La costruzione di altri termovalorizzatori (oltre quello contestato di Acerra), fu un progetto ripetutamente proposto, durante la fase finale dell'emergenza rifiuti.
Napoli e la Campania, giacevano sotto l'immondizia, sommerse da una coltre di mortificante vergogna. La realizzazione di altri inceneritori quindi, divenne un obiettivo fondamentale una volta superata l'emergenza.
Furono individuati, dopo estenuanti polemiche e aspri scontri politici, ben quattro impianti.
Il primo, fu localizzato nello stesso capoluogo partenopeo, nella zona orientale. Al "calcolato" empasse decisionale del Sindaco Iervolino che in prima battuta ne indico' l'ubicazione ad Agnano (area improponibile per la sua stessa costituzione morfologica), seguì la decisione del Commissariato di Governo che individuo' nella zona di Ponticelli, l'area del termovalorizzatore cittadino.
Un altro impianto sarebbe dovuto sorgere in provincia di Caserta, nel Comune di Santa Maria La Fossa, nei pressi dell'area di stoccaggio di Ferrandelle, dove su terreni sequestrati alla camorra, Bertolaso avvio' una zona di stoccaggio provvisorio, divenuta poi, una mega discarica a cielo aperto, dove sono stati sversati centinaia di migliaia di metri cubi di tal quale.
Un quarto termovalorizzatore si sarebbe dovuto realizzare a Salerno, su iniziativa del Sindaco De Luca, attuale pretendente alla presidenza della Regione Campania.
A circa un anno dall'uscita ufficiale dall'emergenza, nulla di cio' ha avuto un seppur minimo inizio. Come ha sentenziato Walter Ganapini, ex presidente di Greenpeace, attuale Assessore regionale all'Ambiente, mancano i fondi, le idee e nessun progetto e' stato finora presentato. Cio' va in contrasto con quanto fu stabilito negli accordi tra il Commissario dell'emergenza Bertolaso ed i vertici dell'Asia.
Ganapini e' a fine mandato, in vista del rinnovo del Consiglio regionale. Lascera' il suo incarico, nello stesso clima rovente in cui ebbe inizio.
Fra un mese si costituira' la nuova Giunta. I problemi da affrontare sono gli stessi.
L'immondizia e' sparita (quella che arrivava ai primi piani) ma il territorio resta offeso. Il ciclo integrato dei rifiuti non e' mai decollato.
4 milioni di false ecoballe, mai rimosse, sono diventate l'indegno monumento alla memoria, testimonianza indelebile di una ferita ahime', ancora aperta, ormai purulenta.
In quella che e' diventata la terra dei fuochi, tante chiacchere sono andate in fumo.
Furono individuati, dopo estenuanti polemiche e aspri scontri politici, ben quattro impianti.
Il primo, fu localizzato nello stesso capoluogo partenopeo, nella zona orientale. Al "calcolato" empasse decisionale del Sindaco Iervolino che in prima battuta ne indico' l'ubicazione ad Agnano (area improponibile per la sua stessa costituzione morfologica), seguì la decisione del Commissariato di Governo che individuo' nella zona di Ponticelli, l'area del termovalorizzatore cittadino.
Un altro impianto sarebbe dovuto sorgere in provincia di Caserta, nel Comune di Santa Maria La Fossa, nei pressi dell'area di stoccaggio di Ferrandelle, dove su terreni sequestrati alla camorra, Bertolaso avvio' una zona di stoccaggio provvisorio, divenuta poi, una mega discarica a cielo aperto, dove sono stati sversati centinaia di migliaia di metri cubi di tal quale.
Un quarto termovalorizzatore si sarebbe dovuto realizzare a Salerno, su iniziativa del Sindaco De Luca, attuale pretendente alla presidenza della Regione Campania.
A circa un anno dall'uscita ufficiale dall'emergenza, nulla di cio' ha avuto un seppur minimo inizio. Come ha sentenziato Walter Ganapini, ex presidente di Greenpeace, attuale Assessore regionale all'Ambiente, mancano i fondi, le idee e nessun progetto e' stato finora presentato. Cio' va in contrasto con quanto fu stabilito negli accordi tra il Commissario dell'emergenza Bertolaso ed i vertici dell'Asia.
Ganapini e' a fine mandato, in vista del rinnovo del Consiglio regionale. Lascera' il suo incarico, nello stesso clima rovente in cui ebbe inizio.
Fra un mese si costituira' la nuova Giunta. I problemi da affrontare sono gli stessi.
L'immondizia e' sparita (quella che arrivava ai primi piani) ma il territorio resta offeso. Il ciclo integrato dei rifiuti non e' mai decollato.
4 milioni di false ecoballe, mai rimosse, sono diventate l'indegno monumento alla memoria, testimonianza indelebile di una ferita ahime', ancora aperta, ormai purulenta.
In quella che e' diventata la terra dei fuochi, tante chiacchere sono andate in fumo.
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