lunedì 29 settembre 2008

STASI DETERMINISTA

D'Alema a La 7 questa sera, ha spiegato che tendenzialmente Obama e' favorito nella corsa alla Casa Bianca anche per la difficile situazione economica americana ma se le cose dovessero precipitare, il senso di paura e di catastrofismo porterebbe un maggior consenso ai repubblicani. Ma la crisi e' davvero così profonda?
O la crisi e' sfruttata ad arte per le sue ripercussioni nella politica? Da tempo sostengo che il sistema economico governa la politica, divenendo espressione di una economia di potere.Penso che in questo momento ci sia una spirale di incertezza nella quale si inserisce anche questa delicata fase politica, relativa all'importante appuntamento del 4 novembre.
E' come se il mondo si preparasse inconsciamente a questa trasformazione epocale(vittoria di Obama) ma non ne sia ancora convinto, determinando un processo di paralisi a cascata, una "stasi determinista" che a sua volta accentua questo stato di cose. Si e' evidenziato per assurdo che il sitema per combatterla e' una scelta di nazionalizzazione che e' contraria ai principi del fin troppo facile liberismo sviluppatosi negli Stati Uniti proprio nei periodi di mandato repubblicano, quindi se vogliamo una scelta piu' vicina ai democratici.
Cio' nonostante, ritengo che proprio l'Italia sia un paese che risenta meno di tale crisi e non perche' Berlusconi ha asserito che il nostro e' un paese fondato essenzialmente sull' operosita' delle piccole imprese, quindi su la produzione di una ricchezza reale, cosa ormai abbastanza inesistente data la contingente pre-stagnazione, ma perche' da noi il sistema bancario non e' mai stato incline ad esporsi.
Le banche, soprattutto nel periodo di maggiore inflazione, durante gli anni 80', con l'emissione di titoli di Stato vantaggiosissimi per i risparmiatori(con interessi vicini anche al 20%) sono diventate un modello per l'accumulazione di ricchezza e non uno strumento per la propagazione della stessa. Era il periodo dei B.O.T. people. I tempi sono cambiati ma l'approccio delle banche e' rimasto piu' o meno lo stesso.
In Italia, oggi piu' di ieri, se non dai in garanzia almeno il quadruplo di cio' che hai in prestito le banche non ti concedono un bel niente.
Da noi le borse calano per conseguenze emotive, si possono registrare crolli o per meglio dire truffe azionarie(vedi caso Parmalat) ma ritengo che i crak bancari siano difficili da ipotizzare.

Da questo punto di vista forse, vivere nella piccola italietta, e' ancora un effimero ed illusorio vantaggio.

domenica 28 settembre 2008

IL NAPOLI TRA LE GRANDI

Il Napoli vince anche a Bologna ed e' ad un passo dalla vetta.
La squadra di Reja si conferma la vera outsider del torneo, ripetendo quanto aveva fatto di buono nello scorso campionato.
Denis, attaccante argentino, acquistato quest'anno, sigla il goal della vittoria azzurra. Un goal pesante che rinfranchera' sicuramente il bomber sudamericano che fino ad ora si era molto sacrificato per la squdra ma che non aveva mai inciso direttamente, tranne per l'importante vittoria in Albania nei preliminari dell' Intertoto.
Il tecnico azzurro quest'anno ha un organico ancora piu' completo, potendo puntare anche sul pieno recupero di Zalayeta e sugli importanti innesti di Maggio e Vitale(ragazzo proveniente dal vivaio) sulle corsie esterne, sulle conferme di Santacroce in difesa, su giovani talenti che sono ulteriormente maturati come Hamsik e Gargano, senza dimenticare l'estro dell'altro argentino Lavezzi. Una squadra dove l'eta' media e' sorprendentemente bassa, quindi un vero patrimonio da proteggere e valorizzare ulteriormente per il futuro
Lo stesso Reja pare piu' duttile ad uniformare la squadra a seconda le esigenze del campo, le caratteristiche dell'avversario, rendendo piu' elastico il suo modulo ed applicando un proficuo turn-over, considerando anche gli impegni internazionali della squadra che sono iniziati appunto gia' ad agosto con i preliminari della coppa Uefa.
Ancora una volta la squadra mostra una maturita' al di sopra di ogni previsione.
Un calendario non proprio facile all'apertura, subito un importante impegno di coppa Uefa contro i pluricampioni del Benfica(all'andata battuti 3-2 al San Paolo), la squalifica per quattro turni poi ridotti a tre delle curve dello stadio di fuorigrotta, per intemperanze da non attribuirsi ai veri tifosi che frequentano gli spalti, sono tutti ostacoli dai quali la squadra sta venendo fuori con il piglio delle grandi.
Se pensiamo che tre anni or sono il Napoli disputava il campionato di C, la nuova societa' guidata dal presidente De Laurentiis, allestita dal direttore generale Marino e guidata dal silenzioso e navigato Reja, ha fatto passi da gigante.
Ancora una volta, il Napoli riscatta e fa dimenticare per un attimo le gravi difficolta' di una citta' giunta ormai allo stremo, permettendo ai suoi abitanti di riscoprire quella sensazione di orgoglio partenopeo.
Grazie azzurri.

