lunedì 23 settembre 2024

IO OMOLOGATO. IO LIBERO

Anime sempre piu' distanti. Menti sempre piu' chiuse, isolate, silenti. Viviamo un'epoca di progressivo logoramento e impoverimento relazionale. 
Gli individui proiettano verso l'esterno il proprio io, un io sempre piu' vuoto, effimero, fragile. Provano a darsi forza, coraggio, vigore, elevando o cercando di innalzare, in modo patetico, la propria immagine, fatta di surreale elaborazione plastica, con il fine di infondere verso l'altro, una decisa e profonda percezione di sicurezza, un convinto stato di realizzazione, successo, fama, prestigio.

Tanti involucri  vuoti che  si riempiono  di costruita spocchia,  per apparire  convintamente  vincenti. Tante sagome comunicanti, che emettono "suoni" vacui, opachi, a volte stridenti, di un certo stato di realizzazione, preferibilmente, materiale.
 
Tali contenitori vuoti, normalmente, condividono queste forme di esternalizzazione comportamentale, in gruppo. Nel branco, si sentono piu sicuri. Vedono riflesso, il proprio io, nel proiettarsi verso l'altro, ricevendone momentanea sicurezza percettiva.
Una sorta di copia ed incolla cumulativo, dove ciascuno cela il suo vuoto, nel vuoto esistenziale del suo simile. Un rimbalzo riflesso, di pochezza, precarieta', fragilita', solitudine, mascherato da sorrisi costruiti, chimici stati di indotta alterazione positiva, frasi di circostanza e tanta ipocrisia bigotta.
 
In tale contesto, il gruppo di involucri, diventa gregge passivo, omologato, malleabile, da incanalare su prestabiliti percorsi di transumanza socio-relazionale.
 
Chi non fa parte di tale contesto, viene emarginato, visto con diffidenza, escluso, considerato diverso. Il suo "suono" emette vibrazioni differenti, alternative, nette, contrastanti nella loro armonia, e per questo, non percepite dalla massa omologata.
Il diverso non ha bisogno di riflettersi nello specchio opaco del suo simile. Non ha l'esigenza di mettersi una maschera (che divenne mascherina) per convincersi di esistere in quanto affine al suo omologo. Il suo io, e' unico, non necessita di mimesi rappresentativa per rapportarsi al mondo circostante.
La sua crescita e' avvenuta per lenta, costante e graduale osmosi, tramite un certosino lavoro interiore, fatto di sofferenza, rinunce e sforzo instancabile.
 
Il fuori dal coro, ha fatto uscire prepotentemente la sua anima tenuta nell'ombra, ed e' diventato libero

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