E' Natale. Dobbiamo impegnarci ad essere tutti piu' buoni. E' d'obbligo esserlo sempre, in questo periodo di sacra festa, rappresentata dalla nativita' di Cristo, il primo e piu' importante figlio di "migranti" nato in forma per così dire "precaria".
Dovremmo lasciare da parte i nostri rancori, dimenticare i torti subiti, cancellare dalla nostra mente coloro i quali ci hanno ferito con le loro azioni ed i loro giudizi spesso affrettati. Dovremmo essere tutti propositivi, divenendo improvvisamnete, spontanei dispensatori di sentimenti amorevoli.
Nell'anno che verra', dovremmo impegnarci tutti di piu' nel conseguimento di tale obiettivo. Anche i nostri rappresentanti politici ed istituzionali hanno chiesto di farlo, esortandoci a lasciare da parte sterili separitismi ed effimere contrapposizioni ideologiche, ed anche le semplici ma spesso animate discussioni da bar. Loro per primi, nel luccichio dei loro salotti, nella "modestia" della loro condizione sociale, ciascuno nelle proprie letterine a Babbo Natale, hanno promesso di impegnarsi in tal senso, come buon auspicio di fine anno.
Tutti uniti amorevolmente, senza odio, in una sorta di gigantesco girotondo virtuale, animati soltanto da un innato senzo di fraterna appartenenza, ad uno Stato divenuto d'improvviso, modello di comprovata integrazione interclassista, multietnica e policonfessionale.
Ciascuno dovrebbe cercare il dialogo - termine molto usato di questi tempi - con l'altro, specie se di opinioni dissimili dalle proprie. Ognuno dovrebbe contribuire a stemperare quel clima - altro concetto gettonatissimo - diventato incadescente ed a rischio implosione.
Propagare amore a iosa, senza limiti e tentennamenti. Amore come volano di riproduzione del bene, della serenita' e della prosperita' sociale.
Bella come letterina di intenti natalizi, densa di buoni propositi figli di un finto buonismo ma molto difficile da proporre a chi passera' questo Natale nella digrazia di un licenziamento, nell'insicurezza del proprio futuro, nella quasi certa incertezza del proprio tormentato avvenire.
Penso ai dipendenti Fiat di Termini Imerese e Pomigliano d'Arco, a tutti i cassintegrati che vedranno recesso definitivamente il loro rapporto lavorativo, alle tante piccole aziende che non supererranno la crisi, alle migliaia di precari cronici, a coloro i quali gia' da tempo hanno perso il lavoro.
Per costoro, sara' di certo, un brutto Natale. Riusciranno a dispensare amore, a prescindere?
Dovremmo lasciare da parte i nostri rancori, dimenticare i torti subiti, cancellare dalla nostra mente coloro i quali ci hanno ferito con le loro azioni ed i loro giudizi spesso affrettati. Dovremmo essere tutti propositivi, divenendo improvvisamnete, spontanei dispensatori di sentimenti amorevoli.
Nell'anno che verra', dovremmo impegnarci tutti di piu' nel conseguimento di tale obiettivo. Anche i nostri rappresentanti politici ed istituzionali hanno chiesto di farlo, esortandoci a lasciare da parte sterili separitismi ed effimere contrapposizioni ideologiche, ed anche le semplici ma spesso animate discussioni da bar. Loro per primi, nel luccichio dei loro salotti, nella "modestia" della loro condizione sociale, ciascuno nelle proprie letterine a Babbo Natale, hanno promesso di impegnarsi in tal senso, come buon auspicio di fine anno.
Tutti uniti amorevolmente, senza odio, in una sorta di gigantesco girotondo virtuale, animati soltanto da un innato senzo di fraterna appartenenza, ad uno Stato divenuto d'improvviso, modello di comprovata integrazione interclassista, multietnica e policonfessionale.
Ciascuno dovrebbe cercare il dialogo - termine molto usato di questi tempi - con l'altro, specie se di opinioni dissimili dalle proprie. Ognuno dovrebbe contribuire a stemperare quel clima - altro concetto gettonatissimo - diventato incadescente ed a rischio implosione.
Propagare amore a iosa, senza limiti e tentennamenti. Amore come volano di riproduzione del bene, della serenita' e della prosperita' sociale.
Bella come letterina di intenti natalizi, densa di buoni propositi figli di un finto buonismo ma molto difficile da proporre a chi passera' questo Natale nella digrazia di un licenziamento, nell'insicurezza del proprio futuro, nella quasi certa incertezza del proprio tormentato avvenire.
Penso ai dipendenti Fiat di Termini Imerese e Pomigliano d'Arco, a tutti i cassintegrati che vedranno recesso definitivamente il loro rapporto lavorativo, alle tante piccole aziende che non supererranno la crisi, alle migliaia di precari cronici, a coloro i quali gia' da tempo hanno perso il lavoro.
Per costoro, sara' di certo, un brutto Natale. Riusciranno a dispensare amore, a prescindere?
3 commenti:
C'è solo da sperare in un anno migliore.
Buon Natale Angelo!
Merry Christmas Angelo! Kay
Buon Natale Angelo, e Buon Natale anche al nostro premier, "che possa vivere 100 anni, però con qualche malattia" come dice Edurado De Filippo in una sua celebre commedia: a te scoprire quale!
P.S.A San Biagio dei Librai vendono ancora le statuine del presepe?
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