sabato 27 settembre 2008

ARBUSTUM, L'ALTRO VOLTO DI CASAL DI PRINCIPE

La situazione nell'agro-aversano sta degenerando.
Cio' puo' solo determinare un ulteriore allontanamento della mia clientela dall'azienda.
Ai fatti di sangue dei giorni scorsi e purtroppo alla perdita di due poliziotti in un inseguimento, fanno subito da eco le dichiarazioni di Saviano che dopo aver condannato in senso generale tutti i penalisti del foro di Santa Maria Capua Vetere perche' intrisi di un humus degenerativo, si scaglia contro la borghesia casertana che lui definisce zona grigia(un grigio fatto di varie sfumature).
Critica anche il mondo degli imprenditori che non prendono le distanze in modo netto dalla camorra.
Ma se da queste parti e' gia' un impresa(eroica) nel vero senso del termine, portare avanti un'attivita', un imprenditore cosa dovrebbe fare?
A Saviano ho sempre riconosciuto il coraggio delle sue scelte ma fermamente criticato quella connotazione populista che lui da a tutto cio' che dice, creando una sorta di mitologia del crimine con connotazioni antropologiche.
Adesso afferma che i casertani devono tornare ad aver paura. Paura dei camorristi (non tutti hanno la possibilita' di avere una scorta)? Paura delle manette? Paura delle dichiarazioni dei pentiti? Paura che i politici locali possano essere coinvolti in losche faccende? Paura forse che i riferimenti negativi a cui molte persone si sono aggrappati per lungo tempo iniziano a dissolversi?
Io penso che le persone oneste ed operose che vivono nel territorio non debbano temere nulla, neanche i tentativi di demonizzazione che il giovane narratore cerca di infondere in senso lato.
Circa la mia azienda, insistendo su Casal di Principe, cittadina divenuta emblema del male assoluto, assorbe tutte queste negativita'.
Da anni opero nell'indifferenza delle Enti e delle Istituzioni(locali, provinciali) con cui non si e' mai creata una forma di sana sinergia per il territoio, nell'ignoranza dei media(a cui ho spesso rivolto richieste di visibilita') e nella diffidenza della gente.
Le cittadinanze locali infatti, hanno visto sempre con distacco la mia azienda, il cui titolare e' considerato un borghese cittadino(sono nato e vivo a Napoli) estraneo al territorio, che ha cercato con la sua iniziativa imprenditoriale, una vera scommessa, di sovvertire un' inconvertibile forma di decadente ordine prestabilito. Notano maggiormente cio' che non riesco ad offrire loro, rispetto al fatto importante che finalmente l'intero comprensorio puo' usufruire di una realta' come Arbustum.
La clientela proveniente al di fuori del comprensorio viveversa, non riesce lontanamente ad immaginare che possa esistere a Casale, un luogo ameno dove trascorrere il proprio tempo libero.
Arbustum, la mia azienda, rappresenta l'altro volto di Casal di Principe, fatto di gente onesta ed operosa che non hai perso la speranza verso questo territorio.

