giovedì 31 dicembre 2009

BUON 2010!

Addio 2009, anno da dimenticare.

Crisi economica, scontro politico, disastri naturali, tensioni internazionali.
Qui a Napoli ed in Campania, lo scenario e' stato ancora piu' triste. Non a caso, tutte le province della regione, hanno perso posizioni circa la qualita' della vita.
Per quanto mi riguarda e' stato un anno molto difficile, scarno di soddisfazioni, nonostante i tanti sacrifici.
Ma chi mi conosce sa benissimo che proprio nelle difficolta', ritrovo la mia forza.
Ringrazio tutti coloro hanno seguito questo blog, animandolo con i propri commenti.

A tutti, un augurio sincero, per un sereno e prospero 2010!

martedì 29 dicembre 2009

NEGLI OCCHI DEI NAPOLETANI IL SOLITO FUMO "ARTISTICO"

Si avvicina la fine dell'anno. A tenere banco in citta' e' il flop per l'installazione delle mongolfiere artistiche in Piazza del Plebiscito, da parte dell'artista tedesco Carsten Nicolai, chiamato per l'occasione in citta', dal direttore del museo Madre, Eduardo Cicelyn.
Le mongolfiere dopo pochi giorni sono state smontate per motivi di sicurezza, anche se a detta della casa prodruttrice, la Airstar, i palloni avevano resistito in altre circostanze, a sollecitazioni ambientali estreme.
Per gli amministratori locali, il fallimento dell'operazione e' da attribuire soltanto al vandalismo dei soliti dementi che potevano attentare all'opera, aggredendola. Ma i politici di questa citta', non erano a conoscenza dell' "esuberanza" di alcuni dei loro concittadini? Eppure, anche per altre discutibili rappresentazioni di arte post-moderna, come la "Montagna di sale" di Mimmo Palladino o i "Teschi" di Rebecca Horn, le opere vennero ampiamente vandalizzate, mettendo in discussione la stessa valenza di portare l'arte nelle piazze in questa citta', considerando anche i notevoli costi che questi allestimenti, hanno sempre richiesto - si parla per l'ultima rappresentazione di circa 500.000 euro, cifra improponibile se si considera l'attuale crisi economica globale e specifica della citta'.
I palloni a detta degli organizzatori, saranno sostituiti da grosse bocche di fumo, dei vulcani di luce che simboleggeranno l'attivita' eruttiva del Vesuvio, simbolo inconfondibile di questa citta'.
Ritengo che il fumo che partira' da questi giganteschi cilindri, una sorta di grossi recipienti per caldarroste, rappresentera' appieno, il fumo che i politici locali per anni ci hanno gettato negli occhi, narcotizzandoci, annunciando al mondo intero un avvenuto rinascimento - teorema Bassoliniano - che a alla fine si e' rivelato un pesante flop, ben piu' grave rispetto all'eccentricita' episodica, forse scellerata, di semplici e leggiadre mongolfiere.


venerdì 25 dicembre 2009

E' NATALE

Vi giro una poesia che mio figlio Giuseppe, 8 anni, in IV elementare, ha imparato per Natale.

E' NATALE

E' Natale ogni volta che sorridi ad un fratello e gli tendi la mano.

E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.

E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella poverta' fisica e spirituale.

E' Natale ogni volta che riconosci i tuoi limiti e le tue debolezze.

E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

http://www.youtube.com/watch?v=8jEnTSQStGE

mercoledì 23 dicembre 2009

NATALE: BUONI PROPOSITI E CRUDA REALTA'

