Povera Italia. Un paese sempre piu' sommerso dagli scandali, dal malaffare, in un fitto coacerbo di convivenze clientelari ed affaristiche, dove l'abuso e la corruzione diventano norma, abitudine, parti stabilmente costitutive del tessuto nazionale, trasformatosi in una casbah senza regole, in una giungla dove comanda il piu' forte.
Un paese affondato nel debito, dove si e' persa sempre piu' la competitivita' e soprattutto la reale cognizione di quanto ormai sia diventato incolmabile il nostro ritardo.
In questo paese il merito non esiste, viene offeso ed offuscato, a volte diventa un elemento addirittura scomodo per emergere.
Un paese dove vanno avanti i mediocri, gli allineati, i silenziosi, tutti colori i quali sono piu' facilemente plasmabili e assoggettabili alle logiche del sistema, dove i caparbi, i coraggiosi i culturalmente dotati vengono messi da parte, poiche' visti come pericolosi idealisti.
Un paese dove il dialogo, il confronto, lo scambio di idee, valori e principi non viene piu' adoperato, dove imperversa invece lo scontro, il rumore, la contrapposizione violenta di personalismi ed individualismi asfittici.
In questo paese il peccato diventa racconto nel confessionale, il vizio diventa costume, assurgendosi a forma preminente della societa', parte portante e contraddistintiva dell'epoca che viviamo, elemento di cronicizzato dibattito e riduttivo approfondimento socio-mediatico.
Un paese dove chi decide e' sempre piu' lontano da chi le decisioni le subisce, in una forma sempre piu' passiva e meno partecipativa, dove il concetto di liberta' si e' allargato a dismisura, anteponendo pero' l'interesse corporativo e di casta a quello del singolo individuo che rimane inerme spettatore di una farsa divenuta drammaticamente disdicevole.
Povera Italia, un paese sul baratro.
Un paese affondato nel debito, dove si e' persa sempre piu' la competitivita' e soprattutto la reale cognizione di quanto ormai sia diventato incolmabile il nostro ritardo.
In questo paese il merito non esiste, viene offeso ed offuscato, a volte diventa un elemento addirittura scomodo per emergere.
Un paese dove vanno avanti i mediocri, gli allineati, i silenziosi, tutti colori i quali sono piu' facilemente plasmabili e assoggettabili alle logiche del sistema, dove i caparbi, i coraggiosi i culturalmente dotati vengono messi da parte, poiche' visti come pericolosi idealisti.
Un paese dove il dialogo, il confronto, lo scambio di idee, valori e principi non viene piu' adoperato, dove imperversa invece lo scontro, il rumore, la contrapposizione violenta di personalismi ed individualismi asfittici.
In questo paese il peccato diventa racconto nel confessionale, il vizio diventa costume, assurgendosi a forma preminente della societa', parte portante e contraddistintiva dell'epoca che viviamo, elemento di cronicizzato dibattito e riduttivo approfondimento socio-mediatico.
Un paese dove chi decide e' sempre piu' lontano da chi le decisioni le subisce, in una forma sempre piu' passiva e meno partecipativa, dove il concetto di liberta' si e' allargato a dismisura, anteponendo pero' l'interesse corporativo e di casta a quello del singolo individuo che rimane inerme spettatore di una farsa divenuta drammaticamente disdicevole.
Povera Italia, un paese sul baratro.
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