Oggi, la forte crisi economica globale, alimenta nuovamente un fermento di rivolta sociale, un sentimento di vera rivoluzione di massa.
A mio avviso, la rivoluzione non puo' essere piu' riprodotta. Oggi assistiamo anche al tramonto dell'elemento cardine di cio' che alimentava la protesta: il capitalismo, nemico di un'epoca, e' finito, dissolto.
La classe operaia non c'e' piu', poiche' non c'e' piu' quella degli imprenditori.
Morto il comunismo, e finito il capitalismo, muore anche la classe operaia, quindi con essa anche l'ipotesi di rivoluzione.
Morto il comunismo, e finito il capitalismo, muore anche la classe operaia, quindi con essa anche l'ipotesi di rivoluzione.
La rivoluzione lustri or sono, per quanto riguarda il nostro Paese, si e' realizzata non solo contro il sistema economico ma anche contro quello politico-istituzionale, per mezzo di manifestazioni cruente portate avanti in tal senso, con una vera strategia della tensione (gli anni di piombo).
Oggi anche la politica e' debole, quindi non vi e' piu' ragione di combatterla.
Oggi a livello insurrezionale, rischieremmo l'ipotesi di un golpe militare, poiche' la violenza sociale e la corruzione politico-amministrativa e' assai diffusa. Come spesso ho affermo da questo spazio, c'e' piu' liberta' in uno stato militarizzato che in una democrazia epurata dei suoi principi fondamentali.
La forte crisi economica mondiale, ha prodotto anche un effetto di "de-globalizzazione". Ogni paese sta intervenendo in primo luogo per le proprie economie interne. Tutte le grosse potenze occidentali, puntano su piani di nazionalizzazione. Anche a livello finanziario, le banche annullano o riducono notevolemente i propri investimenti all'estero. Cio' avra' ricadute sulle economie in via di sviluppo (Cina e India) e conseguenze piu' pesanti su quei paesi che per la prima volta si avvicinavano ad un sistema economico capitalistico (l'est europeo).
Si e' atteso tanto la fine del comunismo. Nell'89, ci fu la caduta del muro di Berlino, culmine di una lunga fase di evoluzione sociale e politica.
Oggi assistiamo impotenti alla fine del capitalismo. Negli stessi stati dell'est europeo, si protesta contro i governi democraticamente eletti, ben presto diventati lobbies di potere.
Una cosa e' certa. Viviamo impotenti, una fase di crepuscolare e progressivo decadimento.
Se esplodera' nuovamente la protesta, questa non sara' piu' politica, ma anarchico-insurrezionale, espressione autonoma di soggettiva ribellione sociale.
Non si combattera' contro un nemico ideologico. Si combattera' contro il proprio disagio, male di un'epoca.
Oggi anche la politica e' debole, quindi non vi e' piu' ragione di combatterla.
Oggi a livello insurrezionale, rischieremmo l'ipotesi di un golpe militare, poiche' la violenza sociale e la corruzione politico-amministrativa e' assai diffusa. Come spesso ho affermo da questo spazio, c'e' piu' liberta' in uno stato militarizzato che in una democrazia epurata dei suoi principi fondamentali.
La forte crisi economica mondiale, ha prodotto anche un effetto di "de-globalizzazione". Ogni paese sta intervenendo in primo luogo per le proprie economie interne. Tutte le grosse potenze occidentali, puntano su piani di nazionalizzazione. Anche a livello finanziario, le banche annullano o riducono notevolemente i propri investimenti all'estero. Cio' avra' ricadute sulle economie in via di sviluppo (Cina e India) e conseguenze piu' pesanti su quei paesi che per la prima volta si avvicinavano ad un sistema economico capitalistico (l'est europeo).
Si e' atteso tanto la fine del comunismo. Nell'89, ci fu la caduta del muro di Berlino, culmine di una lunga fase di evoluzione sociale e politica.
Oggi assistiamo impotenti alla fine del capitalismo. Negli stessi stati dell'est europeo, si protesta contro i governi democraticamente eletti, ben presto diventati lobbies di potere.
Una cosa e' certa. Viviamo impotenti, una fase di crepuscolare e progressivo decadimento.
Se esplodera' nuovamente la protesta, questa non sara' piu' politica, ma anarchico-insurrezionale, espressione autonoma di soggettiva ribellione sociale.
Non si combattera' contro un nemico ideologico. Si combattera' contro il proprio disagio, male di un'epoca.
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Al seguente link potete vedere il servizio realizzato da UniromaTV dal titolo "Globalizzazione sì, Globalizzazione no" http://www.uniroma.tv/?id_video=15783
Ufficio Stampa di Uniroma.TV
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