E' Natale. Dobbiamo impegnarci ad essere tutti piu' buoni. E' d'obbligo esserlo sempre, in questo periodo di sacra festa, rappresentata dalla nativita' di Cristo, il primo e piu' importante figlio di "migranti" nato in forma per così dire "precaria".
Dovremmo lasciare da parte i nostri rancori, dimenticare i torti subiti, cancellare dalla nostra mente coloro i quali ci hanno ferito con le loro azioni ed i loro giudizi spesso affrettati. Dovremmo essere tutti propositivi, divenendo improvvisamnete, spontanei dispensatori di sentimenti amorevoli.
Nell'anno che verra', dovremmo impegnarci tutti di piu' nel conseguimento di tale obiettivo. Anche i nostri rappresentanti politici ed istituzionali hanno chiesto di farlo, esortandoci a lasciare da parte sterili separitismi ed effimere contrapposizioni ideologiche, ed anche le semplici ma spesso animate discussioni da bar. Loro per primi, nel luccichio dei loro salotti, nella "modestia" della loro condizione sociale, ciascuno nelle proprie letterine a Babbo Natale, hanno promesso di impegnarsi in tal senso, come buon auspicio di fine anno.
Tutti uniti amorevolmente, senza odio, in una sorta di gigantesco girotondo virtuale, animati soltanto da un innato senzo di fraterna appartenenza, ad uno Stato divenuto d'improvviso, modello di comprovata integrazione interclassista, multietnica e policonfessionale.
Ciascuno dovrebbe cercare il dialogo - termine molto usato di questi tempi - con l'altro, specie se di opinioni dissimili dalle proprie. Ognuno dovrebbe contribuire a stemperare quel clima - altro concetto gettonatissimo - diventato incadescente ed a rischio implosione.
Propagare amore a iosa, senza limiti e tentennamenti. Amore come volano di riproduzione del bene, della serenita' e della prosperita' sociale.
Bella come letterina di intenti natalizi, densa di buoni propositi figli di un finto buonismo ma molto difficile da proporre a chi passera' questo Natale nella digrazia di un licenziamento, nell'insicurezza del proprio futuro, nella quasi certa incertezza del proprio tormentato avvenire.
Penso ai dipendenti Fiat di Termini Imerese e Pomigliano d'Arco, a tutti i cassintegrati che vedranno recesso definitivamente il loro rapporto lavorativo, alle tante piccole aziende che non supererranno la crisi, alle migliaia di precari cronici, a coloro i quali gia' da tempo hanno perso il lavoro.
Per costoro, sara' di certo, un brutto Natale. Riusciranno a dispensare amore, a prescindere?



lunedì 21 dicembre 2009

NAPOLI: L'ENNESSIMA BOCCIATURA

L'anno sta per finire, è tempo di bilanci. Quelli del meridione ed in particolar modo della Campania e di Napoli, sono inesorabilmente negativi. In tempo di crisi il divario tra Nord e Sud si accresce. Le distanze ataviche diventano ahimè. abissali.
I dati del Sole 24 ore sulla qualità della vita delle province italiane sono come al solito spietate nella loro cruda veridicità. Alle province del Sud, la solita maglia nera.
Il mezzogiorno, pur avendo un terzo della popolazione nazionale, contribuisce a mala pena ad un quarto del prodotto interno lordo. Se pensiamo che la Campania e Napoli, sono tra i territori a maggior concentrazione demografica - circa un decimo di quella italiana - si intuisce coma la più grande fetta di povertà del Paese, si accumuli per l'appunto in questo territorio.
Miseria, disoccupazione, marginalità, degrado sociale, economia sommersa, illegalità diffusa, sono gli unici indicatori in permanente crescita.
Napoli, dopo Roma e Milano, è la terza metropoli d'Italia, nonchè principale porto del Mediterraneo. I dati emersi in tal senso, appaiono ancor più mortificanti. Questa città sofferente e il suo hinterland malsano, restano una grande area disordinata, fragile, frastornata, dalle potenzialità mai espresse, dalle aspettative ormai deluse, ridotte al lumicino.
Per molti analisti economici, il peggio è passato. Di solito, dopo una crisi, le aree notoriamente forti si riprendono più rapidamente rispetto alle zone deboli che, con molta probabilità, annegheranno per sempre.
Il Sud può davvero diventrare "chimerico" volano di sviluppo per l'intero Paese, o sarà sempre un'ingombrante zavorra di cui disfarsi?

