Telecom non e' piu' italiana. Gli spagnoli di Telefonìca, ne hanno acquisito il controllo. L'Italia da oggi, non ha piu' nessuna compagnia telefonica nazionale. Altri colossi erano gia' passati in mani straniere.
Giusto per ricordare, vi indico qualche marchio andato oltre confine: Parmalat, Fendi, Gucci, Loro Piana, Bertolli, Carapelli, Buitoni, Gancia, Algida, Motta, Perugina, Peroni, San Pellegrino, Bulgari, Gucci.
Giusto per ricordare, vi indico qualche marchio andato oltre confine: Parmalat, Fendi, Gucci, Loro Piana, Bertolli, Carapelli, Buitoni, Gancia, Algida, Motta, Perugina, Peroni, San Pellegrino, Bulgari, Gucci.
A breve, a quanto pare, anche l'Alitalia diventera' francese, passando sotto il controllo di Airfrance in condomino con l'olandese KML. Il salvataggio effettuato nel 2008, in piena campagna elettorale da Berlusconi, in nome della conservazione di una patriottica italianita', non e' servita. La differenza che ora, con ogni probabilita', i francesi non si accolleranno i debiti, quindi il passaggio non sara' privo di tagli con ulteriore peggioramento dei livelli di disoccupazione.
La nostra competitivita' nei settori strategici e' in continua contrazione. Negli ultimi sei anni abbiamo perso il 20% della nostra produttivita'. Quella italiana, oltre ad essere una crisi economica, e' una crisi di sistema, una prolungata stasi deterministica nel come cambiare, innovare, rivoluzionare il nostro sistema produttivo. L'assurdo che la politica, per bocca di Napolitano, Letta e gli altri ministri economici, parla di piccoli passi in avanti, di barlumi di ripresa, di luce che finalmente si vede in fondo al tunnel. Tutte balle. Siamo messi proprio male. Il nostro Paese e' in svendita. Se prima erano la bocca di Berlusconi ed i suoi giochi di prestigio che ci proiettavano una percezione distorta della realta', ora sono i burocrati di Palazzo che ci continuano ad illudere.
Al nord migliaia di fabbriche hanno chiuso battenti. Al sud sono anni che assistiamo ad una sistemica ed irreversibile desertificazione economica. In questo scenario in tanti stanno lasciando il Paese, sia per offrire le loro braccia che i loro cervelli fuori i nostri confini.
La crisi sara' pure globale, ma la nostra politica da lustri ormai, non riesce a dare chiare risposte al problema.
Di questo passo, a breve, metteremo in vendita il nostro patrimonio architettonico e paseaggistico. Anche nelle normali famiglie, quando si devono fronteggiare improvvise burrasche, si mettono in vendita gioielli ed altri valori. Povera Italia!
La nostra competitivita' nei settori strategici e' in continua contrazione. Negli ultimi sei anni abbiamo perso il 20% della nostra produttivita'. Quella italiana, oltre ad essere una crisi economica, e' una crisi di sistema, una prolungata stasi deterministica nel come cambiare, innovare, rivoluzionare il nostro sistema produttivo. L'assurdo che la politica, per bocca di Napolitano, Letta e gli altri ministri economici, parla di piccoli passi in avanti, di barlumi di ripresa, di luce che finalmente si vede in fondo al tunnel. Tutte balle. Siamo messi proprio male. Il nostro Paese e' in svendita. Se prima erano la bocca di Berlusconi ed i suoi giochi di prestigio che ci proiettavano una percezione distorta della realta', ora sono i burocrati di Palazzo che ci continuano ad illudere.
Al nord migliaia di fabbriche hanno chiuso battenti. Al sud sono anni che assistiamo ad una sistemica ed irreversibile desertificazione economica. In questo scenario in tanti stanno lasciando il Paese, sia per offrire le loro braccia che i loro cervelli fuori i nostri confini.
La crisi sara' pure globale, ma la nostra politica da lustri ormai, non riesce a dare chiare risposte al problema.
Di questo passo, a breve, metteremo in vendita il nostro patrimonio architettonico e paseaggistico. Anche nelle normali famiglie, quando si devono fronteggiare improvvise burrasche, si mettono in vendita gioielli ed altri valori. Povera Italia!
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