D'Alema a La 7 questa sera, ha spiegato che tendenzialmente Obama e' favorito nella corsa alla Casa Bianca anche per la difficile situazione economica americana ma se le cose dovessero precipitare, il senso di paura e di catastrofismo porterebbe un maggior consenso ai repubblicani. Ma la crisi e' davvero così profonda?
O la crisi e' sfruttata ad arte per le sue ripercussioni nella politica? Da tempo sostengo che il sistema economico governa la politica, divenendo espressione di una economia di potere.Penso che in questo momento ci sia una spirale di incertezza nella quale si inserisce anche questa delicata fase politica, relativa all'importante appuntamento del 4 novembre.
E' come se il mondo si preparasse inconsciamente a questa trasformazione epocale(vittoria di Obama) ma non ne sia ancora convinto, determinando un processo di paralisi a cascata, una "stasi determinista" che a sua volta accentua questo stato di cose. Si e' evidenziato per assurdo che il sitema per combatterla e' una scelta di nazionalizzazione che e' contraria ai principi del fin troppo facile liberismo sviluppatosi negli Stati Uniti proprio nei periodi di mandato repubblicano, quindi se vogliamo una scelta piu' vicina ai democratici.
Cio' nonostante, ritengo che proprio l'Italia sia un paese che risenta meno di tale crisi e non perche' Berlusconi ha asserito che il nostro e' un paese fondato essenzialmente sull' operosita' delle piccole imprese, quindi su la produzione di una ricchezza reale, cosa ormai abbastanza inesistente data la contingente pre-stagnazione, ma perche' da noi il sistema bancario non e' mai stato incline ad esporsi.
Le banche, soprattutto nel periodo di maggiore inflazione, durante gli anni 80', con l'emissione di titoli di Stato vantaggiosissimi per i risparmiatori(con interessi vicini anche al 20%) sono diventate un modello per l'accumulazione di ricchezza e non uno strumento per la propagazione della stessa. Era il periodo dei B.O.T. people. I tempi sono cambiati ma l'approccio delle banche e' rimasto piu' o meno lo stesso.
In Italia, oggi piu' di ieri, se non dai in garanzia almeno il quadruplo di cio' che hai in prestito le banche non ti concedono un bel niente.
Da noi le borse calano per conseguenze emotive, si possono registrare crolli o per meglio dire truffe azionarie(vedi caso Parmalat) ma ritengo che i crak bancari siano difficili da ipotizzare.
Da questo punto di vista forse, vivere nella piccola italietta, e' ancora un effimero ed illusorio vantaggio.