martedì 15 dicembre 2009

TARTAGLIA: UN FOLLE ARMATO DA DI PIETRO. A ME FA RIDERE

Il gesto sconsiderato e deprecabile commesso da un insano di mente, Massimo Tartaglia, alla conclusione del discorso di Berlusconi tenutosi a Piazza del Duomo a Milano - la scorta ha grosse responsabilita' - e' un atto di gravita' assoluta che ancora una volta getta fango sul paese. Al tempo stesso, da respiro al Premier ed alla sua maggioranza spesso divisa e sotto pressione.
Questa volta non e' stata una calamita' naturale come il terremoto in abruzzo, a "distrarre" l'opinione pubblica da quelli che rimangono problemi drammatici ed insoluti all'interno del nostro Paese e nemmeno l'attivita' per cosi dire "privata" del nostro Presidente del Consiglio.
Questa volta e' stata la mano di uno squilibrato da anni in psicoterapia a far riavvicinare le parti politiche da tempo in permanente scontro. Si parlava da giorni di porre fine ad una dialettica infuocata fatta di reciproche accuse al vetriolo. Piu' volte il Capo dello Stato e' intervenuto per raffreddare gli animi arroventati. Lo stesso Fini, spesso non ha condiviso la linea del Premier. Tutti hanno avuto responsabilita' notevoli, senza distinguo di provenienza politica e ruolo istituzionale. Anche il Premier non si e' per niente tirato indietro in questo braccio di ferro istituzionale, basti pensare il suo ultimo discorso fatto in Germania.
Il clima si era fatto incandescente. La crisi faceva sentire ancora i suoi effetti sulle famiglie e le imprese, nonostante si sbandierava il solito incrollabile ottimismo. I vari tentativi del Governo di procedere al varo di leggi che salvaguardassero indirettamente il Premier nei suoi numerosi procedimenti penali, non piaceva ne' all'opposizione e neanche ad una grossa parte di cittadini che liberamente e pacificamente hanno dimostrato in piazza.
Sicuramente benzina sul fuoco e' stata gettata anche da trasmissioni di approfondimento che hanno dato ampio spazio ad una spettacolarizzazione di delicate attivita' processuali che coinvolgevano la figura di Berlusconi.
Ma da qui a pensare che nello specifico, l'azione inconsulta di una persona squilibrata, possa essere vista come il disegno anarchico di una frangia eversiva presente nel Paese, per me e' una gratuita e pilotata esagerazione politico-mediataca.
Sicuramente l'attenzione deve rimanere sempre alta intorno alla figura di un capo di governo, e di tutte le altre cariche istituzionali, soprattutto in questo particolare momento storico, ci mancherebbe.
Ma vedere nel gesto di Tartaglia, la realizzazione di un complotto sovversivo che riporterebbe la nazione in un periodo buio, un atto di terrorismo ardito da frange rivoluzionarie con la regia di esponenti dell'opposizione, individuati nella figura di Antonio Di Pietro, a me fa ridere.
Speriamo almeno che la gravita' indiscutibile di tale atto inconsulto, serva davvero da sprone sia per ricompattare la maggioranza che per infondere un clima piu' sereno nel Paese, al di la' di formali e a volte ipocriti e bigotti buonismi di facciata.


