Una piazza per l'Europa. La sinistra si riunisce per cercare di esistere o almeno per provare a farlo. Si raduna in cerca di patetica visibilita', clamore, rumore mediatico. Rivendica, invoca, urla la centralita' dell'UE, in questo delicato momento storico.
Una piazza fatta di anime diverse, di diverse idee sul tema, di una differente concezione della liberta', della guerra, delle armi. Una piazza dove accorrono i soliti intellettuali di sinistra, artisti, cantanti, attori e giornalisti di quella corrente e tanti Sindaci di quella parte politica. Tutti presenti. Tutti a contarsi.
Una piazza schizofrenica, dove ciascuna forza politica di quel raggruppamento autoproclamatosi Campo Largo, va per fatti suoi, o addirittura e' del tutto assente e distante, come Giuseppe Conte e i 5S e Matteo Renzi, sempre piu' lontano dal suo ex compagno di avventura Carlo Calenda.
Un Calenda che in Italia vale circa il 2% che sale sugli scudi, rivendica ad una platea di settantenti, l'importanza del riarmo europeo, della nascita di un esercito europeo, dell'importanza dell'UE come baluardo a difesa della democrazia, della liberta' e appunto della pace. Un Calenda che almeno in Italia prova ancora ad esistere, visto che alle ultime elezioni europee non e' riuscito nemmeno ad entrarci a Bruxelles...
E la Schlein cosa dice sul tema? E il PD segue la sua Segretaria? Il maggior partito della sinistra italiana, d'improvviso si ritrova diviso, per l'ennesima volta, e mentre si parla dell'Ucraina, gia' si ipotizza un nuovo Congresso per deligittimare la Segretaria, mentre la posizione del partito e' ben lontana da quella dell'area socialista seduta sugli scranni del Parlamento europeo.
E nella stessa piazza ci sono pure Bonelli e Fratoianni (fresco di annuncio di vendita della sua Tesla...), l'anima da sempre pacifista della sinistra che comunque deve farsi vedere in piazza, per marcare il territorio con tanto di bandiere e sciarpe arcobaleno.
Ma questa sinistra cosi variegata e al contempo contrapposta, quale approccio avrebbe avuto oggi, se le elezioni americane fossero state vinte da Kamala Harris, cosi come davano i pronostici fino a due mesi prima del 4 Novembre?
E se l'amministrazione DEM, avesse tranquillamente continuato a sostenere il supporto logistico e finaziario all'Ucraina, disinteressandosi del parere del paesi zona UE, ci sarebbe stato lo stesso clamore, la stessa propensione all'attivismo civico, all'impegno fattivo, al convolgimento della popolazione sul riarmo, sulla pace, sul ruolo dell'UE in un contesto di guerra?
Se avesse vinto la Harris tutto sarebbe continuato a scorrere senza sussulto. La linea decisionista e interventista statunitense avrebbe avuto il benestare della sinistra italiana ed europea, Calenda non avrebbe avuto la sua giornata di visibilita' e quasi sicuramente la Schlein avrebbe dormito sonni piu' tranquilli. Quando alla Casa Bianca c'e' un Democratico, gli USA non sono piu' guerrafondai, ma esportatori di diritti, democrazia e liberta'.
E invece alla sinistra italiana ed europea e' andata male. E' stato rieletto Donald Trump, il guerrafondaio che vuole la pace, che vuole far riporre le armi, che vuole disinteressarsi della guerra in Ucraina, che vuole mediare con Putin, che vuole di fatto porre fine alle ostilita'. Trump che antepone la pace all'UE. Che va da Putin ma che al suo insediamento invita la Meloni, ma non la Von der Leyen...
E come reagisce a tale cosa la sinistra italiana? Vuole il riarmo, vuole l'interventismo di Bruxelles, vuole l'esercito europeo. Oppure non vuole queste cose, ma sta comunque in quella piazza per patetica ricerca di visibilita'. Non piu' sventolando le bandiere rosse. Ma con la bandiera blu con le dodici stelle

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