mercoledì 24 settembre 2008

ARBUSTUM: AGRICOLTURA E RISTORAZIONE

Oggi desidero parlarvi una volta tanto della mia giornata in agriturismo.
Finalmente ho dato inizio alla vendemmia. Quest' anno non ho avuto una grossa produzione in azienda. Ci sono stati attacchi di peronospera questa primavera per delle aurore molto umide, susseguite da giornate gia' molto afose che hanno limitato la quantita' di uva.
Inoltre quella ottenuta e' stata in verita' non molto curata dal sottoscritto che ha praticato la cosiddetta pota verde un pochino in ritardo, non liberando dai vigorosi tralci superflui i grappoli presenti sui filari. Fortunatamente le antiche alberate alte fino a 12 metri, hanno dato un prodotto discreto. Credo che gia' da domani i vendiemmatori inizieranno ad arrampicarsi sulle scale, producendo uno spettacolo unico al mondo ma che il mondo ignora, data la zona dove cio' accade, un territorio ahime' citato solamente per avvenimenti nefasti.
Io in azienda, devo prodigarmi in molteplici compiti, quindi a volte non riesco a fare tutto al meglio. Ho da seguire altri 2 appezzamenti di terreno; in uno insiste un pescheto (3 varieta') su di un altro un pioppeto.
Curo personalmente il giardino dell'agriturismo, tranne quando ci sono lavori grossi come la cimatura di alberi di alto fusto o la potatura delle bordure del viale d'accesso (oltre 200m di lunghezza).
Bado agli animali della azienda(polli, galline, papere, oche e due caprette) non sono molti ma devono mangiare e bere tutti i giorni.
Ho da tener d'occhio la attivita' relativa al ristorante. Devo occuparmi degli acquisti per la cucina, anche se in questo sono in parte aiutato dal mio chef. Quasi sempre sono io ad organizzare i menu del fine settimana. Il mio cuoco e' un ottimo realizzatore ma l'estro e la fantasia rimangono miei. In un locale dove si serve un ricco menu fisso, ci vuole anche l'accortenza di non essere ripetitivi.
Io mi occupo anche della gestione dei fornitori, nonche' di quella ovviamente piu' importante dei clienti. Questo e' la cosa piu' delicata. Il mio pubblico e' composto da una clientela molto eterogenea, prevalentemente di zone fuori il comprensorio dell'agro-aversano. Sono pochi gli "indigeni" che apprezzano il mio locale, nonostante sia l'unica azienda di questo tipo sul territorio. Specie quando c'e' da organizzare una cerimonia, le richieste sono le piu' svariate, le persone mi trasferiscono la loro ansia da aspettativa, quando poi l'agriturismo dovrebbe rimanere un posto semplice all'aria aperta dove mangiare in modo genuino ed in massima spensieratezza.
C'e' poi la assidua clientela americana (giovedì sera ho un gruppo di oltre 30 persone a cena).
Loro sono molto precisi, puntuali, corretti (magari fossero tutti come loro) e da me richiedono altrettanta attenzione. Sono contenti anche di poter comunicare con me, data la mia discrezione e la discreta conoscenza della lingua.
Ad ARBUSTUM, trovano un ambiente accogliente, la loro country house.
Dalle mie parti in molti credono che gli statunitensi non capiscano nulla in merito al cibo. Io ho notato invece che la stragande maggioranza, ha gusto ed e' attenta alle mie pietanze. Ripeto, io ho una clientela fatta prevalentemente di ufficiali, sotto-ufficiali e di amministrativi (molti della Navy) che hanno girato il mondo durante la loro carriera e che credo sappiano riconoscere la bonta' del cibo, decisamente meglio di tanti italiani.
Tutte cio' lo devo fare spostandomi tutti i giorni da Napoli(andata e ritorno 56km) a volte anche due volte al giorno, dopo aver accompagnato i miei 2 bimbi a scuola ed il primo spesso anche a praticare sport.
Fino adesso c'e' stata tanta passione (quando durera'?) le gratificazioni economiche sono al momento, solo miraggi.

martedì 23 settembre 2008

ALITALIA: SPECCHIO DI UN PAESE

In merito alla vertenza Alitalia, ogni giorno c'e' un ultimatum, ma a breve non ci sara' piu' il carburante per muovere i vettori.
L'Italia restera' a terra, cosa urlata anche dai piloti, i quali sentendosi dei top gun d'assalto in missioni operative, hanno invitato gli italiani a prendere il treno, come se le nostre ferrovie fossero l'eccellenza nel sistema trasporti.
I lavoratori hanno esultato e gioito per il fallimento della trattativa, come supporters da stadio. I loro occhi erano accecati da un folle protagonismo individualista, dinanzi alla possibilita' di rimanere senza lavoro, per sempre.
Sia il sindacato che la stessa cordata di nuovi imprenditori, hanno messo del loro per insabbiare l'eventuale accordo.
Ha prevalso la politica, nella sua componente piu' sterile, quella ideologica.
Gia' come e' nata tutta la vicenda, a ridosso delle ultime elezioni, fa capire come ancora una volta in Italia ci si illude che questioni puramente economiche, possano essere prima strumentalizzate e poi risolte con iniziative politiche a loro volta ostacolate da trattative sindacali, frantumate ed ingabbiate in un dedalo di sigle corporative.
Nel tentativo di rilanciare la compagnia di bandiera, si e materializzato tutto lo scontro e la contrapposizione tra le diverse parti sociali. Si e' pensato piu' a distruggere per colpevolizzare l'altro, che non a costruire per il bene dell'intero Paese.
Cio' non toglie che e' fallito un certo tipo di sistema nazionalizzato, espressione del piu' stagnante garantismo ed assistenzialismo parassita, protetto e sostenuto da un'infinita' di supporti che alla fine hanno collassato l'intera compagnia.
Per anni lo Stato, cioe' noi contribuenti, abbiamo assorbito le perdite di una azienda non piu' competitiva, anche perche' specchio di un Paese non piu' attrattivo come prima nel mondo.
Per anni la dialettica politica e' stata portata avanti dagli stessi soggetti che si dilettavano solamente a cambiare la sigla dei loro movimenti e pure nella diversita' dei loro orientamenti, mantenevano in piedi un'azienda che non decollava, alla pari del nostro Paese.
Di solito, quando un'azienda e' vicina al fallimento, molti investitori-speculatori, annusano l'affare. Per la vertenza Alitalia, oltre la cordata imprenditori italiani, quasi trascinati a lanciarsi nell'affare anche perche' garantiti dall'esclusione dei debiti, c'e' il nulla piu' completo.
Veramente e' così poco allettante comprare la compagnia di bandiera italiana?
O e' il sistema Italia, a non essere piu' competitivo?
Il nostro Paese vive una fase di forte decadenza, l'Alitalia ne e' il suo specchio opaco.

