Ci avviciniamo all' appuntamento elettorale, con una serie di promesse che appaiono, sempre piu' irrealizzabili.
La questione che andrebbe approfondita e' quella economica ma, a livello internazionale.
Con un periodo caratterizzato dall'aumento continuativo del prezzo del petrolio e col perdurare del valore del dollaro su livelli molto bassi, si e' determinata una profonda crisi dei mercati internazionali.
Il greggio alto, comporta un vistoso aumento dei costi dei consumi energetici, con ricadute sia sulle bollette che sui prezzi al consumo, dovuti anche all'aumento del costo dei carburanti e quindi dei prezzi del trasporto.
A loro volta, i produttori di petrolio vengono ad avere in mano una valuta che perde il proprio valore, il dollaro. Piu' scende il dollaro, piu' i paesi produttori aumentano il prezzo del petrolio, per non perdere profitto.
E' un cane che si morde la coda. Si dovrebbe intervenire a livello di banche centrali, per condizionare di comune accordo un congelamento ed un abbassamento del valore dell' euro, vera causa principale di tutto questo "turbamento".
Con un innalzamento del valore del dollaro e conseguente ridimensionamento dell' euro, i mercati riprenderebbero respiro. Ci sarebbe piu' sicurezza nel sistema interno statunitense. Le borse riprenderebbero quota con ripercussioni anche su quelle europee.
Si creerebbero due monete forti rispetto ai mercati asiatci. L'export europeo e quello italiano in particolare, sarebbe stimolato a migliorarsi in base a fattori qualitativi, non piu' affidandosi al semplice vantaggio speculativo dovuto al cambio.
Penso che l'euro così alto, il dollaro così basso ed il prezzo del greggio così elevato, siano tre componenti macro-economiche che, se non si modificheranno, non permettaranno la fattibilita' di nessuna ripresa produttiva, determinando il perdurare di una forte stagnazione internazionale.
La questione che andrebbe approfondita e' quella economica ma, a livello internazionale.
Con un periodo caratterizzato dall'aumento continuativo del prezzo del petrolio e col perdurare del valore del dollaro su livelli molto bassi, si e' determinata una profonda crisi dei mercati internazionali.
Il greggio alto, comporta un vistoso aumento dei costi dei consumi energetici, con ricadute sia sulle bollette che sui prezzi al consumo, dovuti anche all'aumento del costo dei carburanti e quindi dei prezzi del trasporto.
A loro volta, i produttori di petrolio vengono ad avere in mano una valuta che perde il proprio valore, il dollaro. Piu' scende il dollaro, piu' i paesi produttori aumentano il prezzo del petrolio, per non perdere profitto.
E' un cane che si morde la coda. Si dovrebbe intervenire a livello di banche centrali, per condizionare di comune accordo un congelamento ed un abbassamento del valore dell' euro, vera causa principale di tutto questo "turbamento".
Con un innalzamento del valore del dollaro e conseguente ridimensionamento dell' euro, i mercati riprenderebbero respiro. Ci sarebbe piu' sicurezza nel sistema interno statunitense. Le borse riprenderebbero quota con ripercussioni anche su quelle europee.
Si creerebbero due monete forti rispetto ai mercati asiatci. L'export europeo e quello italiano in particolare, sarebbe stimolato a migliorarsi in base a fattori qualitativi, non piu' affidandosi al semplice vantaggio speculativo dovuto al cambio.
Penso che l'euro così alto, il dollaro così basso ed il prezzo del greggio così elevato, siano tre componenti macro-economiche che, se non si modificheranno, non permettaranno la fattibilita' di nessuna ripresa produttiva, determinando il perdurare di una forte stagnazione internazionale.
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