domenica 13 dicembre 2009

YES WE CAN...CONTINUE THE WAR

A Copenaghen i grandi del pianeta si impantanano sulle decisioni da prendere in merito al clima.
E' atteso l'arrivo del presidente degli Stati Uniti, Barak Obama.
Nel frattempo, l'uomo piu' potente al mondo, il messia del tanto atteso cambiamento, ha ritirato il premio Nobel per la pace in una cerimonia tenutasi ad Oslo.
Mai tale prestigiosa onoreficenza ha creato tanto disarmante imbarazzo in colui che la riceve.
Obama di fatti, ha deciso di inviare altri 30.000 soldati nell'infinita guerra in Afghanistan, molti dei quali, non faranno piu' ritorno in patria.
Durante l'ultimo periodo di amministrazione Bush, si sarebbe gridato allo scandalo. Trasmissioni di approfondimento socio-politico, avrebbero dedicato tantissime ore sull'inutilita' di una guerra persa in partenza per la tipologia dell'ingaggio e l'impenetrabilita' del territorio - per questo motivo gia' si parla di nuovo Vietnam - Tale scelta sarebbe stata considerata scriteriata o quanto meno un vile espediente per arricchire l'industria delle armi, sicuro volano di crescita economica.
Le principali citta' dell'occidente sarebbero state invase da decine di cortei arcobaleno, organizzati da pseudo-pacifisti no-global, dove nel nome della pace si sarebbero bruciate tantissime bandiere americane precedentemente contrassegnate con una svastica nel centro.
All'improvviso con Obama, la guerra diventa giusta, utile, necessaria. Al conflitto viene data una motivizione positiva, un ruolo cruciale nella ricerca della pace. Detto da un appena insignito Nobel per la pace, sembra quasi di stare su scherzi a parte.
Lontano appare il periodo delle promesse elettorali, quando sembrava che il destino del mondo dovesse davvero cambiare - la parola change era assai ricorrente.
Lontano e' il tempo delle oratorie pubbliche, dove brulicanti masse oceaniche di convenuti esclamavano all'unisono con il candidato democratico alla Casa Bianca, quello che poi divenne lo "spot" dell'intera campagna elettorale: "yes we can".
Oggi ci troviamo di fronte alla cruda realta' di una scelta forse inevitabile ma che cozza contro la forzata creazione di un'icona pacifista.
La guerra e' sempre guerra, solo che quando la fanno uomini della cosiddetta sinistra progressista come D'Alema, socialisti liberal come Clinton o Blair, democratici sognatori come Kennedy o Obama, allora essa diventa espediente necessario per giungere alla pace.
Oggi potremmo cinicamente ribattezzare lo slogan elettorale con un'altra frase: "yes we can...continue the war".

giovedì 10 dicembre 2009

SAN GREGORIO ARMENO: NATALE NAPOLETANO

Il Natale e' alle porte, l'atmosfera di festa inizia a sentirsi nell'aria.
A Napoli in questo periodo e' d'obbligo fare una passeggiata negli stretti ed angusti vicoli di San Gregorio Armeno, nel cuore del centro storico, nei pressi di due chiese di notevole interesse artistico ed architettonico, quella di San Lorenzo Maggiore e quella dei Gerolomini.
Nel percorrere questi dedali quasi impenetrabili, essi stessi somiglianti a paesaggi presepiali, si ammirano le meravigliose creazioni dei maestri artigiani, tradizionale appuntamento che richiama in citta' tantissimi visitatori, anche stranieri.
Il presepe, in questo spaccato di storia napoletana, raffigura la Napoli settecentesca, con i suoi vicoli, le sue taverne, gli abiti tipici e le attivita' dell'epoca. Le varie rappresentazioni dei maestri della terracotta napoletana, rivisitano l'evento biblico della natalita', impreziosendolo con elementi tipici partenopei.
Anch' io oggi mi ci sono recato, in compagnia di mia moglie, per assaporare da vicino quest'aria di festa. Parcheggiata la moto nei pressi dell' inizio del percorso espositivo, abbiamo camminato tra le bancarelle piene di pastori, corni e pulcinella, immersi tra gli odori di mandorle tostate e dell'incenso liberato dai barattoli di latta bucherellati, da queste parti considerati infallibili deterrenti per il malocchio.
Tra le varie botteghe artigiane, ci siamo intrattenuti in quella dei maestri Giuseppe e Marco Ferrigno, antica famiglia di maestri del pastore in terracotta, presenti in citta' dal 1836. Qui tradizione ed innovazione si fondono in modo omogeneo. Il papa' Giuseppe, da poco scomparso, ha tramandato al figlio Marco tutta la sua arte ed il suo genio; costui, coadiuvato dal cugino Salvatore, l'ha mantenuta integra, arricchendola di un pizzico di freschezza, nel rispetto rigoroso di una tradizione realizzativa che fa fede agli stessi elementi presenti da oltre 150 anni: la terracotta, il legno e le rinomate sete di S. Leucio.
Il Natale napoletano a San Gregorio, e' firmato Ferrigno.

