mercoledì 10 dicembre 2008

C'E' DIOSSINA E DIOSSINA

Come al solito, il nostro Paese da prova di masochismo mediatico.
I grossi rischi per la presenza di diossina nella carne di miaiale e in parte anche in quella bovina, proveniente dai ridenti, verdeggianti ed incontaminati pascoli dell'Irlanda, passono in secondo piano, trovano poco spazio nei telegiornali e nei quotidiani non occupano le prime pagine.
Si parla solo di crisi, quindi privarsi di qualche cotechino a Natale e' una rinuncia non proprio sofferta.
Gli organismi di controllo sanitario nazionale, affermano che non c'e' nulla che possa far temere circa le nostre abitudini culinarie. Nessun allarme. Le stesse autorita' sanitarie affermano che qualora si consumassero parti contaminate, i rischi sono nulli, poiche' se ne dovrebbe fare un'assunzione costante per un periodo di 40 anni continuati. Si aggiunge che tutti i prodotti derivati dal suino, sono nella quasi totalita' italiani.
Appunto c'e' un quasi. Secondo dati ufficiali della Comunita' Europea infatti, l'Italia solo dal 1° settembre ad oggi, ha importato 1.467 tonnelate di suino irlandese. Dove e' finita tutta questa carne? Sono stati prodotti solo bocconcini di carne per cani? E se così fosse, non dovremmo comunque preoccuparci per i nostri amici a quattro zampe?
Sempre secondo questi dati, la sola Emilia Romagna sempre dal 1° settembre, ha importato 225 tonnelate, destinate a sei grossi stabilimenti di trasformazione. Una parte del prodotto ancora nelle celle frigorifere e' stata sottoposta a sequestro. La rimanente dov'e' finita?
Con molta pacatezza espressiva - nel mio cuore c'e' una rabbia irrefrenabile - faccio notare che quando ci furono i casi di diossina nella mozzarella campana, in special modo in quella aversana, successe la fine del mondo. Una vera apocalisse.
Titoloni sui giornali, prime pagine di settimanali nazionali ed internazionali, interi telegiornali, edizioni speciali, approfondimenti televisivi, tavole rotonde, dibattiti, simposi, conferenze, veri e propri casi diplomatici con paesi come Cina e Francia, demonizzavano la nostra mozzarella, dipingendola come il prodotto piu' inquinato al mondo, colpendo un'economia di settore, di nicchia, con una specificita' territoriale unica.
Erano i giorni dell'emergenza rifiuti. Si avvicinava il periodo Pasquale. Gomorra era il romanzo piu' letto al mondo. Quale spot piu' cinico e masochistico ma di grande richiamo, poteva propagare l'informazione prima nazionale e poi mondiale per diffondere incertezza verso i consumatori e indirettamente mettere in ginocchio un intero comparto produttivo in tutta la sua filiera e con tutto il suo indotto? La diossina nella mozzarella, come la risultante dei comportamenti deviati delle organizzazioni malavitose e lo scarso senso civico di noi cittadini campani.
Il messaggio ebbe ripercussioni devastanti. Dalla mozzarella - per la quale pare si morisse folgorati all'istante o se si era fortunati di tumore, dopo un mese - a tutti i prodotti alimentari campani il passaggio fu breve. Al nord furono immortalate, con tanta enfasi rassicurante, le scritte che i commercianti del comparto alimentare esponevano al di fuori dei loro esercizi che recitavano: "non vendiamo prodotti campani".
Faccio notare un particolare, invitandovi ad una attenta riflessione.
La mozzarella d.o.p. campana, per bonta' sua, e' un prodotto inconfondibile per sapore, forma, colore, consistenza. Non necessiterebbe, per assurdo, nemmeno del bollino di controllo che ne indichi la precisa provenienza. E' unica al mondo. Di eguali non ne esistono. Punto.
Molto diverso il discorso per il suino.
Lo puoi trovare nella forma di insaccato. Prosciutti crudi e cotti freschi o stagionati, salami, coppe, capicolli, lardo, pancette dolci o affumicate, mortadelle tradizionali o farcite, wrustel classici o a fette
Lo puoi assaporare sottoforma di scatolame, come carne bollita in gelatina.
Ne puoi mangiare le sue parti fresche, trite, congelate o lavorate. Costate, salsicce, locene, braciole, tracchie, sugna, zampe, muso, guanciale.
Ne puoi gustare la sua prelibattezza nei precotti sottovuoto, cotechini e zamponi che non e' detto che si debbano mangiare o servire nei ristoranti solo a Natale.
Si dira', il prodotto ha un'etichetta, c'e da fidarsi ciecamente del prorpio negoziante. Anche del banconista del grande centro commerciale?
Una cosa e' certa: del maiale non si butta via niente. Prorpio di questi tempi bisognerebbe disfarsene?

1 commento:

Anonimo ha detto...

NEMMENO DELLE MAIALE IRLANDESI CI SI PUO' PIU' FIDARE!!!!!!!!!:-)

BOBO