A distanza di un giorno dal mega corteo tenutosi a Napoli, organizzato da Libera, contro tutte le mafie, la camorra emette altre due condanne a morte.
Ieri a Castellammare di Stabia, comune vesuviano, viene ucciso il pregiudicato Aldo Vuolo, legato al clan D'Alessandro. In un secondo agguato, a Qualiano, perde la vita Stefano Falco, di soli 19 anni, legato secondo gli inquirenti al clan Pianese.
Questa volta, come in tanti altri episodi purtroppo, le efferate uccisioni non sono opera del clan dei casalesi, passati nell'immaginario collettivo, come il clan piu' spietato nel territorio campano. Da queste parti, ahime', si muore ammazzati comunque.
Come si puo' notare, le manifestazioni anticamorra non portano effetti "benefici" sulle famiglie malavitose. Manifestazioni che, ultimamente, sono diventate happening socio-aggregativi, dove spesso sfilano scolaresche, scout, associazioni, comitati civici, cittadini che non provengono dalle aree martoriate dall'azione cruenta della criminalita' organizzata. Non si tratta di un atteggiamento di compiacenza verso la devianza ma semplicemente, una silente, passiva ed inevitabile condotta di salvaguardia della propria incolumita' personale.
Tale situazione di insicurezza palpabile, e' percepita dai cittadini campani. Napoli, secondo un'indagine campione, e' considerata dal 90% dei suoi abitanti una citta' altamente insicura, contro un piu' "confortante" 55% di Roma che non puo' considerarsi di certo, un'isola felice.
Ci sono zone dove molti abitanti non metterebbero nemmeno piede, come Ponticelli, Barra, Forcella, Quartieri Spagnoli, Rione Traiano.
I principali rappresentanti istituzionali del territorio (Regione, Provincia e Comune sono guidate dal PD) sfilavano alla testa del corteo di Libera domenica, guidando una scia di folla di oltre 150.000 persone. Quanti di questi manifestanti provenivano dalle zone sopracitate?
Gli stessi politici poi, rimanevano basiti nell'osservare i seggi vuoti o semi-deserti proprio in quelle zone sopraelencate, nello stesso giorno, in cui si tenevano in coincidenza, le primarie del PD per la scelta del candidato unico per le elezioni della Provincia.
Gli elettori erano tutti a sfilare nel corteo? O forse non si crede piu' a queste istituzioni (anche di diverso colore politico) spesso colluse col potere mafioso, nonostante i loro rappresentanti, con la solita maschera di circostanza, puntualmente si fanno immortalare in prima fila sotto i gonfaloni?
Il problema criminalita' organizzata e' piu' ampio. La giustizia e' lenta, le pene seppur inasprite sono ancora morbide rispetto alla pericolosita' dei rei.
In Campania e' tutto un pullulare di associazionismo anticamorra (rispettabilissima iniziativa). Credo pero', che rimangano molto piu' significativi 10 ergastoli che 10 cortei, 100 arresti di criminali a 100 persone che parlono su di un palco in modo generico di lotta alla camorra, 1000 aziende che aprono in territori difficili a 1000 pagine di libri denuncia, trasformatisi alla lunga, in esempi di neo-realismo letterario asfittico, divenuti indirettante, vettori evocativi della gesta dei malavitosi.
Ieri a Castellammare di Stabia, comune vesuviano, viene ucciso il pregiudicato Aldo Vuolo, legato al clan D'Alessandro. In un secondo agguato, a Qualiano, perde la vita Stefano Falco, di soli 19 anni, legato secondo gli inquirenti al clan Pianese.
Questa volta, come in tanti altri episodi purtroppo, le efferate uccisioni non sono opera del clan dei casalesi, passati nell'immaginario collettivo, come il clan piu' spietato nel territorio campano. Da queste parti, ahime', si muore ammazzati comunque.
Come si puo' notare, le manifestazioni anticamorra non portano effetti "benefici" sulle famiglie malavitose. Manifestazioni che, ultimamente, sono diventate happening socio-aggregativi, dove spesso sfilano scolaresche, scout, associazioni, comitati civici, cittadini che non provengono dalle aree martoriate dall'azione cruenta della criminalita' organizzata. Non si tratta di un atteggiamento di compiacenza verso la devianza ma semplicemente, una silente, passiva ed inevitabile condotta di salvaguardia della propria incolumita' personale.
Tale situazione di insicurezza palpabile, e' percepita dai cittadini campani. Napoli, secondo un'indagine campione, e' considerata dal 90% dei suoi abitanti una citta' altamente insicura, contro un piu' "confortante" 55% di Roma che non puo' considerarsi di certo, un'isola felice.
Ci sono zone dove molti abitanti non metterebbero nemmeno piede, come Ponticelli, Barra, Forcella, Quartieri Spagnoli, Rione Traiano.
I principali rappresentanti istituzionali del territorio (Regione, Provincia e Comune sono guidate dal PD) sfilavano alla testa del corteo di Libera domenica, guidando una scia di folla di oltre 150.000 persone. Quanti di questi manifestanti provenivano dalle zone sopracitate?
Gli stessi politici poi, rimanevano basiti nell'osservare i seggi vuoti o semi-deserti proprio in quelle zone sopraelencate, nello stesso giorno, in cui si tenevano in coincidenza, le primarie del PD per la scelta del candidato unico per le elezioni della Provincia.
Gli elettori erano tutti a sfilare nel corteo? O forse non si crede piu' a queste istituzioni (anche di diverso colore politico) spesso colluse col potere mafioso, nonostante i loro rappresentanti, con la solita maschera di circostanza, puntualmente si fanno immortalare in prima fila sotto i gonfaloni?
Il problema criminalita' organizzata e' piu' ampio. La giustizia e' lenta, le pene seppur inasprite sono ancora morbide rispetto alla pericolosita' dei rei.
In Campania e' tutto un pullulare di associazionismo anticamorra (rispettabilissima iniziativa). Credo pero', che rimangano molto piu' significativi 10 ergastoli che 10 cortei, 100 arresti di criminali a 100 persone che parlono su di un palco in modo generico di lotta alla camorra, 1000 aziende che aprono in territori difficili a 1000 pagine di libri denuncia, trasformatisi alla lunga, in esempi di neo-realismo letterario asfittico, divenuti indirettante, vettori evocativi della gesta dei malavitosi.
1 commento:
Vivo nel Nord e la mafia esiste ma non si fa sentire, non in modo così diretto e plateale.
Mi spiace che il Sud Italia abbia non solo la nomea di essere un luogo pericoloso ma che, in alcune zone, lo sia davvero.
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