La popolazione locale vuole rovesciare il regime di Gheddafi, dopo 42 anni di incontrastata tirannia. Il leader libico, ha usato anche l'aviazione militare, per lanciare missili contro i rivoltosi. I morti sono centinaia.
Le diplomazie internazionali prendono tempo, non osano interferire con il regime di Tripoli. Figurarsi il nostro Ministero degli esteri. Al momento il silenzio e' assoluto.
L'Italia sta alla finestra, consapevole di pagare il prezzo piu' alto per i disordini nord-africani.
Con il paese mussulmano, da molto tempo intercorrono solidi rapporti commerciali, relazioni che si sono intensificate dopo gli accordi che l'attuale governo intraprese nell'agosto 2008.
Il Governo Berlusconi, ha sposato in tempi non sospetti la causa libica. Si e' guardato con notevole favore il vicino del mediterraneo per intensificare le relazioni economiche, con un senso di spropositata sudditanza, tale da infondere uno scorcertante imbarazzo per la Nazione.
Per una volta, il nostro padrone indosso' i panni del servo, per inchinarsi al dittatore anti-americano, cambiando per sempre gli equilibri nello scacchiere internazionale.
Adesso il nostro esecutivo invoca il soccorso dell'Europa, per scongiurare il peggio.
La rivolta popolare libica, piu' che quelle tunisina ed egiziana, rappresenta un'altra tegola per il Governo Berlusconi. Oltre il problema relativo allo sbarco di clandestini, ci potrebbero essere infauste ripercussioni per la nostra economia. La borsa e' in fibrillazione, il caro greggio incombe. Stato di allerta, per la nostra areonautica e marina militare.
A suo tempo, il nostro Premier, con insito spirito auto-glorificante, si godette il suo momento di celebrita' sotto la tenda militare piantata nel centro di Roma, in cui incontro' il dittatore. Gheddafi a sua volta, ebbe anche modo di ridicolizzarci, impartendo lezioni di Corano nella citta' santa, ad un nutrito gruppo di 200 "selezionate" rappresentanti del gentil sesso, in quella che pote' considerarsi, una sorta di contaminazione cultural-religiosa, poco chic, molto radical. Amen.
Un tempo, la nostra diplomazia poteva contare su un maggior peso a livello internazionale. Oggi tutto il mondo e' a conoscenza che il nostro Premier risolve tutto da solo, tramite telefonate personali, della serie, "ghe pensi mi". D'altronde e' risaputo che e' stato proprio lui, il mediatore decisivo per la pace tra Russia e America.
Figuriamoci se, sempre da solo, non riuscira' a dare una mano al suo amico Gheddafi, un leader di "grande saggezza" e, nel contempo, a mettere al sicuro la nostra amata Nazione.
Le diplomazie internazionali prendono tempo, non osano interferire con il regime di Tripoli. Figurarsi il nostro Ministero degli esteri. Al momento il silenzio e' assoluto.
L'Italia sta alla finestra, consapevole di pagare il prezzo piu' alto per i disordini nord-africani.
Con il paese mussulmano, da molto tempo intercorrono solidi rapporti commerciali, relazioni che si sono intensificate dopo gli accordi che l'attuale governo intraprese nell'agosto 2008.
Il Governo Berlusconi, ha sposato in tempi non sospetti la causa libica. Si e' guardato con notevole favore il vicino del mediterraneo per intensificare le relazioni economiche, con un senso di spropositata sudditanza, tale da infondere uno scorcertante imbarazzo per la Nazione.
Per una volta, il nostro padrone indosso' i panni del servo, per inchinarsi al dittatore anti-americano, cambiando per sempre gli equilibri nello scacchiere internazionale.
Adesso il nostro esecutivo invoca il soccorso dell'Europa, per scongiurare il peggio.
La rivolta popolare libica, piu' che quelle tunisina ed egiziana, rappresenta un'altra tegola per il Governo Berlusconi. Oltre il problema relativo allo sbarco di clandestini, ci potrebbero essere infauste ripercussioni per la nostra economia. La borsa e' in fibrillazione, il caro greggio incombe. Stato di allerta, per la nostra areonautica e marina militare.
A suo tempo, il nostro Premier, con insito spirito auto-glorificante, si godette il suo momento di celebrita' sotto la tenda militare piantata nel centro di Roma, in cui incontro' il dittatore. Gheddafi a sua volta, ebbe anche modo di ridicolizzarci, impartendo lezioni di Corano nella citta' santa, ad un nutrito gruppo di 200 "selezionate" rappresentanti del gentil sesso, in quella che pote' considerarsi, una sorta di contaminazione cultural-religiosa, poco chic, molto radical. Amen.
Un tempo, la nostra diplomazia poteva contare su un maggior peso a livello internazionale. Oggi tutto il mondo e' a conoscenza che il nostro Premier risolve tutto da solo, tramite telefonate personali, della serie, "ghe pensi mi". D'altronde e' risaputo che e' stato proprio lui, il mediatore decisivo per la pace tra Russia e America.
Figuriamoci se, sempre da solo, non riuscira' a dare una mano al suo amico Gheddafi, un leader di "grande saggezza" e, nel contempo, a mettere al sicuro la nostra amata Nazione.
4 commenti:
Tillo ci vuole la " Rivoluzione ",
logicamente sessuale.
Bunga bunga per tutti.
E' chiaro come il Governo italiano sia ora molto preoccupato per le ripercussioni possibili della rivolta libica, ma chi è causa del suo mal pianga sè stesso. Il Berlusconi che ha concesso di tutto e di più all'amico di Tripoli, avrebbe dovuto essere più prudente prima di legare l'Italia in tal modo ad un dittatore che bombarda il proprio popolo.
Non credo che tutto il male delle la relazioni commerciali con il dittatore libico sia ascrivibile al Premier.
Gli stessi americani, anni fa, lo "perdonarono" per l'attentato aereo di Lokerbie (21-12-1988: 243 vittime civili + 16 componenti dell'equipaggio) ad opera di terroristi libici inviati dal Muhammar.
E con loro tutta l'Europa (sempre prona ai denari).
Realpolitik o profondo senso cristiano del perdono di tutto l'occidente?
Si dice, si narra, si racconta, che pagato parte del risarcimento in denaro agli States, a Gheddafi gli Usa "imposero" vincoli e limiti sui contratti di vendita del greggio in Europa.
(Beneficiari dei vincoli? I nostri AMICONI inglesi!)
E l'Italia stava a guardare!
Posta un commento