mercoledì 9 dicembre 2009

LA VERA PIZZA E' SOLO QUELLA NAPOLETANA

Finalmente la pizza napoletana sta per ricevere un ambitissimo riconiscimento dalla Comunita' Europea: il marchio SGT - specialita' tradizionale garantita, un riconoscimento di notevole ricaduta positiva per tutta l'Italia ma di enorme soddisfazione per gli addetti ai lavori campani e in primo luogo napoletani.
La richiesta ufficiale risale al 2004 ma per una serie di lungaggini burocratiche e la schierata opposizione di alcuni stati membri, in primis la Germania e la Polonia, si e' dovuto aspettare solo la fine di quest' anno per arrivare a tale risultato. I pizzaioli napoletani, scaramanticamente non festeggiano ancora, in attesa della completa ufficialita'.
Per anni, nei miei viaggi all'estero, soffrivo nel vedere le scritte "vera pizza napoletana" al di fuori dei locali di ristorazione sparsi nelle varie parti del pianeta anche quando, nella stragande maggioranza dei casi, non si trattava nemmeno di ristoratori di origine napoletana, trapiantatisi lontano dal loro paese di origine.
Ma anche in Italia, spesso ho mangiato in delle pizzerie, dove ti propongono la vera pizza napoletana in modo sfacciato per non dire imbarazzante. Delle vere e proprie croste di farina bruciata senza sapore, anemiche sfoglie insipide, di certo non preparate da autentici maestri pizzaioli, spesso cotte in forni elettrici, prive di qualsiasi lontana somiglianza a quella che e' la regina delle pizze: la margherita.
Si sa, il brand made in Naples, attira molto l'attenzione dei turisti e dei consumatori e quindi, la pietanza per antonomasia all'ombra del Vesuvio, e' stata sempre veicolo di affari per gli imprenditori della ristorazione, che spesso hanno commesso veri e propri abusi fregiandosi di quell'indicazione "vera pizza napoletana", nella scritta della tabella commerciale del proprio locale, usurpando un vero simbolo della cultura partenopea.
Speriamo che adesso si intensifichino i controlli per il rispetto di questo marchio, anche in Italia. Certo sara' un po' difficile imbattersi in farine ed olii extra-vergine completamente nostrani, visto che circa il 50% e' di importazione, in autentica mozzarella di bufala d.o.p. e in pomodori san marzano veraci, visto che almeno il 20% di questo prodotto in scatola, e' ufficialmente e legalmente cinese.
Io almeno, ho un vantaggio: da napoletano, so dove andare a mangiare quella preparata a regola d'arte.

