Il pericoloso latitante e' stato nuovamente assicurato alla giustizia. Giustizia che forse ebbe un po' le maglie larghe, quando consentì in modo un po' superficiale a Setola, di ottenere un trasferimento agli arresti domiciliari in una clinica riabilitativa a Pavia, per una presunta patologia alla retina.
Passare dal carcere duro di Cuneo, dove era sottoposto al 41bis, alla tranquilla dimora ospedaliera, consentì al fidato referente di Bidognetti la facile fuga in Campania.
In poco tempo Setola, i cui contatti con il territorio casertano evidentemente non erano mai cessati completamente, organizzava un gruppo di fedelissimi killer pronti a tutto, per dimostrare l'avvenuto cambio di comando nel clan. Un gruppo di fuoco che in modo plateale iniziava ad imporre la propria forza, per inculcare al territorio che la strategia criminale aveva cambiato rotta, diventando spietata e sanguinaria. Uccidendo si voleva dare un messaggio preciso, inequivocabile, si voleva seminare paura, allarme, in una terra che aveva perso anche i suoi riferimenti negativi. In poco piu' di 5 mesi cadevano sotto il fuoco dei kalashinov 18 vittime. Vittime sopratutto tra le fila dei pentiti, di chi si opponeva al pizzo e di chi voleva controllare il mercato della droga. Setola voleva dimostrare che ormai i conti si facevano con lui.
Erano anni che in questa zona di terra di Lavoro non si registravano crimini così cruenti e ravvicinati. Tutti i boss che spadroneggiavano sul territorio, da tempo erano assicurati alla giustizia. Per anni il sangue non scorreva così abbondantemente nel casertano.
Eppure gli affari delle famiglie malavitose procedevano. La ramificazione delle loro maglie era amplissima, si estendeva al di fuori dei confini regionali e nazionali, abbracciava tutti i livelli della societa' civile, politica, amministrativa.
Lo Stato da parte sua, continuava nella sua opera di indagine e repressione, in un'attivita' costante, difficile, spesso rallentata da una cultura di omertosa convivenza anche culturale. Sequestri, confische, arresti continuavano. Molti i beni che venivano assicurati alla giustizia, anche se e' sempre stata poi molto lenta, complessa, quasi macchinosa, la loro riconversione in attivita' di sociale utilita'.
Lo Stato ultimamente poi, ha dimostrato un ulteriore salto di qualita' nel suo comportamento di prevenzione e repressione. Dinanzi ad una strategia criminale così cruenta, diventata vera e propria emergenza territoriale, ha risposto da par Suo. Il Ministero degli Interni(le operazioni restano sotto il suo controllo) e quello della Difesa hanno dato un contributo notevolissimo.
C'e' stato un gran lavoro di intelligence e di collaborazione tra i gli alti organi inquirenti della Magistratura e i diversi Corpi di Polizia ed anche il prezioso contributo delle forze dell'Esercito, nello specifico dei Para' della Folgore che, in perfetta sinergia operativa, hanno dato vita ad una complessa ed articolata attivita' di riappropriazione del territorio.
Lo Stato, quando vuole, sul territorio e' presente.
Speriamo lo sia sempre di piu' anche per altre esigenze della cittadinanza. Il territorio e' ormai stremato, logoro, senza piu' speranza. Quali sono le alternative di vita per chi vive ed opera onestamente in questa terra e crede ancora in questo Stato?
Passare dal carcere duro di Cuneo, dove era sottoposto al 41bis, alla tranquilla dimora ospedaliera, consentì al fidato referente di Bidognetti la facile fuga in Campania.
In poco tempo Setola, i cui contatti con il territorio casertano evidentemente non erano mai cessati completamente, organizzava un gruppo di fedelissimi killer pronti a tutto, per dimostrare l'avvenuto cambio di comando nel clan. Un gruppo di fuoco che in modo plateale iniziava ad imporre la propria forza, per inculcare al territorio che la strategia criminale aveva cambiato rotta, diventando spietata e sanguinaria. Uccidendo si voleva dare un messaggio preciso, inequivocabile, si voleva seminare paura, allarme, in una terra che aveva perso anche i suoi riferimenti negativi. In poco piu' di 5 mesi cadevano sotto il fuoco dei kalashinov 18 vittime. Vittime sopratutto tra le fila dei pentiti, di chi si opponeva al pizzo e di chi voleva controllare il mercato della droga. Setola voleva dimostrare che ormai i conti si facevano con lui.
Erano anni che in questa zona di terra di Lavoro non si registravano crimini così cruenti e ravvicinati. Tutti i boss che spadroneggiavano sul territorio, da tempo erano assicurati alla giustizia. Per anni il sangue non scorreva così abbondantemente nel casertano.
Eppure gli affari delle famiglie malavitose procedevano. La ramificazione delle loro maglie era amplissima, si estendeva al di fuori dei confini regionali e nazionali, abbracciava tutti i livelli della societa' civile, politica, amministrativa.
Lo Stato da parte sua, continuava nella sua opera di indagine e repressione, in un'attivita' costante, difficile, spesso rallentata da una cultura di omertosa convivenza anche culturale. Sequestri, confische, arresti continuavano. Molti i beni che venivano assicurati alla giustizia, anche se e' sempre stata poi molto lenta, complessa, quasi macchinosa, la loro riconversione in attivita' di sociale utilita'.
Lo Stato ultimamente poi, ha dimostrato un ulteriore salto di qualita' nel suo comportamento di prevenzione e repressione. Dinanzi ad una strategia criminale così cruenta, diventata vera e propria emergenza territoriale, ha risposto da par Suo. Il Ministero degli Interni(le operazioni restano sotto il suo controllo) e quello della Difesa hanno dato un contributo notevolissimo.
C'e' stato un gran lavoro di intelligence e di collaborazione tra i gli alti organi inquirenti della Magistratura e i diversi Corpi di Polizia ed anche il prezioso contributo delle forze dell'Esercito, nello specifico dei Para' della Folgore che, in perfetta sinergia operativa, hanno dato vita ad una complessa ed articolata attivita' di riappropriazione del territorio.
Lo Stato, quando vuole, sul territorio e' presente.
Speriamo lo sia sempre di piu' anche per altre esigenze della cittadinanza. Il territorio e' ormai stremato, logoro, senza piu' speranza. Quali sono le alternative di vita per chi vive ed opera onestamente in questa terra e crede ancora in questo Stato?
3 commenti:
Non ho potuto parlare per telefono...sono felicissima ke l'abbiano preso...come sai io vivo a trentola-ducenta un paese tranquillo,e io ke esco,entro,faccio i servizi con lo stereo ad alto volume e spesso e volentieri esco con il cane a passeggio,nn me ne sono accorta ke fuori al mio vico c'era lui...mamma e molti di loro avevono visto atteggiamenti strani.lunedi'carabinieri dapperttutto,vigili del fuoco nn si capiva niente nel mio vico...io mi sono kisa dentro per la paura...meno male l'hanno preso...anke se i carceri dovrebbero essere più severi con delinquenti cosi'
quante volte si è detto che lo Stato in certe zone non c'è mai arrivato? E se adesso stesse cambiando qualcosa?
Ti ho assegnato un premio che, credo, meriti .
Vieni a vedere.
Un abbraccio.
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