lunedì 22 settembre 2008

AGRO-AVERSANO PEGGIO DI KABUL

Gia' il 23 maggio scorso, scrivevo che nel territorio napoletano, urgeva un forte intervento dell'esercito, una radicale, diffusa e permanente militarizzazione, per contrastare una crescente attivita' malavitosa che ormai godeva di un humus favorevole per il suo propagarsi, sia per l' assenza di qualsiasi misura coercitiva in tal senso, sia per una forma di degrado talmente diffuso da rendere quasi normali comportamenti e atti deliquenziali, come conseguente cartina tornasole di un territorio diventato ormai putrido.
Scrissi a tal proposito, che c'e' maggiore vivibilita' in un stato militarizzato che non in una democrazia privata dei suoi standards minimi di vivibilita'.
Da questo punto di vista mi trovo molto in disaccordo con il Ministro della Difesa La Russa, che al momento valuta esagerato aumentare il numero di forze da impiegare nell'agro-aversano per contrastare il fenomeno camorristico. Secondo il suo parere bastano 400 uomini di tre diversi reparti delle forze di polizia, agli ordini del Ministero degli Interni, spesso giovani senza una consolidata esperienza, da distribuire su un territorio molto esteso ed ahime' scarsamente conosciuto.
Il Ministro quando era all'opposizione pero', spesso sbandierava la necessita' di inviare i soldati nella regione, come deterrente alla criminalita'. Credo a questo punto, che le sue affermazioni avessero una semplice e sterile connotazione puramente politica, in antitesi alle vedute dei nostri amministratori locali, specie la Iervolino, che non hanno mai gradito questa ipotesi estrema.
Per assurdo anche il Governatore Bassolino, restio a tali espedienti, ha affermato che in estrema ratio, l'intensificazione dei militari sulla zona possa essere una scelta da non scartare.
La Russa afferma che il Casertano non e' da equiparare a Kabul.
Io penso invece, che gli avvenimenti degli ultimi giorni, non sono altro che l'eco roboante di anni ed anni di criminie e nefandezze perpetuate nel territorio e che la situazione sia molto peggiore di kabul, Beriut, Mogadiscio, Bagdad poiche' il crimine e' una questione diventata culturale, una devianza che abbraccia tutti gli strati della societa'.
Lo Stato deve rispondere energicamente, il territorio dell'agro-aversano e' completamente abbandonato al suo destino, quindi un destino infelice.
Forse La Russa, Ministro della Difesa, afferma queste cose o perche' e' consapevole di non aver un numero sufficiente di uomini preparati ad affrontare questo tipo di crimine o perche', spero di essere in errore , non vorrebbe rendere militarizzata una zona dove e' nutrito il suo elettorato.

venerdì 19 settembre 2008

MALAVITA: METASTASI DELLA SOCIETA'

Lo Stato ha varato il pacchetto sicurezza. Qui in Campania, la paura regna ancora sovrana.
Specie nella Provincia di Caserta si vivono scene della Chiacago degli anni 30', dove i morti ammazzati cadano giu' abbattuti come birilli.
Le citta' di sera si svuotano, non vivono piu' come una volta di luci e brusio della gente ma piombano in desolanti e freddi scenari, una sorta di coprifuoco indotto, da una psicosi del terrore vissuta dalla popolazione.
I pochi militari arrivati nel territorio, svolgono un ruolo quasi da comparsa in un contesto fortemente destabilizzato.
Qui piu' che altrove, gli annunci di Governo, in qualsiasi periodo storico, restano semplici slogan propagandistici, basti pensare ai risanamenti prospettati dalla Cassa per il Mezzogiorno
Anche per l'immondizia, ci sono zone dove dall'emergenza non si e' mai usciti definitivamente.
Nella realta' dei fatti, la regione vive una sorta di isolamento, causato dal riacutizzarsi di antiche ferite purulente mai guarite ed ormai cancrenatesi anche nella coscienza della gente.
In tale contesto si puo' ancora avere ottimismo per un futuro migliore? La politica detiene ancora un ruolo?
I politici, di qualsiasi corrente, da queste parti vengono di sovente a fare passerella, ad organizzare dibattiti, simposi ma soprattutto a "benedire" inaugurazioni.
Il loro apparire suscita ancora quell'effetto miracolistico tipico del dopoguerra, quando a distruzione appena avvenuta, l'uomo delle Istituzioni veniva quasi equiparato ad una sorta di messia. Il suo apparire tra la gente aveva effetti traumaturgici. Bastava un suo sorriso, una stretta di mano, magari il riuscirlo a sfiorare e ci sentiva rinati, rigenerati.
Come ho sempre ribadito, l'emergenza rifiuti, per la quale tra l'altro non sono stati individuati e condannati i colpevoli, era un bubbone che copriva altre magagne, la punta di un iceberg fatto di arretratezza economica e culturale, inadeguatezza della classe dirigente, degrado civico ed urbanistico, assistenzialismo cronico, diffuso potere affaristico-clientelare.
In questo humus deviato era plausibile che il fenomeno malavitoso, malessere di atavica origine, si propagasse a dismisura, divenendo sempre piu' difficile da estirpare, perche' diffuso, confuso, mimetizzato, in molteplici metastasi all'interno della societa' civile e politica.

giovedì 18 settembre 2008

SERVE ANCORA LA POLITICA?