lunedì 7 dicembre 2009

L'ONDA VIOLA NON BASTA

La manifestazione di sabato 5 dicembre ha sicuramente un significato enorme. Per la prima volta si e' riunita in modo spontaneo, con il semplice tam tam della rete, una gran quantita' di persone che in modo assolutamente pacifico, hanno voluto dimostrare in modo schietto e diretto il loro dissenzo contro il Premier, soprattutto riguardo la sua situazione processuale e l'ormai sfacciato e palese tentativo di risolvere per strada legislativa, i suoi annali contenziosi.
In coincidenza, si e' inserita la questione Spatuzza, le dichiarazioni del boss che in sede processuale ha iniziato a confessare presunti coinvolgimenti di Berlusconi in vicende di mafia.
Ritengo che inevitabilmente, dopo la fine della prima Repubblica e la scomparsa di tutti i maggiori partiti dell'epoca, la mafia vedesse nel nascente partito di Forza Italia, un nuovo riferimento politco-territoriale. Da qui a dire che Berlusconi sia il mandante delle stragi dove persero la vita Falcone e Borsellino, penso il passo sia enorme se non addirittura farneticante.
Quindi, queste congetture a dir poco fantascientifiche, non fanno che rinforzare lo stesso Berlusconi che le strumentalizzera' ad arte. Ancora una volta, il Cavaliere non ha come avversari leader politici di livello, ma solamente una piazza sfarzosamente urlante e poco piu'.
Per i maligni poi, che vedono l'arresto dei due super boss latitanti avvenuto nello stesso giorno del corteo a Roma, uno catturato a Milano e l'altro in Sicilia, una strana coincidenza, quasi uno "sfizio" dello stesso governo di rispondere alla piazza con i fatti, penso che sia una tesi sterile e irriguardosa per chi la mafia la conbatte dal basso, affrontando tutti i rischi del caso.
Faccio notare che il super latitante Bernardo Provenzano, ricercato da oltre 40 anni, fu catturato il giorno seguente la vittoria di Prodi nelle elezioni dell'aprile 2006.
La cosa piu' evidente che emerge e' che il Paese rimane in una sorta di vuoto politico. Da un lato, una maggioranza spesso divisa, succube dei diktat schizzofrenici della Lega, con molti elettori di destra che non si riconoscono piu' nel PDL, partito di un solo uomo, sempre piu', uomo solo.
Dall'altra, un'opposizione ancora inconsistente, debole, sfibrata, senza veri leaders, espressione di un PD che in poco piu' due anni, e' nato, morto, risuscitato. Si e' passati dall' "yes we can" di Veltroniana memoria all'evanescente rissosita' piu' che altro televisiva dell'abatino Franceschini, ai tentativi di reidizione ulivista di Bersani che pare trovino molta contrarieta' nelle diverse anime del PD, senza dimenticare la forte personalita' di Di Pietro, piu' limitante che corroborante.
E poi? C'e' l'UDC di Casini, partito che se corre da solo, praticamente non vale nulla e il nuovo partito di Rutelli, in pratica solo uno strumento di raccolta fondi elettorale.
I cortei servono, ma non bastano, lo sanno sia Moretti che Grillo.

sabato 5 dicembre 2009

CON MIO FIGLIO ALLO STADIO

Giuseppe di 8 anni, il primo dei miei due figli, non vede l'ora: domani andra' allo stadio con il suo papa'.
In bassa stagione, avendo meno lavoro in agriturismo, ho deciso di accontentare questo suo desiderio. Non e' la prima volta che va a vedere la partita ma e' come se lo fosse, tanta la sua l'eccitazione.
Lui a differenza di tanti suoi amichetti che tifano per le big del campionato, e' tifosissimo del Napoli, come il suo papa'. Quando in settimana tornai a casa mostrandogli i biglietti acquistati, i suoi occhietti vispi brillavano dalla gioia.
Lui e' felice di vedere da vicino le gesta di Hamsik, Lavezzi e compagni; di ammirare lo sventolio di sciarpe e bandiere azzurre all'interno di uno stadio quasi sempre gremito di tifosi; di dirigere il suo sguardo verso quel prato verde di gioco visto soltanto attraverso la televisione.
Sara' felice anche di godersi piu' tempo il suo papa'. Approfittero' di questo breve ponte dell'Immacolata, per stare piu' vicino alla mia famiglia, alla quale ultimamente, ho dedicato poco tempo.
Nella vita il lavoro non e' tutto, specie se diventa fonte di stress e di distanza dai tuoi cari.
La vita fino adesso mi ha sempre sorriso. E' giusto che doni sempre, a chi mi e' vicino, la stessa sensazione.

