e rassegnata, si disinteressa alla politica ed ai suoi rappresentanti. Questi ultimi al contrario, hanno tutto l'interesse a mettere le loro mani sulla citta'.
Dopo l'era Bassolino-Iervolino, Napoli vuole voltar pagina. Penso che la svolta tanto auspicata, sara' improba, poiche' non dovra' essere politica, ma culturale.