I tanti che hanno vissuto il fascino degli anni 60' ricordano nostalgicamente quel periodo irripetibile.
L'Italia viveva il suo boom economico, le case si riempivano di elettrodomestici, le famiglie conoscevano il piacere delle gite fuori porta a bordo di nuove e fiammanti automobili. Anche la classe operaia emancipava il suo tenore divita.
Ad altri come me, ritornano alla mente i mitici anni 80' dove l'estesa agiatezza era pero' gia' drogata da una svalutazione notevole della lira senza precedenti e da un debito pubblico che iniziava ad aumentare in modo esponenziale. Erano anni comunque spensierati.
Questi che viviamo ora, passeranno alla storia come gli anni della decadenza progressiva, gli anni dell'euro, moneta forte di paesi deboli, gli anni dei mutui facili ma non piu' pagabili, anni dove il dollaro ha conosciuto i suoi minimi storici e il greggio e' arrivato a soglie inimmaginabili.
Un periodo caratterizzato dal crollo delle borse, dal crac di gruppi bancari, da un'economia globalizzata i cui profitti sono in mano a pochi, mentre le conseguenze nefaste spalmate su tanti.
Il sistema - in realta' una grande bolla di sapone - si e' inceppato forse perche' era cresciuto a dismisura, senza piu' controllo.
Il mondo una volta era retto dalle banche, ora ai banchieri si stanno sostituendo nuovi soggetti scaltri e pericolosi: gli speculatori.
In questo mutato ed incontrollabile contesto, a cosa serve piu' la politica?
Un tempo la politica influensava l'economia. Oggi l'economia di potere, governa il mondo.

martedì 16 settembre 2008

C'ERA UNA VOLTA LA VENDEMMIA

Settembre nelle campagne dell'aversano era un periodo di festa. Si vendemmiava l'Asprinio.
I contadini si arrampicavano sulle strette ed alte scale come dei funamboli, per cogliere i grappoli anche a 13- 14 metri d'altezza dalle viti di Asprinio "maritate" ai pioppi.
Pian piano i classici e secolari festoni d'Asprinio sono stati espiantati per mancanza di manodopera esperta e per uno scarso consumo interno, dovuto alla perdita di cultura verso un antichissimo prodotto autoctono che pian piano sia le cantine locali che gli organi Istituzionali della Provincia di Caserta non hanno saputo conservare, preservare, e rilanciare.
I vinificatori hanno puntato su vini extra regionali di maggior richiamo, come Montepulciano, Primitivo per i rossi e di altre province come Falanghina, Fiano e Coda di Volpe per i bianchi. Le cantine comprano direttamente le uve nel migliore dei casi o addirittura, imbottigliano solamente vini di scarsa qualita' vendemmiati altrove.
Anche io posseggo nel mio agriturismo, ARBUSTUM, dei filari di Asprinio. Dato che il consumo aziendale e' molto inferiore rispetto alla quantita' d'uva prodotta, sono costretto a piazzare il prodotto.
Quest'anno forse non vendemmiero' per scarsa domanda e perche' l'unica cantina verso cui conferivo le mie uve, e' stata nel corso di questi anni sempre molto "disattenta" nei pagamenti. Spero di trovare ancora qualche amatore privato a cui piaccia ancora bere un bel bicchiere di Asprinio ghiacciato, per poter in parte salvare l'annata.
L'Asprinio resta un prodotto unico nel suo genere per le proprie caratteristiche organoelettriche, un' ottima base per la produzione di spumanti brut data la sua asciuttezza e il suo non elevato contenuto alcolico. In questi anni tuttavia, il suo prezzo all'origine gia' si e' abbassato di molto, passando dalle 1.200 lire del 2001 ai 40-35 centesimi di questi ultimi anni.
In queste condizioni, penso che tale produzione sara' destinata a scomparire.
Come per la mela annurca, le pesche e le albicocche, l'asprinio a breve nell'agro-aversano, restera' solamente un lontano ricordo di calde giornate di vendemmia di fine estate.

