La stasi decisionale a livello di esecutivo permane. Il Paese e' bloccato dai conflitti cronici della maggioranza. Si legifera poco o niente. Si e' superato ampiamente, anche l'immobilismo di epoca prodiana.
La riforma della giustizia che, in effetti, e' una riforma costituzionale mascherata, rischia di arenare definitivamente il Governo. Il lodo Alfano, potrebbe diventare la Waterloo per Berlusconi. Si intravede minacciosa, ancora una volta, l'ombra di piu' che probabili elezioni.
Nel frattempo il partito di maggioranza si e' indebolito.
Il Premier e' imprigionato dai suoi guai giudiziari. L'ennesimo scandalo rosa sparge altro fango sulla sua persona. La rottura con il suo alleato Fini e la nascita del nuovo movimento politico, Futuro e Liberta' (ancora in fase embrionale), inizia a determinare una fase di forte erosione interna tra gli elettori del PDL che desiderano guardare ad un partito di destra, svincolato dalla figura dell'attuale Premier.
I giorni del predellino, oggi appaiono come un malinconico ricordo. Un ciclo politico, pare essere giunto alla sua naturale conclusione (io lo affermavo piu' di un anno or sono).
A distanza di sedici anni dalla discesa in campo di Berlusconi, il Paese e' rimasto imprigionato in un' asfittica e sterile dialettica, tra berlusconismo ed antiberlusconismo. Ne sono rimasti vittime sia i suoi piu' agguerriti sostenitori che i suoi piu' acerrimi oppositori. Cio' ha portato alla definitiva scomparsa delle idee e delle ideologie, a discapito di un crescente ed irrefenabile scontro tra personalismi.
Ne sono usciti sconfitti sia destra che sinistra. La prima non e' riuscita a svincolarsi nel corso di questi anni dal peso ingombrante del suo leader carismatico; la seconda e' rimasta vittima di una opposizione spesso confusa e frammentaria, portata contro l'uomo e non verso il politico. A perdere, sicuramente e' stata la politica nel suo insieme. Cio' e' stato ampiamente dimostrato dal costante aumento dell'astensionismo.
Nelle grandi democrazie, i leader passano, i partiti restano. Oggi in Italia, la politica non ha ne' un grande leader, ne' un grande partito.
La riforma della giustizia che, in effetti, e' una riforma costituzionale mascherata, rischia di arenare definitivamente il Governo. Il lodo Alfano, potrebbe diventare la Waterloo per Berlusconi. Si intravede minacciosa, ancora una volta, l'ombra di piu' che probabili elezioni.
Nel frattempo il partito di maggioranza si e' indebolito.
Il Premier e' imprigionato dai suoi guai giudiziari. L'ennesimo scandalo rosa sparge altro fango sulla sua persona. La rottura con il suo alleato Fini e la nascita del nuovo movimento politico, Futuro e Liberta' (ancora in fase embrionale), inizia a determinare una fase di forte erosione interna tra gli elettori del PDL che desiderano guardare ad un partito di destra, svincolato dalla figura dell'attuale Premier.
I giorni del predellino, oggi appaiono come un malinconico ricordo. Un ciclo politico, pare essere giunto alla sua naturale conclusione (io lo affermavo piu' di un anno or sono).
A distanza di sedici anni dalla discesa in campo di Berlusconi, il Paese e' rimasto imprigionato in un' asfittica e sterile dialettica, tra berlusconismo ed antiberlusconismo. Ne sono rimasti vittime sia i suoi piu' agguerriti sostenitori che i suoi piu' acerrimi oppositori. Cio' ha portato alla definitiva scomparsa delle idee e delle ideologie, a discapito di un crescente ed irrefenabile scontro tra personalismi.
Ne sono usciti sconfitti sia destra che sinistra. La prima non e' riuscita a svincolarsi nel corso di questi anni dal peso ingombrante del suo leader carismatico; la seconda e' rimasta vittima di una opposizione spesso confusa e frammentaria, portata contro l'uomo e non verso il politico. A perdere, sicuramente e' stata la politica nel suo insieme. Cio' e' stato ampiamente dimostrato dal costante aumento dell'astensionismo.
Nelle grandi democrazie, i leader passano, i partiti restano. Oggi in Italia, la politica non ha ne' un grande leader, ne' un grande partito.
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