sabato 14 giugno 2008

RAPPORTO BANKITALIA: CAMPANIA UNA REGIONE CHE AFFONDA

Il rapporto di Bankitalia sull'economia della Campania e' duro, cinico e non da scappatoie su cui aggrapparsi. Non c'e' un solo indicatore positivo. Tutto va male, in una forma di preoccupante arretratezza.
Nel settore economico si e' registrata una diminuzione dello 0,7% degli occupati. Negli ultimi quattro anni si arriva ad un - 2,4% contro una crescita del 2,7% a livello nazionale e del 4,6% nelle altre regioni meridionali.
Il volume di investimenti per addetto e' calato da 13.500 euro per occupato a 1.700 euro.
Il numero della percentuale dei laureati in rapporto al numero dei giovani, che resta i piu' alto d'Italia, e' vergognoso con solo il 10,2% contro il 12,8% del Portogallo, il 20,8% della Grecia, il 21% della Spagna, il 30% della Germania.
Nel contempo, il numero di laureati campani emigrati nel periodo 2003-2007 e' raddoppiato, con circa 22.000 giovani allontanatisi dalla regione.
L'export campano registra un -1.9% contro un + 5,4% nazionale.
In ginocchio il comparto agricolo e quello turistico dopo l'aggravarsi dell'emergenza rifiuti.
Sconfortanti anche gli indici di vivibilita'.
Le interruzioni del servizio elettrico per utente sono in Campania del 3,9 rispetto all1,7 del centro nord. La irregolarita' del servizio idraulico e' del 18,4 contro il 9,2.
La percentuale di chilometri di costa non balneabile e' di 18,5 contro il 5,6.
L'emigrazione ospedaliera e' del 9,9 contro il 5,2 delle altre regioni.
I comuni informatizzati della campania sono il 61,3% contro il l'81,9% del centro nord.
Il 70% dei comuni campani non ha attivato il servizio di asilo nido, contro il 52,4% del centro nord.
La Campania paga decenni di politica assistenziale ed infruttuosa, che ha creato solo clientelismi di potere nella regione, determinando un immobilismo nella voglia di fare dei singoli, la mancanza di una forte presenza dello Stato in termini di sicurezza e giustizia, essenziali per lo sviluppo.
In questo quadro desolante, il problema rifiuti non e' che la punta di un iceberg, lo specchio di una realta' decadente, espressione di pressapochismo e scarsa capacita' programmatica.
Soprattutto, come scrissi tempo fa, la munnezza rappresenta un bubbone che copre altre magagne.

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