Il Napoli perde ancora davanti al suo pubblico. Ormai i problemi tecnici e quelli di spogliatoio, diventano un caso. Il pubblico fin troppo paziente e affezionato alla squadra, riversa la sua rabbia verso i giocatori e la societa'.
Non e' bastato il cambio sofferto della guida tecnica a risollevarne le sorti.
Donadoni, tecnico ancora acerbo, nonostante abbia guidato la nazionale, non e' riuscito a ridare entusiasmo e risultati ad una squadra ancora legata indissolubilmente alla mano del tecnico precedente, Reja, con un organico con palesi limiti tecnici, specie tra le seconde linee.
Dopo una partenza sprint, dovuta anche ad una preparazione anticipata per gli impegni internazionali, anch'essi finiti prematuramente, la squadra si e' lentamente dissolta, entrando in una crisi di identita' oltre che di risultati.
I media locali ci hanno messo del loro. All'inizio sono stati spesi proclami a dir poco trionfalistici, alimentando il delirio di una piazza facile a surriscaldarsi. Poi c'e' stato un esagerato buonismo, una sorta di univoco e servile lecchinaggio, verso un imprenditore, De Laurentiis, che in questa citta' e' venuto in primo luogo a vendere meglio i suoi "panettoni" natalizi.
Il presidente, deve rivedere i suoi programmi. All'inizio godeva di molto consenso in citta'. Aveva permesso di far rimanere presente tra le squadre professioniste il Napoli, prelevandolo dalla serie C. Il suo impegno era quello di portare la squadra azzurra tra le grandi, in 5 anni e sopratutto di divertire. Questo tempo e' scaduto, ma il Napoli resta una realta' ancora piccola. Non c'e' una vera sede sociale, non c'e' un vivaio degno di questo nome, non c'e un assetto societario che dia alla squadra una pur minima parvenza di seria organizzazione tecnico-dirigenziale.
Lo spogliatoio e' diviso. Non c'e' unicita' di vedute nella futura scelta dei giocatori. De Laurentiis ha commesso anche l'errore di sminuire la figura del direttore generale Marino, unica persona competente nel suo staff e unico parafulmine alle sue frequenti uscite "naif" da uomo di spettacolo ma mediocre conoscitore di calcio. Lo stesso Marino ci ha messo del suo, sbagliando alcuni acquisti, spendendo cifre spropozionate per giocatori modesti, come Rinaudo e Aronica.
Ma e' il presidente che adesso deve scoprire le sue carte. Ci deve far capire se vuole fare scelte importanti, se vuole davvero portare il Napoli ai livelli che gli competono. In questi anni si e' puntato a giocatori di "prospettiva" che alla fine si sono rilevati non adatti alla piazza. Piu' che talenti emergenti, ci siamo trovati a cospetto di giovanotti di buone speranze.
Caro presidente, gli effetti speciali del tuo "film" sono finiti. Il fumo negli occhi che hai irradiato a iosa qui in citta', si e' ormai dissolto.
Se vuoi ancora pubblico al botteghino, compra attori di primo livello, non comparse e figuranti adattati al ruolo di protagonisti.
Non e' bastato il cambio sofferto della guida tecnica a risollevarne le sorti.
Donadoni, tecnico ancora acerbo, nonostante abbia guidato la nazionale, non e' riuscito a ridare entusiasmo e risultati ad una squadra ancora legata indissolubilmente alla mano del tecnico precedente, Reja, con un organico con palesi limiti tecnici, specie tra le seconde linee.
Dopo una partenza sprint, dovuta anche ad una preparazione anticipata per gli impegni internazionali, anch'essi finiti prematuramente, la squadra si e' lentamente dissolta, entrando in una crisi di identita' oltre che di risultati.
I media locali ci hanno messo del loro. All'inizio sono stati spesi proclami a dir poco trionfalistici, alimentando il delirio di una piazza facile a surriscaldarsi. Poi c'e' stato un esagerato buonismo, una sorta di univoco e servile lecchinaggio, verso un imprenditore, De Laurentiis, che in questa citta' e' venuto in primo luogo a vendere meglio i suoi "panettoni" natalizi.
Il presidente, deve rivedere i suoi programmi. All'inizio godeva di molto consenso in citta'. Aveva permesso di far rimanere presente tra le squadre professioniste il Napoli, prelevandolo dalla serie C. Il suo impegno era quello di portare la squadra azzurra tra le grandi, in 5 anni e sopratutto di divertire. Questo tempo e' scaduto, ma il Napoli resta una realta' ancora piccola. Non c'e' una vera sede sociale, non c'e' un vivaio degno di questo nome, non c'e un assetto societario che dia alla squadra una pur minima parvenza di seria organizzazione tecnico-dirigenziale.
Lo spogliatoio e' diviso. Non c'e' unicita' di vedute nella futura scelta dei giocatori. De Laurentiis ha commesso anche l'errore di sminuire la figura del direttore generale Marino, unica persona competente nel suo staff e unico parafulmine alle sue frequenti uscite "naif" da uomo di spettacolo ma mediocre conoscitore di calcio. Lo stesso Marino ci ha messo del suo, sbagliando alcuni acquisti, spendendo cifre spropozionate per giocatori modesti, come Rinaudo e Aronica.
Ma e' il presidente che adesso deve scoprire le sue carte. Ci deve far capire se vuole fare scelte importanti, se vuole davvero portare il Napoli ai livelli che gli competono. In questi anni si e' puntato a giocatori di "prospettiva" che alla fine si sono rilevati non adatti alla piazza. Piu' che talenti emergenti, ci siamo trovati a cospetto di giovanotti di buone speranze.
Caro presidente, gli effetti speciali del tuo "film" sono finiti. Il fumo negli occhi che hai irradiato a iosa qui in citta', si e' ormai dissolto.
Se vuoi ancora pubblico al botteghino, compra attori di primo livello, non comparse e figuranti adattati al ruolo di protagonisti.
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