lunedì 20 settembre 2010

A NAPOLI, SI E' PERSA ANCHE LA SPERANZA

Ieri l'omelia del Vescovo di Napoli, Crescenzo Sepe, in occasione del ripetersi del miracolo di San Gennaro, si e' incentrata sulle difficolta' (ormai croniche) di questa citta'.
Il Vescovo, ha tuonato frasi sibilline che inducono a fare un'attenta riflessione.
Napoli e' allo stremo. La citta' deve affrontare gli effetti di una crisi economica che, da queste parti, fa sentire in modo piu' pesante le sue conseguenze.
Napoli e' stata sempre una citta' che ha vissuto di espedienti, dell'arte di arrangiarsi, dove il problema lavoro da tempo, e' stata la principale causa di un'emorragica fuga sia di braccia che di cervelli.
Nonostante tutto, i napoletani sono sempre stati persone positive, radiose, ottimiste.
Il detto Eduardiano, "adda passa' a nuttata" (domani sara' un altro giorno, sicuramente migliore), inizia a non trovare piu' riscontro da queste parti.
La citta', inizia ha smarrire la sua principale forma di sicurezza introspettiva. A Napoli, si sta perdendo anche la speranza, per un domani migliore.
La citta' non reagisce piu', i suoi cittadini sono sempre piu' rassegnati.
Sulla citta', incombe il buio pesto. La cassaintegrazione dilaga, importanti cantieri vedono compromessa la loro attivita'.
La politica ( presa dalle sue lotte indestine) sembra ad un tratto, aver dimenticato questa citta', sempre piu' abbandonata al suo destino.
Lo Stato, nella lotta alla criminalita' ha compiuto risultati eccezionali. Ma buttare in galera i malavitosi senza generare prospettive di crescita alternative, vuol dire creare nelle stesse zone, una desertificazione economica irreversibile. E quando la gente ha fame, e' disposta a tutto.
E' la prima volta che anche il miracolo del santo patrono, non riesce a far sorridere il suo popolo.

3 commenti:

adestra ha detto...

Già il fatto che uno come Pepe, indagato, possa esercitare liberamente è un fatto strano ma ormai la "sindrome partenopea" ha colpito tutto il Paese che vive di cassaintegrazione, di licenziamenti, di chiusura delle fabbriche, di mobilità e quindi di miseria. Allo stato, i politici sono troppo impegnati all'assalto delle banche (Lega), alle leggi ad personam (Berlusconi) a Montecarlo (Fini) alle divisione delle poltrone (Bersani & Soci) al votare a destra o a manca per poter immettere nei consigli di amministrazione i famigli o i soliti amici (Casini) per poter riflettere o anche solo pensare la nostro paese che sta morendo. Per reagire basteranno le autunnali proteste che ci aspettano? La gente, quando ha fame, ed ormai è molta, prima o poi reagisce.

adestra ha detto...

Stamattina siamo andati oltre!

@enio ha detto...

occhio alla munnezza che pare stia diventando ancora un grosso problema... hanno ripreso a scherzare con i fuochi!