domenica 14 settembre 2008

PRESAGI NEFASTI

Il salotto e' stato tirato a lucido, nel resto della casa c'e' ancora tanta polvere e la confusione regna sovrana.
Berlusconi ha messo a nuovo la citta', il centro del capoluogo ma nell'hinterland e nella Provincia di Caserta (la situazione dell'agro-aversano e' indicibile) la spazzatura la fa ancora da padrona.
Nel frattempo i vecchi amministratori hanno ripreso ossigeno rimanendo tuttavia, improponibili.
Al contrario su alcuni importanti collaboratori del premier aleggiano ombre minacciose.
Quasi come un ordigno ad orologeria, dalla Procura di Napoli, sovente abituata a questi pericolosi e controproducenti spifferi, trapelano notizie devastanti che anticipano presagi nefasti per la regione.
L'ultimo numero de l'Espresso infatti, riporta le accuse di un pentito di camorra, che riguarderebbero, il condizionale e' d'obbligo, il coinvolgimento nell'affare rifiuti di figure di vertice del Pdl campano.
Se tali accuse fossero confermate, cosa molto difficile da accertare in poco tempo, l'operato del Governo sarebbe irrimediabilmente compromesso, proprio in un momento di delicato recupero d'immagine del territorio. Purtroppo la frittata e' fatta, l'obbiettivo di propagare il dubbio nella popolazione e' stato raggiunto.
Sull' intera Regione Campania a questo punto, si prospetterebbe un completo commissariamento.
Da un lato ci sono infatti amministratori ancora in carica, con gravi responsabilita' nel lungo periodo di emergenza straordinaria. Dall'altro l'opposizione che da anni cerca di defenestrare gli attuali politici campani avrebbe, le accuse sono tutte da confermare, esponenti coinvolti anche se indirettamente, in imbarazzanti convivenze o passive acquiescenze con esponenti della malavita casertana.
Penso che il commissariamento, vista anche la gravissima situazione in cui versa la sanita' regionale, sommersa da un debito stratosferico, sarebbe l'unica soluzione per uscire da questo prolungato stato comatoso.
Regione militarizzata. Ad una sempre maggior presenza di soldati nelle strade per combattere i fenomeni criminali, farebbe seguito un altrettanto cospicuo numero di ufficiali per riorganizzare una devastata amministrazione.

mercoledì 10 settembre 2008

ALITALIA: FINTO ORGOGLIO NAZIONALISTA

Ci risiamo. E' cominciata la nuova edizione di Ballaro', una precotta minestra riscaldata, ed i politici si sono riversati sul palconescenico, nella patetica funzione di attori figuranti di uno spettacolo sempre piu' deprorevole.
Sembra di stare sempre in un clima da campagna elettorale, con insulti reciproci, accuse di pregresse incapacita' ed offese dell'avversario, in un copione gestito ad arte dinanzi alle telecamere con l'intento di strappare l'ultimo applauso come dei consumati cabarettisti.
Intanto il Paese rotola, i soldi sono proprio finiti, i consumi sono fermi come e' ferma la produzione ma nel contempo, l'inflazione avanza, diventando la piu' alta in Europa.
Non attiriamo capitali dall'estero e con questo non siamo piu' competitivi.
Nostalgicamente pero', si fa riferimento e si difende il mito italiano, nel tentativo di conservare come marchio aziendale e non come bandiera di un Paese, il tricolore sulla nostra flotta aerea, ad ogni costo, con un senso di Nazione e di nazionalismo che contrasta molto con l'odierno tentativo di accelerare un processo di federalismo, regionalismo e localismo campanilista, in antitesi al concetto di unita' nazionale, sul quale comunque pare ci siano diverse e molteplici interpretazioni storiche.
Uniti nella difesa della compagnia di bandiera o come alcuni hanno detto di "bandierina", offrendo ai soliti pochi imprenditori rimasti o meglio scaltri speculatori-sciacalli, un piatto d'argento con una invitante portata da prendere a mani basse sensa interessarsi sia delle conseguenze in termini di debiti pregressi che pare scompariranno, occultati ad arte nei contributi di noi cittadini, sia degli ipotetici tagli al personale per snellire l'azienda.
Si pensa che tramite una compagnia aerea si possano attrarre turisti dal mondo, senza capire che questi verrebbero comunque nel nostro Paese anche con altre compagnie, se trovassero prezzi piu' abbordabili, servizi migliori, standard qualitativi all'altezza degli altri concorrenti europei.
La Spagna, la Grecia e la stessa Turchia, sono avanzate inverosibilmente nel comparto turistico, non certo per l'eccellenza delle loro compagnie aeree.
Meno male che a noi fruitori televisivi c'e' rimasto il telecomando, non piu' per cambiare programma ma per spegnere definitivamente l'apparecchio tv, dinanzi a tali squallidi spettacoli, isole di disperati e vetusti protagonisti politici, una sorta di corrida impreziosita da sondagisti teleguidati, con tanto di risate ed applausometro, solo che in questo caso si ride e si fa dell'umorismo intellettualoide sulla pelle degli italiani.
Una volta il malcontento si trasformava in protesta di piazza, oggi anche queste sono occupate o da artisti imborghesiti o da ex giullari di professione, trasformatisi in mercanti della nuova comunicazione, che usano sapientemente la rete come veicolo del proprio consenso.
L'autunno e' alle porte, per molti sara' caldo; speriamo che il caldo, quello atmosferico, durera' anche in inverno, almeno risparmieremo sulle bollette.

