Obama ritorna in Europa in occasione del G-20, a distanza di qualche mese dalla sua ultima apparizione nel vecchio continente. Allora c'era da tirare la volata nel suo testa a testa al candidato Repubblicano, nella corsa alla Casa Bianca.
Il clima trovato adesso, e' molto cambiato. All'entusiasmo profusogli da folle oceaniche tipico delle sue apparizioni in pubblico, si e' contrapposta un'atmosfera di maggior distacco, addirittura di contestazione.
A ridosso della sua elezione a Presidente degli Stati Uniti, iniziava a sgretolarsi quel surreale mondo dell'alta finanza, basato su di un crescente, illimitato, sconsiderato accumulo debitorio che dal famoso 4 Novembre, data epocale della sua vittoria elettorale, avrebbe determinato un tracollo economico senza precedenti.
Se nel dopo guerra, bisognava ricostruire l'economia, oggi urge determinarne un cambiamento sistemico. Dinanzi a tale catastrofico scenario, non bastano solo impegni programmatici basati sulla cooperazione sinergica tra le grandi potenze. Discorsi scontati, inevitabili, fatti di belle parole e buoni propositi.
Bisogna operare e farlo anche in fretta, per tamponare in ogni modo una forte emorragia in atto.
L'America ha scelto la strada della forte nazionalizzazione (con creazione materiale di denaro). L'Europa tra luci ed ombre, a conferma della sua scarsa compatezza decisionale e del suo mai nato spirito unitario, rispolvera ipotesi protezionistiche. Il caos decisionale e' alquanto elevato.
In tale contesto non certo idilliaco, Obama tra foto ricordo, sorrisi di circostanza, battute, abbracci con i vari leaders dei paesi facenti parte il G-20, parla di sicurezza internazionale commettendo a mio avviso, un grosso errore diplomatico, lui che di quest'arma, ne ha fatto un elemento chiave del suo successo.
Ha parlato del persistente rischio terroristico internazionale, legato ad Al-Qaeda. Ha asserito in modo frettoloso e generico che il rischio attentati sarebbe piu' elevato tra i paesi europei rispetto agli Stati Uniti.
Due le ipotesi. Obama e' a conoscenza del contrario e cerca di tenere tranquilla la sua Nazione. Dice il vero, accentuando un clima di incertezza e timore in un quadro gia' destabilizzato, all'interno del vecchio continente. Perche' l'ha fatto?
Una volta erano i servizi e l'intelligence a segnalare ai capi di stato la probabilita' di minacce alla sicurezza. Lui ahime', ha avuto questa volta la scarsa intelligenza di proferire tale allarmismo in un suo discorso ufficiale.
Per me, questa e' stata per Obama, la sua prima grossa stecca diplomatica
Il clima trovato adesso, e' molto cambiato. All'entusiasmo profusogli da folle oceaniche tipico delle sue apparizioni in pubblico, si e' contrapposta un'atmosfera di maggior distacco, addirittura di contestazione.
A ridosso della sua elezione a Presidente degli Stati Uniti, iniziava a sgretolarsi quel surreale mondo dell'alta finanza, basato su di un crescente, illimitato, sconsiderato accumulo debitorio che dal famoso 4 Novembre, data epocale della sua vittoria elettorale, avrebbe determinato un tracollo economico senza precedenti.
Se nel dopo guerra, bisognava ricostruire l'economia, oggi urge determinarne un cambiamento sistemico. Dinanzi a tale catastrofico scenario, non bastano solo impegni programmatici basati sulla cooperazione sinergica tra le grandi potenze. Discorsi scontati, inevitabili, fatti di belle parole e buoni propositi.
Bisogna operare e farlo anche in fretta, per tamponare in ogni modo una forte emorragia in atto.
L'America ha scelto la strada della forte nazionalizzazione (con creazione materiale di denaro). L'Europa tra luci ed ombre, a conferma della sua scarsa compatezza decisionale e del suo mai nato spirito unitario, rispolvera ipotesi protezionistiche. Il caos decisionale e' alquanto elevato.
In tale contesto non certo idilliaco, Obama tra foto ricordo, sorrisi di circostanza, battute, abbracci con i vari leaders dei paesi facenti parte il G-20, parla di sicurezza internazionale commettendo a mio avviso, un grosso errore diplomatico, lui che di quest'arma, ne ha fatto un elemento chiave del suo successo.
Ha parlato del persistente rischio terroristico internazionale, legato ad Al-Qaeda. Ha asserito in modo frettoloso e generico che il rischio attentati sarebbe piu' elevato tra i paesi europei rispetto agli Stati Uniti.
Due le ipotesi. Obama e' a conoscenza del contrario e cerca di tenere tranquilla la sua Nazione. Dice il vero, accentuando un clima di incertezza e timore in un quadro gia' destabilizzato, all'interno del vecchio continente. Perche' l'ha fatto?
Una volta erano i servizi e l'intelligence a segnalare ai capi di stato la probabilita' di minacce alla sicurezza. Lui ahime', ha avuto questa volta la scarsa intelligenza di proferire tale allarmismo in un suo discorso ufficiale.
Per me, questa e' stata per Obama, la sua prima grossa stecca diplomatica
2 commenti:
Stecca diplomatica?!Sì, anche secondo me.
Innanzitutto Bin Laden è morto da un pezzo (così dice la CIA) e giocare a tenere vivo e vegeto il suo cadavere per spaventarci non giova. E comunque il vero terrorismo finora lo ha fatto la FED e Alan Greesnpan & Co. gettando nel panico i mercati mondiali.
Obama ha intenzione di lanciarsi in guerre per rilanciare l'economia (lo fecero anche dopo il '29). E allora gioca a ricompattare il fronte euroNATO con la scusa del "terrorismo internazionale". Per questo hanno messo in giro pure la fòla dello stupro domestico in Afghanistan: per avere rinforzi in quella zona. Ma siamo diventati tutti così scemi da non capire questa ridicola antifona?
cara nessie, anch'io ho questo timore, cioe' che la guerra possa essere il solito nefasto motore per generare economia.
stavolta pero' la crisi non e' solo americana ma globale.
sara' un po' piu' difficile anche se, il prezzo del petrolio così basso, non piace ai signori del deserto.
non solo afghanistan. anche la questione iran-israele-palestina e quella pakistan-india potrebbero essere pericolosi pretesti.
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