venerdì 5 febbraio 2010

CRISI SPAGNOLA: ANCHE I SOCIALISTI PIANGONO

Fino a pochi anni or sono, secondo i teoremi di politica economia rincorsi dal governo Prodi, Zapatero era il modello a cui tendere, il perfetto esempio di moderno sviluppo dirigista, dove il mercato andava sicuramente aggredito, senza perdere mai di mira al tempo stesso, le tematiche sociali di sostenibilita' e garantismo per le masse.
D'improvviso ci accorgiamo che anche in Spagna e' scoppiata probabilmente una bolla speculativa. Questa, con ogni probabilita', non e' stata causata come negli Stati Uniti, da un uso assai superficiale e sconsiderato del credito al consumo e da una malvagia speculazione finanziaria. Molto piu' probabilmente, essa dipende sia da un atteggiamento fin troppo spensierato dell'amministrazione centrale, nel conferire dati piu' rosei rispetto alla critica realta', anche quando non era ancora soppraggiunta la crisi globale, sia dall'applicazione di un welfare troppo spinto e diffuso, sicuramente al di sopra delle reali possibilita' del paese.
Per anni ci hanno fatto ammirare il modello di sviluppo spagnolo, tutto efficienza e pragmatismo.
Zapatero diventava il vero erede di Blair, incarnando in chiave moderna, il pensiero socialista. La sinistra diventa progressista, radical chic, moderna, non piu' univoco riferimento intellettuale di una certa borghesia salottiera schierata o strumento delle masse operaie. Con le sue coraggiose e molto discusse riforme, la sinistra diventa mito, in un paese conservatore e consuetudinario per antonomasia.
La Spagna per un certo periodo, tende anche a ironizzare sulla nostra economia, mettendo in dubbio la possibilita' che l'Italia con giusto merito, potesse inserirsi tra le prime 8 potenze economiche del mondo.
Oggi pare le cose stiano un po' differentemente.
In Italia viviamo un brutto momento, ma se osserviamo gli spietati ed incontrovertibili dati spagnoli, con una disoccupazione al 20%, un'inflazione oltre il 4%, le borse in caduta libera, le proiezioni del Fondo Monetario Europeo che indicano per il paese iberico un ulteriore calo del PIL dello 0,6% nel 2010, possiamo ritenere che il nostro paese ha tenuto meglio nel periodo di disastro globale.
In un momento storico così critico, economie sicuramente piu' liberali hanno reagito meglio alla crisi, anche con l'applicazione di "ricette socialiste". La Spagna, che ha fatto del socialismo in economia, il suo modello di sviluppo, ora si lecca le ferite. Qualcosa non torna.




2 commenti:

Nessie ha detto...

Non sono un'esperta di economia, ma così a naso, non credo che i termini della questione siano riconducibili alla semplicistica diatriba "socialismo/liberismo".
La Spagna (come del resto anche la Grecia e il POrtogallo) ha comprato un mucchio di derivati americani (credit default swaps). E prima o poi questi "salsicciotti" tossici avvelenano le economie dei singoli stati-membri. Che vanno in default.

Anonimo ha detto...

Sinceramente non penso proprio sia un problema di socialismo, sai. L'economia spagnola è sempre stata un'economia fasulla, basata sulla speculazione edilizia, cementificazione selvaggia, turismo di massa a prezzi bassi e divertimento. Ora che tutti questi settori sono entrati in crisi la Spagna ne paga le conseguenze in maniera pesantissima. Ad aggravare questa crisi il fatto che moltissimi italiani continuino ad andare in Spagna a cercare lavoro. Con un tasso di disoccupazione al 20% la Spagna è il paese con la più alta disoccupazione in Europa in assoluto, ciononostante per noi italiani continua ad essere vista come un paradiso in cui trovare lavoro è facile come bere un bicchiere d'acqua. Sono decine di migliaia gli italiani che ogni anno si recano in Spagna in cerca di casa e lavoro, un fenomeno sociale che andrebbe studiato a fondo.