lunedì 26 novembre 2012

PRIMARIE PD: UNA GUERRA TRA POVERI

Mentre il Paese affonda, i media non fanno altro che bombardarci con le primarie del PD.
Dapprima giornate intere a parlare dei candidati, poi ore di analisi e approfondimento sullo scontro televisivo, un'americanata in stile grande fratello, non proprio di sinistra. Infine il tam-tam sull'esito delle proiezioni e gli ulteriori commenti sulla vittoria parziale di Bersani. E non e' ancora finita: ancora una settimana di passione, in attesa del ballottaggio, tra il segretario del PD  e il sindaco Renzi. La mastodontica macchina da combattimento del  partito e dell'intero centro-sinistra italiano, attende di incoronare il suo leader, il futuro candidato alla guida del Paese. Una settimana di accordi sottobanco, guerre intestine, alchemiche promesse, strategiche alleanze. Un tutti contro tutti senza esclusioni di colpi. Altro che vittoria della politica, come insistono a farcela vedere. A me sembra una misera guerra tra poveri, gente che in assenza di competitor reali, si sente di assumersi di diritto, la guida morale e materiale della Nazione. Una faida tra personalismi , uno scontro tra dirigenze pur di conquistare il potere. Insistono nel presentarla come un risveglio della politica con la p maiuscola. Ma ai tempi di Berlinguer, non mi sembra ci fossero le primarie...
Dopo lustri di impegno indefesso ed univoco nella pratica dell'antiberlusconismo, per la prima volta devono promuovere qualcosa di nuovo al Paese. Nella logica del "ma-anche" cercano di tenersi buoni tutti, pur di strappare il massimo dei consensi e vedersi accrescere il tanto atteso vantaggio nelle prossime elezioni. Ma il loro destino e' segnato. Le politiche economico-finanziarie dell'UE, l'andamento delle Borse, la fibrillazione internazionale, lo spread, l'agenda Monti, saranno le principali variabili su cui confrontarsi in vista delle elezioni, per le quali non sappiamo ancora in che modo votare, senza dimenticare il delicato passaggio di consegne al Quirinale, scadenza delicatissima, perche' anche dopo le elzioni l'ingovernabilita' restera' diffusa.
 



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