lunedì 8 settembre 2008

INGIUSTIZIA E' FATTA

Il giudice sportivo, per gli incidenti accaduti prima della partita Roma- Napoli ha emesso una dura sentenza contro la tifoseria partenopea.
L'accesso alle curve dello stadio S. Paolo sara' interdetto fino alla fine del mese di ottobre.
Il Calcio Napoli non potra' contare sul prezioso contributo di parte dei suoi supporters per ben quattro turni casalinghi. Una vera ingiustizia se confrontiamo i provvedimenti presi per altre deprecabili ed inqualificabili azioni commesse da sostenitori violenti di altre squadre.
A pagare come al solito sono i tifosi veri, le tante persone per bene, gli amanti del gioco del calcio, gli affezionati della squadra azzurra che si vedono proibire la possibilita' di seguire la propria squadra sul campo amico. Tale provvedimento sara' esteso anche agli abbonati dei due settori che vedranno materializzarsi per giunta, una vera beffa.
Gli incidenti causati da veri e propri delinquenti, molti dei quali si e' appurato hanno gia' molti precedenti con la giustizia, sono accaduti sul treno che li conduceva a Roma. Cio' non deve giustificare tali vandalismi eseguiti da soggetti che si trovano ai margini della societa' e che con il calcio cercano una propria visibilita'.
Parliamo tuttavia, di devastazioni accadute su un convoglio di Trenitalia, in una trasferta non organizzata nel migliore dei modi, con gli incidenti accaduti al di fuori del contesto dello stadio.
Ritengo che non si possa parlare in questo caso di responsabilita' oggettiva, tuttavia in tale maniera e' stato inferto un duro colpo alla societa' del calcio Napoli che gia' anni or sono pago' duramente le intemperanze di alcuni scalmanati, giocando per lungo tempo lontano dallo stadio di Fuorigrotta, particolare che sicuramente influi' sull'esito sportivo della squadra.
Se molti di questi delinquenti sono conosciuti alle forze dell'ordine, se le telecamere hanno ripreso tutti i particolari dell'episodio, perche' non colpire questi facinorosi e viceversa punire duramente soltanto il club e i suoi tifosi veri? Perche' i pochi soggetti individuati sono stati scarcerati dopo pochi giorni? E se questa decisione produrra' viceversa ripercussioni ancora piu' pericolose per l'ordine pubblico? Sicuramente la sentenza ha fatto felice i criminali che hanno ottenuto lo scopo di continuare a mantenere la propria negativa e deviata influenza sulla Societa' sportiva.
Penso che in un campionato che vede il Napoli sempre piu' protagonista, con il suo ritorno anche nelle competizione europee, questo provvedimento sia stato preso con troppa leggerezza, con scarsa lungimiranza e con mano molto pesante.
Sicuramente i grandi club, ringrazieranno...

sabato 6 settembre 2008

BERLUSCONI, ATTENZIONE ALLE SABBIE MOBILI

A Napoli si vive una sorta di calma apparente ma le polveri sono pronte a riaccendersi.
Cio' e' dovuto ad una forma di tregua creatasi per forza di cose dopo gli indiscutibili successi ottenuti dal Governo in materia di rifiuti ed al contagioso entusiasmo riscosso dal Presidente del Consiglio.
E si, perche' e' stato direttamente il Premier con lo staff di Bertolaso, a rendersi attivamente partecipe e cotrollore sul territorio - diverse sono state le sue sortite nel capoluogo- per accertarsi direttamente dell'evolversi dei fatti.
I politici locali sono stati spiazzati. Di fatto hanno perso sia la faccia che il consenso tra la gente, dinanzi all'uomo del nord, l'odiato Berlusconi, l'uomo delle televisioni, l'anti comunista, il politico di destra alleato col leghista Bossi che e' riuscito in poco piu' di due mesi ad invertire decisamente la rotta su una crisi protrattasi per oltre quindici anni.
Ma negli ultimi giorni, si avverte pero' un certo isolamento nei suoi confronti. E' finito quel sano clima bipartizan di cui avevano beneficiato gli stessi amministratori di sinistra. Credo che a livello politico locale, si pensi a salvare il salvabile, per non incorrere in una definitiva e scottante debacle.
Gli amministratori locali, mi riferisco a Bassolino ed Iervolino, sono a fine mandato. Presumo che non vorranno essere ricordati come i protagonisti dello sfascio campano. Quindi, siccome c'e' tanto ancora da fare sul territorio, specie nelle province, dove dall'emergenza non si e' mai usciti definitivamente, costoro da un lato con estrema ed arrogante proterbia continuano a rifiutare qualsiasi ipotesi di dimissioni anticipate ma, dall'altro in pratica, hanno definitivamente tirato i remi in barca limitandosi all'ordinaria amministrazione, fatta dei soliti proclami di fumo nel medio termine per continuare nella loro costante opera di "incantatori di serpenti", in un contesto politico-partecipativo caratterizzato in realta', da sabbie mobili sapientemente orchestrate.
Nella dura realta' delle cose, sono ben felici che il Premier si stia logorando nel suo impegno per Napoli e la Campania, diventata una questione a questo punto di tipo personale, augurandosi pero' in cuor loro, che l'odiato avversario politico di sempre, trovi ostacoli sempre piu' difficili da superare e magari inciampare, per evidenziare come il caso campano fosse nella loro visione politica, una questione territorialmente ed antropologicamente diversa da altri tipi di problematiche ambientali, per veder giustificato in parte il loro insuccesso e la loro incapacita' amministrativa.
Proprio in questo momento di reale e surreale consenso, intorno a Berlusconi si iniziano ad annidare ombre minacciose, ardite alchimie politiche, che vanno a minare il futuro della sua opera per il territorio.

