Domani si celebra la festa della Liberazione. Il 25 aprile e' diventata nel corso degli ultimi anni, piu' una precostituita e orchestrata forma di " istituzionale passarella mediatica " che una giornata di simbolico ed evocativo valore nazionale.
Quest'anno poi, visto l'avvicinarsi dell'importante appuntamento elettorale di giugno, tutti ma proprio tutti i nostri rappresentanti politici, in modo "sinceramente accorato" tengono a presenziare eventi e commemorazioni celebrative che, data l'oppressiva, capillare, sistematica, invadenza dilagante degli organi di informazione, trasformano questa data in una sorta di happening politico dalle connotazioni populiste, cosa che vale per tutto il ventaglio politico che per fortuna ha smussato le sue sigle ma forse aumentato il numero dei soggetti comprimari e figuranti, abilitati ad occupare l'occupabile, per interagire, il piu' possibile invadendola, la sfera soggettiva dei potenziali elettori.
Gia' lo scorso anno, da questo spazio, mi sono espresso sul 25 aprile. E' giusto ricordare.
Ma oggi la vera liberazione, e' rappresentata dalla riappropriazione del singolo io soggettivo, divenuto ormai omologato, omogenizzato, plasmato, reso asettico ed estraneo da quella che una volta si chiamava attiva partecipazione democratica.
Quest'anno poi, visto l'avvicinarsi dell'importante appuntamento elettorale di giugno, tutti ma proprio tutti i nostri rappresentanti politici, in modo "sinceramente accorato" tengono a presenziare eventi e commemorazioni celebrative che, data l'oppressiva, capillare, sistematica, invadenza dilagante degli organi di informazione, trasformano questa data in una sorta di happening politico dalle connotazioni populiste, cosa che vale per tutto il ventaglio politico che per fortuna ha smussato le sue sigle ma forse aumentato il numero dei soggetti comprimari e figuranti, abilitati ad occupare l'occupabile, per interagire, il piu' possibile invadendola, la sfera soggettiva dei potenziali elettori.
Gia' lo scorso anno, da questo spazio, mi sono espresso sul 25 aprile. E' giusto ricordare.
Ma oggi la vera liberazione, e' rappresentata dalla riappropriazione del singolo io soggettivo, divenuto ormai omologato, omogenizzato, plasmato, reso asettico ed estraneo da quella che una volta si chiamava attiva partecipazione democratica.
Le piazze negli ultimi anni sono state occupate a comando, anzi a "telecomando" non solo dai politici ma anche da personaggi della cultura che hanno ideato concentrici, inutili, eterei e ipnotici girotondi, da giullari urlanti prestati alla politica e da politici giustizialisti spesso caduti in grottesca ilarita'.
E' venuto il tempo di riappropriarci delle piazze autonomamente, per viverle liberamente e per prendere le distanze da questo fenomeno di partecipazione populista indotta.
Oggi, liberazione e' tendere verso questo obiettivo.
E' venuto il tempo di riappropriarci delle piazze autonomamente, per viverle liberamente e per prendere le distanze da questo fenomeno di partecipazione populista indotta.
Oggi, liberazione e' tendere verso questo obiettivo.
4 commenti:
La politica...anche il suo significato sembra essersi perduto nei meandri giudiziari pre e post tangetopoli. Un significato che sembra non appartenere ai meccanismi che dovrebbe esplicare. E pensare che la prima definizione di politica risale ad Aristotele (fonte Wikipedia): termine "polis", che in greco significa la città, la comunità dei cittadini; politica, secondo il filosofo Ateniese, significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.
Ed è bene ricordarlo. La politica al servizio della comunità. Non il contrario. Impariamo innanzitutto a riappropriaci delle terminologie. Allora scopriamo che nella nostra Italietta di politica non se ne è mai fatta.
Oggi siamo "telecomandati", è vero, ma ringraziando le nostre naturali capacità neurologiche abbiamo la libertà di scegliere quale telegiornale debba informarci, quale trasmissione di intrattenimento possa divertirci e quale rapporto instaurare con chi ha il potere di entrare nelle nostre case e nei nostri cervelli. Critica, serve un sano senso critico. Serve riappropriarsi di se stessi. Essere individui autonomi di scegliere, giudicare, approvare e criticare. C'è necessità di chiedersi "perchè". Riflettere scuotendo la coscienza, spogliandoci dei colori politici che tanto hanno significato per noi stessi in giovenizza per giudicare chi camaleonticamente oggi trasforma il "vecchio" in "nuovo", chi siede al tavolo delle spartizioni e chi indossa le vesti di servo e lacchè per rafforzane il potere. E'cosa BUONA E GIUSTA, come avrebbe sentezianto qualcuno molto molto in ALTO nei cieli. Oggi anche questo 25 Aprile rappresenterà un fonadmentale momento di demagogia per ulteririormente consolidare il consenso popolare. Peccato che significhi ben altro: La liberazione. Riappropriamoci allora del nostro io, come saggiamente tu consigli. Saluti Flavio
caro flavio,
noi delusi piu' degli altri da questa politica, proprio perche' ad essa sempre legati in modo coinvolgente, idealistico.
ognuno di noi con il proprio bagaglio socio-culturale, le proprie idee, i propri simboli. ciascuno deluso da questo scenario asfittico, non piu' vibrante.
e' venuto il tempo di fuggire da questo mondo, almeno in questa fase storica.
riappropriandoci della nostra sfera soggettiva, dell'autonomia del nostro io pensante.
cerchiamo di contare, non perche' contati come votanti ma come individui.
decidiamo liberamente, di poter non decidere, almeno per una volta.
La politica, questa, seve smetterla di imporci sacralità che appartengono solo a noi cittadini.
Un saluto.
Bel post! Concordo in pieno. A proposito di quanto detto da Berlusconi e come sia stato ben accolto anche dalla stampa di sx penso che il presidente sia un bel paraculo. Infatti, l'unico modo per farla diventare una festa di tutti è fare il vago e non entrare mai nei particolari. Evitare di glorificare i reduci ed i morti della RSI, ma ricordare che i morti non hanno colore e soprattutto scordarsi delle camionate di polvere nascosta sotto il tappeto per 60 anni dai predicatori della religione della resistenza riportate alla luce da Pansa.
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