giovedì 14 novembre 2024

A.A.A. CERCASI NUOVA SINISTRA DISPERATAMENTE


Il pericolo prima era Trump. Ora e' Musk
 
In Italia lo fu Berlusconi. Poi lo divenne Salvini. Ora la minaccia e' Meloni
 
La Sinistra continua a demonizzare l'avversario senza fare proposte e programmi condivisi, senza trovare leader credibili e soprattutto carismatici
 
Sul finire del 2019 PD e M5S erano in piena caduta libera nei consensi. Grillo fece fuori Di Maio e nomino' Crimi capo del partito. Nacquero le Sardine (per volonta' di Prodi) movimento non contro il Governo, ma contro l'opposizione, unico caso simile al mondo. Mattia Santori divenne una sorta di nuovo "JF Kennedy"... Si temeva che il Governo Giallo-Rosso (nato dopo lo strappo del Papete) comunque non potesse durare
 
Poi arrivo' la manna salvifica. Arrivo' il Covid. Con la pandemia, la paura, i morti, queste due forze politiche, maggioranza di Governo nata in Parlamento, soppravvissero comunque. Conte con la regia di Casalino divenne il Messia Salvatore di un popolo terrorizzato dalla narrazione pandemica. Poi venne Draghi. Ci fu il 3° governo in meno di 3 anni dal voto, con FDI unico partito all'opposizione. La politica fu congelata per un altro anno e mezzo
 
Ma quando il popolo ando' a votare le Destre tornarono a governare. E ora che si e' ristabilito l'asse politico con i Repubblicani alla Casa Bianca, ricordando che la nostra Premier e' anche Presidente dei Conservatori europei, il Governo italiano puo' solo tranne vantaggio
 
Molti non se ne capacitano. Ma e' tutto inesorabilmente vero.
Le sinistre dovrebbero fare un mea culpa. Tentare di riorganizzare la loro agenda. Scegliere nuovi leader e creare un unico programma condiviso
 
Ma sara' difficile. In essa convivono anime diverse, leader contrapposti, idee diverse, diverse posizioni su politica estera, politica economica. Difficile anche il loro linguaggio, la loro comunicazione, sempre meno diretta, meno comprensibile, priva di empatia e coinvolgimento verso i propri elettori. Non resta loro che unirsi nell'odio per l'avversario politico. Ma cio' si e' visto non basta. E non paga

lunedì 23 settembre 2024

IO OMOLOGATO. IO LIBERO

Anime sempre piu' distanti. Menti sempre piu' chiuse, isolate, silenti. Viviamo un'epoca di progressivo logoramento e impoverimento relazionale. 
Gli individui proiettano verso l'esterno il proprio io, un io sempre piu' vuoto, effimero, fragile. Provano a darsi forza, coraggio, vigore, elevando o cercando di innalzare, in modo patetico, la propria immagine, fatta di surreale elaborazione plastica, con il fine di infondere verso l'altro, una decisa e profonda percezione di sicurezza, un convinto stato di realizzazione, successo, fama, prestigio.

Tanti involucri  vuoti che  si riempiono  di costruita spocchia,  per apparire  convintamente  vincenti. Tante sagome comunicanti, che emettono "suoni" vacui, opachi, a volte stridenti, di un certo stato di realizzazione, preferibilmente, materiale.
 
Tali contenitori vuoti, normalmente, condividono queste forme di esternalizzazione comportamentale, in gruppo. Nel branco, si sentono piu sicuri. Vedono riflesso, il proprio io, nel proiettarsi verso l'altro, ricevendone momentanea sicurezza percettiva.
Una sorta di copia ed incolla cumulativo, dove ciascuno cela il suo vuoto, nel vuoto esistenziale del suo simile. Un rimbalzo riflesso, di pochezza, precarieta', fragilita', solitudine, mascherato da sorrisi costruiti, chimici stati di indotta alterazione positiva, frasi di circostanza e tanta ipocrisia bigotta.
 
In tale contesto, il gruppo di involucri, diventa gregge passivo, omologato, malleabile, da incanalare su prestabiliti percorsi di transumanza socio-relazionale.
 
Chi non fa parte di tale contesto, viene emarginato, visto con diffidenza, escluso, considerato diverso. Il suo "suono" emette vibrazioni differenti, alternative, nette, contrastanti nella loro armonia, e per questo, non percepite dalla massa omologata.
Il diverso non ha bisogno di riflettersi nello specchio opaco del suo simile. Non ha l'esigenza di mettersi una maschera (che divenne mascherina) per convincersi di esistere in quanto affine al suo omologo. Il suo io, e' unico, non necessita di mimesi rappresentativa per rapportarsi al mondo circostante.
La sua crescita e' avvenuta per lenta, costante e graduale osmosi, tramite un certosino lavoro interiore, fatto di sofferenza, rinunce e sforzo instancabile.
 