mercoledì 3 settembre 2008

VIOLENZA ULTRAS: DISAGIO DI UN'EPOCA

I napoletani al rientro dalle ferie hanno trovato un altro tipo di " immondizia " in citta', quella rappresentata dalle deprecabili azioni di pseudo-tifosi autoproclamatisi ultras che hanno nuovamente gettato l'intera citta' in una profonda gogna mediatica.
Tali energumeni in trasferta per Roma, dapprima hanno provocato allarme nella stazione di Napoli, poi perpetuato devastazioni sul convoglio di Trenitalia ed infine creato panico nella Capitale.
L'unica " consolazione " a noi abitanti di una citta' con mille problemi, ci e' data dal fatto che questo tipo di becera violenza gratuita, e' presente anche in altre citta' del Paese.
Il caso italiano della violenza dentro e fuori gli stadi assume tuttavia, per la sua vastita', una valenza sociologica.
Nessuno si domanda se questa cieca violenza messa in atto per lo piu' da soggetti disadattati, puo' essere considerata una forma di disagio sociale manifestato con estrema cruenza.
All'estero dove il problema pare sia stato risolto, il fenomeno era differente. Gli scontri avvenivano tra opposte tifoserie, trovando una assurda ma " motivata " logica estrinsecativa: l'odio verso l'avversario, da arrecare con ogni mezzo.
In Italia, spesso il bersaglio e' rappresentato dalle Istituzioni, incarnate dalle forze dell'ordine (vedi caso Raciti) o dal fine di mettere in atto comportamenti tesi alla distruzione gratuita e al danno che questa comporta alle societa' di calcio.
Branchi impazziti, rappresentati da giovani disperati, spesso gestiti e coordinati da frange estremiste o malavitose, sapendo di essere "sotto i riflettori", con delle casse di risonanza enormi, attuano forme di protesta negativo-distruttive per ottenere una fugace forma di partecipazione attiva nella societa'.
In un'ora di battaglia c'e' il tentativo di manifesta rappresentazione del proprio io frustato, il desiderio dirompente di infrangere tutto cio' che incarna le Istituzioni, le stesse che dovrebbero in qualche modo offrire a tali balordi, percorsi alternativi di recupero sociale.
In un mondo orfano di valori, simboli, modelli e soprattutto prospettive per i piu' giovani, dietro tanta violenza sovente si cela un malessere piu' profondo, espressione esistenziale del disagio di un'epoca.

lunedì 1 settembre 2008

COMUNISMO CAPITALISTA

Le Olimpiadi appena concluse, hanno sancito il successo organizzativo dei cinesi e contribuito a generare nuove interpretazioni in merito al regime di Pechino.
Lo slogan finale e' stato: " il mondo conosce di piu' la Cina, la Cina conosce di piu' il mondo ".
La macchina operativa cinese, la "militare"parata olimpica, lo schiacciante successo sportivo, la maestosita' dell'evento, per i nostalgici del comunismo puro hanno rappresentato una riqualificazione ed una riproposizione in chiave puramente politica, del dirigismo statalista di stampo marxista, generando finanche elementi di reinterpretazione storica del periodo di protesta rivoluzionaria sessantottina di tipo Maoista.
Improvvisamente ci si e' dimenticati che la profonda, rapida e sconvolgente trasformazione economica verificatasi in Cina e' avvenuta per l'apertura ad un liberismo di mercaro tipico dei paesi occidentali, accelerato per assurdo proprio da tali paesi, che dapprima sono diventati volano di sviluppo incontrollato poi, succesivamente, essi stessi vittime predestinate di tale incontrollata propagazione economica.
Se il comunismo, come pura accezione politico-sociale, fosse la panacea per risollevare le sorti di ogni paese, Cuba sarebbe da tempo una sorta di MonteCarlo dei Caraibi ma in tali latitudini, l'occidente e' visto anche per l'economia, un atavico nemico con il quale non vale la pena dialogare.
Purtroppo in Cina, ad un controllato liberismo in economia, si contrappone un esteso, radicale, capillare dirigismo interventista da parte del Governo centrale, per quanto attiene la liberta' soggettiva dei singoli cittadini e la loro possibilita' di autonomo pensiero.
Anche in Russia le cose non stanno molto diversamente.
Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell'Unione Sovietica, Mosca continua, nonostante tutto, a detenere un forte controllo ideologico sulla popolazione la quale, in virtu' di una mai prima d'ora accarezzata agiatezza economica, continua ad abbracciare un unico credo politico.
Il Cremlino, e' consapevole di detenere un forte potere nella gestione delle risorse energetiche per l'intero continente europeo. Alla stessa maniera, continua a svolgere una forte pressione verso i paesi dell'ex U.R.S.S. in un'ottica anti-americana, con conseguenze ti forte incertezza negli equilibri internazionali.
La Cina, con la sua straripante ed inarrestabile espansione nel mercato globale, con tutte le conseguenti ripercussioni internazionali; la Russia, con la gestione politica delle risorse energetiche e il suo ruolo strategico nello scacchiere medio-orientale, rappresentano in chiave moderna, una nuova accezione sociologica del comunismo, non piu' espressione di dirigismo statalista interno, ma strumento strategico di contaminazione e profusione geo-capitalista.