" Ne' l'opposizione della popolazione, ne' gli inadempimenti contrattuali e neppure l'esistenza di attivita' criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giuistificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti".
Così si e' pronunciata verso l'Italia, la Corte di Giustizia Europea, in merito al disastro ambientale che colpì Napoli e la Campania, durante la fase culminante dell'emergenza rifiuti, tra il 2007 e l'inizio del 2008, emergenza iniziata nel lontano 1994.
Chiaramente, la sentenza divide. C'e' chi la ritiene sacrosanta, e chi addirittura la considera anacronistica come se l'incubo munnezza, fosse appunto soltanto un brutto sogno da dimenticare.
Come prima pesante conseguenza per tale sentenza, sono stati congelati ben 500 milioni di euro, fondi europei destinati proprio per fronteggiare le conseguenze di tale disastro ambientale.
Bertolaso, che nel periodo esaminato dalla Corte, non copriva ancora la carica di Commissario straordinario per l'emergenza, cerchera' di dimostrare che il processo di normalizzaazione e' stato avviato.
Non basta pero' il solo termovalorizzatore di Acerra e i nuovi mega-invasi individuati dal Governo e gia' adoperati come discariche. Bisogna trovare soluzioni rapide e definitive per diverse problematiche.
Innanzitutto lo smaltimento di oltre 6 milioni di ecoballe (poco eco), mostri ecologici ammassati nelle campagne tra Giugliano e Villa Literno. In ordine a tale problema , esiste un vecchio e spinoso contenzioso con l'Impregilo, societa' che avrebbe dovuto provvedere allo smalitimento delle eco-balle, prima della costruzione del termovalorizzatore di Acerra, non adatto a eliminarle. Per tale motivo, dovra' essere creato un impianto ad hoc ma, al momento, non ci sono i fondi.
Per lo stesso motivo economico, sono in sofferenza i consorzi di bacino che assicurano lo smaltimento, con migliaia di lavoratori a rischio e la conseguente minaccia di nuove interruzioni nella raccolta, nell'attesa della creazione di aziende provinciali, passaggio che a sua volta determinera' inevitabilmente, degli intoppi organizzativi.
Poi c'e' il discorso differenziata. La raccolta non decolla, assestandosi intorno al 23%.
L'hinterland e' ancora sporco, con cumuli di detriti abbandonati specie ai margini delle grosse arterie viarie di collegamento, dove spesso tra l'immondizia, sorgono improvvisati accampamenti rom, in cui centinaia di persone vivono in condizioni disumane.
Di queste cose non si parla. Nell'immaginario collettivo, Napoli e' tornata ad essere una cartolina.
Così si e' pronunciata verso l'Italia, la Corte di Giustizia Europea, in merito al disastro ambientale che colpì Napoli e la Campania, durante la fase culminante dell'emergenza rifiuti, tra il 2007 e l'inizio del 2008, emergenza iniziata nel lontano 1994.
Chiaramente, la sentenza divide. C'e' chi la ritiene sacrosanta, e chi addirittura la considera anacronistica come se l'incubo munnezza, fosse appunto soltanto un brutto sogno da dimenticare.
Come prima pesante conseguenza per tale sentenza, sono stati congelati ben 500 milioni di euro, fondi europei destinati proprio per fronteggiare le conseguenze di tale disastro ambientale.
Bertolaso, che nel periodo esaminato dalla Corte, non copriva ancora la carica di Commissario straordinario per l'emergenza, cerchera' di dimostrare che il processo di normalizzaazione e' stato avviato.
Non basta pero' il solo termovalorizzatore di Acerra e i nuovi mega-invasi individuati dal Governo e gia' adoperati come discariche. Bisogna trovare soluzioni rapide e definitive per diverse problematiche.
Innanzitutto lo smaltimento di oltre 6 milioni di ecoballe (poco eco), mostri ecologici ammassati nelle campagne tra Giugliano e Villa Literno. In ordine a tale problema , esiste un vecchio e spinoso contenzioso con l'Impregilo, societa' che avrebbe dovuto provvedere allo smalitimento delle eco-balle, prima della costruzione del termovalorizzatore di Acerra, non adatto a eliminarle. Per tale motivo, dovra' essere creato un impianto ad hoc ma, al momento, non ci sono i fondi.
Per lo stesso motivo economico, sono in sofferenza i consorzi di bacino che assicurano lo smaltimento, con migliaia di lavoratori a rischio e la conseguente minaccia di nuove interruzioni nella raccolta, nell'attesa della creazione di aziende provinciali, passaggio che a sua volta determinera' inevitabilmente, degli intoppi organizzativi.
Poi c'e' il discorso differenziata. La raccolta non decolla, assestandosi intorno al 23%.
L'hinterland e' ancora sporco, con cumuli di detriti abbandonati specie ai margini delle grosse arterie viarie di collegamento, dove spesso tra l'immondizia, sorgono improvvisati accampamenti rom, in cui centinaia di persone vivono in condizioni disumane.
Di queste cose non si parla. Nell'immaginario collettivo, Napoli e' tornata ad essere una cartolina.
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