Che bella vittoria! Io e Giuseppe, c'eravamo.

mercoledì 2 dicembre 2009

BERLUSCONI-FINI-BOSSI: IL GOVERNO LITIGA, IL SUD ARRANCA

Il Paese barcolla, il caos e' totale. Il Governo viene messo in discussione dalla sua stessa maggioranza. Il Presidente della Camera Fini, da tempo ed anche per il suo nuovo ruolo istituzionale, prende le distanze da Berlusconi. La Lega ribadisce, di tenere il cavaliere in suo pugno e di fatto ci riesce. Dall'altra parte il vuoto. Il PD e i suoi alleati, si dividono su tutto.
Si organizza la giornata contro il Premier, per il prossimo 5 dicembre. Con quali finalita' e soprattutto con quali conseguenze?
Ci sara' il solito scontro di cifre sull'affluenza in piazza e gli effimeri dibattiti in rete. E poi?
Nulla cambiera'. Il Premier rimarra' al suo posto, con i suoi processi che a breve cesseranno per effetto legislativo. Il Paese restera' con i suoi irrisolti problemi.
L'economia non riparte, nonostante gia' si vedano a iosa, scenari surreali propinati nelle tv di regime, di vacanze tropicali per le prossime festivita' natalizie.
Adesso esplode il problema Fiat a Termini Imerese, mentre viene sottaciuto quello di Pomigliano. Marchionni da tempo, ha deciso di puntare per quanto riguarda il know-how sul mercato americano che al momento continua la sua irrefrenabile crisi, con un dollaro di nuovo ai minimi storici, con una guerra in Afghanistan ormai eterna, nonostante il Nobel per la pace ad Obama - onoreficenza quanto mai scomoda e a questo punto discutibile.
Per la produzione effettiva, si vuole continuare a delocalizzare. La Fiat viene aiutata per l'ennesima volta dallo Stato, cioe' da tutti noi, con l'ennesima somministrazione di "metadone" ad un drogato cronico ed irrecuperabile. Si e' visto pero', che per il passato, nei periodi di vacche grasse, i suoi azionisti di maggioranza, dirottavano gli utili in paradisi fiscali, ottimizzando al meglio gli aiuti governativi. Quando poi c'e' da affrontare la crisi, la dirigenza decide di licenziare o delocalizzare la produzione, impoverendo di fatto l'economia interna, quella proveniente dal reddito delle famiglie.
Il sud e i suoi ritardi, acuitisi con la crisi, d'improvviso diventano ingombranti, quasi insopportabili per un nord che a sua volta inizia a conoscere inevitabilmente, la contrazione.
La Lega, che io definisco " Il Partito di Sinistra-Nazionalista" (un partito territoriale con principi della destra conservatrice che dilaga con il voto di frustrazione delle classi operaie) ormai e' una forza politica insofferente, infastidita. Domani stesso firmerebbe per la chiusura di Termini Imerese. Mai come adesso, il sud e' una vera palla al piede.
Si vuole costruire il Ponte sullo Stretto per unire architettonicamente l'Italia, per soddisfare derive autoglorificanti e populiste ma si chiudono gli occhi dinanzi a quelle che resteranno distanze pressocche' impossibili da colmare. E non si parli genericamente di mafia. Quella e' diffusa a livello nazionale, specie nel ricco e opulento nord. Oggi lo Stato sta ottenendo risultati strabilianti nella lotta alla mafia al sud. Ma quali alternative si danno alla popolazione?
La Lega ribadisce che gli stabilimenti Fiat debbano rimanere escusivamente in un territorio con infrastrutture gia' esistenti, quindi esclusivamente al nord. Perche' allora non si oppone all'idea del Ponte sullo Stretto? O questo servirebbe esclusivamente a far transitare i villeggianti estivi?
Di fatto tutti cercano di portare acqua al proprio mulino ma, nessuno ha il coraggio di osare (aprendo una vera crisi). Si preferisce rimanere ancorati alla propria poltrona che nel caso della Lega, nonostante i venti di federalismo separatista, oggi sono quelle luccicanti dei salotti romani, una Roma che da quando loro governano, non e' piu' ladrona.