domenica 29 giugno 2008

VERTICE DI NAPOLI: SPAGNA E PORTOGALLO STANNO MEGLIO

Si e' tenuto un importante vertice internazionale in questi giorni a Napoli.
Il Presidente Napolitano, ancora una volta nella sua citta' (a noi napoletani fa piacere la sua presenza ma vorremmo che il candore delle strade usate per il suo passaggio si estendesse all'intero terrotorio cittadino) ha fatto gli onori di casa al Presidente Portoghese Silva ed al Re Juan Carlos di Spagna.
L'obiettivo della visita era quello di rimarcare una stretta collaborazione tra i paesi a sud dell'Europa, in un sinergico scambio culturale. In quest'ottica, la delegazione ha visitato il Duomo, il Museo di San Martino e la cappella di Santa Restituta, dove sono conservate le reliquie di San Gennaro.
Diversi invece sono stati i percorsi culturali di questi Paesi.
Spagna e Portogallo furono grandi potenze nel XVII e XVIII sec. Paesi di grandi navigatori, all'epoca esportavano i loro modelli culturali, durante l'era della colonizzazione.
L'Italia famosa per i suoi artisti, specie pittori e scultori, nello stesso periodo veniva conquistata da potenze straniere (la Spagna con i Borbone, ha lasciato un'impronta evidente a Napoli e nel meridione). Si creo' un ottima miscellania tra il genio degli interpreti italiani e l'influenza dei paesi occupanti.
In senso lato, la cultura oggi e' ancora intesa come l'insieme delle tradizioni, abitudini ed usanze di un popolo, un insieme vocativo che diventa poi immagine espressiva e simbolica di un paese.
Oggi assistiamo ad una forte accelerazione economica, commerciale ed anche amministrativa dei paesi Iberici che testimonia altresì un decollo socio-culturale dei popoli di queste nazioni.
E' finito il tempo in cui la corrida, la sangria e il fado rappresentavano queste realta'. Oggi Spagna e Portogallo offrono modelli di sviluppo omnicomprensivi che si propagano nella societa', nel costume e nella stessa architettura delle citta' Iberiche.
Nel contempo, osserviamo una Italia in seria difficolta' da anni, imprigionata in uno sterile scontro politico interno e fortemente rallentata nella sua crescita economica.
La cultura in questo contesto resta soltanto una rappresentazione nostalgica del passato, ormai lontano, l'esibizione di una medaglia scurita dal tempo, l'immagine di un quadro di valore all'interno di una cornice scolorita.
Come il boom economico degli anni 60' divenne giustamente anche fenomeno culturale e di costume, da analizzare anche da un punto di vista sociologico, oggi la crisi economica del Paese e le ferite ormai purulente del suo meridione, diventano rappresentazioni sceniche di una sotto- cultura della decadenza.

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