sabato 12 luglio 2008

NAPOLI: LA PROTESTA COMINCIA A CHIAIANO

Napoli e le sue drammaticita’ richiamano come sempre l'attenzione dei media.
La 7 ha dedicato uno special sulle proteste per l'apertura della discarica. Non so se la scelta di Chiaiano sia quella giusta. Penso pero’, che Napoli come tutte le metropoli italiane, debba avere una propria discarica.
E’ facile affermare che la densita’ abitativa del capoluogo e’ molto alta e che l’agglomerato urbano si estende senza interruzioni.
Penso altresi’, da napoletano, che non sia nemmeno giusto che altre province, altri territori, si debbano sacrificare inghiottendo la spazzatura della citta’.
Credo che sia meglio realizzare una discarica, secondo tutti i crismi, sorvegliarla dalla possibilita’ che vengono indirizzati nella stessa rifiuti di indubbia provenienza, rispetto ad avere una enorme pattumiera a cielo aperto.
Il tumore e’ una brutta malattia di cui ha sofferto anche mia madre.
A Napoli, sta passando un messaggio distorto secondo il quale ogni patologia tumorale e’ da ricondurre alla spazzatura.
Venti anni or sono tutti i tumori erano provocati dall’amianto dell’Ilva di Bagnoli.
Penso che l’emergenza rifiuti abbia distratto la gente da problematiche piu’ gravi, come la camorra, l’usura legalizzata della gest-line, la scarsa possibilita’ di avere un lavoro, le opere promesse e mai realizzate, come la rinascita di Bagnoli, l’abbattimento delle vele a Secondigliano, il recupero della zona orientale.
La citta’ e’ ferma da un ventennio. Si e’ gridato al rinascimento e un popolo di pecore ci anche creduto.
Gli stessi colpevoli del dramma rifiuti, si stanno defilando, lasciando piacevolmente la scena al Governo che forza maggiore, si e’ dovuto sobbarcare la risoluzione di un problema che doveva essere gestito dagli amministratori locali.
La gente urla, sbraita, e’ allucinata e sbandata e sta perdendo di vista chi ha avuto le maggiori resoponsabilita’ di questo completo sfacelo.
Napoli e’ finita. Organizza spettacoli canori, i cui interpreti fanno ritorno in una citta’ che hanno abbandonato da tempo e pensano che salendo su di un palco per una sera, riescano a salvare la citta’ ed il suo popolo.
Napoli una volta aveva un suo orgoglio. Oggi ha perso anche quello.
Ci e’ rimasta la protesta. Questa pero’ e’ la manifestazione di un disagio sociale, figlio del cambiamento di un’epoca e della scomparsa dei suoi massimi attori.
Napoli e la Campania, improvvisamente si trovano orfani delle proprie guide politiche. La gente e’ spiazzata, ha perso i suoi riferimenti principali.
Dall’altra parte non ce ne sono dei nuovi.
Cosa fare allora?
Protestare in forma anarchica, per la riappropriazione di un' autonoma e soggettiva identita'.

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