Dopo aver fondato il piu' grande partito nazionale in pochi mesi, adesso Berlusconi vorrebbe salvarlo in poche settimane, per giunta quelle estive, per la serie un salvataggio balneare.
Il leader e' stanco, stremato, sfibrato da lustri di difese processuali, colpito alle spalle dagli scandali che hanno travolto i suoi piu' stretti collaboratori, coloro i quali viceversa, avrebbero avuto il compito di tenere saldo e unito il partito a livello territoriale.
All'epoca della sua prima discesa in campo, FI, partito azienda, era nato gia' con una forte e spiccata propensione verticista ed individualista. Con la nascita del PDL, avvenuta dopo la fusione a freddo con gli ex alleanzini, il partito si trasforma in un grosso contenitore di potere e consenso, una mastodontica macchina accalappiatrice di uno sconsiderato prestigio e nepotismo personale che ha allontanato sempre piu' il suo leader dalla base, tenendolo all'oscuro di cio' che i suoi delfini orchestravano per pura brama individuale o per ardite logiche di campanile.
Nelle sue diverse esperienze al Governo, il Cavaliere ha sempre ricevuto ostacoli da i suoi alleati, visto che l'opposizione non ha fatto che perdere pezzi. All'inizio fu la Lega a tradire il Premier, in ultimo l'UDC del separatista Casini, volto' le spalle al suo leader.
Oggi il problema e' dentro al PDL. Il partito perde credibilita' giorno dopo giorno. Si rimpiangono quasi, i tempi dei festini e delle escort, quando si potevano discutere le debolezze dell'uomo, ma non le difficolta' politico-gestionali del capo del partito.
Nonostante cio', Berlusconi asserisce di avere dalla sua parte il voto degli italiani.
Qui si sintetizza la sua cecita', la sua atavica testardaggine. I voti ci sono, anzi ci furono. Ma oggi, quanti dei suoi fedelissimi elettori o di chi ha votato per la prima volta il PDL, si sarebbero aspettati che il partito diventasse una cloaca densa di malaffare o lo strumento naturale per il personale arricchimento, a danno e beffa dei contribuenti?
La nascita delle correnti poi, ha fatto il resto, frantumando il partito, mettendo in un' incontrollata centrifuga le sue intelligenze.
Frizioni, apparentamenti, guerre intestine di fatto stanno sfaldando il piu' grande partito nazionale. Affrettate ed inevitabili dimissioni di circostanza, imposte dall'alto, non riescono a dare nuovo smalto, a tamponare quell'emorragia di consenso instauratasi tra la gente che, col passar del tempo, si sta ormai cronicizzando.
Il fatto che Berlusconi voglia proprio ad agosto mettere ordine in un partito sempre piu' alla deriva o quanto meno tentare di sopire quel vespaio di polemiche e che sta arroventando il clima politico nazionale, e' un evidente segnale della sua solitudine, forse l'ultimo tentativo di un anziano boxer suonato, prima di gettare la spugna.
Il leader e' stanco, stremato, sfibrato da lustri di difese processuali, colpito alle spalle dagli scandali che hanno travolto i suoi piu' stretti collaboratori, coloro i quali viceversa, avrebbero avuto il compito di tenere saldo e unito il partito a livello territoriale.
All'epoca della sua prima discesa in campo, FI, partito azienda, era nato gia' con una forte e spiccata propensione verticista ed individualista. Con la nascita del PDL, avvenuta dopo la fusione a freddo con gli ex alleanzini, il partito si trasforma in un grosso contenitore di potere e consenso, una mastodontica macchina accalappiatrice di uno sconsiderato prestigio e nepotismo personale che ha allontanato sempre piu' il suo leader dalla base, tenendolo all'oscuro di cio' che i suoi delfini orchestravano per pura brama individuale o per ardite logiche di campanile.
Nelle sue diverse esperienze al Governo, il Cavaliere ha sempre ricevuto ostacoli da i suoi alleati, visto che l'opposizione non ha fatto che perdere pezzi. All'inizio fu la Lega a tradire il Premier, in ultimo l'UDC del separatista Casini, volto' le spalle al suo leader.
Oggi il problema e' dentro al PDL. Il partito perde credibilita' giorno dopo giorno. Si rimpiangono quasi, i tempi dei festini e delle escort, quando si potevano discutere le debolezze dell'uomo, ma non le difficolta' politico-gestionali del capo del partito.
Nonostante cio', Berlusconi asserisce di avere dalla sua parte il voto degli italiani.
Qui si sintetizza la sua cecita', la sua atavica testardaggine. I voti ci sono, anzi ci furono. Ma oggi, quanti dei suoi fedelissimi elettori o di chi ha votato per la prima volta il PDL, si sarebbero aspettati che il partito diventasse una cloaca densa di malaffare o lo strumento naturale per il personale arricchimento, a danno e beffa dei contribuenti?
La nascita delle correnti poi, ha fatto il resto, frantumando il partito, mettendo in un' incontrollata centrifuga le sue intelligenze.
Frizioni, apparentamenti, guerre intestine di fatto stanno sfaldando il piu' grande partito nazionale. Affrettate ed inevitabili dimissioni di circostanza, imposte dall'alto, non riescono a dare nuovo smalto, a tamponare quell'emorragia di consenso instauratasi tra la gente che, col passar del tempo, si sta ormai cronicizzando.
Il fatto che Berlusconi voglia proprio ad agosto mettere ordine in un partito sempre piu' alla deriva o quanto meno tentare di sopire quel vespaio di polemiche e che sta arroventando il clima politico nazionale, e' un evidente segnale della sua solitudine, forse l'ultimo tentativo di un anziano boxer suonato, prima di gettare la spugna.
1 commento:
Ti leggo con piacere in quanto sono in Russia, a Nitzny Novgorod per lavoro e quindi l'unica possibilità di avere notizie dall'Italia e quella che mi riserva il Blog. Hai ragione su berlusconi che quì definiscono, senza troppi giri di parole un mafioso. Nota che siamo nel Paese di Putin ed è tutto detto.
Un saluto dalla vera Russia.
Marco di adestra
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