venerdì 1 maggio 2020

CONTE: QUANDO LA COMUNICAZIONE DIVENTA "RECITA" INTERPRETABILE


Normalmente il politico, di qualsiasi colore, quando e' sottoposto ad una domanda secca, incalzante, risponde. Al contrario, questi illustri scienziati, diventati delle vere e prorie star, sono sempre vaghi. Dicono tutto e il contrario di tutto. Sempre evasivi. Sempre molto possibilisti ma mai chiari. E poi sono tanti, troppi e spesso in contraddizione tra loro. Mi sembrano i vulcanologi. Gente pagata per non dire nulla. Elaborano dati oggettivi, ma al tempo stesso, non riescono a fare previsioni.

Conte, e' un po' uno scienziato, nel suo modo di comunicare. Sa fare il politico, solo contro la destra. Li e' chiaro, deciso, perentorio. Fa nomi e cognomi dei leader a lui invisi.
Per il Paese, per il popolo invece, e' soporifero, nebuloso.
I suoi discorsi si prestano a svariate interpretazioni.
Tutto resta sospeso, magneticamente congelato e proiettato al futuro. Il Presidente del Consiglio, da navigato avvocato, sa adoperare benissimo le parole. I suoi "sermoni" sono il frutto di una attenta comunicazione. Volutamente, nulla e' lasciato al caso. Utilizzare una teminologia apperentemente semplice, ma al contempo assai interpretativa, e' il perfetto modo per dire cose importanti ma appunto non "cristallizzabili". E in questa cinica e pianificata comunicazione, ormai divenuta familiare con le sue numerose apparizioni televisive, il termine "congiunto" e' stata una meravigliosa sublimazione

Ma ormai la gente e' stanca di questa commedia

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