martedì 10 maggio 2011

CREDERE A TREMONTI: UNA QUESTIONE DI FEDE

In Italia si parla troppo di Berlusconi e poco dei problemi che affliggono le famiglie, le imprese ed i lavoratori.
Diciamo che allo stesso Premier, non dispiace di calamitare su di se l'attenzione dei media, anche se l'oggetto univoco delle argomentazioni nei suoi confronti e' quasi sempre negativo. Fare la vittima per distogliere l'attenzione dei cittadini dai reali problemi, gli riesce alla grande!
Nel frattempo, l'economia arranca. Molte fabbriche, dopo mesi di cassaintegrazione, chiudono. All'orizzonte non si vedono attuati i tanti rimedi promessi per tamponare questa violenta emorragia, divenuta ormai cronica.
Il Governo continua a sostenere che i nostri conti sono in ordine, che il peggio e' passato e che le banche sono solide. Sara', ma l'incubo Grecia e' dietro l'angolo. La nostra finanza sara' pure al sicuro ma la nostra economia reale e' impietosamente ferma. Il Paese a breve, sara' invaso da centinaia di migliaia di profughi nord-africani, poveri disgraziati destinati a bivaccare senza un lavoro. I grandi colpi inferti alla malavita organizzata, se non saranno seguiti da investimenti alternativi, produrranno una vera e propria desertificazione economica in alcune aree del Paese, gia' pesantemente arretrate.
Svanito nel nulla l'artefatto ottimismo, e' rimasta la fede. Credere a Tremonti infatti, e' divenuta una "necessita' dogmatica".

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