Il fuori dal coro, ha fatto uscire prepotentemente la sua anima tenuta nell'ombra, ed e' diventato libero

giovedì 8 febbraio 2024

PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI: IL CANTO DEL CIGNO DI UN SETTORE SENZA SPERANZA

 

Continuo a sostenere che le proteste degli agricoltori non produrranno gli effeti sperati. Ci sara' soltanto un allungamento dell'agonia del settore.I prezzi dei prodotti raccolti non potranno mai essere competitivi e quindi concorrenziali, con quelli dei prodotti provenienti da fuori la zona UE. Ci sono paesi dove la manodopera costa 10-20 volte in meno rispetto a quella della zona UE. C'e' nel mondo, tanta disponibilita' di terra da coltivare con costi di produzione bassissimi, quindi con margini di resa per i grandi gruppi multinazionali, enormi.

30 anni or sono, il settore industriale per mantenersi in vita delocalizzo' altrove il suo comparto e la relativa filiera.
Ancor oggi, i colossi industriali delocalizzano in paesi in via di sviluppo o del terzo mondo o comunque in zone dove il costo della manodopera e' piu' basso. E' l'unica strada per cercare di far mantenere competitivi i prodotti finali.
Per spiegare meglio il concetto, una utilitaria, d'improvviso non potrebbe mai costare 5.000 euro, per non parlare di quelle elettriche.
Lo stesso concetto dovrebbe essere spiegato per l'agricoltura.
 
Se l'imprenditore ha costi di produzione tripli, quadrupli o 10 volte superiori rispetto al suo collega del Marocco, della Tunisia, della Cina, dell'India ma anche del Brasile e di tanti altri posti nel mondo dove c'e' tanta disponibilita' di terreni e dove c'e' una enorme disponibilita' di manodopera a basso prezzo, i prodotti zona UE e in particolar modo quelli italiani, non avranno nessuna speranza di poter competere, tranne quei particolari prodotti di nicchia (a loro volta indeboliti dalla concorrenza sleale o nella maggior parte dei casi dal plagio illegale).
Una fabbrica si puo' delocalizzare. Un terreno no.
 
Si sta facendo tanto rumore ora, per mere questioni di contrapposizione politica perche' a giugno si votera' per il rinnovo del Consiglio Europeo. Di sicuro, anche questa volta, gli agricoltori sono stati usati per fare da cassa di risonanza per gli interessi di altri. Il comparto e' destinato ad una lenta e irreversibile agonia.
Provate a chiedere ad un imprenditore agricolo italiano, specie del sud, se lui oggi, fosse disposto a investire in frutteti, in uliveti, in vigneti o anche in produzione sotto serra il suo capitale.
Provatelo a chiedere. Poi mi farete sapere.
Un kg di pesche viene pagato meno di 50 centesimi, stesso discorso per i pomodori, l'uva da vino puo' arrivare a 50-60 centesimi. Prezzi piu' o meno identici a quelli offerti circa 20 anni or sono. Il prezzo finale e' rimasto piu' o meno immutato. Mentre tutto il resto e' in questi 20 anni quasi raddoppiato. Di cosa parliamo?...
 
Questa e' la cruda realta' della campagna. Quando poi comprate la frutta ai supermercati, il vino, i pomodori ma soprattutto l'olio evo, molti non sanno nemmeno a quanto questi prodotti vengono pagati in campagna.
Provate a chiedere ad un imprenditore se ha facile accesso al credito, pur mettendo a garanzia i suoi terreni. Provate a chiederlo. Vedete cosa vi risponde.
L'agricoltra e' morta. Da tempo. Almeno da 20 anni.
 
Non c'entra il cambiamento climatico. Il produttore agricolo, continua a produrre con margini esigui di guadagno. Lo fa perche' e' innamorato del suo lavoro. Lo fa perche' spesso e' propreitario dei suoi terreni e non potrebbe abbandonare qualcosa a cui e' legato da motivi affettivi. Quindi continua a produrre perche' non sa fare altro. Nel frattempo passa il tempo. Passano gli anni.
E, mentre tutto aumenta, il suo prodotto finale ha piu' o meno lo stesso ricavo. L'agricoltore si rende conto che non gli conviene. Se ne e' reso conto da tempo. Ma ha continuato a produrre o in perdita o magari con esigui guadagni. Magari ha fatto anche investimenti. Ha allargato i suoi capannoni, avra' comprato nuove attrezzature. Ma spesso tutto cio' e' stato fatto a debito. L'ennesimo debito di una travagliata vita imprenditoriale. Ma oggi, con ogni probabilita', quel debito non potra' essere onorato o con ogni probabilita', un nuovo debito non potra' essere richiesto.
Oggi sfoga la sua frustrazione, ma perche' ha trovato qualcuno che e' stato bravo, opportunista e scientemente cinico, a farlo scendere per strada a bloccare tutto.
Ma anche questa volta, l'ennesima, l'agricoltore sara' stato usato.
 
E' solo questione di tempo. A breve, se ne rendera' conto...Potrebbe essere un'immagine raffigurante mietitrebbia e testo